Perché si parla di uno spray nasale contro il Coronavirus

Perché si parla di uno spray nasale contro il Coronavirus
Ultima modifica 18.11.2020
INDICE
  1. Introduzione
  2. Di cosa si tratta
  3. I lipopeptidi impediscono ai virus di infettare le cellule
  4. La sperimentazione sui furetti

Introduzione

Nel mese di Novembre si è iniziato a parlare di uno spray nasale come possibile cura per il Coronavirus. Si tratta più precisamente di un prodotto antivirale sviluppato dai ricercatori della Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons Anne Moscona e Matteo Porotto, professori del Dipartimento di Pediatria e direttori del Center for Host-Pathogen Interaction. Il motivo di tanto interesse è che la sperimentazione sui furetti ha mostrato la capacità dello spray di bloccare la trasmissione di SARS-CoV, suggerendo che potrebbe rivelarsi prezioso anche per la diffusione del coronavirus tra gli esseri umani. Ad oggi, comunque, la sperimentazione sugli esseri umani non è stata ancora avviata.

Di cosa si tratta

Il composto dello spray è un lipopeptide progettato per impedire al virus di entrare nelle cellule ospiti.  

Il lipopeptide antivirale è poco costoso da produrre, ha una lunga durata e non richiede refrigerazione. Queste caratteristiche lo distinguerebbero da altri approcci antivirali in fase di sviluppo, inclusi gli anticorpi monoclonali, e lo renderebbero un candidato ipoteticamente ideale per arrestare la diffusione del Covid-19 anche in aree del mondo più problematiche. Essendo trasportabile e stabile, infatti, si presta anche all'utilizzo nelle popolazioni rurali difficili da raggiungere.

Sottolineamo ancora una volta che la ricerca è un primissimo passo verso la sua applicazione sull'uomo, ma un articolo che descrive l'effetto del composto su un modello 3D di polmone umano è già stato pubblicato sulla rivista  mBio il 20 ottobre. In questo modello il composto è stato in grado di estinguere un'infezione iniziale, prevenire la diffusione del virus all'interno del polmone e non si è rivelato tossico per le cellule delle vie aeree.

Evoluzione di uno studio precedente

I ricercatori avevano già creato in precedenza lipopeptidi simili, piccole proteine ​​unite a una molecola di colesterolo o tocoferolo, per prevenire l'infezione delle cellule da parte di altri virus, tra cui i virus del morbillo, della parainfluenza e il virus Nipah. Quando SARS-CoV-2 si è diffuso a partire dall'inizio del 2020, hanno adattato il progetto al nuovo coronavirus. "Un aspetto fondamentale che vogliamo sottolineare è l'importanza di applicare la scienza di base allo sviluppo di trattamenti per i virus che colpiscono di volta in volta le popolazioni umane a livello globale. - affermano Anne Moscona e Matteo Porotto. - In questo caso i frutti della nostra ricerca precedente si sono rivelati preziosi e hanno portato alla rapida applicazione dei metodi a COVID-19".

I lipopeptidi impediscono ai virus di infettare le cellule

I lipopeptidi agiscono impedendo a un virus di fondersi con la membrana cellulare del suo ospite. Questo passaggio è compiuto da tutti i virus per infettare le cellule e non fa eccezione SARS-CoV-2 che, per fondersi, dispiega la sua proteina spike.

Il composto progettato da Anne Moscona e Matteo Porotto riconosce lo spike SARS-CoV-2, si incunea nella regione spiegata e impedisce proprio alla proteina spike di adottare la forma compatta necessaria per la fusione. 

La sperimentazione sui furetti

La sperimentazione da parte dei ricercatori della Columbia è avvenuta sui furetti, spesso usati negli studi sulle malattie respiratorie perché i loro polmoni hanno caratteristiche molto simili a quelle degli esseri umani. 

Anche nel caso dell'infezione da SARS-CoV-2 si sono rivelati altamente suscettibili, vista l'alta diffusione del virus tra uno e l'altro.

Nello studio il 100% di quelli non trattati è stato infettato dai compagni di gabbia in uno spazio che, per dimensioni e distanze possibili, può essere paragonato a quello di un letto o di una stanza piccola.

Durante gli esperimenti, il lipopeptide è stato somministrato nel naso di sei animali. Le coppie di furetti trattati sono state messe in una gabbia insieme a due furetti che hanno ricevuto uno spray nasale salino e a un furetto infettato da SARS-CoV-2.

Dopo 24 ore di intenso contatto diretto tra gli animali, i test hanno rivelato che nessuno dei furetti trattati ha contratto il virus dal compagno di gabbia infetto e che la loro carica virale è rimasta esattamente zero. Tutti gli animali a cui era stato somministrato solo lo spray salino, invece, si sono rivelati altamente infetti.

I lipopeptidi sono facilmente somministrabili

Alla luce di questi risultati, i ricercatori suggeriscono quindi che questi peptidi potrebbero essere utilizzati in qualsiasi situazione in cui una persona non infetta rischi di esporsi - in famiglia, a scuola, in ambiente sanitario o comunità - alla contrazione del coronavirus. 

"Anche in uno scenario ideale con ampi segmenti della popolazione vaccinata - e con piena fiducia e rispetto delle procedure di vaccinazione - questi spray antivirali potrebbero costituire un importante complemento per proteggere gli individui e controllare la trasmissione", affermano.

L'antivirale è facilmente somministrabile e, in base all'esperienza degli scienziati con altri virus respiratori, la protezione sarebbe immediata e durerebbe per almeno 24 ore. A beneficiarne potrebbero essere soprattutto le persone che non possono essere vaccinate o che non sviluppano l'immunità.

Quello sui furetti, però, è stato solo il primo step. Ora gli scienziati sperano di far avanzare rapidamente l'approccio preventivo alle sperimentazioni sugli esseri umani, con l'obiettivo di contenere la trasmissione durante questa pandemia

La speranza, è quella di tornare tutti presto a una vita normale e smettere di passrae troppe ore davanti ai device tecnologici, che rischiano di rovinare la nostra vista