Sindrome di Rett: cos'è, cause, sintomi
Cos'è la Sindrome di Rett?
La sindrome di Rett è una malattia rara dello sviluppo neurologico che colpisce prevalentemente individui di sesso femminile; mentre molto più raramente vengono colpiti pazienti di sesso maschile.
Si stima che l'incidenza della sindrome fra le bambine sia di 1 su 10.000-15.000.
Generalmente, la sindrome di Rett si manifesta dopo i primi 6-18 mesi di età, periodo durante il quale la bambina sembra svilupparsi in maniera normale.
Cause
Sindrome di Rett cause: da cosa è provocata questa malattia?
La sindrome di Rett è generalmente causata da una mutazione a carico del gene MECP2 - situato sul cromosoma X - che codifica per la sintesi della proteina MeCP2 (methyl-CpG binding protein 2). Questa proteina è fondamentale nello sviluppo del cervello ed è in grado di consentire o bloccare l'espressione di altri geni codificanti per altre proteine.
In pazienti con sindrome di Rett, la proteina MeCP2 non funziona correttamente o è assente, determinando così anomalie nella trascrizione dei geni che, in condizioni di normalità, dovrebbe invece regolare.
Nella stragrande maggioranza dei casi, le mutazioni sono spontanee e casuali; solo in meno dell'1% dei casi la mutazione viene ereditata.
Tuttavia, la mutazione di cui sopra potrebbe non essere l'unica responsabile dell'insorgenza della sindrome di Rett. Difatti, benché una mutazione singola sul gene MECP2 sia la causa più comune della sindrome in questione, si è ipotizzato che nell'insorgenza della malattia potrebbero esservi anche: delezioni parziali del gene MECP2, mutazioni in altri punti dello stesso MECP2 o mutazioni a carico di altri geni.
Sindrome di Rett sintomi: quali sono?
Benché l'età di comparsa della sintomatologia, il suo decorso e la sua gravità possano variare da bambina a bambina, in genere, i primi sintomi della sindrome di Rett si manifestano a partire dai 6 mesi di età; mentre a partire dai 12-18 mesi i cambiamenti divengono più evidenti.
La sindrome di Rett tende a manifestarsi con un iniziale rallentamento dell'apprendimento di nuove abilità e con un blocco di quelle già acquisite associato ad un rallentamento dello sviluppo del cranio; difatti, molte bambine colpite dalla sindrome presentano una circonferenza cranica inferiore rispetto alle bambine non affette dalla sindrome. Questa differenza nella dimensione del cranio tende a divenire evidente proprio dopo i 6 mesi di età; inoltre, le pazienti affette dalla sindrome di Rett possono presentare un ridotto sviluppo anche di altre aree corporee.
In seguito, si assiste alla comparsa di una fase di regressione con perdita delle abilità acquisite fino a quel momento, isolamento sociale e comparsa di movimenti ripetitivi delle mani (stereotipie) che rappresentano uno dei tratti distintivi della malattia.
Dopo questa fase di regressione compaiono altri problemi di sviluppo, per poi arrivare ad un periodo in cui la malattia sembra stabilizzarsi. Nonostante ciò, con il passare del tempo, insorgono sintomi sistemici multipli che complicano ulteriormente la vita delle persone colpite.
Per fornire una panoramica generale, di seguito saranno ricordati alcuni dei sintomi che possono manifestarsi nelle pazienti affette da sindrome di Rett:
- Rallentamento dello sviluppo cerebrale;
- Perdita delle capacità motorie e delle capacità coordinative;
- Perdita delle capacità di comunicazione e di pensiero;
- Movimenti anomali delle mani, generalmente ripetitivi;
- Movimenti oculari anomali (ad esempio, osservare a lungo, sbattere le palpebre o chiudere un occhio alla volta);
- Irritabilità;
- Problemi respiratori (ad esempio, espirazione forzata, iperventilazione, apnea; tali problematiche, di solito, si verificano durante le ore di veglia e non durante il sonno);
- Alterazioni del comportamento o comportamenti anomali (ad esempio, improvvise espressioni facciali, innalzamento del tono della voce, risata inappropriata, urla, ecc.);
- Scoliosi o cifosi;
- Alterazioni del battito cardiaco;
- Costipazione;
- Attacchi convulsivi.
È bene precisare che la comparsa dei sopra citati sintomi tende a seguire l'evoluzione della malattia che verrà meglio illustrata nel capitolo successivo.
Evoluzione della Sindrome di Rett
La sintomatologia della malattia può comparire e svilupparsi in diversi momenti della vita delle bambine colpite. L'evoluzione della malattia viene descritta in quattro differenti fasi o stadi che, tuttavia, possono differire da paziente a paziente per durata e severità dei sintomi manifestati. Entriamo più nel dettaglio.
Fase 1 o primo stadio (esordio precoce)
La prima fase inizia fra i 6 e i 18 mesi di età e, generalmente, ha una durata complessiva di alcuni mesi. Si caratterizza per un rallentamento nello sviluppo della scatola cranica, che appare più piccola del normale, e per un lieve rallentamento dello sviluppo psicomotorio. Purtroppo, in questa fase iniziale i sintomi possono essere subdoli e per questo non percepiti oppure trascurati.
In questo periodo, le bambine possono manifestare:
- Perdita di interesse per i giocattoli;
- Un minor contatto visivo;
- Ritardi nel gattonare o nel sedersi.
Fase 2 o secondo stadio (regressione dello sviluppo)
La seconda fase è compresa fra i 12 mesi e i 4 anni di età e il suo esordio può essere graduale, oppure repentino.
In questo periodo si assiste alla perdita della capacità di comunicare verbalmente, alla perdita delle abilità manuali e dell'uso funzionale delle mani stesse, con comparsa delle stereotipie (movimenti ripetitivi che ricordano l'atto di lavare le mani, oppure l'applaudire, o ancora, il portare le mani alla bocca).
La deambulazione subisce modificazioni, diventando instabile e accompagnata da scatti improvvisi o movimenti bruschi. Possono altresì comparire:
- Problemi respiratori, come iperventilazione o apnee;
- Difficoltà della masticazione, della deglutizione e nell'assimilazione del cibo, con conseguente riduzione del peso corporeo;
- Stitichezza;
- Bruxismo;
- Agitazione e irritabilità;
- Disturbi del sonno.
Si registra, inoltre, l'insorgenza di aprassia e possono comparire caratteristiche simili a quelle dei disturbi dello spettro autistico, come ad esempio, compromissione della comunicazione e dell'interazione sociale.
Fase 3 o terzo stadio (stadio pseudo stazionario)
La terza fase ha inizio fra i 2 e i 10 anni e può protrarsi per diversi anni. In questo periodo si verifica una sorta di stabilizzazione della malattia, dove si può assistere ad una riduzione dell'irritabilità, del pianto e dei sintomi analoghi a quelli dei disturbi dello spettro autistico.
Può esserci un miglioramento della capacità di comunicazione con occhi e mani, un aumento dell'attenzione e dell'interesse verso il mondo circostante.
Di contro, possono comparire altri sintomi, quali attacchi convulsivi o crisi simil-epilettiche, scoliosi o cifosi.
Fase 4 o quarto stadio (fase di deterioramento tardo-motorio)
L'ultima fase può durare diversi anni e si caratterizza per la comparsa di riduzione o peggioramento della mobilità, debolezza muscolare, rigidità o spasticità, associate alla comparsa o al peggioramento della scoliosi.
Solitamente, le capacità comunicative e di utilizzo delle mani in questo stadio non peggiorano ulteriormente, i movimenti ripetitivi delle mani possono, al contrario, diminuire, l'uso degli occhi e dello sguardo per scopi comunicativi si accentua, mentre la comunicazione verbale può venire meno, così come si può assistere all'arresto della deambulazione.
Forme atipiche della Sindrome di Rett
Quanto finora detto fa riferimento a quella che viene comunemente chiamata forma classica - o tipica - della sindrome di Rett. Tuttavia, sono state identificate anche altre varianti - definite forme atipiche - nelle quali i sintomi possono manifestarsi in maniera differente, in maniera più o meno severa e con tempistiche diverse. Fra queste forme, ne ricordiamo alcune:
- Varante a linguaggio conservato: presenta un fenotipo meno grave e si caratterizza per un decorso clinico più favorevole nel quale le bambine possono recuperare il parziale utilizzo delle mani e la capacità di esprimersi verbalmente utilizzando alcune parole o frasi brevi.
- Variante congenita: si tratta di una variante associata a mutazioni del gene FOXG1 localizzato sul cromosoma 14; in questa forma il ritardo psicomotorio è evidente fin dai primi mesi di vita.
- Variante con convulsioni a esordio precoce: è associata a una mutazione del gene CDLK5 e si caratterizza per la comparsa di convulsioni prima del periodo di regressione.
- Variante a regressione tardiva: è una variante che si osserva molto raramente, si caratterizza per un ritardo mentale di grado medio che si protrae nel tempo; in seguito, in età scolare, può verificarsi la regressione e comparire la sintomatologia della forma tipica.
- "Forme fruste": i segni clinici di queste forme sono più sfumati e i sintomi tendono ad essere più lievi. In questi casi l'esordio può avvenire tardivamente, anche dopo i 4 anni di età.
Diagnosi
Come si diagnostica la Sindrome di Rett?
La diagnosi della sindrome di Rett si basa sulla valutazione clinica del paziente, osservando attentamente lo sviluppo e le fasi di crescita del bambino.
In caso di sospetta sindrome di Rett, questa può essere confermata basandosi su criteri diagnostici ben definiti da linee guida e su test genetici per valutare la presenza della mutazione ritenuta responsabile della malattia.
Criteri diagnostici
Fra i principali criteri diagnostici per la sindrome di Rett forniti dalle linee guida del National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS) degli Stati Uniti, ricordiamo:
- Perdita di tutte o di parte delle abilità manuali;
- Movimenti ripetitivi delle mani;
- Perdita parziale o totale del linguaggio parlato;
- Anomalie nella deambulazione (incluso, andamento in punta di piedi o camminata instabile).
Vi sono anche criteri diagnostici di supporto che possono contribuire alla diagnosi della sindrome, ma solo se ci si trova anche in presenza dei suddetti criteri diagnostici principali. Difatti, ad una bambina che manifesta solo i criteri diagnostici di supporto e non quelli principali non può essere diagnosticata la sindrome di Rett. Ad ogni modo, fra gli esempi di criteri diagnostici di supporto forniti dal NINDS, ricordiamo:
- Scoliosi;
- Bruxismo;
- Anomalie/disturbi del sonno;
- Mani e piedi piccoli rispetto all'altezza;
- Mani e piedi freddi;
- Alterazioni del tono muscolare;
- Intensa comunicazione oculare;
- Risate o urla inappropriate.
Diagnosi differenziale
Nell'ambito della valutazione di un paziente per la sindrome di Rett, è molto importante che vengano effettuate tutte le visite e le analisi del caso per escludere che la sintomatologia manifestata sia causata da altri disturbi o malattie.
Più nel dettaglio, la diagnosi differenziale va posta nei confronti di disturbi o patologie quali:
- Altri disordini genetici;
- Disturbi di tipo degenerativo;
- Paralisi cerebrale;
- Danno cerebrale prenatale;
- Disturbi del sistema nervoso causati da traumi o infezioni;
- Disturbi dello spettro autistico;
- Problemi della vista e/o dell'udito.
Quali esami ed analisi può utilizzare il medico per diagnosticare la Sindrome di Rett?
Fra le analisi e gli esami cui il medico può ricorrere per effettuare la diagnosi di sindrome di Rett o per escluderne la presenza, a seconda dei casi, ricordiamo:
- Analisi del sangue;
- Analisi delle urine;
- Test per la misurazione della velocità di conduzione degli impulsi nervosi;
- Tecniche di imaging, come la risonanza magneticao la tomografia computerizzata (TC);
- Test dell'udito;
- Elettroencefalogramma;
- Esame oculistico;
- Test genetici.
Lo sapevi che…
A gennaio 2023, è stato concesso un finanziamento ad un progetto coordinato dall'Azienda ospedaliero-universitaria Senese (Aous) e che vede il coinvolgimento dell'Istituto Superiore di Sanità (col Centro di riferimento per le Scienze comportamentali e la Salute mentale), dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del CNR e dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Associazione oasi Maria SS. Onlus" di Troina, il cui intento è quello di approfondire le conoscenze e migliorare la diagnosi precoce della sindrome di Rett.
Più nel dettaglio, come si legge sul sito ufficiale dell'Istituto Superiore di Sanità, gli obiettivi del progetto sono:
- Caratterizzare lo sviluppo fenotipicoprecoce tramite l'uso di tecniche di intelligenza artificiale per l'identificazione dei neonati a rischio di sviluppare la RTT;
- Identificare le caratteristiche molecolariprecoci della RTT nel cervello che potrebbero avere impatto sul decorso clinico;
- Identificare varianti genetichenello stesso gene MECP2 o in altri geni che potrebbero contribuire dalle prime fasi di sviluppo alla manifestazione della malattia e alla variabilità clinica.
Quando rivolgersi al medico?
I sintomi iniziali della sindrome di Rett, come già detto, possono essere subdoli e spesso difficilmente individuabili o trascurati.
Tuttavia, il medico andrebbe consultato immediatamente nel caso in cui si notino cambiamenti /alterazioni come:
- Rallentamento della crescita della testa o di altre parti del corpo del bambino;
- Diminuzione della coordinazione o alterazioni dei movimenti (come, per esempio, movimenti ripetitivi della testa);
- Riduzione del contatto visivo o perdita d'interesse nella normale attività di gioco;
- Ritardo nella parola o perdita precoce delle abilità di parola;
- Problemi di comportamento o sbalzi d'umore marcati;
- Evidente perdita di abilità precedentemente acquisite nelle capacità motorie.
Trattamenti e cure
Sindrome di Rett: esiste una cura? Quali sono i trattamenti?
Purtroppo, ad oggi, non esiste una cura definitiva per la sindrome di Rett.
Il trattamento attualmente praticato prevede il ricorso ad un approccio multidisciplinare allo scopo di ridurre e gestire i sintomi del paziente e migliorare gli aspetti che possono essere compromessi dalla malattia. In altri termini, il trattamento mira a migliorare la qualità della vita di chi soffre della sindrome in questione.
Ad esempio, potrebbe essere necessario ricorrere all'uso di farmaci per il trattamento di sintomi come le convulsioni, i problemi motori o le difficoltà respiratorie. La scoliosi, invece, deve essere monitorata e, in alcuni casi particolarmente gravi, potrebbe essere necessario il ricorso all'intervento chirurgico. Discorso simile per quel che concerne i problemi cardiaci che devono essere tenuti sotto controllo.
Molto importanti sono anche la terapia occupazionale e la terapia fisica, la terapia della comunicazione e la terapia cognitiva.
Possono rivelarsi altresì utili la musicoterapia e la pet-therapy.
Infine, anche il supporto nutrizionale riveste un ruolo molto importante nell'ambito del trattamento delle pazienti con sindrome di Rett.
Gli specialisti di riferimento spaziano dal pediatra al neurologo infantile, passando per lo psicoterapeuta e il logopedista, fino ad arrivare all'ortopedico e al fisioterapista.
In Italia, inoltre, sono presenti diverse associazioni che forniscono supporto ai pazienti affetti dalla sindrome e ai loro famigliari.
Prognosi
Sindrome di Rett aspettative di vita: quali sono?
La prognosi della sindrome di Rett può essere variabile da paziente a paziente.
Con il supporto di un team medico multidisciplinare, le bambine possono sopravvivere fino alla piena età adulta. Purtroppo, trattandosi di una malattia rara, risulta difficile fare previsioni sulla prognosi a lungo termine e sull'aspettativa di vita. Vi sono pazienti con sindrome di Rett che raggiungono i 40-50 anni di età, ma - per i motivi sopra citati - attualmente non è possibile fare stime affidabili sull'aspettativa di vita oltre i 40 anni.