Antibiotici nei Mangimi e nelle Carni

Antibiotici nei Mangimi e nelle Carni
Ultima modifica 28.02.2020
INDICE
  1. Antibiotici: quando sono necessari?
  2. Abuso di Antibiotici
  3. Resistenza agli Antibiotici
  4. Pericoli per l'Uomo
  5. Regolamentazione

Antibiotici: quando sono necessari?

L'aggiunta di antibiotici ai mangimi destinati agli animali da allevamento è comprensibilmente giustificata dall'esigenza di combattere specifiche malattie. Purtroppo per molti anni questa pratica è stata impropriamente sfruttata per accelerare la crescita dei capi d'allevamento, quindi a scopo auxinico.

Antibiotici nei Mangimi e nelle Carni Shutterstock

Da sottolineare, inoltre, che la necessità di aggiungere antibiotici a scopo terapeutico o profilattico potrebbe essere contenuta evitando le condizioni di sovraffollamento tipiche degli allevamenti intensivi.

Queste condizioni, oltre a facilitare la trasmissione delle malattie, incidono pesantemente sullo stato di salute dell'animale, aumentando il livello di stress che si traduce in un calo delle difese immunitarie.

Abuso di Antibiotici

Già dagli anni '50 del secolo scorso si è visto che alcuni antibiotici avevano la capacità di aumentare l'efficienza digestiva dell'animale, influendo direttamente sulla flora intestinale, ed aumentando la quota di cibo ed acqua consumata dal bestiame.

Il risultato di tale pratica era una crescita accelerata, quindi un maggior ritorno economico per l'allevatore ed un prezzo più vantaggioso per il consumatore. Da quel momento l'abitudine di aggiungere antibiotici al mangime per promuovere la crescita dell'animale si è diffusa a macchia d'olio, con un "piccolo" problema: la resistenza agli antibiotici.

Resistenza agli Antibiotici

Questo fenomeno è dovuto a particolari caratteristiche genetiche dei batteri, come il breve ciclo vitale e l'impressionante capacità proliferativa; come tutti gli esseri viventi, anche i batteri sono soggetti a mutazioni, a volte con effetti sfavorevoli sulla loro sopravvivenza e sull'evoluzione della specie, altre volte con ripercussioni positive.

Alcune di queste mutazioni possono aumentare la resistenza all'antibiotico, quindi aumentare le possibilità che il batterio sopraviva all'azione del farmaco; l'utilizzo smodato e inappropriato degli antibiotici finisce col selezionare questi ceppi batterici resistenti, gli unici a sopravvivere al farmaco trasmettendo la mutazione ad altri batteri.

Di conseguenza una malattia causata da batteri resistenti ad un farmaco non può più essere curata utilizzando quel determinato antibiotico; ne consegue che lo sviluppo di specie batteriche poli-resistenti (quindi capaci di sopravvivere all'azione battericida di più medicinali) rappresenta un importantissimo problema di sanità pubblica.

 

L'antibiotico resistenza sta diventando un fenomeno sempre più diffuso e pericoloso. 

Pericoli per l'Uomo

Un'altro problema derivante dall'impiego smodato di antibiotici nei mangimi consiste nella presenza e persistenza di residui del farmaco negli alimenti derivati (lattelatticiniuova e carni). Gli individui ipersensibili ad un determinato antibiotico possono andare incontro a manifestazioni allergiche dovute alla presenza di residui del farmaco negli alimenti ingeriti, anche in tracce.

Tale possibilità è comunque - dal punto di vista sanitario - oggi meno pericolosa e preoccupante rispetto all'antibiotico-resistenza. Al giorno d'oggi i maggiori timori destati dall'impiego di antibiotici nei mangimi derivano dalla possibilità che questo impiego, soprattutto se effettuato a dosaggi sub-terapeutici, contribuisca a selezionare ceppi di batteri antibiotico-resistenti non patogeni per gli animali, ma potenziali agenti di episodi tossinfettivi nell'uomo.

La causa più comune dell'antibiotico resistenza rimane comunque la cattiva gestione dei farmaci nel trattamento umano, che provoca, a sua volta, malattie incurabili con i tradizionali antibiotici. 

Regolamentazione

L'impiego indiscriminato, abusivo o irrazionale degli antibiotici nei mangimi ha portato a regolamentare e a limitare in maniera drastica quest'abitudine, riducendo significativamente il numero di farmaci e le relative quantità impiegabili in ambito zootecnico.

In particolare, sono stati posti limiti di concentrazioni massime tollerabili (LMR = Limiti Massimi Residuali), fissati in base alla dose giornaliera (DGA). Quest'ultimo dato - che rappresenta una stima della quantità di farmaco assumibile da un individuo per tutta la vita senza significativi rischi tossicologici - viene calcolata su animali da esperimento moltiplicando per un fattore di sicurezza (solitamente 100 o 1.000) la minima concentrazione capace di provocare un effetto tossicologico nella specie animale studiata. DGA e LMR sono ovviamente calcolati in base ai consumi medi dei vari alimenti di origine animale nella popolazione.

Va ricordato che dal 1° gennaio 2006 non è più consentito l'uso, come additivi per mangimi, di antibiotici (diversi dai coccidiostatici e dagli istomonostatici) (art. 11 del Reg CE n.1831/2003).

Attualmente, l'impiego di antibiotici a scopi auxinici è quindi stato definitivamente abolito ed è da considerarsi illegale.