Ultima modifica 27.09.2019
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos’è la posizione podalica del feto?
  3. Cause
  4. Sintomi e Complicazioni
  5. Diagnosi
  6. Trattamento e Rimedi

Generalità

La posizione podalica del feto indica la presentazione del nascituro con le natiche, i piedi o le ginocchia rivolte verso il fondo dell'utero.

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Questa condizione rappresenta un fattore di rischio per la salute della futura mamma o del bambino, in quanto il parto per via vaginale risulta più complesso. Di solito, infatti, la testa è la prima parte ad uscire, nonché la più delicata, seguita dal resto del corpo; ovviamente, nei parti podalici accade il contrario: il capo è in alto, mentre il sedere o i piedi sono in basso, pronti per incanalarsi nel canale del parto.

La posizione podalica del feto rappresenta di per sé un'anomalia, quando si verifica al termine della gravidanza e, come tale, deve essere gestita con l'aiuto del ginecologo e di un'ostetrica esperta, in grado di attuare specifiche manovre di assistenza.

Gli interventi per correggere la posizione podalica del feto, prima della data presunta del parto, sono diversi. Per favorire il capovolgimento spontaneo, è possibile il ricorso alla manipolazione esterna dell'addome (attuata da personale medico e specializzato, in ambiente ospedaliero) o tentare con tecniche alternative (come esercizi posturali e moxibustione). Nel caso in cui questi approcci non risultassero efficaci, per facilitare la nascita del bambino, è possibile che venga indicato un taglio cesareo.

Cos’è la posizione podalica del feto?

La posizione podalica è un'anomala presentazione del feto; quando si verifica in prossimità del termine della gravidanza o durante il travaglio, la testa del nascituro è rivolta in alto, anziché essere impegnata nella pelvi materna (cioè verso il fondo dell'utero).

Questa particolare condizione interessa il 4% circa delle gravidanze a termine. Di solito, nel periodo che precede il parto, la maggior parte dei feti è in presentazione cefalica, ovvero nella posizione ideale per nascere, con la testa rivolta verso il basso ed i piedi in alto.

Parto eutocico: cosa accade normalmente

Di norma, intorno alla 30esima settimana di gravidanza, il bambino assume spontaneamente la posizione più favorevole per il parto:

  • La testa è rivolta verso il basso, pronta per incanalarsi nel canale del parto, con l'asse longitudinale del corpo parallelo a quello della futura mamma;
  • Le gambe si trovano verso l'alto e sono flesse;
  • Le braccia sono raccolte sul tronco;
  • Il mento è appoggiato sul petto.

Nella posizione cefalica, il corpo del nascituro offre la minore resistenza possibile al passaggio nel canale del parto. Quando il feto è podalico significa che è posizionato con il sedere in basso e le gambe sono flesse o distese.

Cause

Il feto arriva al termine della gravidanza in posizione podalica in una piccola percentuale di casi (pari a circa il 4% delle gestazioni).

Le cause della posizione podalica del feto non sono ancora state stabilite con certezza. Tuttavia, sono state osservate delle correlazioni significative con alcuni fattori noti, riguardanti le caratteristiche della gravidanza in corso, il bambino e la gestante.

Alcuni feti mantengono o assumono questa posizione a termine di gravidanza più frequentemente in caso di:

  • Complicanze placentari: un difetto di aderenza o l'inserzione della placenta ad una profondità insolita (es. placenta previa, accreta, anteriore ecc.) possono, in alcuni casi, favorire questa situazione;
  • Polidramnios: quando il sacco amniotico contiene una quantità eccessiva di liquido, il feto ha maggiore libertà di movimento.

Anche la struttura ossea della mamma pare avere una certa influenza: un bacino molto stretto potrebbe causare una certa carenza dello spazio a disposizione del bambino, per ruotare su di sé.

Altre condizioni che possono predisporre alla posizione podalica del feto sono:

  • Malformazione congenita dell'utero materno;
  • Fibromi o miomi uterini;
  • Tumori pelvici;
  • Anomalia strutturale del cranio o altre malformazioni fetali;
  • Brevità del cordone ombelicale;
  • Gravidanza gemellare.

Inoltre, la posizione podalica del feto potrebbe essere condizionata da:

  • Predisposizione genetica (genitori nati podalici hanno più frequentemente un figlio in posizione podalica);
  • Eccessivo aumento di peso della madre durante la gestazione.

Va segnalato, tuttavia, che il feto si presenta spesso "di sedere" o "di piedi" senza che siano presenti particolari fattori di rischio.

Sintomi e Complicazioni

La posizione podalica può presentarsi in diverse varianti, nelle quali il feto si trova con:

  • Anche e ginocchia flesse: posizione podalica del feto completa;
  • Una o entrambe le anche parzialmente o completamente estese: posizione podalica del feto incompleta;
  • Anche flesse e ginocchia estese: posizione podalica del feto franca (detta anche "variante natiche").
La testa del feto in posizione podalica è rivolta verso l’alto, anziché essere pronta per l’accesso al canale del parto. Shutterstock

La posizione podalica del feto si può associare a:

  • Basso peso neonatale;
  • Nascita pretermine.

Il parto vaginale con presentazione podalica non è impossibile: se le ridotte dimensioni del nascituro in relazione alla pelvi della madre lo permettono, è possibile tentare la modalità convenzionale, qualora il ginecologo, valutando il rapporto beneficio/danno, ne confermi la fattibilità.

In ogni caso, il parto vaginale con il feto in posizione podalica implica dei rischi che è importante considerare prima di pianificare questa modalità:

  • Intrappolamento della testa: la fase espulsiva del parto può iniziare anche se la dilatazione è ancora insufficiente per far passare la testa. Esiste la possibilità, dunque, che il bambino inizi la discesa nel canale del parto dal bacino o dai piedi, ma il capo rimanga bloccato, poiché presenta un diametro maggiore rispetto al resto del corpo, con un pericolo di asfissia significativo. In caso di posizione podalica del feto, inoltre, è possibile che la rapida fuoriuscita delle gambe favorisca la distensione verso l'alto delle braccia del bambino (normalmente, sono raccolte sul petto). Se ciò accade, il bimbo può rimanere bloccato all'altezza delle spalle.
  • Prolasso del cordone ombelicale: durante la fase espulsiva, la fuoriuscita di una parte del cordone ombelicale insieme a gambe e bacino del nascituro, può favorire la compressione dello stesso nel canale del parto. In tale evenienza, il passaggio dell'ossigeno viene bloccato (il cordone non è in grado di rifornire il bambino impegnato a nascere); se prolungata, l'ipossia può causare danni neurologici permanenti (ad esempio: paralisi cerebrale) o morte.

Le difficoltà associate al parto vaginale in caso di presentazione podalica possono aumentare le probabilità del bambino di incorrere nelle seguenti complicanze:

La modalità di parto vaginale è decisamente sconsigliata quando sussistono i seguenti presupposti:

  • La posizione podalica del feto non è conveniente, in quanto particolarmente "complicata" (ad esempio, oltre alla presentazione non cefalica, il bambino potrebbe avere anche la testa iperestesa verso l'alto, come se volgesse gli occhi al cielo);
  • Il bambino è troppo grande o troppo piccolo per l'età gestazionale;
  • La gestante presenta altre complicazioni, come la preeclampsia (o gestosi) materna.

Per tutte queste ragioni, nel caso in cui il bambino sia podalico, di solito, si preferisce fare ricorso al parto cesareo.

Parti pretermine e posizione podalica del feto

Nei parti pretermine, la presentazione podalica è frequente: spesso, i bambini prematuri non hanno ancora avuto tempo di girarsi nel ventre materno. In alcuni di questi casi, è possibile evitare il ricorso del taglio cesareo, poiché le piccole dimensioni del nascituro non aumentano i rischi di complicanze del travaglio e del parto.

Diagnosi

Per verificare la posizione podalica del feto, la gestante viene sottoposta ad esame ecografico, indicativamente alla 32esima settimana di età gestazionale. Quest'accertamento consente di:

  • Misurare la quantità di liquido amniotico;
  • Accertare che la crescita del nascituro sia normale;
  • Controllare la posizione della placenta.

Nel corso della visita, di solito, viene effettuato anche un monitoraggio cardiotocografico (CTG) per valutare il benessere fetale.

Qualora fosse diagnosticata una posizione podalica del feto, la gestante viene sottoposta, con cadenza settimanale, alla valutazione manuale attraverso palpazione o, in caso di dubbio, all'ecografia.

È possibile la rotazione spontanea del feto?

Tra la 28esima e la 32esima settimana di gravidanza, la rotazione spontanea del bambino in posizione cefalica è possibile e si verifica in circa la metà di tutti i feti fino a quel momento podalici. Con il progredire delle settimane di gestazione, invece, la probabilità di versione spontanea si riduce.

Trattamento e Rimedi

La posizione podalica del feto può essere corretta con vari approcci:

  • Tra la 36esima e la 37esima settimana di attesa, in ambiente ospedaliero, è possibile ricorrere alla manovra di rivolgimento o versione cefalica dall'esterno. In pratica, il ginecologo esercita una delicata pressione sull'addome della futura mamma, spingendo il feto a fare una sorta di capriola. La procedura è efficace nel 40-60% dei casi.
  • Prima di arrivare alla 36esima settimana di attesa, la futura mamma può mettere in atto alcune strategie per "incoraggiare" la rotazione spontanea del feto. Un tentativo consiste nel "convincere" il nascituro a voltarsi spontaneamente, adottando posizioni che ne favoriscano i movimenti. In alternativa, è possibile ricorrere a tecniche dolci come l'agopuntura (infissione di un ago nel mignolo del piede) e la moxibustione (stimolo termico nello stesso punto), che non garantiscono il rivolgimento, ma lo favoriscono.

Manovra di rivolgimento (o versione cefalica esterna)

La manovra di rivolgimento consiste nella manipolazione esterna dell'addome della madre per spingere il feto in posizione podalica a ruotare in quella cefalica. Questa procedura viene effettuata solamente da personale esperto, nei casi in cui le condizioni specifiche della gravidanza lo consentano.

La manovra di rivolgimento è meno rischiosa di un parto vaginale con presentazione podalica del feto e meno invasiva del cesareo.  

La procedura viene eseguita, di solito, tra la 36esima e la 37esima settimana di gestazione: in tale periodo, difficilmente il bambino è in grado di girarsi in modo spontaneo. Se questo tentativo ha successo e, nei giorni successivi, il nascituro non torna di nuovo in posizione podalica, quest'intervento permette di procedere con il parto vaginale.  

Attenzione! La versione cefalica dall'esterno è una manovra che deve essere eseguita da un ginecologo esperto. Questa procedura viene eseguita solo in alcune strutture ospedaliere, proprio per il fatto che la sua esecuzione richiede una notevole abilità, oltre ad una preparazione specifica.

Come si effettua. La manovra di rivolgimento viene eseguita in ambiente ospedaliero, con una sala operatoria pronta in caso si profilasse la necessità di un parto cesareo d'urgenza (cioè se la rotazione forzata dovesse provocare una rottura della placenta o danni al cordone ombelicale).

Sotto costante controllo ecografico, il ginecologo esercita delle pressioni controllate sull'addome della futura mamma, spingendo delicatamente dall'esterno la testa del nascituro verso il basso, così da favorirne la rotazione e metterlo nella posizione giusta.

Prima della manovra, vengono somministrati alla gestante dei farmaci tocolitici, che aiutano a distendere l'utero, favorendo il buon esito della procedura.

Quali sono le controindicazioni. La manovra non risulta dolorosa, ma può provocare qualche fastidio (benché questa percezione sia del tutto soggettiva). La manovra di rivolgimento si può praticare fino all'inizio del travaglio, prima che si rompa il sacco amniotico. I rischi maggiori della rotazione forzata sono il distacco della placenta, l'emorragia o la rottura dell'utero ed il danno al cordone ombelicale.

La versione cefalica esterna è controindicata nei seguenti casi:

  • Placenta anteriore: il ginecologo non ha accesso al feto manipolando l'addome della donna e, se la placenta è posizionata a coprire l'orifizio del collo dell'utero, il parto vaginale è comunque non praticabile;
  • Oligodramnios: la scarsa quantità di liquido amniotico impedisce il movimento rotatorio del bambino;
  • Gravidanze gemellari: se il primo gemello, cioè quello posizionato più in basso nel bacino, è cefalico, si può procedere con il parto vaginale ed il ginecologo può imprimere una rotazione al secondo bambino dopo l'espulsione del primo. Quando entrambi i feti sono podalici, invece, è preferibile il ricorso al cesareo.
  • Fibromi multipli o di grosse dimensioni;
  • Pregresso taglio cesareo.

Inoltre, non è possibile procedere con questa tecnica se:

Metodi alternativi

Prima di arrivare alla 36esima settimana di attesa, quando il feto ha ancora spazio per tentare di voltarsi da solo, la futura mamma può mettere in atto alcune strategie. Questi diversi interventi hanno il vantaggio di non essere traumatici, ma la loro efficacia è ridotta o non del tutto validata.

I metodi alternativi per incoraggiare la rotazione spontanea del feto in posizione podalica comprendono:

  • Tecniche posturali: consistono nell'eseguire movimenti o nell'assumere posizioni che possono favorire il rivolgimento del nascituro. Ad esempio, è possibile tentare di rilassarsi rimanendo qualche minuto distese con il bacino sollevato e mantenuto più in alto del tronco, per mezzo di un cuscino. In alternativa, si può optare per una posizione genupettorale (con gomiti e ginocchia piegate e poggiate a terra) o supina a terra, con le gambe sollevate a squadra ed appoggiate al muro.
  • Moxibustione (o Moxa): è una tecnica che prende origine dalla medicina tradizionale cinese. Questa prevede la stimolazione del punto di agopuntura BL 67 o Zhiyin (margine esterno del mignolo del piede, vicino all'unghia), mediante il calore generato dalla combustione di un sigaro di artemisia, realizzato con erbe essiccate e compresse. La punta calda di questo cono va mantenuta in posizione per alcuni secondi, quindi si rimuove non appena si avverte un senso di fastidio. La stimolazione di questi punti sulle dita (secondo la tradizione cinese, corrispondenti al meridiano della vescica collegato all'utero) provocherebbe un aumento dei movimenti fetali, invitando il bambino a girarsi. La moxibustione (associata o meno ad agopuntura) può essere eseguita a domicilio da un'ostetrica o da un naturopata (non sono molti gli ospedali che la praticano).
  • Agopuntura: prevede l'infissione di un ago negli stessi punti stimolati con la moxibustione.
  • Sport: il nuoto è l'attività più indicata per la versione spontanea del feto che si trova in posizione podalica; aumentando la sensazione di galleggiamento, il bambino potrebbe essere incoraggiato a girarsi.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici