Introduzione
Con la diffusione dell'emergenza sanitaria globale, sono diventati di uso comune alcuni termini dei quali, prima, si ignorava anche l'esistenza. "Paziente zero", ne è un esempio. Da due anni circa, dall'avvio della pandemia da Covid-19, quella definizione è entrata a far parte del quotidiano, dai notiziari ai giornali, come oggetto di discussione. Chi è il paziente zero? Ossia quel soggetto dal quale tutto si sviluppa e diffonde?
Chi è il paziente zero?
Viene definito paziente zero è il primo soggetto ad esser stato individuato nella popolazione di un'indagine epidemiologica. A volte l'espressione è usata per riferirsi al paziente al centro dell'indagine epidemiologica, piuttosto che al primo paziente. Il termine, di cui ai giorni nostri si sente spesso parlare in relazione alla diffusione delle varianti di Covid-19 -Delta e Omicron, nella fattispecie, si diffuse capillarmente negli anni 80, con il dilagare dell'HIV. Il paziente zero, in quel caso, fu nel giugno 1980, uno steward venticinquenne di Toronto. Ancora, per citare alcuni casi noti: il professor Liu Janlun, 64 anni, microbiologo cinese, fu il paziente zero della SARS nel 2003 ad Hong Hong.
Nell'agosto del 1976 in Zaire, fu diagnosticata a Mabalo Lokela, un insegnante quarantaquattrenne, l'Ebola. Mentre il paziente zero del colera fu un bambino londinese nel 1854.
In medicina (e a livello sociale, non soltanto sanitario) è fondamentale identificare con tempestività i pazienti zero per poter risalire alla rete di contatti, e quindi riuscire a tracciare l'intera linea del contagio di un determinato virus.
Paziente zero: differenze tra Caso Indice e Caso Primario
Semplificando: il paziente zero è colui che viene considerato responsabile della diffusione di una malattia infettiva, quindi anche di un virus, all'interno di una determinata comunità, ossia colui che dà origine ad un focolaio. Nel caso del Coronavirus, a febbraio 2020, vennero individuati due principali focolai, e due potenziali pazienti zero: uno a Codogno, in Lombardia, e l'altro a Vo' Euganeo, nel Veneto.
Occorre fare una distinzione tra caso indice e caso primario. In epidemiologia, il caso indice è il paziente zero di un determinato focolaio, ossia quel soggetto che le autorità sanitarie individuano per primo e che fornirà le peculiarità che andranno a dare origine alla casistica: ci dirà, quindi, quali sintomi ha una determinata malattia (non per forza infettiva), come evolve e quali prognosi può avere. La patolgia, in questo caso emergente e non nota prima d'ora, come nel caso del Covid-19, può anche non essere la causa scatenante del focolaio stesso. Il caso primario, invece, è il paziente zero responsabile di un focolaio riferito solamente a malattie infettive che determinano un contagio da uomo a uomo. E' quindi quel soggetto identificato come il primo ad aver trasmesso la malattia ad un gruppo di persone, non per forza collocate geograficamente nella stessa zona (paese, regione, nazione), ma anche in gruppi come una squadra di calcio o una classe scolastica.
Il caso indice dà origine a dei casi secondari che a loro volta danno origine ad ulteriori casi, determinando una catena di contagio. È stato così per la Sars, per l'Ebola, e adesso per il Coronavirus.
E' possibile parlare di paziente uno?
Riferendosi al focolaio di Codogno, si è spesso parlato di "paziente uno", più che di paziente zero. Il 38enne del Basso Lodigiano, infatti, era risultato positivo al coronavirus, e finito in Rianimazione in gravi condizioni, sebbene non fosse mai stato in Cina, Paese, come è noto, in cui ha avuto origine l'epidemia. Egli era stato a contatto con quello che dovrebbe essere definito il reale paziente zero del focolaio italiano, ossia un manager del Piacentino con ripetuti tamponi negativi, con il quale era stato a contatto dopo il rientro di quest'ultimo dalla Cina. Ma perché è comunque errato parlare di paziente uno? Si tratta, in effetti, di un termine improprio in quanto il contatto con il paziente zero, che è l'origine della diffusione dell'infezione, causa dei casi secondari senza però poter stabilire con certezza una sequenza numerica temporale e precisa dei contagiati.
Varianti e Pazienti zero
Qualora un virus dovesse mutare, dà origine a varianti. Questo non significa che tali variazioni siano più pericolose, ma semplicemente che il virus si è ulteriormente adattato alla specie umana generando un'ulteriore variante. Nel caso specifico del Covid-19, abbiamo conosciuto la prima fase della variante Delta, e poi la sua evoluzione nella variante Omicron. Anche in questa circostanza epidemiologica si parla di paziente zero della variante. In Italia, il caso primario di Omicron venne identificato in un manager 55enne di Caserta tornato dal Mozambico. Si trattava di un soggetto vaccinato con doppia dose, il cui campione è stato sequenziato all'ospedale Sacco di Milano nel laboratorio di microbiologia Clinica, virologia e diagnostica delle Bioemergenze.