Ultima modifica 12.02.2020

Cos'è ?

La scintigrafia ossea è una tecnica diagnostica per immagini, utilizzata per valutare l'anatomia dello scheletro e soprattutto eventuali alterazioni vascolari e metaboliche delle ossa. A tale scopo si utilizzano farmaci radioattivi contenenti difosfonati marcati con tecnezio-99m, capaci di depositarsi a livello osseo rispecchiandone l'apporto sanguigno (perfusione ematica distrettuale) ed il comportamento metabolico (dato dal grado di attività degli osteoblasti, cellule specializzate nella sintesi di tessuto osseo).

Scintigrafia ossea

Scintigrafia dello scheletro in posizione anteriore e posteriore; presenza di multiple aree di ipercaptazione da metastasi da cancro alla mammella

L'entità delle radiazioni emesse dallo scheletro è dunque proporzionale alla concentrazione del farmaco radioattivo e permette, con l'ausilio di un apposito apparecchio ricevitore e di un elaboratore informatico, di ottenere immagini dettagliate e di valutare eventuali alterazioni vascolari e metaboliche. Tanto maggiori sono il flusso ematico ed il metabolismo di una particolare regione ossea, e tanto maggiore è la concentrazione del tracciante (vedi figura).

La scintigrafia ossea è un esame altamente sensibile ma aspecifico; non è infatti in grado di rivelare la natura della patologia riscontrata. Per questo motivo viene generalmente utilizzato in associazione ad esami radiologici od altre metodiche di imaging come la risonanza magnetica.

Tra le principali indicazioni della scintigrafia ossea spicca l'identificazione ed il follow-up dei tumori primitivi dello scheletro e delle metastasi ossee, cioè localizzazioni a distanza di un tumore maligno. Tra quelli che più frequentemente danno metastasi ossee ricordiamo il cancro alla prostata, alla mammella, al polmone, al rene e alla vescica. Per la sua capacità di evidenziare anomalie già in una fase precoce - quando ancora devono manifestarsi sintomi o evidenti alterazioni strutturali dell'osso - la scintigrafia viene effettuata subito dopo la diagnosi delle neoplasie più statisticamente correlate a localizzazioni secondarie ossee. In presenza di metastasi si potranno quindi notare aree di ipercaptazione del tracciante (più scure); tuttavia, ricordando la scarsa specificità della tecnica, specie nelle localizzazioni singole, l'accumulo potrebbe essere conseguente ad altre condizioni, come una recente frattura o un processo artrosico. Oltre ad essere utilissima per la diagnosi e la stadiazione della neoplasia, la scintigrafia ossea permette di valutare gli effetti dell'intervento terapeutico intrapreso (chemioterapia o radioterapia).

Ulteriori indicazioni alla scintigrafia ossea sono rappresentate dal riconoscimento di patologie infiammatorie osteo-articolari, come l'artrite reumatoide, che interessano sedi non ben esplorabili radiologicamente (ad es. le articolazioni), microfratture (come quelle da stress), necrosi della testa del femore, osteomielite (piede diabetico), algia in sede di protesi ortopediche, valutazione del dolore in pazienti con radiografia normale, algoneurodistrofie e valutazione della vitalità di impianti ossei.

L'esame è doloroso? Quali rischi comporta? Esistono controindicazioni?

La scintigrafia ossea è una tecnica semplice ed indolore, anche se il radiofarmaco dev'essere somministrato per via endovenosa. Le dosi di isotopo somministrate sono molto basse e non comportano rischi significativi per il paziente, anche se l'utilizzo della tecnica scintigrafica rimane controindicato in gravidanza. A scopo cautelativo, inoltre, nelle donne in età fertile la scintigrafia viene generalmente effettuata entro i dieci giorni successivi all'inizio dell'ultima mestruazione, in modo da escludere il rischio di una gravidanza in corso. Durante l'allattamento alcune sostanze radioattive possono passare nel latte materno; pertanto, a discrezione del medico specializzato in medicina nucleare, la scintigrafia può essere rimandata oppure eseguita salvo sospensione più o meno prolungata dell'allattamento.

La scintigrafia può essere eseguita anche su bambini (la quantità di farmaco impiegata è proporzionale al peso corporeo) e ripetuta nel tempo per valutare il decorso di una malattia.

I traccianti utilizzati non sono mezzi di contrasto e come tali non danno alcun disturbo né fenomeni allergici.

Come si esegue la scintigrafia ossea?

L'esame inizia con una visita preliminare atta ad indagare la storia clinica, l'uso di farmaci particolari e l'eventuale documentazione sulla patologia in atto. Oggetti metallici come collane, spille, orecchini, orologi, mazzi di chiavi ecc. devono essere rimossi per non interferire con la procedura diagnostica. L'indagine procede con la somministrazione del radiofarmaco per via endovenosa. A questo punto, a seconda della tecnica utilizzata, possono essere o meno rilevate alcune immagini iniziali, come avviene nella scintigrafia trifasica; in tal caso il paziente viene mantenuto sdraiato sul lettino per una ventina di minuti. Terminata questa prima fase è necessario, in entrambi i casi, attendere tre / quattro ore per dare il tempo al radiofarmaco di fissarsi nelle ossa. Durante questo periodo, la quota di tracciante non legata viene filtrata dal rene ed espulsa con le urine: pertanto, al fine di agevolare l'eliminazione della radioattività non assorbita, quindi superflua, nell'intervallo di tempo che intercorre tra iniezione del radiofarmaco ed esecuzione della scintigrafia ossea, il paziente dovrebbe bere almeno mezzo litro di acqua (meglio un litro). Per lo stesso motivo è importante svuotare la vescica frequentemente, anche prima della stessa scintigrafia, visto che una vescica piena tende a coprire le ossa del bacino e non consente l'esame accurato di questa zona.

Durante il periodo di attesa il paziente - a causa della seppur bassa radioattività eliminata - deve rimanere presso il reparto, senza entrare in contatto con famigliari od accompagnatori. Per la stessa ragione deve emettere le proprie urine in appositi servizi igienici collegati ad una vasca che immette i liquami in fogna solo dopo la scomparsa della radioattività. Durante la minzione il paziente deve inoltre fare attenzione a non macchiarsi gli indumenti o la pelle con l'urina.

L'esame vero e proprio viene quindi eseguito due/tre ore dopo l'iniezione; il paziente è nuovamente invitato a sdraiarsi sul lettino in posizione supina, cercando di rimanere quanto più immobile possibile. Le testate della gammacamera (l'apparecchio che registra le radiazioni emesse dal paziente) vengono quindi fatte scorrere lungo il corpo per un tempo variabile dai 15 ai 30 minuti. Per ridurre l'esposizione radioattiva del personale sanitario, il paziente non sarà, in questa fase, a diretto contatto con gli operatori del servizio, che comunque saranno a distanza minima e in grado sia di osservare il paziente si di colloquiare con lui. In tutto, quindi, l'esame richiede circa quattro ore, tempo che può variare in base alle necessità cliniche del paziente assistito.

Prima di una scintigrafia ossea non sono richieste preparazioni particolari; il digiuno non è normalmente necessario, ma una buona idratazione può migliorare la qualità delle immagini.

Al termine della scintigrafia ossea l'esaminato può riprendere immediatamente le proprie attività abituali, senza particolari precauzioni; il medico può comunque invitarlo a bere più liquidi del solito per facilitare l'eliminazione del radiofarmaco; dopo aver utilizzato il WC è bene far scorrere abbondantemente l'acqua e lavarsi accuratamente le mani. Nelle prime 48 ore dopo la scintigrafia ossea, sempre a scopo cautelativo (le radiazioni assorbite non sono così pericolose, ma è comunque giusto risparmiare irradiazioni superflue), il paziente dovrebbe evitare uno stretto contatto con bimbi piccoli e donne in gravidanza.