Sedazione Palliativa: cos'è, quando si fa, come funziona

Sedazione Palliativa: cos'è, quando si fa, come funziona
Ultima modifica 14.07.2022
INDICE
  1. Che cos'è la Sedazione Palliativa?
  2. Cosa NON è la Sedazione Palliativa
  3. Come funziona?
  4. Quando si fa?
  5. Quali farmaci si usano?
  6. Dove si fa

Che cos'è la Sedazione Palliativa?

La sedazione palliativa è un atto terapeutico messo in pratica nell'ambito delle cure palliative che consiste nel praticare l'intenzionale riduzione della coscienza e dello stato di vigilanza di un paziente allo scopo di alleviare o eliminare sintomi refrattari da esso presentati, siano essi fisici o psichici.

Come si vedrà nel corso dell'articolo, la sedazione palliativa può essere fatta in differenti modalità e può avere una differente durata nel tempo; in qualsiasi caso, essa si effettua in presenza di patologie inguaribili in stadio avanzato.

Dal punto di vista legislativo, il riferimento normativo alla sedazione palliativa si ritrova soprattutto nella legge 15 marzo 2010 numero 38 e nella legge 22 dicembre 2017 numero 219.

Sedazione Palliativa Shutterstock

Lo sapevi che…

La sedazione palliativa viene anche definita "sedazione terminale"; tuttavia, non tutti sono concordi nell'utilizzare una simile terminologia. Questo perché si ritiene che l'espressione "terminale" possa creare confusione ed equivoci, in quanto potrebbe portare a pensare che si tratti di un intervento che porta alla fine della vita del paziente, mentre così non è; oppure perché potrebbe indurre a credere che si tratti di un processo irreversibile, cosa - anche in questo caso - non corretta.

Cosa NON è la Sedazione Palliativa

La sedazione palliativa nulla ha a che vedere con la morte medicalmente assistita, eutanasia o suicidio assistito che sia.

Difatti, la sedazione palliativa presenta obiettivi diversi - quali alleviare stress e sofferenze del paziente - utilizza farmaci differenti, non comporta la perdita della vita della persona e nemmeno incide sulla sua durata residua.

Come funziona?

La sedazione palliativa prevede la somministrazione di farmaci che inducono, per l'appunto, una sedazione a quei pazienti che soffrono di una malattia inguaribile in stadio avanzato con sintomi - fisici e/o psichici - refrattari a tutte le opzioni terapeutiche conosciute e che, quindi, non possono essere gestiti in nessun altro modo.

Modalità con cui si può effettuare la Sedazione Palliativa

In funzione della condizione del paziente, della malattia che lo affligge e dei sintomi presentati, la sedazione palliativa può essere distinta in:

  • Sedazione superficiale o moderata: il paziente non è completamente privo di coscienza.
  • Sedazione profonda: si ha l'annullamento della coscienza del paziente.
  • Sedazione temporanea: la sedazione avviene per un periodo di tempo limitato.
  • Sedazione intermittente: la sedazione viene somministrata in base alle modificazioni delle circostanze che si verificano.
  • Sedazione continua: la sedazione viene protratta fino al decesso del paziente.

Sedazione Palliativa continua e profonda: cos'è?

La sedazione palliativa continua e profonda consiste nella somministrazione di farmaci che inducono la sedazione del paziente in dosaggi tali da portare all'annullamento della coscienza allo scopo di alleviarne le sofferenze incontrollabili che, altrimenti, risulterebbero intollerabili per l'individuo. Essendo continua, la sedazione in questione viene protratta fino alla morte dell'individuo.

In questo senso, si parla di sedazione palliativa profonda e continua nell'imminenza della morte.

Quanto dura la Sedazione Palliativa?

La durata della sedazione palliativa dipende sostanzialmente dalle condizioni del paziente e può variare da un caso all'altro. Può essere praticata per un periodo di qualche giorno, fino ad arrivare a settimane o mesi.

Quando si fa?

Quali condizioni devono essere presenti affinché si possa praticare la Sedazione Palliativa?

Come ribadito più volte, la sedazione palliativa si pratica per alleviare la sofferenza del paziente affetto da una malattia inguaribile in stadio avanzato che presenta sintomi refrattari.

Secondo la definizione della Società Italiana di Cure Palliative (SICP), si definisce sintomo refrattario "un sintomo che non è controllato in modo adeguato, malgrado sforzi tesi a identificare un trattamento che sia tollerabile, efficace, praticato da un esperto e che non comprometta lo stato di coscienza".

Il sintomo può, quindi, essere identificato come refrattario quando:

  • Non è possibile controllarlo mediante la somministrazione di un dosaggio adeguato e proporzionato di farmaci;
  • Ogni diverso o ulteriore intervento terapeutico di tipo non farmacologico non è in grado di apportare sollievo al paziente in un tempo accettabile, o non è in grado di apportare un sollievo tale da rendere la sofferenza provata dallo stesso tollerabile.

Per verificare le condizioni di cui sopra - quindi per stabilire la refrattarietà di un sintomo - è necessario l'intervento di un'équipe esperta in cure palliative composta da differenti figure, quali medici, infermieri e psicoterapeuti.

A quali sintomi è associabile la condizione di refrattarietà?

I sintomi cui può essere associata la condizione di refrattarietà possono essere sia fisici che psichici. Fra questi, ricordiamo:

Il concetto di refrattarietà, tuttavia, risulta meglio definibile per i sintomi fisici rispetto ai sintomi non fisici.

Per far sì che la sedazione palliativa possa essere effettuata, oltre alla presenza di sintomi refrattari, è necessaria la presenza del consenso informato del paziente. In quest'ultimo dovrà quindi essere progressivamente aumentata la consapevolezza nei confronti delle proprie condizioni e della propria prognosi e, allo stesso tempo, dovranno essere accolti i suoi desideri e le sue volontà. Tutto ciò deve avvenire in un contesto di fiducia fra lo stesso paziente, il medico che lo ha in cura, il personale sanitario e i suoi famigliari o caregiver. In questo modo, il consenso non è solamente "informato", bensì è condiviso.

Particolarmente importante è il rispetto dei desideri del paziente, anche quando sono diversi da quelli dei famigliari.

Sedazione Palliativa continua e profonda: quando si può praticare?

Affinché la sedazione palliativa continua e profonda possa essere messa in pratica devono quindi essere presenti alcune condizioni, quali:

  • Naturalmente, una patologia incurabile in stadio avanzato;
  • La morte imminente attesa entro poche ore o pochi giorni:
  • La presenza di uno o più sintomi refrattari, o la presenza di eventi acuti terminali che risultano intollerabili per il paziente e che provocano grave sofferenza sia fisica che psichica;
  • Il consenso informato del paziente.

Quali farmaci si usano?

Per eseguire la sedazione palliativa è possibile ricorrere all'uso di differenti farmaci. La scelta di utilizzare determinati tipi di farmaci rispetto ad altri spetta, naturalmente, al medico di cure palliative e può variare da un paziente all'altro in funzione del tipo di sedazione che si vuole ottenere e in funzione di altre variabili che saranno valutate dal medico stesso.

Ad ogni modo, fra i possibili farmaci che possono essere impiegati nell'ambito della sedazione palliativa, ricordiamo:

In alcuni casi è altresì possibile ricorrere all'uso di barbiturici e anestetici.

Dove si fa

La sedazione palliativa può essere praticata in diversi luoghi, quali:

  • Il domicilio del paziente;
  • A livello ospedaliero o in case di cura che offrono questo servizio;
  • In hospice.