Ultima modifica 02.10.2019
INDICE
  1. Generalità
  2. Cosa sono
  3. Perché si eseguono
  4. Cause
  5. Come si eseguono
  6. Considerazioni finali

Generalità

I test per daltonici sono esami non invasivi che consentono di rilevare eventuali difetti della percezione dei colori.

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In particolare, quest'indagini sono utili per lo screening e la diagnosi del daltonismo o di altre forme di discromatopsia, di origine genetica o acquisita.

  • Il daltonismo è una condizione congenita (cioè presente dalla nascita) caratterizzata da una visione a colori piuttosto limitata. Questo disturbo è causato da alterazioni genetiche che provocano la disfunzione dei coni (fotorecettori della retina). Nella maggior parte dei casi, i test per daltonici evidenziano che il daltonismo si manifesta come un deficit nella percezione del rosso e del verde.
  • Oltre a contribuire alla diagnosi del daltonismo, i test per daltonici sono utili per stabilire la presenza di un deficit del senso cromatico (discromatopsia) acquisito. Ciò significa che l'anomalia è secondaria ad altre patologie, come retinopatie, neuropatie o ictus con coinvolgimento dei centri visivi.

Nella maggior parte dei casi, i test per daltonici consistono nell'interpretazione delle tavole pseudo-isocromatiche o nell'ordinare una serie di dischetti colorati in sequenza tonale.

  • Più nel dettaglio, l'oculista utilizza abitualmente le tavole di Ishihara, dove numeri o simboli sono occultati all'interno di uno sfondo; i pazienti daltonici o con deficit acquisiti della visione dei colori non riescono a vedere alcune o tutte le figure nascoste nella matrice.
  • Per approfondire maggiormente le anomalie del senso cromatico, poi, viene eseguito il test di Farnsworth, che consiste nel disporre una serie di colori nella corretta successione tonale.

Altri test per daltonici possono supportare la diagnosi, stabilendo quale percezione cromatica risulta alterata nel paziente.

Cosa sono

I test per daltonici sono esami che permettono di valutare la presenza di alterazioni visive, per quanto riguarda la percezione dei colori.

Tale deficit visivo è associato ad un'anomalia funzionale delle cellule specializzate della retina deputate alla visione nitida e centrale, chiamate coni. Quando uno o più tipi di questi fotorecettori sono difettosi, infatti, la visione e la discriminazione dei colori risulta alterata.

Il test per daltonici maggiormente utilizzato nella pratica clinica prevede il ricorso alle tavole di Ishihara. Questa valutazione consiste nel sottoporre al paziente 38 tavole pseudo-isocromatiche, nelle quali una matrice di punti colorati di grandezza variabile definisce un numero o un simbolo (stella, cerchio o triangolo); in relazione agli sfondi, la figura non è facilmente riconoscibile dalle persone con determinate condizioni patologiche.

Altri test per daltonici consistono nel riconoscimento dei colori e delle loro varie sfumature.

La visione del colore: breve premessa

  • La visione dei colori dipende da:
    • Fenomeni fisici: proprietà dell'oggetto o della scena osservata e lunghezze d'onda della luce che raggiunge gli occhi di chi guarda;
    • Fenomeni fisiologici: caratteristiche dei fotorecettori retinici;
    • Fenomeni percettivi: elaborazione degli stimoli luminosi, sia a livello retinico, sia a livello corticale.
  • A livello anatomico, la capacità di percepire i colori si basa sulla presenza di tre tipologie di coni, che rispondono a particolari lunghezze d'onda nel campo della luce visibile. In questi fotorecettori, infatti, sono presenti tre tipi di proteine (opsine), che risultano rispettivamente sensibili ad uno stimolo di circa 420 nm (spettro del blu), 530 nm (verde) e 560 nm (rosso). In assenza di anomalie, dunque, i tre tipi di coni consentono la normale percezione dei colori.
  • In base alla composizione della radiazione emessa dall'oggetto osservato, i tre tipi di coni sono attivati in varie combinazioni e percentuali. Da questa interazione e dall'elaborazione cerebrale finale risulta, quindi, la visione tricromatica e la capacità di distinguere le varie sfumature. Lo stimolo contemporaneo e massimo dei coni fornisce la percezione del bianco.
  • Occorre segnalare che ciascun tipo di cono capta meglio ad una specifica lunghezza d'onda, ma ognuno di questi è anche in grado di rispondere entro una certa variazione, all'interno dello stesso spettro. Inoltre, gli spettri di assorbimento dei tre tipi di coni si sovrappongono parzialmente; per questo motivo, possono essere percepite molte sfumature di colore.
  • Persone prive di uno specifico tipo di cono perdono ovviamente la capacità di percepire alcuni colori, come accade nel daltonismo.

Perché si eseguono

I test per daltonici vengono eseguiti per valutare se il paziente vede correttamente i colori. Quest'esame permette di rilevare e porre la diagnosi di eventuali difetti della percezione cromatica (discromatopsie), stabilendone le caratteristiche (quali colori non sono definiti alla vista) e l'origine (congenita o acquisita).

Per svelare la presenza di questo difetto, l'oculista utilizza innanzitutto un esame non invasivo, detto test di Ishihara, che consiste nel riconoscere dei numeri che tendono a confondersi con lo sfondo o, per i bambini, individuare dei percorsi colorati.

Quando si esegue?

I test per daltonici vengono eseguiti quando si ipotizza che il paziente soffra di un'alterata visione dei colori, da cui risulta difficile distinguere le varie tonalità.

Nei bambini, il daltonismo può essere sospettato quando iniziano a disegnare, utilizzando alcuni colori in modo anomalo. A volte, però, il difetto passa inosservato e viene rilevato solo dopo un normale controllo dall'oculista (nota: il daltonismo è un disturbo di varia entità: l'attività di alcuni tipi di coni può essere ridotta o totalmente assente).

I test per daltonici nei pazienti affetti da una forma di discromatopsia acquisita permettono di accertare quali tonalità non riescono ad essere definite, la gravità del disturbo e come il difetto può influenzare la quotidianità.

Da chi sono eseguiti?

I test per daltonici sono eseguiti dall'oculista che è in grado di interpretarne i risultati e diagnosticare correttamente le alterazioni nella percezione dei colori.

Cause

Le alterazioni della percezione cromatica possono manifestarsi in varie forme.  

Più precisamente, si distinguono:

  • Acromatopsia: i soggetti che ne sono affetti non hanno alcuna percezione di tutti e tre i colori primari (rosso, verde e blu), in quanto hanno una visione monocromatica (cioè vedono "in bianco e nero").
  • Discromatopsia: deficit di percezione di uno dei tre colori primari (rosso, verde e blu); coloro che ne sono colpiti hanno una visione bicromatica (vedono solo due colori). Pertanto, le discromatopsie si dividono in cecità e parziale percezione per i colori fondamentali:
    • Protanopia e protanomalia (rispettivamente cecità e scarsa sensibilità per il colore rosso);
    • Deuteranopia e deuteranomalia (cecità e scarsa sensibilità al verde);
    • Tritanopia e tritanomalia (cecità e scarsa sensibilità al blu).

Nel primo caso, l'attività di alcuni tipi di coni è totalmente assente: ciò induce anopia, ovvero incapacità a percepire alcuni colori. Nel secondo caso, alcuni tipi di coni hanno una funzionalità ridotta e determinano anomalie nella visione dei colori (in pratica, le tonalità non sono completamente invisibili agli occhi di chi è affetto da questo particolare disturbo, ma vengono distinte solamente se molto accese e sature).

Daltonismo

Una particolare forma di discromatopsia di natura ereditaria è il daltonismo. Questo difetto determina una visione a colori limitata: basti pensare che le persone normali apprezzano più di 150 colori, mentre i daltonici ne distinguono circa 25.

La causa del daltonismo è un'alterazione dei fotorecettori, determinata da un gene aberrante che si trova sul cromosoma X: se questo è difettoso, nel maschio (XY) comparirà il disturbo, mentre nella femmina (XX) il secondo cromosoma X può sopperire al difetto del primo. Per questo motivo, le donne sono daltoniche soltanto nel raro caso in cui entrambi i cromosomi siano difettosi; in altre parole, si deve creare la condizione in cui il padre è daltonico e la una madre portatrice del gene difettoso.

Curiosità: da dove deriva il termine daltonismo?

"Daltonismo" deriva dal nome del ricercatore inglese John Dalton che per primo descrisse il disturbo di cui lui stesso soffriva nella relazione scientifica "Fatti straordinari legati alla visione dei colori" (1974). Lo scienziato si rese conto, infatti, che l'erba ed il sangue gli apparivano dello stesso colore; cominciò così ad indagare quali differenze ci fossero tra lui e le altre persone. Dalton era affetto da discromatopsia rosso-verde o, più precisamente, da deuteranopia (insensibilità al colore verde).

Deficit del senso cromatico acquisiti

Le forme acquisite di discromatopsia sono spesso un sintomo di malattie degli occhi, lesioni delle vie ottiche e patologie del cervello.

L'insensibilità per un determinato colore, riscontrata con i test per daltonici, è correlata alla localizzazione del processo patologico; ad esempio: un danno al nervo ottico compromette soprattutto la visione del rosso-verde, mentre il coinvolgimento della retina tende ad influenzare la percezione del blu-giallo. 

Un alterato senso cromatico si può evidenziare in soggetti affetti da degenerazione maculare (maculopatie), glaucoma, retinite pigmentosa e neuropatie ottiche. Difetti nel discriminare i diversi colori possono derivare da traumi cranici o da un ictus che ha colpito i centri visivi. Una lieve insensibilità blu-giallo può essere associata anche all'opacità del cristallino (cataratta).

I deficit possono derivare anche da patologie ed alterazioni sistemiche, come: sclerosi multipla, malattie del fegato, diabete, intossicazioni monossido di carbonio e reazioni avverse a certi farmaci (come antibiotici, antiepilettici e barbiturici).

Come si eseguono

I test per daltonici più frequentemente utilizzati per la diagnosi del daltonismo e di altre forme di discromatopsia comprendono le tavole pseudo-isocromatiche di Ishihara e l'esame di Farnsworth.

Il paziente che soffre di daltonismo presenterà, a seconda della gravità del suo disturbo, difficoltà lievi o più gravi nel riconoscere i colori primari e le relative sfumature.

Tavole di Ishihara

Per diagnosticare il daltonismo si utilizza abitualmente il test per daltonici di Ishihara, una serie di tavole disegnate per una rapida valutazione del riconoscimento dei colori. Più nel dettaglio, numeri o simboli sono occultati all'interno di uno sfondo colorato (spesso costituito da pallini beige-verdi). I pazienti daltonici o con deficit acquisiti della visione dei colori non riescono a vedere alcune o tutte le figure nascoste. Il test di Ishihara è utile soprattutto per rilevare il daltonismo rosso-verde. Le tavole sono appositamente graduate, quindi permettono di valutare l'entità del difetto.

Con i bambini, viene utilizzato lo stesso tipo di test per daltonici con un accorgimento: i numeri sono sostituiti con un disegno o un percorso da seguire con il dito.

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Test di Farnsworth

Per approfondire maggiormente le anomalie del senso cromatico, oltre alle tavole di Ishihara, il paziente viene sottoposto al test per daltonici di Farnsworth. L'esame consiste nell'ordinare in sequenza, secondo la tonalità, una serie di dischetti o altri oggetti di stessa luminosità e saturazione di colore. Questo test per daltonici è leggermente più complesso.

Altre valutazioni

  • Test HRR: simile al test per daltonici di Ishihara, l'esame approfondisce i deficit dell'asse blu-giallo, attraverso l'impiego di 24 tavole pseudo-isocromatiche.
  • Anomaloscopio di Nagel: consiste in un dispositivo che presenta la forma di un tubo con tre fessure, attraverso cui passano una luce gialla, una verde e una rossa; queste si proiettano su un campo circolare diviso in due metà. L'anomaloscopio di Nagel è usato per la valutazione della sensibilità cromatica: il paziente deve specificare le tonalità e la luminosità dei diversi colori. In questo modo, si accerta il grado di daltonismo.
    • Esempio: il giallo più o meno intenso risulta dall'accoppiamento di rosso e verde; la metà superiore dell'anomaloscopio di Nagel emette le luci rossa e verde, la metà inferiore quella gialla. Scopo di questo test per daltonici è bilanciare il rosso, il verde ed il giallo, variandone l'intensità con dei comandi, in modo da eguagliare il colore dei due semicampi.

Questo test per daltonici è utile per evidenziare soprattutto l'insensibilità o la cecità relative alla visione del rosso e del verde, criterio di esclusione per determinate attività lavorative (come, ad esempio, conducente di autobus, militare o pilota). Per esercitare alcune professioni è necessaria, infatti, una normale percezione del colore.

  • Applicazioni digitali: oltre ai test per daltonici "convenzionali", esistono strumenti di minore validità scientifica (es. applicazioni per dispositivi elettronici come cellulari o tablet) che possono consentire di autodiagnosticare eventuali difetti della percezione cromatica. Tuttavia, questa verifica non ha un valore diagnostico preciso: solo un'approfondita visita medico-oculistica può confermare l'esistenza del problema e stabilire la corretta diagnosi.

Considerazioni finali

  • I test per daltonici permettono l'individuazione del disturbo visivo della percezione cromatica. Questi sono utili soprattutto per venire a conoscenza del problema.
  • Considerata la base genetica che ne determina la presentazione, va ricordato che il daltonismo non è una condizione progressiva, quindi i test per daltonici non servono per verificare la degenerazione del disturbo visivo e non migliorano la gestione medica del problema.
  • Attualmente, infatti, non è possibile curare il daltonismo (per motivi genetici, manca un pigmento nei coni e, al momento, non è possibile inserirlo). Chi è affetto da questo disturbo può beneficiare, però, di lenti dotate di speciali filtri che aiutano a distinguere alcuni colori o modificare il loro contrasto, consentendo una percezione il più possibile simile a quella che hanno le persone non daltoniche.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici