Ultima modifica 25.02.2020
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos’è il parto in acqua?
  3. Perché partorire in acqua?
  4. Quando si può fare?
  5. Come si esegue
  6. Pro e Contro del parto in acqua

Generalità

Il parto in acqua è un'alternativa alle modalità più consuete di affrontare il travaglio e le fasi che si susseguono prima della nascita di un bambino.

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Da un punto di vista pratico, la futura mamma si trova parzialmente immersa in una vasca piena d'acqua, riscaldata a circa 37°C, dove è libera di assumere le posizioni che preferisce per affrontare le contrazioni uterine. Nella fase conclusiva del parto, il neonato passa direttamente dal liquido amniotico all'acqua, quindi viene portato in superficie e dato in braccio alla madre, dal medico o dall'ostetrica che assiste alla procedura.

Il parto in acqua favorisce nella gestante il raggiungimento di una sensazione di benessere: durante il travaglio, il calore e l'immersione nella vasca può accelerare la dilatazione della cervice uterina, oltre a ridurre la tensione muscolare e generale.

Non va dimenticato, inoltre, che l'acqua calda contribuisce ad attenuare il dolore delle contrazioni, stimolando la produzione di endorfine (sostanze neuro-ormonali che favoriscono lo stato di rilassamento).

Come altre modalità di partorire, anche quella nell'acqua non esclude la possibilità di complicazioni. Per tale ragione, quest'alternativa va effettuata solo sotto il controllo di personale specializzato, qualora non sussistano rischi per la salute della donna e del bambino.

Cos’è il parto in acqua?

Il parto in acqua è una procedura che permette alla gestante di affrontare il travaglio in un'apposita vasca. Quest'opzione è proposta nei reparti maternità di alcune strutture ospedaliere adeguatamente attrezzate.

Rispetto alle modalità tradizionali, il parto in acqua calda sembra avere degli effetti positivi sia sulla futura mamma, che sul nascituro.

Innanzitutto, il calore dell'acqua riduce la secrezione di adrenalina, indotta dal dolore e dalla tensione emotiva associata al particolare evento che la donna si trova a vivere; se rimane a livelli elevati durante il travaglio, quest'ormone "irrigidisce" il collo dell'utero, rendendo necessarie più contrazioni per raggiungere la dilatazione completa. Il parto in acqua sembrerebbe associato, quindi, ad una riduzione dei tempi di travaglio: meno la mamma è stressata, più la fase di espulsione risulterà breve.

Tra gli altri benefici sono stati ipotizzati, inoltre, un'aumentata elasticità del canale del parto e del perineo, riducendo la necessità di ricorrere all'episiotomia.

Il parto in acqua ha la capacità di stimolare anche il rilascio di endorfine, che consentono alla donna in travaglio di rilassarsi meglio tra una contrazione e l'altra.  

Nonostante queste considerazioni, il parto in acqua rimane una pratica parecchio discussa in ambito medico. Per questo motivo, prima di optare per questa modalità, occorre sempre chiedere consiglio al proprio ginecologo di fiducia.

Perché partorire in acqua?

L'obiettivo del parto in acqua è che il travaglio sia rilassato e confortevole.

Rispetto alle modalità tradizionali di espletare il parto, l'immersione in acqua calda migliora il rilassamento muscolare e riduce le contrazioni uterine che sono all'origine del dolore. Nella vasca, la gestante si muove più facilmente e può cambiare posizione, aumentando il proprio comfort e vivendo il momento con minore stress.

Il collo dell'utero tende a dilatarsi più velocemente, rendendo la discesa del nascituro nel canale del parto più semplice e meno dolorosa. Infine, per il bambino, nascere nell'acqua significa passare con maggiore gradualità dalla vita intrauterina all'ambiente esterno.

Quando si può fare?

Il parto in acqua è indicato a tutte le donne, purché la gravidanza sia considerata fisiologica, cioè a basso rischio e con decorso regolare, ed il travaglio sia ben avviato.

Più nel dettaglio, il parto in acqua può essere eseguito quando:

  • La gravidanza è singola;
  • La mamma sta bene (non ha febbre o altre patologie che richiedano assistenza specifica);
  • Il tracciato cardiotocografico (che fornisce informazioni sul battito cardiaco del bambino, sul tipo e sulla frequenza delle contrazioni dell'utero della mamma) è regolare;
  • Il liquido amniotico è chiaro (segno che tutto sta procedendo bene);
  • L'ospedale è attrezzato per questo tipo di assistenza;
  • Il medico e l'ostetrica concordano su questo tipo di scelta.

Prima di valutare l'ipotesi di ricorrere al parto in acqua, è opportuno raccogliere sufficienti informazioni. In particolare, il reparto di riferimento deve avere un'area dedicata, con ostetriche specificamente preparate a questo tipo di assistenza. I requisiti per accedere a questa modalità possono variare, poi, da una struttura ospedaliera all'altra.

Altre indicazioni al parto in acqua comprendono:

  • Presentazione cefalica del feto;
  • Gravidanza a termine (37-41 settimane);
  • Esito negativo per test sierologici per malattie contagiose, come epatite B o infezione da HIV, per la salvaguardia del personale medico;
  • Assenza di infezioni cutanee e febbre.

Chiaramente, per il buon esito della procedura, la gestante deve sentirsi totalmente a suo agio nell'acqua: se questo mezzo induce disagio o nervosismo, è meglio partorire con altre modalità.

Una volta individuato l'ospedale a cui fare riferimento, è opportuno consultarsi con lo specialista in ginecologia e l'ostetrica che seguiranno il parto in acqua, per sapere esattamente come si svolge. Alcuni reparti maternità si sono attrezzati, ad esempio, per favorire solo il travaglio in acqua, ma la nascita del bambino avviene sul normale lettino; altre volte, viene lasciata alla donna la libertà di entrare e uscire dalla vasca, per alleviare i dolori di tanto in tanto o per espletare il parto.

Come si esegue

Il parto in acqua viene proposto nelle strutture ospedaliere appositamente attrezzate, quando è iniziata la fase attiva del travaglio (collo uterino appianato e dilatazione di almeno 3-5 cm, in presenza di contrazioni valide e regolari). Durante la procedura, il benessere del nascituro è monitorato grazie a strumenti senza fili che rilevano il battito fetale e possono essere immersi nell'acqua, senza limitare i movimenti della mamma.

Caratteristiche della vasca – Il parto in acqua avviene in vasche realizzate con tecniche costruttive ben precise. Le dimensioni di questa struttura devono consentire alla futura mamma di muoversi liberamente e di assumere le posizioni che preferisce. La profondità deve permettere di contenere almeno 70-80 centimetri di acqua. Per quanto riguarda i materiali di realizzazione, invece, la vasca per il parto in acqua deve essere molto resistente e garantire la perfetta igienizzazione.

Caratteristiche dell'acqua – La temperatura dell'acqua nella vasca deve essere abbastanza calda: nelle fasi preliminari del travaglio, va dai 35 ai 37°C; in seguito, quando la nascita del bambino è imminente, è portata a 37-37,5°C. Così come avviene in quelle da idromassaggio, nelle vasche per il parto, questo parametro può essere facilmente regolato mediante un dispositivo che la mantiene costante per tutta la durata del parto.

Altro elemento da considerare è il ricambio dell'acqua, che dev'essere continuo, affinché il contenuto della vasca risulti sempre pulito. Durante il travaglio ed il parto, infatti, è normale il verificarsi di emissioni di urine, feci, sangue e liquido amniotico. Per questo motivo, è importante la presenza di un dispositivo che permetta di cambiare velocemente l'acqua e garantire, quindi, l'igiene necessaria per la donna e per il bambino al momento della nascita.  

Quando entrare in acqua – Il momento ideale per entrare nella vasca, coincide con l'inizio della fase attiva del travaglio. Il parto in acqua inizia, dunque, quando la donna presenta una dilatazione del collo dell'utero di almeno 3-5 cm.

La posizione nella vasca è libera e si possono assecondare i movimenti indotti dalle contrazioni: in acqua, la gestante può stare seduta, supina, semisdraiata o in ginocchio. L'ostetrica che segue il parto a bordo vasca, poi, si preoccuperà di compiere tutte le manovre necessarie per l'assistenza.

Esiste il rischio di annegamento per il neonato?

Il parto in acqua sfrutta il "riflesso di apnea" del bambino appena nato: questo sistema di auto-protezione si attiva bloccando l'atto respiratorio, quando l'acqua entra in contatto con i recettori cutanei del viso. Un bimbo sano non rischia, quindi, in alcun modo di "bere". L'atto respiratorio si innesca solo al contatto con l'aria, quando viene accolto nell'abbraccio della madre.

Pro e Contro del parto in acqua

Vantaggi e potenziali benefici

Premesso che la scelta di far nascere il bambino nell'acqua è consentita solo alle donne con una gravidanza "a basso rischio", i vantaggi sono numerosi:

  • Il parto in acqua favorisce una sensazione di benessere: la possibilità di galleggiare nella vasca e di scegliere in piena autonomia la posizione da assumere per affrontare le contrazioni influisce positivamente sulla progressione del travaglio e riduce lo stress associato all'evento.
  • L'immersione in acqua calda è in grado di alleviare il dolore, poiché stimola il rilascio di endorfine, le quali agiscono come una sorta di analgesico: il parto in acqua può ridurre, quindi la necessità di usare antidolorifici, come l'epidurale.
  • Il parto in acqua aumenta il senso di controllo della donna sul proprio corpo e, come avviene quando si nuota, ha il vantaggio di contribuire a sostenere il peso del bambino (il pancione) con un significativo sollievo per la zona lombare.
  • Grazie all'umidità, il parto in acqua facilita la respirazione profonda e regolare (utile, in particolare, in chi soffre di asma).
  • Lo stato di calma della gestante ottimizza l'apporto di ossigeno al bambino attraverso la placenta: più rilassata è la mamma, meno agitato è il neonato.
  • L'acqua calda rilassa i muscoli del bacino e distende il perineo, riducendo la necessità di ricorrere all'episiotomia.
  • Per il bambino, è stato ipotizzato che nascere nell'acqua renda meno traumatico il passaggio brusco e repentino dal mondo liquido (rappresentato dall'utero) a quello aereo. Una volta nato, egli si trova in un ambiente per conformazione e temperatura simile a quello che lascia nel ventre della mamma.

Rischi e complicanze

Attualmente, sono disponibili pochi studi scientifici che approfondiscono i possibili rischi associati al parto in acqua. Tuttavia, sono stati segnalati problemi respiratori neonatali, emorragie ed infezioni dovute alla permanenza nell'acqua sporca.

Le controindicazioni del parto in acqua sono sostanzialmente tutte quelle che fanno temere una possibile complicanza durante il travaglio e/o durante il periodo espulsivo.

In particolare, il parto in acqua è sconsigliato in tutte le condizioni che richiederebbero un'assistenza più attenta, come:

Il parto in acqua è controindicato, inoltre, se il periodo espulsivo non procede con la dovuta regolarità o quando si manifestano segni di sofferenza fetale in travaglio. La procedura non è adatta alla donna che presenta nervosismo e non si sente a proprio agio nella vasca. Il parto in acqua andrebbe sospeso anche se la futura mamma presenta un'eccessiva stanchezza durante il travaglio.

Da ricordare

La scelta della modalità di partorire deve essere sempre valutata insieme al proprio ginecologo e all'ostetrica di riferimento, anche in relazione alla struttura nella quale il bambino verrà alla luce.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici