Tricofagia: cos’è la Sindrome di Raperonzolo? Mangiare i capelli fa male?

Tricofagia: cos’è la Sindrome di Raperonzolo? Mangiare i capelli fa  male?
Ultima modifica 14.06.2023
INDICE
  1. Cos’è
  2. Quali sono le cause?
  3. Sintomi
  4. Diagnosi
  5. Trattamento

Cos’è

Cos’è la Tricofagia o Sindrome di Raperonzolo?

La tricofagia è un disturbo del comportamento di tipo compulsivo caratterizzato dall'irrefrenabile impulso di mettere in bocca i capelli e mangiarli, spesso inconsciamente.

La tricofagia può comportare il consumo di parti dei propri capelli (come le radici o le punte) o intere ciocche; meno comunemente, il disturbo prevede l'ingestione di capelli di altre persone, peli di animali o setole di spazzole.

Il termine "tricofagia" deriva dal greco antico θρίξ, thrix ("capelli") e φαγεῖν, phagein ("mangiare"), che letteralmente significa "mangiare i capelli"; la condizione è chiamata anche sindrome di Raperonzolo o sindrome di Rapunzel (come la principessa protagonista della fiaba).

Se si presenta in soggetti adulti, la tricofagia è solitamente una manifestazione di malessere e di sofferenza emotiva ed il comportamento può essere innescato da varie fattori scatenanti, quali stress ed ansia. Mangiare i capelli è spesso una risposta ad uno stato di tensione emotiva, che non trova sfogo in un modo alternativo, seguito da un senso di sollievo al compimento dell'atto patologico.

Le persone che manifestano questa condizione spesso ingeriscono le ciocche che tirano e rimangono tra le loro mani: la tricofagia è, infatti, associata alla tricotillomania, in cui l'atto patologico consiste nello strappare i capelli dal cuoio capelluto o altri peli del corpo.

Se protratta nel tempo, la tricofagia può portare a gravi danni per la salute: essendo le fibre capillifere lunghe e costituite da cheratina - sostanza che non viene processata dal corpo umano - tendono ad aggrovigliarsi nell'intestino, formando un bolo chiamato tricobezoario che provoca perdita di appetito, dolori addominali, nausea, e che spesso necessita di essere rimossa chirurgicamente.

Talvolta, questa condizione è autolimitante, ma è sempre consigliabile ricorrere tempestivamente ad un medico che possa consigliare l'iter terapeutico più adatto.

Quali sono le cause?

Cause della Tricofagia: cosa porta a mangiare i capelli?

In ambito psichiatrico, la tricofagia è considerata un disturbo compulsivo e pare sia il risultato cumulativo di molteplici fattori, come la predisposizione genetica, l'ambiente sociale e fattori neurobiologici. Esistono diverse teorie e associazioni psicoanalitiche, sebbene nessuna sia supportata da prove empiriche.

L'esordio è fortemente influenzato da motivi di natura psicologica, come, per esempio, eventi traumatici, interventi medici e difficoltà emotive irrisolte in famiglia o al lavoro.

Per molti pazienti, mangiare i capelli è un modo di affrontare le emozioni negative o le situazioni di disagio, come lo stress, l'ansia, la tensione, la solitudine, la stanchezza o la frustrazione. Spesso, la tricofagia rappresenta un comportamento in grado di conferire sollievo e soddisfazione. Il risultato, può essere un atto patologico continuamente ripetuto allo scopo di mantenere questi sentimenti positivi.

Tricofagia: chi è più a rischio?

Si stima che la tricofagia si verifichi regolarmente o in modo intermittente in circa il 30% dei pazienti con tricotillomania. La tricofagia è più comunemente osservata nei bambini e negli adolescenti.

Sebbene la tricotillomania sia osservata prevalentemente nelle donne, alcuni studi hanno riportato che la tricofagia è più comune nei maschi.

Possibili disturbi associati alla Tricofagia

La maggior parte delle persone con tricofagia possono presentare anche altri disturbi, tra cui depressione, ansia o disturbi alimentari. Anche l'abitudine di mangiarsi le unghie (onicofagia) e la tricotillomania sono comportamenti ossessivi-compulsivi associati alla tricofagia.

Sintomi

Tricofagia: come si manifesta

La tricofagia è caratterizzata dall'ingestione di capelli, di solito i propri (talvolta, quelli altrui). Nella maggior parte dei casi, i capelli vengono strappati e poi vengono mangiate le estremità del bulbo radicale o, occasionalmente, il fusto del capello stesso.

Il rituale può comportare il contatto del bulbo radicale con le labbra, l'assaggio dei capelli e la masticazione. In alcuni casi, ciò avviene in modo intenzionale (cioè il paziente è consapevole di star per mangiare i capelli); altre volte, l'ingestione avviene inconsciamente. La stessa persona può anche manifestare entrambi i comportamenti, a seconda della situazione e dell'umore. Ad esempio, il paziente può manifestare il disturbo in contesti precisi, durante periodi particolarmente frustranti e stressanti, oppure, nei momenti di noia o inattività. Determinate posizioni o abitudini possono sollecitare la necessità di mangiare i capelli, come ad esempio appoggiare la testa sulla mano.

Quali sono le caratteristiche cliniche della Tricofagia?

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La tricofagia può presentarsi con sintomi di dolore addominale, nausea, vomito, diarrea ricorrente o costipazione e perdita di peso dovuta alla formazione di un tricobezoario.

Complicanze della Tricofagia

L'abitudine compulsiva di mangiare i capelli può portare alla formazione nel tratto gastrointestinale di un tricobezoario (o pilobezoario, se formato da peli), cioè una massa indigeribile, fortemente intrecciata e solida, che va a localizzarsi nello stomaco o nell'intestino tenue.

In un periodo di anni, il bezoario può causare sintomi quali: indigestione, alitosi, dolore gastrico, segni di malassorbimento (come carenza di ferro e vitamina B12), perdita di peso, diarrea o costipazione, vomito e massa addominale palpabile. Le complicazioni di un tricobezoario possono includere: malattia epatica ostruttiva e pancreatite, perforazione dell'intestino tenue e peritonite.

L'occlusione intestinale, derivante dal consumo di capelli, può estendersi fino al duodeno o all'ileo. Il tratto gastrointestinale umano non è in grado di digerire i capelli, quindi può risultare necessario un intervento chirurgico per rimuovere il bolo.

Diagnosi

Come viene diagnosticata la Tricofagia?

I pazienti possono non ammettere di mangiare i capelli o tentarno attivamente di nasconderlo, per questo motivo la diagnosi non è sempre immediata, ma viene di solito viene fatta solo in seguito alla dimostrazione di un tricobezoario.

Una valutazione dermatologica e psichiatrica conferma la diagnosi di tricotillomania con tricofagia.

Le radiografie semplici possono mostrare la massa localizzata nello stomaco e l'aggiunta del contrasto ha un aspetto tipico. La TC addominale fornisce una diagnosi accurata in circa il 97% dei tricobezoari. La gastroscopia fornisce il materiale contenente i capelli dalla massa per distinguerlo da altre forme di bezoario.

Trattamento

La tricofagia va sempre considerata per il significato soggettivo attribuito dal singolo paziente. La maggior parte delle persone che ricorrono a terapia possono andare incontro a guarigione. In genere, se il disturbo si manifesta durante la prima infanzia (prima dei 6 anni di età) tende ad essere lieve e a scomparire spontaneamente senza trattamento. Negli adulti, l'insorgenza di tricofagia può essere secondaria a sottostanti disturbi psichiatrici e perciò potrebbe essere più difficile da trattare.

Tricofagia: farmaci e terapie per la gestione

Trattamenti utilizzati frequentemente per la gestione della tricofagia includono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale. La terapia psicologica è quella maggiormente utilizzata, in quanto è diretta ad individuare lo stimolo causale della tricofagia. La terapia cognitivo-comportamentale è una delle tecniche psicologiche più efficaci: permette di aiutare il paziente a riconoscere i pensieri, i sentimenti e i fattori scatenanti associati all'atto di mangiare i capelli. L'obiettivo di questa terapia è quello di aumentare la consapevolezza del suo comportamento, per sostituirlo con reazioni alternative e positive. Inoltre, la terapia cognitivo-comportamentale insegna controllare le reazioni agli impulsi psicologici che lo costringono a mangiare i capelli.
  • Terapia farmacologica. La terapia farmacologica è usata nei casi più gravi, per diminuire l'ansia, la depressione e i sintomi ossessivo-compulsivi che accompagnano la tricofagia. Se esiste una correlazione abbastanza stretta fra il disagio psicologico che stimola la tricofagia e l'atto patologico in sé, intervenendo con una terapia farmacologica dovrebbe anche cessare, nella persona, l'impulso di mangiare i capelli. Alcuni inibitori selettivi del re-uptake della serotonina (SSRI), la clomipramina (antidepressivo triciclico) e il naltrexone (antagonista dei recettori oppiacei) si sono dimostrati efficaci nel ridurre alcuni sintomi, ma non tutti gli esperti non sono concordi sull'uso di farmaci per il trattamento della tricofagia. Questi andrebbero utilizzati solo nei pazienti adulti, dopo attenta valutazione medica.

Trattamento delle complicanze della Tricofagia

Il tricobezoario può essere pericoloso per la vita e richiede un trattamento immediato. Dopo la rimozione di un tricobezoario, la prognosi è relativamente buona, se la psicoterapia e il trattamento medico vengono mantenuti.

Tricofagia: si può prevenire?

Non vi è alcun modo conosciuto per prevenire la tricofagia, anche se la diminuzione dello stress può sicuramente limitare il comportamento compulsivo alla base del problema.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici