Tiroidite di Hashimoto: cause, sintomi e trattamento

Tiroidite di Hashimoto: cause, sintomi e trattamento
Ultima modifica 19.12.2023
INDICE
  1. Cos’è la Tiroidite di Hashimoto
  2. Cause
  3. Sintomi e complicanze
  4. Diagnosi
  5. Cura e trattamento

Cos’è la Tiroidite di Hashimoto

  • La tiroidite di Hashimoto, nota anche come malattia di Hashimoto, è una condizione autoimmune che interessa la tiroide e che determina una progressiva riduzione funzionale della ghiandola (ipotiroidismo).
  • I sintomi della tiroidite di Hashimoto comprendono affaticamento, umore basso, sensibilità al freddo, aumento di peso, stitichezza, pelle secca, diradamento dei capelli, unghie fragili, tiroide ingrossata e bassa libido.
  • La tiroidite di Hashimoto non ha cura, ma l'ipotiroidismo può essere trattato con farmaci sostitutivi dell'ormone tiroideo per tutta la vita.
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Tiroide: punti chiave

Prima di definire le caratteristiche della tiroidite di Hashimoto, occorre ricordare brevemente alcune nozioni relative alla ghiandola tiroidea:

  • La tiroide è una piccola ghiandola endocrina, situata nella regione anteriore del collo, davanti e lateralmente alla laringe ed alla trachea. I principali ormoni che essa produce - la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3) - controllano le attività metaboliche e sono responsabili del corretto funzionamento della maggior parte delle cellule dell'organismo.
  • Più nel dettaglio, gli ormoni tiroidei segnalano quanto veloce deve lavorare l'organismo e come deve usare le sostanze alimentari e chimiche, per produrre energia e svolgere correttamente le proprie funzioni. Non solo: la tiroide interviene nei processi di accrescimento e sviluppo di molti tessuti e stimola le attività cellulari, ottimizzando, in particolare, le funzioni dell'apparato cardiovascolare e del sistema nervoso.
  • La produzione ormonale tiroidea è attivata e disattivata tramite un sistema a retroazione (feed-back). Tra i vari fattori che intervengono in tale meccanismo, l'ormone stimolante la tiroide (TSH) è responsabile del mantenimento della concentrazione degli ormoni tiroidei stabile nel circolo sanguigno.

Cause

Tiroidite di Hashimoto: quali sono le cause?

La tiroidite è un processo infiammatorio a carico della tiroide (ne abbiamo parlato qui); ne esistono diverse forme, la più comune delle quali è la tiroidite di Hashimoto, rientra nel gruppo delle tiroiditi autoimmuni.

La tiroidite di Hashimoto è provocata, infatti, da un'attivazione anomala del sistema immunitario, che attacca con anticorpi le cellule della tiroide, non riconoscendole più come proprie. Come tale, la tiroidite di Hashimoto è considerata una malattia autoimmune, perché il corpo agisce come se la tiroide fosse un tessuto estraneo.

In risposta all'aggressione del sistema immunitario, le cellule della tiroide sviluppano un processo infiammatorio cronico, che in molti casi sopprime progressivamente la funzione della ghiandola. Non a caso, la tiroidite di Hashimoto è la più comune causa di ipotiroidismo.

Cosa innesca la reazione autoimmune?

Le ragioni per cui il sistema immunitario (che normalmente lo protegge e lo aiuta a

combattere le infezioni) produce anticorpi che attaccano la tiroide fino a renderla incapace di produrre sufficienti quantità di ormoni, non sono state ancora completamente chiarite. Nella tiroidite di Hashimoto, tale aggressione sembra avere origini multifattoriali ed è stata messa in relazione, ad esempio, con fattori:

  • Ereditari
  • Dietetici (l'improvviso aumento dell'apporto di iodiopuò aggravare il processo autoimmune)
  • Sesso (è più comune nelle donne rispetto agli uomini, con un rapporto 5-10:1)
  • Età (è tipica della seconda età adulta).

La tiroidite di Hashimoto si associa, inoltre, spesso ad altre malattie autoimmuni (celiachiadiabete di tipo Imorbo di Addisonvitiligineartrite reumatoide ecc.).

Nella seconda decade di vita, interessa circa l'uno-due percento della popolazione, mentre tra i cinquanta ed i sessant'anni si riscontra fino al 3-4% dei soggetti.

Il termine "di Hashimoto" deriva dal primo medico giapponese, il Dr. Hakaru Hashimoto, che nel 1912 descrisse il primo caso di tiroidite con infiltrazione leucocitaria, oggi conosciuta anche come tiroidite cronica autoimmune.

Sintomi e complicanze

Tiroidite di Hashimoto: come si presenta?

La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune cronica, quindi presente per tutta la vita. L'esordio è lento e spesso completamente asintomatico, ma può associarsi alla comparsa del gozzo.

Paradossalmente, nella fase iniziale della tiroidite cronica di Hashimoto, si possono riscontrare alcuni sintomi tipici della presenza di un eccesso di ormoni tiroidei in circolo. In seguito, questa malattia autoimmune predispone ad una disfunzione della tiroide, più frequentemente nel senso di un ipotiroidismo sempre più marcato e irreversibile. Infatti, ricordiamo che la tiroidite di Hashimoto è tra le cause più frequenti di ipotiroidismo primario. 

Sintomi tiroidite di Hashimoto: quali sono?

Le manifestazioni cliniche della tiroidite di Hashimoto variano in maniera considerevole a seconda dello stadio della malattia e alla conseguente gravità dell'ipotiroidismo.

In un primo momento, il paziente può notare sintomi come debolezza e facile affaticamento, mentre in un secondo momento la tiroidite di Hashimoto si fa più invalidante: possono comparire, ad esempio,

Hashimoto: possibile complicanze e disturbi associati

In risposta alla diminuzione dei livelli ematici degli ormoni tiroidei, l'ipofisi (la piccola centralina che regola la funzionalità del sistema endocrino) cerca di compensare tale deficit stimolando la tiroide ad accelerare la sua attività. Per far questo, l'ipofisi, aumenta la secrezione di TSH (ormone stimolante la tiroide), che a lungo andare provoca un ingrandimento compensatorio della ghiandola. Per questo motivo, la tiroidite di Hashimoto può accompagnarsi a gozzo, un rigonfiamento vistoso nella regione anteriore del collo causato dall'aumento di volume della tiroide; oltre alle ripercussioni estetiche e psicologiche, un gozzo di importanti dimensioni può determinare problemi respiratori e di deglutizione. Prima della sua comparsa, quando la malattia si trova ancora in uno stadio precoce, il paziente colpito da tiroidite può quindi percepire una sensazione di tensione nella regione anteriore del collo.

Il gozzo è una delle complicanze tardive del morbo di Hashimoto e come gli altri segni che vedremo in seguito, può essere efficacemente prevenuto tramite un'adeguata terapia sostitutiva. A causa degli aumentati livelli di colesterolo LDL, un soggetto colpito da questa malattia, che non sia stato adeguatamente trattato, presenta un elevato rischio cardiovascolare, ulteriormente aumentato da una possibile cardiomegalia (aumento di volume patologico del cuore).

Nel morbo di Hashimoto in stadio avanzato è comune anche una severa depressione.

Infine, un grave ipotiroidismo non adeguatamente trattato può condurre a mixedema, in cui il volto del paziente (bocca semiaperta, pelle spessa e rugosacapelli e sopracciglia scarse), la sua pelle (giallognola, spessa, pallida, fredda e secca) e le unghie (secche e fragili) assumono un caratteristico aspetto.

Durante l'evoluzione della tiroidite si possono avere anche dei periodi transitori caratterizzati da ipertiroidismo, cioè da un eccesso di ormoni tiroidei nel sangue, a causa della rottura dei follicoli lesionati dal processo autoimmune.

Interessante è notare che, spesso, i pazienti con questa forma di tiroidite presentano altre malattie autoimmuni associate ed esiste una percentuale di rischio connessa alla familiarità.

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Diagnosi

La diagnosi della tiroidite di Hashimoto può essere formulata basandosi su:

  • Anamnesi accurata del paziente;
  • Presenza di sintomi e segni di ipofunzione della ghiandola tiroidea;
  • Dosaggio delle concentrazioni sieriche di TSH, T4 libera (FT4) e T3 libera (FT3) dopo un semplice prelievo di sangue.

Il riscontro di Anticorpi anti-Tireoglobulina (Ab anti-TG) e Anticorpi anti-Tireoperossidasi (Ab anti-TPO) nel sangue consente di stabilire l'eziologia autoimmune dell'ipotiroidismo e l'opportunità di iniziare la terapia sostitutiva con L-Tiroxina (L-T4).

L'ecografia tiroidea, la scintigrafia e l'agoaspirato costituiscono un utile completamento per la valutazione del caso clinico, in quanto forniscono informazioni sulla morfologia e sulle capacità funzionali della tiroide.

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Esami per la diagnosi di tiroidite di Hashimoto

Oggi è possibile diagnosticare i disordini tiroidei in epoca particolarmente precoce, ancor prima che producano sintomi rilevanti. Nel caso della tiroidite di Hashimoto e delle altre forme di ipotiroidismo, è importante valutare i livelli ematici del già citato ormone stimolante la tiroide (TSH) e di quelli prodotti da questa ghiandola. Per quanto detto, la diagnosi di ipotiroidismo sarà positiva in presenza di elevati valori di TSH e bassi livelli di ormoni tiroidei. Per ottenere la conferma che si tratti di una tiroidite di Hashimoto è possibile eseguire appositi test anticorpali, ricercando nel sangue la presenza di immunoglobuline contro la tiroide perossidasi (un enzima normalmente presente nella ghiandola che partecipa alla sintesi degli ormoni tiroidei). Tale variazione può essere riscontrata quando il paziente è ancora eutiroideo, cioè quando la sua tiroide conserva la capacità di produrre sufficienti quantità di ormoni nonostante l'attacco immunitario (in questo caso è generalmente indicato il controllo periodico e non il trattamento). Altri anticorpi dosabili nel sangue sono quelli anti-tireoglobulina.

Il dosaggio del TSH plasmatico è particolarmente importante anche per monitorare la risposta del paziente alla terapia intrapresa.

T3

T4

TSH

INTERPRETAZIONE

Normale

Normale

Alto

Lieve ipotiroidismo

Basso o normale

Basso

Alto

Ipotiroidismo

Normale

Normale

Basso

Lieve ipertiroidismo

Alto o normale

Alto o normale

Basso

Ipertiroidismo

Basso o normale

Basso o normale

Basso

Ipotiroidismo secondario (ipofisario)

Cura e trattamento

Qual è il trattamento della tiroidite di Hashimoto?

Il trattamento della tiroidite di Hashimoto può basarsi sulla semplice osservazione (se si è in presenza di eutiroidismo), o sulla terapia ormonale sostitutiva (in presenza di ipotiroidismo). Questa si basa sull'utilizzo di levotiroxina, un analogo sintetico dell'ormone tiroxina (T4) prodotto dalla tiroide. La somministrazione orale quotidiana ristabilisce il normale livello plasmatico di ormoni tiroidei, risolve positivamente eventuali sintomi dell'ipotiroidismo e ne previene le complicanze. Il dosaggio impiegato è relativo al deficit ormonale, necessita di tempo per essere ottimizzato e può variare in base ai controlli ematici periodici. Non risulta invece efficace, ma potenzialmente dannosa, la terapia mirata alla risoluzione del disordine autoimmune, ad esempio tramite cortisonici e farmaci immunosoppressori.

In presenza di tiroidite di Hashimoto, la terapia ormonale sostitutiva dev'essere continuata per tutto il corso della vita.

Per mantenere costanti i livelli ormonali è necessario seguire la terapia con regolarità e tenere conto di eventuali interferenze derivanti dal contemporaneo utilizzo di altre medicine, integratori o particolari alimenti. Per questo, è necessario comunicare al proprio medico l'eventuale assunzione di derivati della soia in grandi quantità, alimenti ricchi di fibre ed integratori di ferro o di calcio (che si possono trovare anche nei comuni multivitaminici - multiminerali). Anche alcuni medicinali assunti per il trattamento dell'ulcera (sucralfato), dei bruciori di stomaco e del reflusso gastroesofageo (idrossido di alluminio), dell'ipercolesterolemia (colestiramina) e di problemi renali accompagnati da iperpotassiemia (sodio polistirene sulfonato) possono modificare l'azione terapeutica della levotiroxina impiegata nel trattamento della tiroidite.

Per approfondire: Tiroidite: cos’è? Sintomi, cause, forme e cura

Autore

Dott.ssa Giulia Bertelli

Dott.ssa Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici