Ultima modifica 23.10.2019

Trattamento

Il fibroadenoma non è una lesione precancerosa (che precede il tumore): cresce fino alle dimensioni di 2-3 cm e può successivamente regredire spontaneamente. Di conseguenza, è solamente indicata la sorveglianza attenta della lesione e delle sue variazioni nel tempo. L'intervento è raccomandato quando la diagnosi non è certa, la lesione cresca rapidamente o sia superiore ai 4-5 centimetri, o quando la stessa crei dei problemi psicologici od estetici alla donna.
Il trattamento delle grandi cisti (macrocisti), in particolare se sintomatiche, è costituito dall'aspirazione con un ago sottile, che determina la scomparsa della cisti e permette di esaminare le caratteristiche del liquido. La recidiva dopo la prima aspirazione si verifica nel 40% dei casi ed è rara dopo la menopausa. L'escissione chirurgica della lesione è indicata in situazioni particolari, come quando il liquido aspirato sia ematico (contenga cioè sangue) od in caso di recidive multiple nell'ambito della stessa cisti.
Un alternativa per il trattamento delle cisti multiple o che recidivano è rappresentata da alcuni farmaci di tipo ormonale. Il danazolo è quello più utilizzato: esso inibisce il rilascio di LH ed FSH da parte dell'ipofisi, quindi ha un effetto anti-ormonale. Viene somministrato alle dosi di 200-400 milligrammi al giorno per 3-6 mesi e determina la riduzione del numero di cisti, del dolore al seno e dei nodulini, anche se alla sospensione del trattamento si verifica una recidiva nel 50% dei casi.
Le lesioni di tipo proliferativo, come il papilloma, non necessitano di alcun trattamento. Tuttavia, in considerazione dell'aumento del rischio tumorale di alcune di esse, è indicata una stretta sorveglianza clinica e strumentale.
L'adenoma richiede invece un trattamento chirurgico, perché facilmente si ulcera e sanguina.

Lesioni Preinvasive

Per preinvasiva si intende una lesione formata da cellule maligne che però non ha superato lo strato delle cellule epiteliali da cui è originata, quindi non ha ancora invaso il territorio circostante, ma che potrà farlo a breve in un'altissima percentuale di casi. Rientrano in questa categoria due diversi tipi di tumori della mammella: il carcinoma lobulare in situ (CLIS) ed il carcinoma duttale in situ (CDIS). Entrambi sono caratterizzati dalla proliferazione di cellule epiteliali tumorali, confinata rispettivamente ai lobuli od ai dotti, senza invasione delle strutture vicine.
Il carcinoma lobulare in situ (CLIS) è responsabile di circa un quarto delle forme di lesioni preinvasive della mammella. Non dà sintomi e non si vede alla mammografia; perciò, la sua diagnosi è sempre occasionale, quando si associa ad altre patologie mammarie che richiedono un intervento chirurgico. È più frequente tra i 40-54 anni, è multicentrico (cioè forma più focolai di cellule tumorali nella stessa mammella) nel 40-85% dei casi e bilaterale (cioè interessa tutte e due le mammelle) nel 30%. Inoltre, si associa alla presenza di un tumore invasivo nel 5% delle pazienti. Perciò, conferisce un rischio di sviluppare un carcinoma invasivo da 7 a 10 volte superiore a quello della popolazione generale e tale incremento di rischio riguarda entrambe le mammelle. La terapia attualmente raccomandata prevede la sola rimozione chirurgica e, successivamente, un controllo clinico ogni 3-6 mesi più una mammografia all'anno.
Il carcinoma duttale in situ (CDIS) è una lesione preneoplastica, poiché dotata della potenzialità di evolvere verso la forma invasiva. Circa il 60-70% dei CDIS si presenta sotto forma di un'anormalità alla mammografia e solo il 5-10% come malattia di Paget (retrazione del capezzolo, con ulcerazione della cute che lo ricopre e suo sanguinamento), secrezione del capezzolo o nodulo palpabile. Una contemporanea presenza di segni clinici e mammografici si riscontra nel 10-20% dei casi, mentre il restante 10% dei CDIS sono un riscontro occasionale che viene scoperto con una biopsia eseguita per una lesione mammaria benigna.



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