Ovodonazione - Donazione degli Ovociti

Ultima modifica 27.09.2019

Generalità

L'ovodonazione (o donazione di ovociti) è un processo in cui un individuo di sesso femminile dona spontaneamente parte dei propri ovuli, affinché possano essere utilizzati con la fecondazione eterologa da una coppia con problemi di fertilità.
Donazione di ovocitiQuesta procedura è più complicata rispetto alla donazione del liquido seminale maschile (semedonazione), poiché richiede un piccolo intervento chirurgico (detto puntura follicolare) allo scopo di estrarre gli ovociti. I gameti femminili così prelevati vengono poi fecondati in laboratorio con il seme del partner o di un donatore estraneo alla coppia, tramite le tecniche di procreazione medicalmente assistita più adeguate al caso.
La donatrice che decide di donare i propri ovociti ad altre donne presso una clinica di riproduzione assistita dev'essere sottoposta ad esami specifici, come, ad esempio, l'anamnesi sanitaria e le analisi per le patologie infettive e genetiche.

Breve premessa: requisiti per la fecondazione eterologa  

La fecondazione eterologa è una tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA) che permette di aiutare le coppie che desiderano un figlio, ma non riescono spontaneamente a intraprendere una gravidanza.

  • Nella fecondazione eterologa, uno dei due gameti utilizzati a fini procreativi (ovocita femminile o spermatozoo maschile) non appartiene ad uno dei genitori che si sottopone al trattamento, ma proviene da un soggetto estraneo alla coppia richiedente (donatore).

In Italia, il ricorso a tale tecnica è legittimo (come indicato dalla sentenza 162/2014 della Corte Costituzionale) nell'ambito di un percorso di trattamento, nei casi in cui sia accertata la sterilità o l'infertilità assoluta di almeno uno dei due genitori e non vi siano altri metodi terapeutici efficaci a risolvere tale condizione. Tuttavia, la fecondazione eterologa è consentita solo per le coppie di sesso diverso, sposate o conviventi in modo stabile. Non potranno ricorrere, quindi, alla donazione né soggetti single, né coppie dello stesso sesso.

Ovodonazione: cos'è?

L'ovodonazione è un processo che prevede l'inseminazione dell'ovocita proveniente da una donatrice appositamente stimolata, ed il trasferimento dell'embrione così ottenuto nell'utero della donna ricevente.

A chi è rivolta

In condizioni di sterilità comprovata, le donne possono fare ricorso all'ovodonazione se presentano:

  • Età avanzata;
  • Insufficienza o scarsa riserva ovarica precoce o congenita;
  • Patologie che hanno compromesso la capacità riproduttiva;
  • Anomalie cromosomiche o genetiche;
  • Poliabortività;
  • Ripetuti fallimenti di altre tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Ovodonazione in Italia

In Italia, la realizzazione della fecondazione eterologa ha trovato qualche ostacolo, tra cui spicca la mancanza di donatori che rende impossibile soddisfare tutte le richieste. Nel nostro Paese, infatti, le donazioni avvengono a titolo volontario e gratuito (non sono previste forme di compenso economico).
Questo aspetto è stabilito per evitare il commercio di ovociti e seme che, oltre a essere escluso dalla sentenza 162/2014 della Corte Costituzionale, è vietato anche in tutta Europa. Per un'ovodonazione, è necessario, quindi, trovare chi, a tali condizioni, può accettare di sottoporsi a cure ormonali ed entrare in sala operatoria per aiutare un'altra donna ad avere un figlio. Per questo motivo, il reperimento dei gameti, soprattutto femminili, risulta molto difficile.
Per superare l'ostacolo rappresentato dalle poche donazioni, gli ospedali e i centri italiani specializzati nella fecondazione eterologa possono reperire gli ovociti tramite due opzioni:

  • Condivisione di ovociti (egg sharing): una paziente che si sottopone alla fecondazione omologa (in cui gli ovuli sono suoi e gli spermatozoi del partner) può decidere di donare gli ovuli in eccesso a un'altra donna.
  • Acquisizione degli ovuli da banche estere: i centri di PMA stipulano degli accordi con delle banche estere per reperire il liquido seminale o gli ovociti crioconservati (nota bene: è possibile acquisire i gameti da fornitori, ma non acquistarli o commercializzarli, poiché il loro mercato è vietato dalla legge).

In ogni caso, sono comunque previsti controlli rigorosi, per assicurarsi che i donatori non abbiano malattie infettive o anomalie cromosomiche. Le banche estere fornitrici devono garantire, inoltre, la tracciabilità dei campioni biologici e le condizioni di sicurezza del trasporto.

Requisiti della donatrice

Per accedere alla fecondazione eterologa, è possibile fare ricorso a ovociti congelati nei centri stessi, oppure donati da donne a loro volta sottoposte alla fecondazione assistita.
La donazione di ovociti può essere effettuata in presenza dei seguenti requisiti:

  • La donna che dona i propri ovociti deve avere un'età compresa tra 20 e 35 anni;
  • La donatrice dev'essere in perfetto stato di salute, fisico e mentale;
  • La funzione ovulatoria della donatrice dev'essere normale;
  • Ciascuna donatrice ha un limite massimo di dieci nati con i propri gameti;
  • Chi dona gli ovociti non deve avere malformazioni, malattie genetiche o congenite, né ereditarie (nemmeno i familiari più prossimi possono averne; per questo, la donatrice non può essere stata adottata, poiché è imprescindibile conoscere l'anamnesi medica);

Oltre ai precedenti requisiti, le potenziali donatrici di ovuli dovranno passare due test indispensabili: da un lato le analisi del sangue e, dall'altro lato, un esame ginecologico per valutare la fertilità.

Selezione della donatrice

  • Le donatrici di ovociti sono donne sane, di giovane età (20-35 anni) e di comprovata fertilità. Questi criteri sono necessari per assicurare un recupero ottimale di ovociti in termini di numero e qualità.
  • La donazione di ovociti deve avvenire in forma anonima e volontaria.
  • Nel processo di selezione, vengono valutati la storia clinica familiare e personale della donatrice, lo stato di salute ginecologico, le condizioni psicologiche e attitudinali, e professionali, oltre che test specifici per escludere malattie infettive o ereditarie.
  • Per l'abbinamento, le linee guida per la fecondazione eterologa raccomandano che le caratteristiche immunologiche (gruppo sanguigno) e fenotipiche della donatrice – ad esempio, il colore della pelle - siano compatibili con quelle dei futuri genitori, quindi la clinica deve garantire alcuni criteri, come il rispetto dell'etnia e del gruppo sanguigno. Ciò favorisce il naturale processo di integrazione familiare.

Come si svolge?

Stimolazione  dell'attività  ovarica  della  donatrice

Una volta selezionata la donatrice più idonea, questa viene sottoposta a una stimolazione ovarica controllata, tramite la somministrazione di ormoni. Lo scopo è quello di indurre la maturazione di più follicoli per prelevare, se possibile, più ovociti, prima che avvenga l'ovulazione naturale (per poter raccogliere le cellule uovo è prima necessario localizzarle).
La donatrice viene sottoposta, quindi, ad ecografie periodiche e a dosaggi ormonali per controllare l'evoluzione del processo e stabilire il momento in cui raccogliere gli ovuli mediante puntura follicolare (intervento chirurgico per estrarre gli ovociti della donna dall'interno dei follicoli antrali maturi).

Recupero  degli  ovociti

Quando  i  follicoli  raggiungono  un diametro di approssimativamente 16-18 mm,  viene  programmato il prelievo ovocitario (puntura follicolare o pick-up), quindi si somministra l'ormone hCG per indurre l'ovulazione tra le 36 e le 48 ore successive.
Il recupero degli ovociti è effettuato mediante puntura transvaginale ecoguidata (quindi dalla vagina della donatrice). Questa procedura viene eseguita previa somministrazione di una lieve anestesia, generalmente locale, e della sedazione. L'intervento viene effettuato da un ginecologo, un embriologo e un anestesista, e dura circa 20 minuti.
Il ginecologo apre il canale cervicale con l'aiuto dello speculum e introduce l'ecografo insieme all'ago di aspirazione. Con il supporto dell'ecografia transvaginale, il medico localizza, quindi, i follicoli e viene realizzata la puntura di questi ad uno a uno, raccogliendo il liquido che contengono, dentro il quale è presente l'ovocita.
Mantenendo sempre una temperatura di 37° C, il materiale prelevato viene trasferito al laboratorio, dove gli specialisti embriologi recuperano e selezionano gli ovociti maturi, e li preparano all'uso.

Preparazione endometriale della ricevente

Gli ovociti così ottenuti verranno inseminati a fresco oppure crioconservati e utilizzati nei tempi opportuni. Prima dell'inseminazione artificiale, infatti, l'endometrio della donna ricevente deve avere una recettività ottimale per l'impianto dell'embrione.

Raccomandazioni

Prima del prelievo ovocitario, è fondamentale che la donatrice rispetti il digiuno assoluto durante le 6 ore che precedono l'intervento. Tale precauzione è necessaria affinché il pick-up si svolga normalmente e non implichi effetti secondari o complicanze impreviste.
La paziente viene ricoverata in clinica lo stesso giorno dell'ovulazione indotta, un'ora prima dell'intervento chirurgico.

Rischi e possibili complicanze

  • L'ovodonazione è un processo indolore, realizzato sotto sedazione. La donna può lasciare il centro poco dopo la puntura follicolare; si raccomanda comunque di aspettare circa un'ora, per rimettersi completamente dall'anestesia locale, e di recarsi alla clinica accompagnata.
  • Dopo il prelievo, possono manifestarsi dolori addominali simili a quelli mestruali o lievi sanguinamenti vaginali. Per riprendersi dall'ovodonazione, sarebbe meglio rimanere a riposo almeno un giorno e non sottoporsi a grandi sforzi.
  • La risposta ai farmaci per indurre l'ovulazione dev'essere controllata (con ecografie delle ovaie e/o dosaggi ormonali) per poter sospendere per tempo il trattamento, in caso occorra la sindrome da iperstimolazione ovarica, cioè lo sviluppo di un eccessivo numero di follicoli. Tale condizione può comportare vari sintomi, quali aumento di volume delle ovaie, dolori addominali, aumento di peso, mancanza di respiro e nausea; nei casi più gravi, si può arrivare a una distensione addominale e alla formazione di coaguli di sangue che potrebbero rendere necessario un ricovero in ospedale.
  • La donazione di ovuli non compromette la futura fertilità della donatrice. Di solito, tra un intervento e l'altro è indicato un periodo di tempo di 2 mesi.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici