Vaccino Anti Covid-19 Terza Dose: Quando Farla e a Cosa Serve

Vaccino Anti Covid-19 Terza Dose: Quando Farla e a Cosa Serve
Ultima modifica 08.06.2021
INDICE
  1. Introduzione
  2. Efficacia del vaccino sulle varianti
  3. La durata dell'immunità
  4. Lo studio britannico
  5. Terza Dose: quale tipo di vaccino sarà?

Introduzione

Ora che la campagna vaccinale in Italia è a pieno ritmo, ci si interroga sulla necessità di una terza dose di vaccino. I nodi della questione si focalizzano sulla diffusione delle nuove varianti e sulla durata dell'immunità. Il numero di dosi è fondamentale per avere certezza dell'efficacia del vaccino. Il caso del Regno Unito, ad esempio, ha posto l'accento sulla necessità di ragionare sulla risposta contro le varianti. Qui, infatti, c'è stata una vaccinazione di massa con una sola dose inizialmente, ma è stato dimostrato che con la doppia dose la protezione aumenta sensibilmente contro alcune varianti, come ad esempio quella indiana. 

Ora che non ci sono più distinzioni di fascia di età o categorie per l'accesso alla vaccinazione, si discute di una possibile terza dose (eccezion fatta per Johnson & Johnson, l'unico vaccino che prevede una sola somministrazione). 

Il Commissario per l'emergenza Francesco Figliuolo ha comunicato che entro la fine di settembre sarà vaccinato l'80% degli italiani. E su una possibile terza dose, all'Ansa ha confermato: "Al momento, la convinzione della maggior parte degli scienziati è che l'immunità abbia una durata di circa un anno e, quindi, è necessario "organizzarci per i richiami" dice il generale che proprio oggi ha avuto una riunione con ministero della Salute e Protezione Civile su come organizzare e gestire questa nuova fase, anche alla luce delle varianti che continuano a mutare il virus.

Efficacia del vaccino sulle varianti

L'interrogativo principale riguarda la diffusione di nuove varianti e l'efficacia protettiva del vaccino contro di esse. Si parla dunque dell'utilità di un richiamo, con versioni identiche del vaccino o modificate, ossia studiate in modo specifico per combattere le varianti. Un vaccino, quindi, che usa le informazioni genetiche delle nuove varianti per la produzione della proteina spike che innesca la risposta immunitaria. Dei vaccini oggi somministrati, Moderna ha avviato una sperimentazione con un vaccino specifico per la variante beta B.1.351 (scoperta in Sud Africa), allo scopo di potenziare la risposta immunitaria contro le varianti.

La durata dell'immunità

L'altro nodo cruciale è ovviamente quello legato alla durata dell'immunità. Ad oggi, anche se la precisione assoluta non esiste, i dati empirici della Fase 3 evidenziano una protezione dal virus per 8-9 mesi. Questo è confermato dal fatto che le persone vaccinate 8-9 mesi fa sono ancora protette. Nel Regno Unito e in Israele, dove le vaccinazioni sono iniziate a dicembre, la protezione data dalle prime vaccinazioni è ancora valida. Lo "scudo" contro il Covid-19 dato dal vaccino, per analogia con gli altri vaccini, potrebbe anche durare un anno. 

Ad oggi, però, non esiste alcun test che può accertare la durata della protezione, per nessun vaccino attualmente in somministrazione. Monitorando a livello globale le risposte immunitarie post vaccino, si può formulare un'ipotesi tra le più accreditate: i richiami saranno necessari, ma non è ancora definito come e quando andranno eseguiti. Gli studi scientifici ad oggi hanno prodotto dati eterogenei, ma evidenziano come l'immunità post infezione, sebbene vari da soggetto a soggetto, diminuisca nel tempo ma duri in generale almeno 6 mesi. Non si conosce neppure quale sia il livello di immunità in grado di proggere da un eventuale nuovo contagio. Soprattutto se parliamo di varianti.

Uno studio recente ha osservato la presenza di cellule in grado di produrre anticorpi a distanza di circa un anno dalla negativizzazione. Ciò ci dice che l'immunità possa avere una durata lunga, proprio grazie al lavoro di queste cellule che producono gli anticorpi contro il Coronavirus.  

Lo studio britannico

Nel Regno Unito è stato avviato uno studio di recente per capire se e quanto una terza dose di vaccino anti-Covid possa incrementare la risposta immunitaria, anche considerandone una diversa da quelle ricevute in precedenza, o combinando più vaccini. In tal senso, ad esempio, Pfizer, ha pre annunciato la somministrazione di una eventuale terza dose del suo vaccino anti-Covid combinato a quello contro lo pneumococco, nella fascia degli over 65.

Terza Dose: quale tipo di vaccino sarà?

L'eventuale terza dose sarà analoga alle precedenti o diversa? Questo è un altro interrogativo al quale si sta cercando di rispondere con dati scientifici alla mano, di studi e sperimentazioni. I richiami vaccinali, stando alle evidenze attuali, potranno essere di due tipologie: omologhi, cioè che agiscono contro lo stesso microrganismo (analogamente all'antitetanica, che si ripete ogni 10 anni), o eterologhi, come lo è, ad esempio, il vaccino anti influenzale, che ogni anno viene rimodulato e mirato per essere efficace contro un ceppo virale differente.

In sintesi: il richiamo omologo è quello che si dovrebbe fare nel caso in cui la risposta immunitaria andasse scemando al punto da esporre le persone a una nuova infezione contro le stesse varianti conosciute oggi. Il richiamo eterologo, invece, è quello che verrebbe fatto contro nuove possibili varianti Covid-19, che i vaccini disponibili oggi non riuscirebbero più a contrastare in manera efficace e a neutralizzare.

Fra vaccino contro Covid-19 e alcolici in quantità moderate non sembra esserci una relazione pericolosa.