Sindrome post-Covid: cos'è e come fronteggiarla

Ultima modifica 08.02.2021
INDICE
  1. Cos'è la sindrome post Covid
  2. Motivi: tutte le ipotesi
  3. Cosa fare in caso di sindrome post-Covid

In Italia, dall'inizio della pandemia di Covid-19, risultano guarite oltre 1.600.000 persone, che, dopo aver affrontato la patologia con sintomi più o meno gravi, si sono negativizzate.

Un'ottima notizia che, tuttavia, si collega a un'altra dai contorni ancora da definire: l'incidenza sempre più elevata di persone colpite dalla così detta "sindrome post-Covid".

Cos'è la sindrome post Covid

Con sindrome post-Covid si intendono una serie di problemi fisici che colpiscono tra il 50 e l'80% di coloro che sono usciti dall'infezione, indipendentemente dal livello di gravità con cui ne siano stati colpiti.

I sintomi che la caratterizzano sono diversi ma i più comuni sono stanchezza cronica, dolori muscolari, difficoltà respiratorie, problemi cardiaci. Tutte problematiche che in molti casi rimangono per diversi mesi dopo la guarigione e che quindi possono risultare debilitanti, abbassando la qualità di vita e impattando sulle performance lavorative dei soggetti coinvolti.

«Recentissimi studi hanno dimostrato che il più ricorrente dei sintomi, la stanchezza, è presente in circa l'80% dei pazienti studiati. Molti hanno persino difficoltà a salire un piano di scale o ad alzarsi dal letto. Seguono: la dispnea (o fame d'aria) che è presente nel 65% dei casi, e i dolori diffusi (incluso al torace) riferiti nel 5% dei casi», spiega il Dr. Evasio Pasini, Medico Cardiologo e Patologo Clinico, già professore a.c. Università degli Studi di Brescia, in prima linea sui pazienti Covid di Brescia, co-autore del libro "Il coraggio e la passione - Brescia e il Covid-19", edito da Fondazione Spedali Civili di Brescia.

Motivi: tutte le ipotesi

Una volta guariti dal Covid-19 i pazienti si aspettano di tornare rapidamente in forma ma in molti casi non è così, e sui motivi di malessere anche diverso tempo dopo l'ultimo tampone negativo non esistono ancora certezze assolute. «L'ipotesi più semplice, a cui si è subito pensato è l'alterazione della disponibilità di ossigeno nel sangue, dovuta ad una riduzione della diffusione polmonare, secondaria ad un danno permanente o di lenta risoluzione dell'interstizio polmonare, conseguente alla polmonite virale acuta. - continua Evasio Pasini - Tale ipotesi non convince però totalmente visto che questo problema colpisce anche chi nel corso della malattia non ha riscontrato insufficienze respiratorie acute».

Sotto osservazione le alterazioni metaboliche delle cellule colpite

Un'altra ipotesi potrebbe quindi essere legata alle modalità di replicazione del virus. «Come ogni altro Virus, anche il Covid-19 attacca le cellule del nostro corpo, formate da molte molecole, tra le quali le proteine, a loro volta costituite da catene di aminoacidi, e le scinde per utilizzare gli aminoacidi così disponibili per poter creare nuovi virioni identici al virus di partenza. Come prima cosa il virus attacca e penetra all'interno della cellula. In seguito avviene la fase di svestimento, durante la quale il virus libera il suo patrimonio genetico e lo inserisce nel messaggio genetico della cellula, mandando "falsi messaggi" alla cellula stessa, che mette a disposizione tutte, o parte delle sue risorse per assemblare nuovi virus detti virioni. Sia l'attacco diretto del virus sia alcuni processi successivi causano importanti alterazioni metabolico/strutturali delle cellule colpite, che perdono le proprie capacità metaboliche/funzionali, e serve tempo perché ripristini il proprio patrimonio sia strutturale sia energetico per ritornare a svolgere le proprie normali attività. È importante sottolineare che il Covid-19 attacca quasi tutte le cellule del nostro corpo. I sintomi clinici sono prevalentemente polmonari perché il virus entra con il respiro e la prima nostra struttura anatomica che incontra è il polmone»

Cosa fare in caso di sindrome post-Covid

Prima di pensare a una terapia è necessario essere certi di essere di fronte a una sindrome post Covid, rilevabile solo dal medico e dopo essersi sottoposti a una serie di esami specifici.

Se al termine degli accertamenti si è sicuri di avere questo problema «si potrà intervenire rinforzando le vie metaboliche cellulari grazie all'attività fisica e supportando attivamente la neo-formazione di quelle molecole, come le proteine, che sono state "scippate" dal Virus.

Un'integrazione ad hoc con aminoacidi e vitamine, là dove si evidenzino carenze, è il primo passo da compiere. Successivamente, e sempre sotto controllo di un medico specialista, fare riabilitazione motoria adeguata e introdurre supporti nutrizionali quantitativamente adeguati ai bisogni cellulari, aiuta notevolmente il recupero».

Come integrare gli aminoacidi

Nella parte alimentare della terapia, l'apporto di aminoacidi è fondamentale. «I 9 Aminoacidi detti "essenziali", Leucina, Isoleucina, Valina, Lisina, Metionina, Fenilalanina, Treonina, Triptofano, Istidina, devono essere assunti categoricamente con l'alimentazione o con gli integratori in quanto il nostro metabolismo non è in grado di sintetizzarli. Al contrario, gli altri aminoacidi, detti "Non Essenziali", possono essere sintetizzati partendo dalle varie molecole già disponibili. Dobbiamo inoltre ricordare che l'azoto contenuto negli aminoacidi "non essenziali" "pesa" sui reni, dove si accumula, costituendo sostanza di scarto che può intasare i sistemi di smaltimento rendendo meno efficiente la sintesi proteica. Ecco perché, meglio di un'alimentazione iper-proteica, che può causare problemi a livello renale, ideale sarebbe assumere una miscela di singoli aminoacidi essenziali "human tailored", cioè specifici per gli esseri umani ed altamente biodisponibili», conclude il Dr. Pasini.