Pesca subacquea: in cosa consiste, sostenibilità, sicurezza e attrezzatura essenziale

La pesca subacquea in apnea – o, più propriamente, caccia subacquea in apnea – è un'attività sportiva o ricreativa incentrata sulla cattura del pesce (di acqua salata o dolce) con l'uso di fucili subacquei.
Contrariamente a quanto molti pensano, la pesca subacquea non è – o non dovrebbe essere – un'attività individuale. Trattandosi di uno sport "potenzialmente a rischio", necessita la costante presenza di un compagno o spotter, con il quale viene condiviso ogni attimo della battuta. Ciò è essenziale a mantenere elevato il livello di sicurezza.
Nota:
altro presidio indispensabile (e obbligatorio) al subacqueo che si immerge in acque libere è la bandiera di segnalazione di colore rosso e contrassegnato da una barra bianca diagonale, installata su un dispositivo galleggiante.
Incentrata sulla capacità apneistica (di trattenere il fiato*) e tecnico-sportiva dell'atleta, lo spearfishing (chasse / pêche suos marine in francese - caza submarina in spagnolo) è una modalità di prelievo ittico altamente ecosostenibile.
* La pesca subacquea si svolge esclusivamente in apnea, ed assolutamente non con l'uso di autorespiratore (ARA). Quest'ultimo è severamente vietato e perseguito dalla legge.

Non è tuttavia un'attività esente da rischi e pericoli, sia generali che specifici, legati allo stato di salute della persona e all'ambiente speciale nel quale si trova ad operare.
È per questo che su tutto il territorio italiano vengono tenuti corsi di apnea* (Apnea Accademy, FIPSAS e SSI ecc.), rispettivamente tenuti da istruttori certificati; gli obbiettivi primari di tali percorsi sono (a pari merito):
- la didattica sportiva dell'apnea subacquea (teorica e pratica);
- la formazione in termini di sicurezza (prevenzione e primo soccorso);
- e, nel caso si tratti di un corso di pescasub, anche delle principali nozioni tecniche di caccia (utili ad insidiare anche le prede più difficili).
È bene specificare che qualsiasi pescasubapneista, anche il più navigato, dovrebbe portare a termine un percorso formativo di apnea sportiva. Esistono infatti conoscenze che vanno al di là della semplice esperienza professionale, maturate non solo grazie al bagaglio conoscitivo dei più grandi atleti mondiali, ma anche e soprattutto in seguito alla ricerca scientifica iniziata, ormai, oltre mezzo secolo fa.
Anche la caccia subacquea, tuttavia, prevede l'acquisto di attrezzatura specifica. Gli articoli essenziali – citandoli senz'ordine di priorità, e da considerare a "pari merito" – sono:
- Bandiera di segnalazione del subacqueo, installata su boa o plancia;
- Muta subacquea (umida), calzari e guanti;
- Pinne da apnea;
- Maschera subacquea da apnea e snorkel (boccaglio);
- Cintura porta-piombi (elastica) a sgancio rapido;
- Zavorre (da installare sulla cintura);
- Coltello;
- Fucile subacqueo (arbalete o pneumatico);
- Cavo o anello porta-pesci (la rete è meno idonea);
- Orologio subacqueo (per calcolare opportunamente i recuperi).
In questo breve articolo cercheremo di riassumere tutte le informazioni essenziali riguardanti la pesca subacquea; il nostro intento non è certo quello di creare un vademecum di questa complessa attività, ma di fornire le nozioni più utili a tutti coloro che, per un motivo o per un altro, intendono approcciarsi a questa complessissima attività.
Caratteristiche dell’apneista: quali sono?
La caccia subacquea è uno sport a tutti gli effetti, che richiede due capacità atletiche ben precise:
- Tecnica apneistica e capacità apneistica – quest'ultima è tuttavia proporzionale alle batimetriche sulle quali si intende cacciare;
- Gestione dell'attrezzatura da pesca e tecnica di caccia.
Tecnica e capacità apneistica
Trattenere il respiro è una vera e propria arte.
Molti pensano che questa capacità dipenda dalla grandezza dei polmoni ma, soprattutto tra i neofiti, la correlazione tra performance e volume polmonare può non essere lineare.
L'apnea, infatti, termina all'insorgenza di alcuni segnali di emergenza lanciati dal sistema nervoso centrale, quali: la sensazione di "fame d'aria" (sensazione di forte desiderio di respirare) e le contrazioni diaframmatico-addominali (contrazioni muscolari dei muscoli respiratori).
In teoria, queste si innescano con l'ipossiemia (riduzione dell'ossigeno ematico) e l'ipercapnia (aumento dell'anidride carbonica ematica), rispettivamente captate da specifici recettori.
Il primo obbiettivo dell'apneista è pertanto quello di "consumare" meno O2 possibile, il che determina anche un minor aumento dei livelli di CO2 – anche se questi ultimi possono dipendere dalla produzione di acido lattico.
Inoltre, come tutti i "segnali di allarme" lanciati dal cervello, anche la fame d'aria e contrazioni dipendono strettamente dalla condizione di stress psicologico. L'affaticamento e il disagio le anticipano, mentre il rilassamento le posticipa.
A questo proposito, anticipiamo fin da subito che non esistono buoni apneisti che non sappiano ascoltarsi e raggiungere un buon rilassamento psico-fisico generale.
Tecnica e capacità apneistica
Il pescasub è, prima di tutto, un apneista – anche se molti non concordano, o ignorano, questo aspetto – e l'apneista va considerato a tutti gli effetti un "atleta".
Alla base di tutto deve insistere, quindi, una sana e buona costituzione fisica, coronata da un altrettanto salubre stile di vita. È inoltre utilissima la strutturazione di un pool di capacità motorie ben sviluppate (resistenza di tipo aerobico e anaerobico, nervoso, di mobilità e flessibilità muscolare ecc.).
Passiamo ora in rassegna le capacità fondamentali che dovrebbe apprendere ogni apneista.
Acquaticità
La prima capacità da maturare nell'atleta è l'acquaticità, ovvero l'efficacia e l'efficienza nel muoversi all'interno del liquido. Per questo, tutti coloro che hanno alle spalle qualche anno di nuoto, pallanuoto o altre attività simili, partono estremamente avvantaggiati.
L'acquaticità permette infatti l'economia nei movimenti, fondamentale a "risparmiare" quanto più ossigeno possibile e prolungare così l'apnea. Questa dev'essere successivamente contestualizzata nell'uso dell'attrezzatura specifica – muta, pinne, zavorre ecc.
Sarebbe inutile mostrare "l'eleganza di una ballerina di nuoto sincronizzato" a corpo libero, ma non essere poi in grado di gestire le lunghe pinne da apnea.
Per contro, è altrettanto sbagliato sapersi muovere solo con l'uso delle pinne; esiste sempre l'eventualità di dover fronteggiare una lunga nuotata con l'uso delle braccia (ad esempio, per la rottura di una pinna, per dover contrastare la corrente ecc.).
Compensazione delle orecchie e dei seni
La seconda capacità fondamentale è quella di compensazione.
Si definisce tale la capacità di contrastare la pressione idrostatica ambientale esercitata sui timpani e all'interno delle cavità craniche (seni nasali ecc.), indispensabile a prevenire il baro-trauma idrostatico.
Esistono diverse modalità, alcune anche particolarmente avanzate e complesse, per eseguire la compensazione.
La manovra base non è, come si reputava in passato, la Valsalva, bensì la Marcante-Odaglia – tappando il naso, si solleva la lingua e si contraggono il velo e l'elevatore del velo nel palato molle, aprendo il pertugio delle tube di Eustachio, permettendo il riequilibrio pressorio tra le vie aeree e l'orecchio).
Seguono le ben più difficili hands-free, ovvero le compensazioni senza mani (troppo complesse da riassumere).
Sensibilità, funzionalità ed economia respiratoria
Per ovvie ragioni, l'apneista deve incamerare quanta più aria possibile nell'ultimo atto respiratorio.
Tuttavia, deve saperlo fare senza sforzarsi troppo; questo perché anche i muscoli respiratori, più si contraggono, più consumano ossigeno.
Inoltre, le tensioni fisiche generate da una scorretta ventilazione possono innescare discomfort e conseguente riduzione dell'apnea stessa.
Per migliorare la sensibilità respiratoria esistono specifici esercizi, appunto, di sensibilità.
In merito alla funzionalità e all'economia, invece, è indispensabile curare maggiormente la padronanza nell'uso del muscolo diaframma, la mobilità della gabbia toracica e di tutte le strutture osteo-articolari coinvolte nella ventilazione – clavicole, scapole, colonna vertebrale.
La disciplina in grado di promuovere sia la sensibilità sia la funzionalità e l'economia respiratoria è lo Yoga, con particolare riferimento al Pranayama.
Si possono, in alternativa, adottare specifici protocolli dedicati estratti da quest'ultimo e modificati sulle necessità dell'apnea.
Anche il nuoto, se eseguito a buoni livelli, migliora l'elasticità della gabbia toracica – oltre ad aumentare molte altre capacità fisiche.
Capacità di rilassamento psico-fisico
Lo abbiamo anticipato sopra: la capacità di apnea è strettamente correlata all'equilibrio della mente e del corpo.
Il training mentale è un tassello fondamentale nella formazione dell'apneista. Apprendendo come rilassarsi attivamente e imparando ad ascoltarsi, non solo si aumenteranno le prestazioni, ma si imparerà a godere appieno di questa disciplina.
Peraltro, questo bagaglio si rende utilissimo anche nella gestione della vita quotidiana, perché insegna a "prendersi cura di sé".
Nei corsi di apnea di buona qualità, grazie ad una progressione didattica – che passa dal training guidato a quello autogeno, usando anche varie tecniche (ricerca dei punti di contatto corporeo, rilassamento con la visualizzazione dei colori o degli ambienti ecc.) – l'allievo migliora le proprie skill mentali e matura sul piano della consapevolezza.
Tecnica e movimenti essenziali
I movimenti essenziali dell'apneista sono:
- Capovolta (in raccolta senza pinne, in squadra per l'apneista puro o per il cacciatore profondista, alla pescatora e a delfinetto per i cacciatori che battono le basse o medie batimetriche): il gesto che permette di passare dalla posizione prona superficiale a pelo d'acqua alla posizione di immersione e perpendicolare al fondo. Se ben eseguita, permette di porsi velocemente e senza sforzo già due o tre metri di profondità, e in maniera silenziosa;
- Pinneggiata: il gesto che permette di avanzare nel liquido. È un movimento apparentemente elementare, che tuttavia cela una miriade di dettagli che fanno un'enorme differenza nell'efficienza del gesto;
- Virata, girata e variazioni di ritmo legate all'assetto: vitata e girata sono i movimenti che permettono all'apneista puro di invertire il senso di marcia in piscina, al muro, o lungo il cavo guida, in mare; interessano meno il pescasubapneista durante l'attività ludica, ma sono determinanti per ottimizzare l'allenamento generale dell'apnea. Al contrario, le variazioni di ritmo di pinneggiata (cambiamento dell'andatura), indispensabili per contrastare le mutazioni di assetto dovute al passaggio di batimetrica, sono importantissime anche per il pescasub.
Gestione dell’attrezzatura da pesca e tecnica di caccia
Gestione dell'attrezzatura da pesca
Non spenderemo molte parole sulla gestione dell'attrezzatura da pesca, perché si tratta di un argomento che richiede una maggior componente "pratica e dimostrativa".
Lo strumento più problematico è, ovviamente, il fucile subacqueo; si tratta, com'è intuibile, di una vera e propria arma.
In Italia, ne è vietato l'utilizzo prima dei 16 anni.
L'arma non dev'essere mai puntata contro le persone, nemmeno da scarica; questo vale sia a secco che in acqua.
Sono infatti numerosi gli incidenti legati alla contundenza del dardo o freccia (volgarmente, l'asta) o fiocina, da arma scarica, magari durante il passaggio del fucile dall'acqua al barcaiolo – per un colpo di risacca o per distrazione di uno dei due.
È però doveroso specificare che alcune foto riguardanti ipotetici incidenti di pesca subacquea costituiscono dei fake – ma non tutte.
Il fucile si carica e si scarica in acqua, e solo partendo dalla distanza regolamentare – si vedano le ordinanze regionali sulle batimetriche e sui periodi di balneazione.
Il dardo o freccia o fiocina, al di fuori dell'azione di caccia, devono sempre essere coperti da un apposito copri-punta.
Negli spostamenti da uno spot all'altro in compagnia è inoltre buona norma non tenere mai il dito all'interno dell'elsa e attivare la sicura.
Tecniche di caccia
Inutile dire che, pur riassumendo in poche righe le principali tecniche di caccia subacquea, su di esse sono stati scritti interi libri. Vediamole.
Pesca in tana
Come suggerisce il nome, la pesca in tana prevede di "scovare i pesci" che stazionano all'interno dei buchi sul fondale, sotto i lastroni di granito o tufo, o sotto i massi franati, o tra la posidonia.
Per varie ragioni, col passare degli anni, ha perso consenso tra la popolazione dei pescasub:
- La prima è che, di norma, non consente di insidiare alcune prede importanti come palamite, alletterati, ricciole e dentici;
- La seconda è che, probabilmente a causa del fatto che in passato costituiva invece la tecnica più usata, oggi il pesce si intana sempre meno;
- La terza è che, talvolta, certe specie di pesci, quando intanati, si apprestano alla deposizione delle uova. Colpire anche solo uno di essi può disturbare il branco e pregiudicarne le proliferazione – una delle ragioni per le quali la pesca sub è considerata etica ed altamente sostenibile.
Offre tuttavia enormi soddisfazioni nell'insidiare cernie, corvine, mostelle, alcuni sparidi (saraghi e orate), murene e gronghi.
Viene praticata più nel periodo invernale – soprattutto per quanto riguarda gli sparidi –momento in cui molti pesci hanno un'attitudine più letargica.
Pesca in caduta e all'agguato
La pesca in caduta e all'agguato consistono nell' individuare e avvicinare la preda prima che essa ci riconosca a sua volta; rappresentano forse la tecnica più complessa e non sempre attuabile.
La caduta rappresenta un avvicinamento alla preda dalla posizione verticale, ovvero durante la discesa.
L'agguato si effettua sul fondo e richiede la presenza di barriere acustiche e visive (rocce), da usare per occultare i movimenti di avvicinamento. È una tecnica molto dispendiosa e, pertanto, abbrevia parecchio l'apnea.
Fatta in profondità, richiede molta attenzione al livello di sicurezza – anche perché, spesso, l'agguato termina con un aspetto. "Spendendo troppo ossigeno" per l'avvicinamento, il pescasub neofita potrebbe trovarsi "in crisi" durante la risalita.
Agguatare sulla sabbia, sulle praterie di posidonia e sulle pareti nude di roccia ha una percentuale di successo piuttosto bassa.
Questo perché l'organo di senso "uditivo" dei pesci è incredibilmente sviluppato, il che – senza adeguate barriere – rende spesso quasi impossibile passare inosservati.
Nota: l'agguato e la caduta sono tecniche che richiedono sempre una certa visibilità; diversamente, le possibilità di avvistare per primi la preda, si riducono considerevolmente.
Pesca all'aspetto
La più recente delle tre, consiste nell'indurre il pesce ad avvicinarsi.
Detta in questi termini, sembrerebbe quasi impossibile. In realtà, visto l'udito formidabile dei pesci, quasi sempre, dal momento della capovolta, essi percepiscono la nostra presenza.
Nelle acque particolarmente limpide è spesso evidente come alcuni pesci si allontanino durante la discesa per poi avvicinarsi (si spera) in un secondo momento.
Tale comportamento è più frequente nei predatori (ma non solo), come dentici, ricciole, spigole, barracuda, lecce e serra. Le cernie sono invece più diffidenti e tendono a mantenere distanze maggiori.
Si pensa che le ragioni che spingono i pesci ad avvicinarsi possano essere di vario tipo: territorialità, istinto predatorio, curiosità.
L'appostamento dev'essere quindi gestito in modo da:
- non "sparire" completamente ai loro sensi, ad esempio infilandosi completamente dentro un avvallamento o un buco;
- offrire loro una sagoma visiva ridotta;
- godere della maggior visuale possibile.
Ovviamente, è anche necessario prevedere meglio possibile a che quota stazionano le prede, e anche da che parte arriveranno; spesso infatti, le prede rimangono più in basso o più in alto, o raggiungono il cacciatore da dietro, o da un lato, rendendo quasi impossibile scoccare il colpo.
Nota: l'aspetto è la tecnica che si presta maggiormente alla caccia in acque molto torbide.
Pesca al razzolo
Si tratta di una "super tecnica" che racchiude tutte le suddette.
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