Troppo allenamento fa male al cuore? Segnali da non sottovalutare
Introduzione
L'attività fisica è fondamentale per il benessere generale, ma l'intensità eccessiva può giocare un ruolo cruciale nell'insorgenza di patologie cardiache, soprattutto negli uomini adulti over 50. Un gruppo di studiosi ha evidenziato su un gruppo di un migliaio di atleti (corsa, ciclismo e triathlon) quanto anni di allenamento intenso, di resistenza e gare potessero aumentare il rischio di insorgenza di fibrillazione atriale, una tra le più comuni aritmie cardiache che determina battito irregolare e perdita di efficienza contrattile dl cuore. Patologia da non sottovalutare perché aumenterebbe il rischio di ictus.
Allenamento intensivo prolungato: conseguenze
- Infiammazione
- Stress meccanico
- Ossidazione dei tessuti e invecchiamento precoce
- Rischio di sviluppare patologie cardiache
I ricercatori hanno confermato come l' attività fisica condotta a intensità elevata, soprattutto negli uomini over 50, poss causare dfanni anche di grave entità. Il lavoro intenso e prolungato può infatti causare infiammazione, stress meccanici e metabolici, invecchiamento precoce, e numerose patologie anche a livello cardiovascolare.
Meglio praticare attività fisica non massimale che concorre al rafforzamento del sistema immunitario ed il benessere generale del nostro organismo, riducendo al contrario, i possibili danni al cuore e abbassando la pressione sanguigna.
Sovrallenamento: cause e sintomi
- calo del rendimento,
- frequenza cardiaca più elevata
- palpitazioni,
- stanchezza persistente
- difficoltà a dormire
- indolenzimento muscolare persistente,
- cambiamenti di umore,
- ansia
La sindrome da sovrallenamento si verifica quando lo stress di allenamento supera la sua capacità di recupero.
Cuore d'atleta: cos'è?
Un allenamento sano rafforza il cuore, al pari degli altri muscoli. Questo cambiamento strutturale del muscolo cardiaco, e il rimodellamento del sistema neurovegetativo cardiaco, che concorre a regolare la frequenza, viene definito "cuore d'atleta". In queste condizioni migliorano l'efficienza del sistema cardiovascolare e la salute, fisica e mentale in generale.
Fibrillazione atriale: cos'è?
La fibrillazione atriale si manifesta quando gli atri del cuore non si contraggono in maniera sincrona e dunque "fremono" o fibrillano, dando origine ad un battito molto rapido e irregolare. Il sangue non viene pompato in modo efficiente al resto del corpo, e ciò provoca solitamente debolezza e stanchezza. Il battito accelerato o irregolare non sempre si avverte senza un esame approfondito, ma qualora misuratori da polso o orologi da allanemento dovessero registrare pulsazioni anomale, è bene indagare con il medico specialista. La diagnosi si basa sulla registrazione dell'aritmia all'elettrocardiogramma.
La fibrillazione atriale può essere:
- Parossistica: manifestazione occasionale di durata variabile da pochi minuti a diversi giorni. Si risolve in maniera spontanea.
- Persistente: non si risolve spontaneamente bensì con la somministrazione di terapia farmacologica o l'erogazione di una particolare scarica elettrica (cardioversione) per ripristinare il normale ritmo cardiaco
- Permanente: condizione cronica che non si risolve né con la terapia farmacologica né con la cardioversione
Sintomi della Fibrillazione atriale
- Palpitazioni: battiti cardiaci irregolari, martellanti o intensi
- Sensazione di battito accelerato
- Fastidio o dolore al torace
- Perdita di coscienza
- Vertigini
- Affaticamento,
- Affanno
Alcune persone non accusano alcun sintomo e scoprono di avere la fibrillazione atriale durante una visita medica. Anche quando è asintomatica, la fibrillazione atriale è una malattia che può esporre al rischio di ictus e scompenso cardiaco.
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Rischio di Ictus Cardioembolico
La fibrillazione atriale determina due conseguenze: elevata frequenza cardiaca e conseguente riduzione dell'efficienza contrattile del cuore, e aumento del rischio di ictus cerebrale, causato dalla perdita della contrattilità degli atri che provoca un blocco del sangue, e quindi formazione di coaguli dai quali possono staccarsi e partire emboli che possono raggiungere la zona cerebrale determinando l'ictus cardioembolico.
Il rischio di ictus non è uguale in tutti i pazienti con fibrillazione atriale, ma differisce in base alla presenza di alcune patologie pregresse quali: scompenso cardiaco, diabete mellito, ipertensione arteriosa, e altre patologia vascolari, ma anche in funzione di fattori legati all'età e al sesso.
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