Anziani ed attività fisica: screening cardiologico

Anziani ed attività fisica: screening cardiologico
Ultima modifica 30.06.2023
INDICE
  1. Quadri elettromiografici
  2. Quadri ecocardiografici
  3. Valutazione ergometrica

Nel soggetto anziano risultano più probabili condizioni patologiche anche latenti che possono controindicare l'attività fisica o limitarla. Per tale motivo è opportuno un esame più attento prima di consentire qualsiasi attività fisica.

Oltre ad un attento esame obbiettivo teso a stabilire le condizioni cliniche attuali, arricchito di un'attenta anamnesi, sarà spesso necessario eseguire degli esami strumentali per una più precisa definizione delle condizioni di salute del paziente.

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Il medico ed il cardiologo dovranno porre particolare attenzione ai soggetti con:

In linea di massima, tuttavia, la grande maggioranza dei soggetti anziani che intende praticare sport dovrebbe essere sottoposta a un qualche approfondimento diagnostico. Per questo motivo crediamo utile fornire dei consigli molto semplici sul come interpretare le diverse indagini diagnostiche nel soggetto anziano.

Quadri elettromiografici

Nell'anziano, le anomalie dell'elettrocardiogramma (ECG) sono abbastanza frequenti ed esistono numerosi studi che riportano percentuali variabili a seconda dei criteri d'interpretazione utilizzati. In pratica, si può considerare che circa il 50% degli anziani ha un ECG di superficie anomalo ed almeno un terzo dei soggetti con età sopra i 70 anni presenta una qualche aritmia cardiaca. È bene dire subito che, anche se tali anomalie possono destare preoccupazione, non necessariamente debbono controindicare di per sé l'attività motoria.

L'anziano può presentare un certo grado di bradicardia sinusale, reperto che può essere la naturale conseguenza dell'invecchiamento delle cellule pacemaker del nodo del seno, anche se talvolta può nascondere una malattia del nodo del seno. L'intervallo P-R è talvolta ai limiti superiori, ma sotto sforzo si normalizza. Così come possono essere presenti turbe della conduzione come blocco di branca destra o sinistra o emiblocco anteriore o più raramente posteriore. Tutte queste anomalie, presenti in una percentuale dal 3-5% dei soggetti anziani in buona salute, in assenza di altri segni di cardiopatia possono essere semplicemente il frutto della degenerazione delle vie di conduzione, e consentire egualmente l'attività fisica.

Una fibrillazione atriale cronica può essere presente in circa il 2-3% dei soggetti anziani in buona salute, senza altri segni di cardiopatia. Come detto, infatti, la degenerazione delle vie di conduzione è piuttosto comune a cominciare dal nodo del seno, che diviene incapace di mantenere la sua funzione di pacemaker, contribuendo all'insorgenza della fibrillazione atriale, che può anche non essere avvertita dal momento che non necessariamente il cuore diminuisce significativamente la sua efficienza. È stato dimostrato, mediante prova da sforzo al nastro trasportatore con protocollo di Bruce, che una fibrillazione atriale cronica comporta solo un modesto declino della performance cardiovascolare stimato in circa il 7%. Questo modesto deficit sarebbe imputabile alla perdita del sincronismo atrio-ventricolare e della sistole atriale, che, come abbiamo già ricordato risulta fondamentale ai fini del riempimento ventricolare e per mantenere una buona gettata sistolica nel cuore dell'anziano anche in presenza di un ventricolo sinistro normale.

Un'extrasistolia sopraventricolare o anche ventricolare non ripetitiva può essere osservata con relativa frequenza. Tali aritmie possono essere favorite dalla presenza dell'ipertrofia di parete frequentemente presente nel cuore senile.

Queste aritmie non giustificano a priori veti assoluti nei confronti dell'attività sportiva, ma devono passare al vaglio di altri accertamenti.

L'ECG dell'anziano può presentare inoltre anomalie dell'onda P, in particolare una deflessione negativa della P abitualmente in VI, espressione della dilatazione atriale sinistra da ridotta compliance del ventricolo sinistro.

Per quanto riguarda il complesso QRS, l'asse elettrico tende a spostarsi verso sinistra con l'avanzare dell'età e non necessariamente implica una patologia cardiaca sottostante. Nel 10-40% dei soggetti possono essere presenti i segni dell'ipertrofia ventricolare. In assenza di ipertensione essi non debbono assumere un significato patologico.

Diverso è il caso della presenza di modificazioni del tratto ST: infatti, il quadro dell'ipertrofia e sovraccarico si associa ad una più elevata morbilità e mortalità.

Quadri ecocardiografici

L'ecocardiogramma (ECO) dell'anziano non portatore di una cardiopatia può presentare una serie di alterazioni che meritano di essere segnalate, perché unicamente dovute al processo di invecchiamento.

Il miocardio va incontro ad una parziale sostituzione con tessuto fibroso, mentre le valvole cardiache ed il tessuto fibroelastico possono andare incontro a parziale calcificazione. Il quadro che ne deriva sarà di un miocardio frequentemente ispessito, in particolare il setto interventricolare, con diametri ventricolari nei limiti della norma.

Le misure dell'efficienza sistolica globale, come la frazione di accorciamento e la frazione di eiezione risultano nei limiti della normalità. Viceversa il rapporto E/A del velocitogramma del flusso mitralico, cioè il rapporto tra l'onda E (l'onda del riempimento rapido in protodiastole) e l'onda A (l'onda della contrazione atriale), si inverte a causa dell'aumento della rigidità del ventricolo sinistro con l'età.

La valvola aortica può andare incontro a fibrosi e a calcificazione più o meno estesa creando i presupposti per una stenosi aortica. Anche l'anello mitralico può andare incontro ad estese calcificazioni che possono estendersi fino ai lembi mitralìci, riducendone la mobilità e creando i presupposti per una stenosi e/o insufficienza mítralica. Anche il prolasso mitralico può essere conseguenza di un processo degenerativo conseguenza dell'età. Si stima che una percentuale di pazienti anziani che va dal 5 al 10% sia portatore di tale patologia.

Per questi stessi motivi, è piuttosto comune riscontrare all'ECOColor Doppler rigurgiti valvolari su base degenerativa spesso di entità lieve o moderata. Così i quadri eco più comuni saranno: l'insufficienza mitralica ed aortica, la sclerosi valvolare aortica con modesta stenosi. Tutte queste condizioni di per sé non controindicano l'attività fisica, in quanto fanno parte del normale processo di invecchiamento, anche se debbono essere valutate nella globalità del quadro clinico del soggetto.

Valutazione ergometrica

La prova da sforzo (test ergometrico) rimane l'esame fondamentale per colui che desidera svolgere un'attività sportiva di un certo impegno, in quanto riproduce in laboratorio quelle condizioni di stress fisico che, sia pure con alcune differenze, si realizzano poi sul "campo".

Questo tipo di test può essere eseguito su attrezzature (ergometri) diverse, abitualmente sul cicloergometro, con protocolli di lavoro diversi. La scelta del tipo di sforzo da eseguire deve essere fatta sulla base delle caratteristiche del soggetto e delle sue preferenze. Certamente il cicloergometro pone minori problemi di stabilità, però induce spesso una salita della FC più lenta rispetto al nastro trasportatore.

L'effettuazione di una prova da sforzo sotto monitoraggio elettrocardiografico (ECG da sforzo) risulta essenziale nella ricerca di un eventuale cardiopatia ischemica. Il giudizio sulla prova si poggia principalmente sull'eventuale comparsa di dolore toracico e delle modificazioni (sottoslivellamento) del tratto ST dell'ECG. La prova da sforzo è tuttavia utile per verificare l'eventuale comparsa di aritmie e soprattutto il comportamento della PA.

È noto che nella popolazione anziana, sopra i 70 anni, la prevalenza della malattia coronarica al riscontro autoptico è piuttosto elevata (circa il 54%), ma che in gran parte rimane non diagnosticata per diverse ragioni. Tale discrepanza tra prevalenza di cardiopatia ischemica autoptica e quella clinica ante mortem è dovuta al fatto che in questa fascia d'età l'intensità del lavoro svolto è minore. Occorre anche considerare che nell'anziano la cardiopatia ischemica può manifestarsi con sintomi atipici, come dispnea o astenia, invece del classico dolore toracico anginoso. Pur tenendo conto di queste limitazioni possiamo affermare che nel soggetto anziano, in grado di raggiungere almeno l'85 % della sua FC massima, il test da sforzo ha un'ottima capacità diagnostica nei confronti della cardiopatia ischemica anche se la specificità è ridotta, cioè il test può risultare "positivo" anche in soggetti sani. Occorre sottolineare il fatto che l'anziano che pratica una regolare attività fisica è più idoneo del coetaneo sedentario a svolgere un test da sforzo con risultati anche più che più attendibili.