Ultima modifica 29.05.2019

Generalità

L'osteoncondrosi è una sindrome degenerativa delle ossa, che ne frammenta le estremità. Nota anche come osteocondrite, insorge prevalentemente a livello delle articolazioni ed affligge soprattutto i giovani, gli sportivi e chi, in generale, è soggetto a traumi continui e ripetuti.

Si è dibattuto molto sulle cause dell'osteocondrite e si è giunti alla conclusione che alla base vi sia un processo di necrosi (morte di tessuti). OsteocondrosiI sintomi dell'osteocondrosi evolvono e si aggravano molto lentamente. Le indagini diagnostiche, se fatte per tempo, consentono un intervento terapico non invasivo.

Cos'è l'osteocondrosi

Il termine osteocondrosi identifica una serie di patologie delle ossalunghe o brevi, in cui una piccola porzione di estremità, ossea o cartilaginea, si stacca dal restante osso sano. In altre parole, si frammenta una piccola parte terminale dell'osso.

L'osteocondrosi può affliggere tutte le ossa dotate di un'epifisi o di un'apofisi, ma colpisce maggiormente quelle che compongono un'articolazione cartilaginea. Nelle giunture articolari, la lesione ossea separa un frammento composto da osso subcondrale e dalla cartilagine adiacente (il termine osso subcondrale identifica la strato osseo sottostante la cartilagine). Si forma così un corpo osteocartilagineo libero. Questo frammento genera dolore e viene chiamato col termine medico di topo articolare.
Le giunture articolari più colpite dall'osteocondrosi sono localizzate a livello di:

Per anni si è discusso su cosa determini questa separazione. Oggi, appare assodato che all'origine vi sia un processo di degenerazione necrotica. La necrosi è la morte della cellula. Essa causa dapprima l'indebolimento e in seguito la frammentazione della porzione ossea colpita.

La lesione osteocartilaginea segue un decorso lento, caratterizzato da 4 stadi. Nei primi due stadi, le lesioni sono considerate stabili e la prognosi è buona. Nel terzo e nel quarto stadio, invece, le lesioni sono divenute instabili e la prognosi non è favorevole. I caratteri distintivi dei 4 stadi sono così riassunti:

  • Stadio 1. Piccolo appiattimento dell'osso nel punto di lesione.
  • Stadio 2. Il frammento comincia a distinguersi. Si apprezza una piccola rima sotto di esso.
  • Stadio 3. La rima si fa più marcata. Il frammento è quasi del tutto staccato.
  • Stadio 4. Il frammento osteocartilagineo si è staccato dal restante osso ed è "libero" nell'articolazione.

Epidemiologia

L'osteocondrosi colpisce maggiormente il sesso maschile e la sua incidenza nella popolazione generale è dell'1,7%. È una patologia tipica dell'età evolutiva (primo e secondo decennio di vita), dovuta all'intensa attività di ossificazione. Di solito, in questi casi, il problema si risolve spontaneamente al termine della maturità scheletrica.
Quando l'osteocondrosi insorge negli adulti, spesso tali individui praticano sport o sono impegnati in attività lavorative pesanti. Ciò spiega, in parte, perché siano maggiormente colpiti gli uomini.

Cause

La necrosi di un'epifisi o di un'apofisi ossea è la causa principale di osteocondrosi. Essa insorge a seguito di un'interruzione del flusso di sangue. Si tratta, infatti, di una necrosi avascolare. I fattori che determinano l'occlusione dei vasi sono:

  • ischemia.
  • Trauma o più traumi ripetitivi, dovuti a:
    • Attività sportiva.
    • Attività lavorativa pesante.
  • Ossificazione intensa, tipica dell'età evolutiva.
  • Predisposizione genetica.
  • Fattori endocrini.

Molto spesso questi fattori agiscono di concerto. Ad esempio, è molto comune l'osteocondrosi in giovani atleti.

Sintomi

Per approfondire: Sintomi Osteocondrosi


I sintomi principali dell'osteocondrosi sono:

All'inizio, tale sintomatologia è tollerabile. Infatti, l'osteocondrosi segue un decorso assai lento: quando insorge, il dolore è di scarsa intensità e di durata intermittente; allo stesso modo, le funzioni articolari sono impedite solo in parte. Dal punto di vista anatomo-patologico, è il momento in cui cominciano a delinearsi i futuri frammenti ostecartilaginei.
Il peggioramento richiede mesi, in alcuni casi anche anni. In questo lasso di tempo, i frammenti osteocartileginei diventano dei veri e propri corpi liberi all'interno dell'articolazione. Il dolore, pertanto, si fa più intenso e continuo. Il blocco articolare riduce enormemente la motilità dell'articolazione. L'idrartro è notevole.

Diagnosi

Importante, come in tutte le patologie, è la diagnosi precoce. Ciò consente di poter intervenire in modo non invasivo e di fermare l'evoluzione delle lesioni ossee.

L'analisi della motilità articolare è il primo esame diagnostico possibile: il sospetto nasce se l'angolo di estensione di un'articolazione è ridotto rispetto al normale.

L'esame strumentale fondamentale, che mostra a che stadio è giunta l'osteocondrosi, è la risonanza magnetica. Essa mostra l'entità della lesione e permette, quindi, di pianificare una terapia efficace. Ulteriore vantaggio: non è invasiva.

Gli altri esami diagnostici sono:

Radiografia. Mostra la formazione del frammento osteocartilagineo e, nei casi più avanzati, i corpi liberi, o topi articolari. Si tratta di un esame moderatamente invasivo (comporta l'esposizione a radiazioni ionizzanti).
Ultrasonometria ossea. Fornisce indicazioni utili sullo stato di salute dell'osso. Un riscontro negativo indica che l'osso è a rischio di frammentazione. Non è invasiva.
Tomografia assiale computerizzata. Mostra la grandezza e il sito preciso in cui è avvenuta la frammentazione ossea. Svantaggio: è una tecnica invasiva (comporta l'esposizione a radiazioni ionizzanti).

Terapia

Lo stadio della lesione è fondamentale per impostare la terapia.
Essa può essere:

  • Conservativa.
  • Chirurgica.
  • Farmacologica.

La terapia conservativa ha maggiore probabilità di successo quando la lesione è stabile (stadio 1 e stadio 2). Consiste in:

  • Riposo dall'attività fisica/lavorativa (se intensa) per 6-8 settimane.
  • Fisioterapia.
  • Immobilizzazione con gesso; uso di stampelle (se è colpito un arto inferiore).

La terapia conservativa è adottata anche per le forme di osteocondrosi dell'età giovanile. Queste tendono a guarire spontaneamente, ma, talvolta, serve un trattamento terapeutico di supporto.

La terapia chirurgica è riservata per gli stadi instabili, o per quelli stabili che non hanno beneficiato del trattamento conservativo. Consiste in un intervento in artroscopia. Lo scopo è quello di:

  • Recuperare il frammento, qualora non fosse ancora del tutto staccato (stadio 3). Per farlo si praticano delle microperforazioni nella porzione interessata, allo scopo di favorire la vascolarizzazione.
  • Eliminare i frammenti distaccati dall'osso sano (stadio 4). Va ricostruita l'estremità ossea interessata e ricostituita la componente cartilaginea, mediante un trapianto di condrociti. I condrociti sono le cellule che producono la cartilagine.

La terapia farmacologica è utile per alleviare la sensazione di dolore e deve associarsi ai due interventi terapici. Da sola, infatti, non è sufficiente. Essa si basa sulla somministrazione di:

Complicazioni

Le complicazioni post-operatorie possibili sono:

  • Dolore cronico.
  • Ridotta funzionalità dell'articolazione colpita.
  • Osteoartriti.

Prognosi

La prognosi dipende da diversi fattori, quali:

  • Età del paziente.
  • Causa.
  • Articolazione colpita e grado di lesione al momento della diagnosi.
  • Se si è attuata una terapia conservativa in presenza di un'osteocondrite agli stadi 3 e 4.

Le forme di osteocondrosi dell'età giovanile tendono a risolversi spontaneamente. La prognosi è, pertanto, buona.
Se all'origine c'è un trauma e la diagnosi è tardiva, la prognosi si fa peggiore. Il recupero, infatti, è assai lento e l'operazione chirurgica, come si è visto, ha le sue complicazioni.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza