Ultima modifica 01.09.2017

Radiologia

Un apparecchio tipico per la radiologia tradizionale è composto di varie parti:

  1. Radiografiatubo a raggi X: ha la funzione di produrre raggi X e dirigere il loro fascio verso il bersaglio desiderato. È alloggiato in un involucro (cuffia di protezione), che ha la funzione di ridurre il livello delle radiazioni e che può essere orientato in viarie direzioni;
  2. generatore di corrente e di potenziale elettrico: fornisce la corrente elettrica necessaria al tubo a raggi X per la produzione degli stessi;
  3. tavolo di comando: consente all'operatore di impostare la corrente elettrica ed il tempo di esposizione del paziente a seconda del caso;
  4. accessori: sono numerosi, e variano in base al tipo di apparecchio ed a seconda del tipo di indagini cui lo stesso è destinato;
  5. lettino o tavolo porta paziente: può essere fisso nella posizione orizzontale (trocoscopio), oppure in quella verticale (otoscopio), oppure ancora può essere ribaltabile dalla posizione verticale a quella orizzontale, seguendo vari gradi di curvatura (clinoscopio). In alcuni apparecchi il lettino può essere pensile, cioè sospeso al soffitto e, con meccanismo a cannocchiale, può essere agevolmente spostato in alto od in basso;
  6. Supporti di sostegno per il tubo radiogeno;
  7. Seriografi: sono dispositivi che permettono di eseguire numerosi radiogrammi in serie in tempi brevi o brevissimi (seriografi rapidi) e sono destinati allo studio di organi o strutture in movimento, dei quali si debba valutare la dinamica. Vengono impiegati soprattutto nello studio dell'apparato digerente e nell'angiografia;
  8. Griglie e sistemi antidiffusori: hanno lo scopo di eliminare la radiazione X diffusa (non orientata sulla sede anatomica da studiare);
  9. Intensificatore d'immagine o di brillanza: permette all'immagine radiologica di essere visualizzata su un monitor.

Come si forma l'immagine in radiologia?

 

Gli apparecchi di radiologia tradizionale possono lavorare in regime di radioscopia od in regime di radiografia.

Radioscopia o fluoroscopia

La radioscopia o fluoroscopia sfrutta la proprietà dei raggi X di rendere fluorescenti alcune sostanze, quali il platinocianuro di bario. Se un fascio di raggi X incide su un supporto cartaceo su cui è depositato uno strato di sostanza fluorescente, questo diviene luminoso, perché le sue molecole assorbono la radiazione X, si eccitano e, nel successivo ritorno allo stato di riposo emettono fotoni nello spettro visibile (fluorescenza). Lo strato fluorescente trasmette quindi la luce in proporzione all'intensità di radiazione X che lo colpisce. Se fra sorgente di raggi X (tubo radiogeno) e lo strato fluorescente (schermo radioscopico) viene interposto un corpo radiopaco (come quello umano), l'effetto luminoso non si verifica dove le radiazioni assorbite (fermate) dal corpo radiopaco non raggiungono lo schermo. Su quest'ultimo, pertanto, compare l'immagine del corpo in positivo, cioè scura. Nel caso del corpo umano, questo effetto è complesso perché il corpo è costituito da varie sostanze, fra loro molto diverse. Infatti, l'assorbimento dei raggi X (cioè la capacità di impedirne il passaggio) varia in funzione del numero atomico delle sostanze che compongono il corpo ed, a parità di numero atomico, dello spessore del corpo. Alcune parti del'organismo, pertanto, per l'elevato numero atomico e per il loro consistente spessore, trattengono quasi completamente le radiazioni; altre le trattengono solo parzialmente; altre, infine, le lasciano passare quasi completamente. Le prime appaiono scure sullo schermo radioscopico, le seconde risultano grigie, con diversi gradi di intensità, mentre le terze appaiono chiare. Ad esempio, se fra tubo radiogeno e lo schermo radioscopico viene interposto il torace di un uomo, con l'emissione dei raggi X si osservano sullo schermo scuri le ossa (costole) ed il mediastino, grigie le parti molli (muscoli, vasi, ecc.), chiari i polmoni. L'insieme di tutte queste componenti, che hanno diverse tonalità di luminosità, costituisce l'immagine radioscopica del torace.
La radioscopia viene impiegata in tutte le indagini in cui è necessaria la visione diretta dell'oggetto esaminato. Ad esempio, nello studio del cuore o dei grandi vasi centrali, in cui viene chiamata angiografia, viene introdotto un catetere in una vena od in un'arteria periferica. Tale catetere viene seguito con il controllo radioscopico nella sua progressione fino al punto desiderato.



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