Tendinopatia Achillea nel Podista e Utilizzo del Taping Kinesiologico®

Tendinopatia Achillea nel Podista e Utilizzo del Taping Kinesiologico®
Ultima modifica 21.05.2021
INDICE
  1. Introduzione
  2. Riabilitazione
  3. Altri articoli su ‘Tendinopatia Achillea del Podista’

Introduzione

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La tendinopatia achillea del podista è una condizione muscolo-scheletrica molto temuta tra coloro che amano praticare la corsa (maratoneti, mezzofondisti, corridori amatoriali ecc.).

Brevemente, può consistere nell'infiammazione (tendinite) o, peggio, nella rottura del tendine d'Achille, ossia la robusta strutture tendinea che collega i muscoli del polpaccio (gastrocnemio e soleo) al calcagno.

In questo articolo, l'autore discuterà di cause, fattori di rischio e sintomi della tendinopatia achillea in ambito sportivo.

Riabilitazione

Tendinopatia Achillea: Fasi del Protocollo Riabilitativo

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Da un punto di vista clinico-riabilitativo, le modalità di trattamento della tendinopatia achillea dipendono dallo stadio evolutivo della patologia.

Possiamo distinguere tre stadi evolutivi (7):

  1. Fase infiammatoria (0-6 giorni);
  2. Fase proliferativa (o di riparazione) (5-21 giorni);
  3. Fase di rimodellamento (o di maturazione) (da 20 giorni in poi).

Fase Infiammatoria: Obiettivi e Cosa Fare

Nella fase infiammatoria gli obiettivi terapeutici da perseguire sono:

  • Limitare l'infiammazione, quindi l'edema;
  • Diminuire il dolore;
  • Evitare ulteriori danni al tessuto tendineo;
  • Correggere le anomalie biomeccaniche che sovraccaricano il tendine;
  • Mantenere la capacità cardio-respiratoria (nello sportivo).

Per evitare un eccessivo prolungarsi del processo infiammatorio, il mezzo principale è il ghiaccio, utilizzando un panno di protezione per evitare un contatto diretto con la cute (applicazioni ripetute durante il giorno per 15-20 minuti).

Per diminuire il dolore e per evitare ulteriori sovraccarichi al tendine, è importante che il paziente diminuisca la sua attività fisica e tenga il tendine a riposo.

Da un punto di vista medico, in questa fase, vengono solitamente somministrati degli antinfiammatori per ridurre il dolore e l'infiammazione.

Diversi autori (19, 24, 1, 34) consigliano un'ortesi correttiva in presenza di difetti biomeccanici (eccessiva pronazione o supinazione) e un rialzo sotto il calcagno (1-2 cm) per diminuire la tensione di elongazione sul tendine.

Alcuni autori (12, 13, 34, 35) propongano l'utilizzo del Massaggio Trasverso Profondo (MTP) fin dalle prime fasi post-traumatiche.
Van Wingerden (14), tuttavia, ritiene che tale terapia è controindicata in questa fase; attualmente, infatti, non ci sono ancora evidenze in letteratura sull'utilità del MTP e, considerando le caratteristiche del processo infiammatorio, si può facilmente supporre che sollecitare ulteriormente un tessuto appena traumatizzato significherebbe interferire col processo di guarigione.

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Fase Proliferativa (o di Riparazione): Obiettivi e Cosa Fare

Nella fase proliferativa (o di riparazione) gli obiettivi terapeutici da raggiungere sono:

  • Prevenire la formazione di aderenze;
  • Prevenire l'atrofia a carico dei muscoli e le limitazioni articolari;
  • Diminuire l'infiammazione, l'edema e il dolore residuo.

In questa fase, si devono introdurre gradualmente sollecitazioni di carico al tendine.
In tal modo, si favorisce la formazione di collagene e si incrementa la dimensione delle fibrille, migliorando inoltre il loro allineamento (36, 37).

Quindi, in ultima analisi, l'esercizio terapeutico introdotto gradualmente incrementa la forza di tensione del tendine.
In questa fase, la mobilizzazione attiva, lo stretching e l'MTP prevengono la formazione di aderenze e consentono un allineamento funzionale del neo-tessuto riparativo.

Anche il dolore e l'edema vengono influenzati favorevolmente dall'esercizio, a patto che le sollecitazioni meccaniche non vadano a ritraumatizzare la zona lesa.

Fase di Rimodellamento (o di Maturazione): Obiettivi e Cosa Fare

Nella fase di rimodellamento (o di maturazione) gli obiettivi terapeutici sono:

  • Ottimizzare la guarigione del tendine (forza di tensione, elasticità, scivolamento fra i piani tissutali).
    Questo scopo si raggiunge incrementando gradualmente i carichi meccanici sul tendine (stretching, lavoro isometrico, concentrico ed eccentrico).
    Poiché gli esercizi eccentrici sottopongono al massimo carico le strutture tendinee e hanno dimostrato un'efficacia clinica (19, 7, 25, 26, 24, 46), è importante introdurli nel trattamento delle tendinite appena possibile.
  • Ridurre eventuali fattori predisponenti.
    I difetti biomeccanici del piede devono essere corretti con un'adeguata ortesi; a questi inoltre, può essere associata un'insufficienza muscolare del tricipite surale (19, 40) che viene risolta con un lavoro di rinforzo muscolare a carichi crescenti.
    È bene sempre controllare che l'escursione articolare dell'articolazione tibio-tarsica e di quella sottoastragalica siano complete.
  • Educare il paziente ad evitare sovraccarichi, in particolare se si tratta di uno sportivo.
    È fondamentale, prima di affrontare la ripresa dell'attività sportiva, istruire il paziente sul tipo di terreno idoneo (evitare la corsa in collina, sul terreno irregolare o duro) e sulla scelta della calzatura appropriata.
    Infine, il paziente deve essere educato a svolgere un adeguato riscaldamento prima degli allenamenti.

 

A cura del Professor Rosario Bellia

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