Tromboplastina PTT - Tempo di tromboplastina parziale attivata aPTT

Ultima modifica 29.01.2020

Generalità

Il tempo di tromblopastina parziale (PTT) e il tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) sono esami di laboratorio condotti su un campione di plasma; entrambi valutano l'efficacia della via intrinseca e della via comune della coagulazione.
Tromboplastina PTTDopo essere stato separato per centrifugazione dagli elementi figurati del sangue, il plasma - precedentemente trattato con citrato per renderlo incoagulabile - viene addizionato di calcio e di un'emulsione parziale di fosfolipidi; si procede quindi con la misura del tempo necessario alla formazione del coagulo. Nell'aPTT vengono addizionati anche agenti attivanti (come il caolino).


In presenza di un campione di plasma, reso incoagulabile con citrato di sodio, si definisce tempo di tromboplastina parziale (PTT - Partial Thromboplastin Time) il tempo che intercorre tra l'aggiunta di calcio e tromboplastina parziale, e la formazione del coagulo di fibrina all'interno dello stesso.


L'aggettivo "parziale" si riferisce al fatto che il campione è addizionato di fosfolipidi isolati dalle molecole proteiche normalmente presenti nella tromboplastina tissutale (glicoproteina nota anche come fattore III della coagulazione o fattore tissutale), il che permette di studiare la via intrinseca della coagulazione.

L'aggettivo "attivata" si riferisce all'aggiunta nel campione plasmatico di attivatori - quali caolino, celite, acido ellagico o inosina - che determinano la massima attivazione del fattore XII. Ne consegue che i tempi rilevati nell'aPTT risultano più brevi rispetto a quelli del PTT.

Cos'è

La valutazione del tempo di tromblopastina parziale (PTT) determina l'attività dei fattori appartenenti alla via intrinseca della coagulazione, rapportata a quella normale.

Questo test è utilizzato come supporto nella valutazione della capacità di un individuo di formare coaguli di sangue in modo appropriato.


Il PTT è indicativo della quantità e della funzionalità di alcune proteine chiamate fattori della coagulazione, che svolgono un ruolo importante nella formazione del coagulo in caso di lesione di un vaso sanguigno.

Se questo parametro è molto elevato, il paziente presenta un aumentato rischio di sanguinamento spontaneo.

Perché si Misura

L'esame del tempo di tromblopastina parziale (PTT) e quello del tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) misurano il numero di secondi che il coagulo impiega a formarsi nel sangue di una persona, dopo l'aggiunta di una determinata sostanza (reagente). Questi test sono usati principalmente per comprendere le cause inspiegate di un sanguinamento eccessivo o di un'inappropriata coagulazione.

Quando viene prescritto?

La valutazione del tempo di tromblopastina parziale (PTT) viene eseguita per i seguenti motivi:

  • Determinare la possibile causa di un disturbo emorragico o coagulativo (episodio trombotico);
  • Monitorare l'effetto della terapia anticoagulante con eparina non frazionata (standard);
  • Effettuare uno screening prima di un intervento chirurgico o di una procedura medica invasiva.

Il medico può prescrivere l'esame qualora il paziente abbia avuto esperienza di:

  • Sanguinamento improvviso;
  • Formazione inappropriata di coagulo nel sangue;
  • Aborti ricorrenti.

Quest'analisi può essere indicata insieme alla determinazione del tempo di protrombina (PT) per valutare l'emostasi, il processo che l'organismo usa per formare coaguli di sangue utili a fermare il sanguinamento.

Ciò permette di avere un quadro più completo sulla coagulazione del sangue, in presenza di disordini in eccesso (trombosi) o in difetto (perdita di sangue dal naso, gengive sanguinanti, anemia cronica, tendenza alla formazione di ecchimosi e lividi, flusso mestruale abbondante ecc.).

PTT e PT: quali informazioni utili forniscono?

L'esame del tempo di tromblopastina parziale (PTT) è usato per valutare:

  • Fattori della coagulazione XII, XI, IX, VIII, X, V, II (protrombina) e I (fibrinogeno);
  • Precallicreina (PK);
  • Chininogeno ad alto peso molecolare (HK).

Il test del tempo di protrombina (PT) consente di determinare:

  • Fattori della coagulazione VII, X, V, II e I (fibrinogeno).

Valutando i risultati dei due test insieme, il medico può ottenere indizi su che tipo di sanguinamento o disordine della coagulazione sia presente. 


Il PTT e il PT non sono diagnostici, ma solitamente forniscono informazioni su quali ulteriori esami dovrebbero essere svolti (es. conta piastrinica, test del fibrinogeno ecc.).

Valori normali

  • Il tempo di tromboplastina parziale (PTT) è considerato normale per valori circa compresi tra i 60 e i 70 secondi.
  • Il tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) è considerato normale per valori circa compresi tra i 28 ed i 40 secondi.

PTT Alto - Cause

Un PTT allungato può essere dovuto a:

PTT Basso - Cause

Un PTT ridotto può essere dovuto a:

Come si misura

Per effettuare la misurazione del tempo di tromblopastina parziale (PTT) e del tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) è sufficiente prelevare un campione di sangue da una vena del braccio.
Il PTT non è usato in routine come test di screening, ma è richiesto in pazienti con sintomi o storia familiare di sanguinamenti importanti o trombosi. L'esame può essere eseguito in pazienti asintomatici come parte dello screening preoperatorio, se il medico ritiene che il test sia d'aiuto nella valutazione del rischio di un eccessivo sanguinamento durante la procedura.

Preparazione

Non è necessaria alcuna preparazione al test. Tuttavia, un pasto abbondante di cibi grassi prima del prelievo può causare interferenze con il test e dovrebbe essere evitato. Per tale motivo, è preferibile eseguire il prelievo a digiuno.

Interpretazione dei Risultati

Il tempo di tromboplastina parziale attivata è il test di scelta per la valutazione e il controllo della terapia anticoagulante con eparina.

In particolare, questo test misura la presenza dei fattori della coagulazione numero VIII (fattore antiemofilico), IX (fattore di Christmas), XI (antecedente della tromboplastina del plasma) e XII (Fattore di Hageman), oltre che del fibrinogeno (fattore I), della protrombina (fattore II) e dei fattori numero V (proaccelerina) e X (protrombinasi).

In generale, si osserva un aumento del tempo di tromboplastina parziale attivata (>40") quando uno di questi fattori è presente in concentrazioni inferiori del 30% rispetto ai valori ottimali; questa condizione è tipica, ad esempio, dell'emofilia (malattia caratterizzata dalla mancanza, totale o parziale, del fattore VIII - emofilia di tipo A - o del fattore IX - emofilia di tipo B o di Christmas). Analogo discorso se il campione di plasma contiene sostanze anticoagulanti, anticorpi antifosfolipidici o specifici inibitori dei fattori della coagulazione.

In questi ultimi casi, il ritardo persiste anche quando al campione viene aggiunto plasma "normale" di un donatore, mentre in presenza di un deficit dei fattori della coagulazione questa operazione tende a diminuire in maniera sensibile il tempo di tromboplastina parziale.


Tempo di protrombina Tempo parziale di trombloplastina Tempo di sanguinamento
Deficit di vitamina K Prolungato Prolungato Invariato
Coagulazione intravascolare disseminata Prolungato Prolungato Prolungato
Emofilia Invariato Prolungato Invariato

Rispetto al tempo di protrombina (INR), efficace per valutare la via estrinseca della coagulazione, il tempo di tromboplastina parziale è più sensibile ai difetti della via comune e intrinseca.

I due esami vengono spesso eseguiti in contemporanea per ottenere un quadro più completo, specie in presenza di sintomi riconducibili a un disordine della coagulazione in eccesso (trombosi) o in difetto (perdita di sangue dal naso, gengive sanguinanti, ipermenorrea - flusso mestruale particolarmente abbondante -, sangue nelle feci o nelle urine, perdita della visione, anemia cronica, ecchimosi ed ematomi).
Un tempo di tromboplastina parziale attivata eccessivo può essere causato anche dal ridotto apporto alimentare o dal cattivo assorbimento della vitamina K, dalla ridotta sintesi dei fattori della coagulazione (cirrosi, insufficienza epatica ecc.), dall'ipofibrinogemia, dalla malattia di Von Willebrand e dall'assunzione di anticoagulanti orali come il coumadin.


Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici