Ultima modifica 06.12.2019

Ormai, tutti sanno che il fumo di tabacco provoca gravi danni ai polmoni e al tratto respiratorio in generale; tuttavia, non tutti sanno quali sono effettivamente questi danni e da quali sostanze sono provocati.
Una sigaretta, infatti, non contiene soltanto tabacco, ma contiene altre sostanze chimiche che possono essere estremamente dannose per il nostro organismo.


Polmoni Fumatore

Fumo delle sigarette: cosa contiene?

Come accennato, le sigarette non contengono solo il tabacco, ma anche numerosissime altre sostanze derivanti dalla lavorazione del tabacco e dalla lavorazione della stessa sigaretta.
Il fumo delle sigarette è composto da una fase gassosa e da una fase corpuscolata, entrambe contenenti radicali liberi dell'ossigeno e sostanze tossiche.
Finora sono stati individuati almeno 4.000 diversi tipi di sostanze che derivano dalla combustione incompleta della sigaretta in toto (quindi derivanti anche dalla combustione della carta che la riveste). Di queste 4.000 sostanze, almeno 40 sono state identificate come certamente cancerogene.
Per semplificare la questione, possiamo affermare che le sostanze che vengono inalate quando si fuma una sigaretta sono:

  • Nicotina, un alcaloide stimolante presente nelle foglie di tabacco e responsabile dell'insorgenza della dipendenza psicofisica dal fumo di tabacco (tabagismo). La nicotina inalata raggiunge i polmoni e gli alveoli polmonari, da qui passa al circolo sanguigno e infine raggiunge il sistema nervoso dove si lega ai recettori nicotinici presenti a livello cerebrale, provocando il classico senso di gratificazione provato dai fumatori. La nicotina, inoltre, agisce anche sull'apparato cardiovascolare, interferendo con la coagulazione del sangue e provocando ipertensione e aumento della frequenza cardiaca.
  • Monossido di carbonio, un gas che si forma in seguito alla combustione della sigaretta. Il monossido di carbonio si lega all'emoglobina presente nei globuli rossi, sostituendosi alle molecole di ossigeno e dando origine a un complesso chiamato "carbossiemoglobina". Così facendo, i livelli ematici di ossigeno diminuiscono e l'organismo - nel tentativo di compensare il mancato apporto di ossigeno - risponde aumentando la frequenza cardiaca. Tuttavia, il cuore non riesce a sopperire a questa mancanza di ossigenazione e tutto ciò si traduce in un aumentato rischio d'insorgenza di patologie sia cardiovascolari, sia respiratorie.
  • Sostanze cancerogene. Queste sostanze sono presenti soprattutto nel catrame contenuto nelle sigarette e nei pesticidi che vengono utilizzati durante la coltivazione del tabacco. Fra le principali sostanze cancerogene presenti nelle sigarette, ricordiamo gli idrocarburi policiclici aromatici (derivanti dalla combustione), le nitrosammine (derivanti dall'ammoniaca utilizzata nella lavorazione delle sigarette), le ammine aromatiche, i metalli pesanti (come nichel, cadmio, ecc.) e perfino le sostanze radioattive come il polonio 210 (Po-210) e il piombo-210 (Pb-210). Questi ultimi sembrano derivare dai fertilizzanti utilizzati per trattare le coltivazioni di tabacco e sono due agenti cancerogeni estremamente potenti. Da sottolineare il fatto che questi agenti radioattivi possono essere inalati sia col fumo attivo che col fumo passivo.
  • Sostanze irritanti, come formaldeide, ammoniaca, acido cianidrico e acroleina. Tali sostanze sono responsabili dell'insorgenza di patologie respiratorie, quali enfisema polmonare, asma bronchiale e bronchite acuta e cronica. Le sostanze irritanti creano una situazione d'infiammazione costante nei tessuti e nelle mucose con cui entrano in contatto. Inoltre, sono in grado di modificare e ridurre la funzionalità delle ciglia presenti nell'epitelio respiratorio, provocando così un ristagno di muco che porta all'insorgenza di tosse (che a lungo andare può cronicizzare) e che aumenta il rischio di contrarre infezioni respiratorie di vario genere.

Altri componenti presenti nella sigaretta sono l'acetone, l'arsenico, l'uretano, l'acido nitrico, il benzene, il DDT e il metanolo. Ovviamente, tutte sostanze tossiche, irritanti o potenzialmente cancerogene.
Inoltre, è bene chiarire che il filtro della sigaretta può limitare la quantità di sostanze dannose inalate, ma sicuramente non le blocca del tutto. Pertanto, è impensabile credere che il filtro possa costituire una sorta di barriera in grado di impedire l'assunzione di tali sostanze.

L'apparato respiratorio di un fumatore

Come sopra accennato, il fumo - e più precisamente le sostanze irritanti in esso contenute - è in grado di alterare il funzionamento e provocare la morte delle cellule cigliate presenti nell'epitelio del tratto respiratorio, causando quindi un ristagno di muco.
Il muco è normalmente prodotto dall'epitelio respiratorio per prevenire l'ingresso nei polmoni di sostanze estranee (come agenti patogeni, sostanze irritanti, sostanze tossiche ecc.). Le ciglia poi, con il loro movimento, spingono il muco verso la faringe per favorirne la deglutizione, quindi, l'eliminazione.
Appare, pertanto, chiaro come nei fumatori questo equilibrio fra attività del muco e attività delle ciglia risulti alterato. La mancata azione delle ciglia fa sì che il muco ristagni, favorendo lo sviluppo d'infezioni di vario genere, oltre a promuovere l'insorgenza di patologie respiratorie. L'organismo tenta di sopperire alla mancanza dell'attività cigliare con lo stimolo della tosse, che spesso diventa cronica.
Il fumo di sigaretta esercita un'azione decisamente dannosa anche a livello polmonare.
Innanzitutto, il fumo e le specie radicaliche dell'ossigeno in esso contenute, provocano uno stato d'infiammazione cronica a livello polmonare, causato da un accumulo continuo di neutrofili, di macrofagi e di altre cellule del sistema immunitario.
Questo perenne stato infiammatorio può portare all'insorgenza di broncopneumopatia cronica ostruttiva (o BPCO). Quest'ultima è una patologia cronica e irreversibile che interessa bronchi e polmoni ed è caratterizzata dall'ostruzione delle vie respiratorie e da una riduzione della funzionalità polmonare. La BPCO è una patologia che insorge lentamente e in maniera subdola, tanto che i sintomi (tosse, dispnea e produzione di espettorato) si manifestano solo quando è già in fase avanzata.
La BPCO, però, non costituisce l'unico rischio per la salute dei polmoni dei fumatori. Infatti, anche le sostanze cancerogene presenti nel fumo fanno la loro parte favorendo lo sviluppo di diversi tipi di tumore al polmone.
Numerosi studi sono stati condotti in merito e si è arrivati alla conclusione che all'interno del fumo di sigaretta vi siano due grandi categorie di sostanze cancerogene:

  • Sostanze cancerogene ad azione diretta, come gli idrocarburi policiclici aromatici. Questi composti provocano danni immediati a livello polmonare.
  • Sostanze cancerogene ad azione indiretta, come aldeidi e polifenoli contenuti nella carta delle sigarette. Questi composti non agiscono immediatamente, ma promuovono l'insorgenza del tumore nel tempo attraverso lente modificazioni.

I tumori sono patologie molto complesse causate sostanzialmente da una serie di mutazioni genetiche all'interno delle cellule da cui poi ha origine la patologia.
Le mutazioni genetiche che portano all'insorgenza del cancro ai polmoni possono essere causate da fattori di svariata natura (inclusa la predisposizione genetica) che concorrono l'uno con l'altro nello sviluppo della malattia.
Pertanto, il fumo non può essere considerato l'unica causa scatenante l'insorgenza dei tumori al polmone. Tuttavia, si è stimato che il principale fattore causale dell'80% di queste neoplasie è proprio il fumo ti tabacco. Questo è un dato decisamente allarmante, soprattutto se si pensa che il fumo costituisce una delle principali cause di morte EVITABILI in Italia.

Tumore al polmone e fumo: fattori di rischio

Partendo dal presupposto che qualsiasi fumatore (accanito o meno) è esposto al rischio d'insorgenza di cancro al polmone, si può affermare che i rischi di sviluppare questa patologia aumentano in funzione di:

  • Quantità di sigarette fumate. Infatti, esiste una proporzionalità diretta fra il numero di sigarette fumate e il rischio d'insorgenza di cancro ai polmoni. In altre parole, più sigarette vengono fumate, maggiore è la probabilità di sviluppare il tumore.
  • Età in cui inizia la dipendenza dal fumo. Anche in questo caso esiste una diretta proporzionalità fra l'età a cui si comincia a fumare e la probabilità di sviluppare il tumore: più si è giovani, maggiori sono i rischi.
  • Assenza di filtro nelle sigarette. Come accennato, il filtro può in un qualche modo limitare l'assunzione di sostanze dannose, anche se non le blocca del tutto. Fumare sigarette senza filtro, perciò, aumenta la quantità di sostanze tossiche inalate.
  • Durata della dipendenza dal fumo. Tanto maggiore è il periodo in cui si fuma, tanto maggiore è la probabilità di sviluppare il cancro ai polmoni.

È stato calcolato che nelle persone che smettono di fumare il rischio di sviluppare il tumore ai polmoni diminuisce in maniera graduale nel corso di 10-15 anni. Trascorso questo periodo, gli ex-fumatori corrono un rischio di sviluppare il cancro ai polmoni pari al rischio corso dalle persone che non hanno mai fumato.
Tuttavia, è importante sottolineare il fatto che anche il fumo passivo aumenta il rischio di sviluppo di patologie polmonari di tipo neoplastico.


Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista