Piano Emergenza Radiologica e Nucleare: Cos'è? A Cosa Serve?

Piano Emergenza Radiologica e Nucleare: Cos'è? A Cosa Serve?
Ultima modifica 11.03.2022
INDICE
  1. Definizione
  2. Monitoraggio Nazionale e Regionale
  3. Cosa Prevede il Piano

Definizione

Che cos'è il Piano di Emergenza Radiologica e Nucleare

Il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari è un importante strumento che individua, raccoglie e disciplina una serie di misure ed interventi da mettere in atto in caso di incidente nucleare.

Piano Emergenza Radiologica e Nucleare Shutterstock

Nonostante l'Italia non presenti stazioni nucleari attive sul suo suolo, ve ne sono diverse nei Paesi confinanti e non; ciò determina l'esigenza di avere un piano di emergenza nel caso in cui vi fosse un incidente nelle centrali lì presenti.

I controlli della radioattività a livello sia nazionale che regionale - realizzati mediante un sistema di reti di monitoraggio - sono molto importanti in questo senso, anche per garantire un'informazione preventiva e in emergenza alla popolazione.

L'Italia è connessa al sistema di scambio rapido di informazioni ECURIE (European Community Urgent Radiological Information Exchange) e aderisce alle Convenzioni Internazionali della IAEA (International Atomic Energy Agency).

Piccola precisazione: Aggiornamento del Piano e guerra fra Russia e Ucraina

La notizia dell'aggiornamento del piano nazionale per la gestione delle emergenze nucleari e radiologiche ha avuto un grande risalto durante i primi giorni di marzo, lasciando intendere che ciò fosse direttamente correlato allo scoppio della guerra fra Russia e Ucraina, Paese che conta quattro impianti nucleari attivi sul suo suolo, oltre alla centrale dismessa di Chernobyl. In realtà, si è trattata di una pura coincidenza. Difatti, come spiegato anche dal capo del Dipartimento della Protezione Civile, l'aggiornamento di tale piano ha avuto inizio diversi mesi fa e la decisione di aggiornarlo era stata presa dal Governo già nel 2020, attraverso un Decreto Legislativo approvato il 31 luglio 2021 (DLGS 31 luglio 2020, n.101, articolo 182) e consultabile cliccando qui.

Il lavoro di revisione del piano di emergenza si è concluso diversi mesi fa e la bozza definitiva è stata inviata alla istituzioni a novembre 2021. L'8 marzo 2022 il piano è stato quindi presentato alle Regioni, per poi essere approvato il giorno 10 marzo 2021 dalla Conferenza delle stesse.

Monitoraggio Nazionale e Regionale

Il monitoraggio della radioattività nel nostro Paese è garantito da un sistema di reti di sorveglianza che si articolano a livello nazionale e regionale.

Le reti nazionali sono coordinate dall'Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN) e comprendono:

  • La rete Resorad per il monitoraggio della radioattività ambientale;
  • Le reti di monitoraggio automatico Remrad e Gamma che sono complementari tra loro.

Le reti in questione concorrono al Sistema nazionale di allertamento in caso di arrivo di una nube radioattiva sul territorio italiano e a queste è affiancata la rete del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

In caso di emergenza radiologica e nucleare le misure radiometriche eseguite periodicamente dai laboratori delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (ARPA) verranno intensificate.

Tutti i dati che vengono raccolti dalle reti di monitoraggio confluiscono nel sistema di calcolo Aries, una piattaforma in cui si integrano modelli di calcolo della dispersione in aria e della deposizione al suolo della radioattività, nonché dell'impatto sulla popolazione in base alle possibili vie di esposizione e per i diversi radionuclidi presenti nella contaminazione rilasciata. I modelli, per altro, sono alimentati costantemente e in tempo reale con i dati meteorologici che vengono acquisiti dal Centro Operativo della meteorologia dell'Aeronautica Militare.

Cosa Prevede il Piano

Il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari recentemente aggiornato ed approvato è un testo molto corposo che definisce tutte le procedure da mettere in atto in caso di incidenti che si verificano al di fuori del territorio nazionale.

Nel testo vengono quindi analizzate diverse tipologie di rischio radiologico con annesse valutazioni tecnico-scientifiche degli scenari di riferimento, delle conseguenze ambientali, delle conseguenze sulla salute e dei mezzi necessari per rilevare la radioattività.

Il documento riporta, inoltre, tutte le azioni che le autorità devono mettere in atto per limitare gli effetti della diffusione di un'eventuale nube radioattiva, così come le procedure per attivare e coordinare le principali componenti del Servizio Nazionale, nonché le modalità attraverso le quali devono avvenire gli scambi di informazioni fra le autorità e la diffusione delle stesse alla popolazione che si può trovare ad essere coinvolta nell'incidente nucleare. In merito a quest'ultimo punto, si precisa che l'informazione avviene in due fasi: preventiva (informazioni in merito ad aspetti della pianificazione e ad azioni protettive necessarie in caso di emergenza nucleare) e in emergenza (comportamenti da adottare per ridurre l'esposizione a radiazioni ionizzanti).

Già da questa introduzione si può intuire la complessità del piano che vede il coinvolgimento e il lavoro integrato di molteplici organi, enti ed istituzioni. Nonostante ciò, nei capitoli seguenti verranno riportate sinteticamente quali sono gli scenari presi in considerazione, quali le possibili fasi di una emergenza nucleare e quali misure può essere necessario adottare.

Scenari considerati

Il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari considera tre possibili scenari legati ad un incidente nucleare all'estero, variabili in funzione della distanza dell'impianto incidentato dai confini nazionali. Più nel dettaglio, il piano considera:

  • Incidente a un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali: in un simile scenario il piano prevede l'attuazione di misure protettive dirette e indirette nei confronti della popolazione (per maggiori informazioni in merito, vedi di seguito), di misure per la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso e di misure per la gestione delle importazioni di alimenti e altri prodotti contaminati.
  • Incidente a un impianto posto oltre 200 km dai confini nazionali (ma sempre in territorio europeo): anche in questo caso il piano prevede l'attuazione di misure protettive dirette e indirette, di misure per la gestione di cittadini italiani presenti nel Paese incidentato o che rientrano da esso e misure per la gestione delle importazioni di alimenti e altri prodotti contaminati.
  • Incidente a un impianto extraeuropeo: per questo scenario, il piano prevede l'attuazione di misure di risposta, come la gestione dei cittadini italiani che si trovano nel Paese nel quale è avvenuto l'incidente o che rientrano da esso e di misure che mirino alla gestione delle importazioni di prodotti o alimenti contaminati.

Fasi di un'Emergenza Radiologica e Nucleare

In base all'evoluzione dello scenario d'incidente nucleare preso in considerazione, le fasi di un'emergenza sono tre:

  • Prima Fase: questa fase inizia quando si verifica l'evento e finisce quando il rilascio di sostanze radioattive termina. La prima fase si caratterizza per il passaggio di una nube radioattiva sul territorio interessato. In questo caso, le vie di esposizione sono principalmente l'irradiazione esterna e l'inalazione di aria contaminata. Chiaramente, in questa fase è necessario mettere in essere azioni tempestive di contrasto dell'evoluzione dell'incidente, così come vanno attuate tempestivamente le misure protettive per tutelare la salute della popolazione.
  • Seconda Fase: la seconda fase è quella che segue il passaggio della nube radioattiva ed è caratterizzata dalla deposizione al suolo delle sostanze radioattive derivate dall'incidente e dal loro trasferimento all'ambiente e agli alimenti. In questo contesto, la principali fonti di esposizione, oltre alla radiazione diretta dal materiale che si è depositato al suolo, sono l'inalazione da ri-sospensione del materiale radioattivo depositato e l'ingestione di alimenti contaminati. In questa fase è necessario procedere con la determinazione puntuale del quadro radiometrico delle zone che sono interessate dalla contaminazione radioattiva e con il controllo delle matrici alimentari allo scopo di individuare situazioni di elevata contaminazione che possono richiedere interventi nel settore agricolo e zootecnico e che possono comportare restrizioni su produzione e consumo di prodotti alimentari.
  • Fase di Transizione: la terza fase, meglio detta "di transizione", è la fase che mira al passaggio da una situazione di esposizione definita "di emergenza" ad una situazione di esposizione "esistente o programmata". Questa fase inizia quando è avvenuta la caratterizzazione radiometrica del territorio e la sorgente è stata messa sotto controllo. In questo contesto, sono avviate le misure di rimedio e bonifica dei territori contaminati e le misure di gestione dei materiali contaminati che si sono prodotti durante l'emergenza. Chiaramente, anche in quest'ultima fase, si proseguirà con la sorveglianza radiologica dell'ambiente e della catena alimentare, anche per compiere una verifica delle azioni di bonifica eseguite.

Misure Protettive

Come accennato, in seguito ad un incidente nucleare severo e in funzione delle valutazioni dosimetriche che verranno effettuate, può essere necessario mettere in atto tutte le misure protettive del caso. Entrando più nel dettaglio e facendo riferimento a quanto prima accennato, è possibile distinguere:

  • Misure protettive dirette;
  • Misure protettive indirette.

Le misure protettive dirette vengono attuate nella prima fase dell'emergenza e nelle prime ore dal verificarsi dell'evento; esse prevedono il riparo al chiuso e la iodoprofilassi.

Le misure protettive indirette, invece, sono attuate nella seconda fase dell'emergenza e prevedono restrizioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti di origine vegetale e animale, misure a protezione del patrimonio agricolo e zootecnico e il monitoraggio della radioattività ambientale e nelle derrate alimentari.

Oltre a quanto appena descritto, il piano prevede anche ulteriori misure:

  • Per l'assistenza ai cittadini che si trovano in un Paese estero interessato da un'emergenza nucleare e radiologica;
  • Relative all'importazione di derrate alimentari e di altri prodotti contaminati;
  • Relative al monitoraggio della contaminazione dei cittadini italiani che rientrano in Italia dal Pese incidentato;
  • Relative all'informazione della popolazione.

Nel documento si specifica che le misure protettive dirette e/o indirette vengono attuate quando un'emergenza definita come "general emergency" (caratterizzata dal rilascio di specie radioattive all'esterno dell'impianto nucleare) evolve andando ad interessare il territorio nazionale italiano.

Per quanto riguarda le altre misure protettive, invece, queste verranno sempre attuate quando il Paese nel quale è avvenuto l'incidente classifica l'emergenza come "general emergency" tale da comportare la messa in atto di misure protettive urgenti esterne all'impianto, indipendentemente dall'impatto sul territorio italiano. In altri termini, quando un Paese registra un incidente nucleare e lo classifica come "general emergency", l'Italia metterà in atto tutte quelle misure relative al supporto dei cittadini che si trovano nel Paese incidentato e al supporto di coloro che intendono rientrare in Italia, così come verranno attuate le misure necessarie in merito all'importazione di prodotti (alimentari e non) contaminati e quelle relative all'informazione della popolazione.

Il piano definisce inoltre quali sono i soggetti individuati per l'attuazione delle misure protettive: il Dipartimento della Protezione Civile (DPC), il Ministero della Salute, le Regioni, le Province Autonome e le Prefetture.

Approfondimento sulle Misure Protettive Dirette

Riparo al Chiuso

La misura di riparo al chiuso consiste nell'indicare alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e sistemi di ventilazione e condizionamento spenti, per un periodo relativamente breve che va da poche ore fino a "un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni".

Lo scopo dell'attuazione di questa misura è quello di evitare l'inalazione e l'irraggiamento esterno derivanti dal passaggio della nube radioattiva e dalla ri-sospensione del materiale radioattivo che si è depositato al suolo. Naturalmente, l'efficacia di questa misura dipende dal tipo di edifici nei quali ci si ripara e dalla durata del rilascio (più la durata è breve, maggiormente efficace sarà la misura).

Durante il periodo di riparo al chiuso, la popolazione viene invitata a rimanere informata sulla situazione in corso e sui comportamenti da tenere attraverso stazioni radio, canali televisivi o accedendo a siti web istituzionali.

Iodoprofilassi

La iodoprofilassi consiste nella somministrazione del cosiddetto iodio stabile (generalmente in forma di compresse contenenti ioduro di potassio) per proteggere la tiroide nel caso in cui, in seguito ad incidente nucleare, venga rilasciato fra le altre sostanze radioattive lo iodio-131. Questo, infatti, potrebbe essere inalato o introdotto nell'organismo con acqua o alimenti andando ad accumularsi nella ghiandola tiroide ed esponendo al rischio di sviluppare tumori in questa sede.

Compresse ioduro di potassio Shutterstock

Tale rischio dipende molto dall'età dell'individuo nel momento dell'esposizione: bambini e adolescenti da 0 a 17 anni di età sono i più esposti, così come le donne in gravidanza e le madri che allattano, mentre negli adulti il rischio si riduce sensibilmente e tende ad annullarsi oltre i 40 anni di età.

La misura della iodoprofilassi è quindi indicata e prevista per gli individui di età compresa fra 0 e 40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento.

Sarà il Ministero della Salute a decidere l'attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate in cui si ritiene opportuno agire in questo senso.

Il periodo ottimale per la somministrazione di iodio stabile è compreso fra meno di 24 ore prima e fino a 2 ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione. Fino a otto ore dopo l'inizio stimato dell'esposizione può essere ancora ragionevole la somministrazione di iodio stabile; mentre dopo le 24 ore successive all'esposizione può essere causa di danni (prolungando l'emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide) piuttosto che di benefici.

A questo proposito, si ricorda che le compresse contenenti iodio utilizzate per la iodoprofilassi NON sono disponibili in farmacia, NON sono integratori e NON si possono acquistare, ma saranno distribuite dagli organi preposti in caso di necessità.

Altrettanto importante è ricordare che l'assunzione preventiva di compresse di iodio NON esercita alcun effetto protettivo se non viene fatta entro termini temporali specifici e che, al contrario, può causare diversi danni ed effetti collaterali. Questo concetto è stato peraltro rimarcato da una recente nota dell'Istituto Superiore di Sanità o ISS (il testo è consultabile cliccando qui).

Infine, ricordiamo anche che l'assunzione di iodio stabile può proteggere la tiroide, ma non fornisce protezione dai danni delle radiazioni a carico di altri organi e tessuti, a maggior ragione se queste provengono da radionuclidi diversi dallo iodio-131.

Per approfondire: Pillole allo Iodio e Radiazioni: A Cosa Serve lo Ioduro di Potassio

NOTA BENE

Naturalmente, il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari specifica nel dettaglio quali sono tutte le misure da attuare in funzione di tipologia e gravità dello scenario. Le informazioni sopra riportate intendono fornire solamente una panoramica generale e molto sintetica di quanto previsto del piano stesso e hanno un fine puramente illustrativo.

Qualora dovessero verificarsi incidenti nucleari e fosse pertanto necessario mettere in essere il pianto nazionale per la gestione delle emergenze di questo tipo, sarà necessario attenersi a tutte le indicazioni ed istruzioni fornite da istituzioni, organi ed enti preposti.

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Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista