Trasfusioni di Sangue: cosa sono e quando servono

Trasfusioni di Sangue: cosa sono e quando servono
Ultima modifica 10.10.2023
INDICE
  1. Generalità
  2. Cosa sono
  3. Quando e perché si eseguono?
  4. Come si eseguono
  5. Controindicazioni e rischi

Generalità

Le trasfusioni consistono nel trasferimento di una certa quantità di sangue da un soggetto (donatore) a un altro (ricevente), per via endovenosa. Questa procedura viene adottata in risposta a specifiche esigenze cliniche.
Le trasfusioni sono utilizzate, in particolare, per reintegrare il sangue perso in caso di emorragie post-traumatiche o chirurgiche, oppure nel trattamento di alcune malattie che causano una grave anemia. Il ricorso alle trasfusioni di sangue è indicato, inoltre, per correggere i disturbi della coagulazione e mantenere a livelli adeguati la volemia (massa del sangue circolante) e lo scambio dei gas respiratori (ossigeno e anidride carbonica).
Le trasfusioni possono prevedere l'utilizzo di sangue intero, emocomponenti (concentrati di globuli rossipiastrineplasma ecc.) e/o emoderivati.

https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2023/10/10/trasfusioni-di-sangue-orig.jpeg Shutterstock

Cosa sono

Cosa sono le Trasfusioni di Sangue?

Le trasfusioni consistono nell'infusione di sangue (intero o di alcuni suoi componenti) da un soggetto donatore a uno ricevente.
Le trasfusioni di sangue possono essere:

  • Omologhe, se donatore e ricevente sono due persone diverse. In tal caso, è fondamentale stabilire la compatibilità, definendo il gruppo sanguigno di chi dona e di chi riceve, per evitare gravi conseguenze;
  • Autologhe, se donatore e ricevente sono la stessa persona. In quest'ultimo caso, ovviamente è necessario procedere alla raccolta di sacche di sangue prima del momento del bisogno (per esempio, in preparazione a un intervento chirurgico programmato).  

Da cosa è composto il sangue

Il sangue è un fluido costituito da:

  • Parte liquida e giallastra: plasma;
  • Parte corpuscolata: comprende diversi tipi di cellule, in particolare globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Con le trasfusioni è possibile somministrare il sangue intero, i singoli emocomponenti e/o gli emoderivati:

  • Emocomponenti: sono ricavati dal frazionamento del sangue con mezzi fisici semplici o con aferesi (tecnica che consente di prelevare selettivamente una sola componente cellulare). Gli emocomponenti comprendono: emazie concentrate, concentrati piastrinici, concentrati granulocitari, plasma fresco concentrato, crioprecipitati ecc.
  • Emoderivati: si ottengono mediante frazionamento industriale del plasma; questi possono essere utilizzati come farmaci plasmaderivati (cioè specialità medicinali estratte dal sangue) utilizzati per il trattamento di patologie come l'emofilia di tipo A e di tipo B, immunodeficienze primarie, malattie emorragiche e altre ancora.
    Gli emoderivati possono comprendere: albumina (impiegata per pazienti affetti da gravi carenze di proteine, ustionati o in stato di shock), immunoglobuline (per la ricerca di anticorpi specifici o quando è in corso una malattia infettiva), concentrati dei fattori della coagulazione (per tutti i malati che hanno carenze o per gli emofilici) ecc.

In linea generale, oggi si tende a limitare le trasfusioni di sangue intero ai soli casi in cui è indispensabile, mentre si preferisce utilizzare singolarmente gli emocomponenti.

A cosa serve il sangue?

La funzione principale del sangue consiste nel trasportare e nel distribuire le sostanze nutritive e i gas respiratori (a cominciare dall'ossigeno) che transitano nel nostro organismo. Nello stesso tempo, il circolo ematico provvede alla liberazione dei tessuti dai prodotti di scarto, portandoli verso gli organi che hanno la funzione di eliminarli.

Nel sangue, viaggiano anche ormonivitamineenzimi e altre sostanze importanti per il mantenimento delle condizioni di equilibrio generale dell'organismo.
Attraverso la circolazione, viene attuata una difesa ottimale dell'organismo dall'attacco di microrganismi patogeni, grazie all'attività dei globuli bianchi che intervengono prontamente per evitare o cercare di limitare un'infezione.

Da dove proviene il sangue delle trasfusioni?

Le trasfusioni di sangue sono procedure alle quali viene dedicata la massima attenzione, allo scopo di garantire sempre condizioni di qualità e sicurezza.
Il sangue viene raccolto da donatori volontari presso un centro trasfusionale nazionale; le sacche vengono testate, poi, con metodiche avanzate per verificarne la conformità.
Esiste anche la possibilità di pre-depositare il proprio sangue nelle settimane che precedono un intervento programmato e non particolarmente impegnativo: in tal caso, si parla di autotrasfusione.
Il sangue viene raccolto in un contenitore in cui è presente un liquido che ne impedisce la coagulazione, per essere conservato e reso disponibile in caso di necessità.

Compatibilità, gruppo sanguigno e fattore Rh

In caso di trasfusione omologa, è fondamentale la compatibilità tra donatore e ricevente, per evitare gravi reazioni di emolisi; per stabilirla, occorre definire il gruppo sanguigno di entrambi.
Sulla superficie dei globuli rossi sono presenti delle molecole chiamate antigeni: questi determinano il gruppo sanguigno a cui si appartiene, quindi la compatibilità del sangue trasfuso. Gli antigeni sono definiti dalle lettere A e B o dal numero 0.
Le possibili combinazioni sono:

  • Gruppo A: sono presenti l'antigene A sui globuli rossi e gli anticorpi IgM anti-antigene B nel plasma. Questi pazienti possono ricevere globuli rossi di gruppo A e 0.
  • Gruppo B: queste persone hanno l'antigene B sui globuli rossi e gli anticorpi IgM anti-antigene A nel plasma. Di conseguenza, possono ricevere globuli rossi di gruppo B e 0.
  • Gruppo AB: sono presenti sia l'antigene A sia l'antigene B sui globuli rossi e nel plasma non hanno alcun anticorpo. I soggetti di gruppo AB sono riceventi universali, in quanto possono essere trasfusi con globuli rossi di gruppo A, B, AB e 0.
  • Gruppo 0: i soggetti con gruppo sanguigno 0 non hanno alcun antigene sui globuli rossi e nel plasma hanno gli anticorpi IgM anti antigene A e anti antigene B. I soggetti con gruppo 0 possono ricevere sangue solo di gruppo 0, mentre possono donare a tutti i gruppi (donatori universali).

A questi si aggiunge il cosiddetto fattore Rh (Rhesus D) che può essere o meno presente sulla superficie dei globuli rossi (Rh positivo o Rh negativo):

  • I soggetti con fattore Rh negativo possono ricevere sangue solo da soggetti con fattore Rh negativo, perché la trasfusione di sangue Rh positivo può indurre la produzione di anticorpi anti-Rh;
  • I soggetti con Rh positivo possono ricevere sangue Rh positivo e negativo.

Quando e perché si eseguono?

Le trasfusioni di sangue possono essere utilizzate a scopo profilattico (es. prima di una terapia citotossica o di un intervento chirurgico) o terapeutico (es. emorragie in atto).
La terapia trasfusionale è necessaria e rappresenta una procedura salvavita in caso di:

Il medico può prescrivere l'impiego delle trasfusioni di sangue in numerose altre occasioni, come:

  • Nella gestione di patologie croniche, come, per esempio, la talassemia;
  • Correggere i disturbi della coagulazione e/o stati emorragici;
  • Sopperire a un deficit del sistema immunitario;
  • Intervenire negli stati di anemia grave, per mantenere un corretto trasporto dei gas respiratori (ossigeno e anidride carbonica);
  • Ripristinare/mantenere la volemia, cioè la massa del sangue circolante, per evitare uno stato di shock;
  • Come antagonista degli anticoagulanti orali in presenza di manifestazioni emorragiche;
  • Per il superamento di stati critici dovuti a malattie del sangue (come la leucemia) o degli effetti dovuti alle chemioterapie che possono danneggiare le cellule del midollo osseo e richiedono un sostegno alla sua ripopolazione.

In linea generale, le trasfusioni di sangue devono essere effettuate solo quando sussiste una precisa indicazione e non siano sostituibili con trattamenti farmacologici. Inoltre, la terapia trasfusionale dev'essere condotta il più possibile con gli emocomponenti e gli emoderivati specifici per i deficit da correggere.

Come si eseguono

Durante la trasfusione, il sangue del donatore, precedentemente raccolto in una sacca, viene infuso nella vena del ricevente. La procedura può durare da una a quattro ore, in funzione di quanto sangue deve essere trasfuso.
Le fasi del processo di trasfusione comprendono, in sintesi, i seguenti momenti:

  • Prelievo del campione di sangue per l'esecuzione dei test pre-trasfusionali (determinazione di gruppo, ricerca di anticorpi irregolari e prova di compatibilità);
  • Richiesta degli emocomponenti, accettazione, registrazione, esecuzione dei test ed erogazione presso la struttura trasfusionale;
  • Trasfusione in reparto, sala operatoria, terapia intensiva o domicilio.

Il prelievo per il pre-deposito a scopo autologo deve essere effettuato sotto il controllo di una struttura trasfusionale. In genere, non si prelevano oltre 4 unità di sangue e, di solito, le sacche non utilizzate sono eliminate. Dopo l'ultimo prelievo, è raccomandato un intervallo di almeno 3 giorni (in media da 7 a 15 giorni) prima di procedere all'intervento chirurgico.

Indagini pretrasfusionali

Per prevenire il maggior numero di complicanze, prima di effettuare la trasfusione di sangue, si seguono procedure specifiche di tipizzazione e screening anticorpale che prevedono:

  • Determinazione del gruppo sanguigno (A, B, 0, AB) e del tipo Rh (positivo o negativo) del donatore e del ricevente;
  • Test per rilevare eventuale presenza di malattie infettive;
  • Ricerca degli anticorpi irregolari;
  • Prove di compatibilità maggiore (cross-match).

Controindicazioni e rischi

Nella maggior parte dei casi, le trasfusioni di sangue non determinano effetti negativi o complicanze. Tuttavia, essendo un prodotto biologico di derivazione umana, il sangue non sarà mai completamente privo di rischi.
Durante il trattamento trasfusionale, in particolare, si possono verificare più comunemente (nell'1-2% circa dei casi):

  • Reazioni allergiche: possono svilupparsi anche se il sangue del donatore è compatibile con quello del ricevente. I sintomi associati a tale fenomeno comprendono: fatica a respirare, dolore al petto, riduzione della pressione arteriosa e nausea. Quando si verificano tali disturbi occorre avvertire immediatamente gli operatori sanitari. Ai primi segni di reazione allergica, infatti, la trasfusione deve essere sospesa e, in funzione della gravità dei sintomi e della condizione, il medico valuterà il trattamento più appropriato.
  • Infezioni virali (epatite B o CHIV): sono molto rare, in quanto la normativa attuale regola in modo molto preciso e accurato la scelta dei donatori, valutati in base alla storia clinica e specifici test preliminari. Inoltre, su ogni unità di sangue raccolta sono effettuate alcune analisi di laboratorio per escludere la presenza di infezioni (AIDSepatite B, epatite C, sifilide ecc.). Ciò riduce notevolmente i rischi per le persone riceventi.
  • Febbre: è la conseguenza più frequente delle trasfusioni; va trattata con un comune antipiretico come nelle comuni manifestazioni febbrili, ma deve essere sempre valutata, poiché potrebbe essere espressione di una reazione da incompatibilità.

Altre reazioni meno frequenti sono:

  • Sovraccarico di liquidi;
  • Danno polmonare;
  • Reazioni emolitiche caratterizzate dalla distruzione degli eritrociti, dovute alla mancata corrispondenza tra il gruppo sanguigno del donatore e del ricevente.

Alternative farmacologiche
Attualmente, non esiste un'alternativa alle trasfusioni. Tuttavia, è possibile cercare di sopperire le funzioni di alcune componenti del sangue con farmaci specifici. In particolare, in presenza di certe problematiche renali è possibile assumere l'eritropoietina, in grado di accelerare la produzione di globuli rossi.

Misure per ridurre i rischi

I rischi associati alle trasfusioni di sangue possono essere limitati con le opportune attenzioni:

  • Le trasfusioni di sangue omologo devono essere evitate in tutti quei casi (come per gli interventi di chirurgia programmati e non in regime d'urgenza) in cui sia possibile attuare procedure autotrasfusionali.
  • Prima di prelevare e di trasfondere il sangue, il professionista sanitario deve identificare la persona che deve ricevere la trasfusione, accertando specificatamente la sua identità.
  • I moduli di richiesta di esami e/o emocomponenti, comprese le etichette delle provette per la raccolta dei campioni del ricevente, devono essere compilati in modo chiaro e completo.
  • I pazienti devono essere identificati con certezza sia nel momento in cui vengono eseguiti i prelievi per le indagini pretrasfusionali, sia nel momento in cui si somministra il sangue.
  • Prima della trasfusione, gli emocomponenti vanno conservati a una temperatura adeguata e devono essere valutati con un'ispezione per evidenziarne eventuali anomalie.
  • Al momento della trasfusione va controllata la corrispondenza dei dati riportati in cartella, sui moduli che accompagnano l'emocomponente e sulle etichette apposte su di esso relativi a: età anagrafica del paziente e compatibilità del gruppo sanguigno.
  • L'andamento della trasfusione deve essere costantemente monitorato; prima e durante la procedura devono essere rilevati e registrati i parametri vitali del ricevente.
  • Il paziente deve essere istruito sui sintomi riconducibili ad una possibile reazione trasfusionale, quindi è invitato a riferirli prontamente nel caso dovesse avvertirli.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici