NeuroCovid: Effetti di COVID sul Cervello e Sintomi Neurologici
Introduzione
Fin dall'inizio della pandemia, è stato evidente come l'infezione causata dal Coronavirus SARS-CoV-2, denominata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità COVID-19 (COronaVIrus Disease 19) potesse avere altri organi bersaglio, oltre ai polmoni.
Trattandosi a tutti gli effetti di una sindrome multisistemica, COVID può coinvolgere vari distretti del corpo e può lasciare importanti strascichi che possono persistere per mesi dopo l'infezione (si parla di Long COVID).
Tra i potenziali organi bersaglio di SARS-CoV-2 rientra il cervello e, più in generale, il sistema nervoso centrale e periferico che può essere interessato durante e dopo la malattia.
Da qui, deriva la definizione "NeuroCovid", con cui si allude ai disturbi acuti e cronici che possono insorgere nelle persone che hanno sviluppato la malattia: vertigini, mal di testa, perdita dell'olfatto e del gusto, stati confusionali, ridotta concentrazione e perdita di memoria.
Numerosi studi hanno documentato queste complicanze neurologiche e neuropsichiche e gli effetti di COVID-19 sul sistema nervoso stanno diventando sempre meglio definiti. Nei primi tempi si pensava, per esempio, che questi sintomi si manifestassero soprattutto in coloro che sviluppavano l'infezione in forma grave, quindi che richiedevano il ricovero in ospedale. Ora, invece, è evidente che questi disturbi possano colpire pure i giovani (20-40 anni d'età) che 1) in precedenza non avevano mai accusato questi sintomi, 2) avevano sviluppato forme di COVID anche molto lievi oppure 3) non avevano manifestato problemi respiratori.
Le nuove ricerche chiariscono che SARS CoV-2 ha un ampio e significativo impatto sul cervello, tale da determinare addirittura un vero e proprio danno, responsabile di conseguenze più complesse come nebbia cognitiva, stati di ansia e depressione, allucinazioni e altri sintomi psichiatrici.
NeuroCovid: Cos’è?
Cosa s’intende per NeuroCovid?
NeuroCovid identifica l'insieme di disturbi neurologici e neuropsichici correlati all'infezione da Coronavirus (SARS-CoV-2) che può diffondersi in tutto il sistema nervoso, colpendo il cervello e il midollo spinale.
L'anosmia e l'ageusia sono stati tra i primi sintomi neurologici focali descritti in COVID-19 che hanno generato interesse per il potenziale neurotropismo di SARS-CoV-2.
Come COVID-19 Danneggia il Cervello
Secondo una stima del National Institutes of Health, fino al 30% dei pazienti COVID-19 manifesta sintomi neurologici o psichiatrici; questi problemi possono persistere per settimane o mesi dopo l'infezione iniziale. Man mano che gli studi proseguono, le evidenze sul rapporto tra COVID-19 e cervello si accumulano, ma i meccanismi biologici che causerebbero i danni al sistema nervoso non sono ancora del tutto noti.
Ecco una panoramica delle principali teorie proposte a spiegazione dei sintomi neurologici nell'infezione da SARS-CoV-2.
Disturbi Psico-Neurologici anche Dopo la SARS
Non è la prima volta che si riscontrano sintomi neurologici in concomitanza di infezioni virali: già in passato, SARS, MERS, ebola e influenza da H1N1 (pandemia da spagnola) hanno causato disturbi protratti a carico del sistema nervoso centrale, mentre altri virus, come l'HIV, sono in grado di provocare danni cerebrali diretti, da cui conseguono problemi significativi alle funzioni cerebrali.
Nella SARS, per esempio, erano stati già descritti i sintomi della fatica post-esercizio, così come i cambiamenti neuropsichiatrici che comportavano depressione e ansia, ossessioni e disturbi di memoria.
Come arriva SARS-CoV-2 al Cervello?
Il Coronavirus si sposta tra i polmoni e il cervello lungo il nervo vago (uno dei 12 nervi cranici): la scoperta è stata pubblicata dalla rivista scientifica Journal of Neurology. Una volta arrivato nel cervello, il virus SARS-CoV-2 entra nelle cellule endoteliali attraverso i recettori dell'enzima di conversione dell'angiotensina 2 (ACE 2) e li danneggia, guidando l'infiammazione e altri processi dannosi per il tessuto cerebrale.
Tuttavia, come spiegato di seguito, la reazione infiammatoria provocata da SARS-CoV-2 colpisce anche il cervello, a volte arrivandoci indirettamente.
Infiammazione del Cervello
Alla base delle conseguenze psico-neurologiche del COVID-19, pare sia implicata l'ormai nota "tempesta di citochine", fenomeno che può coinvolgere anche il cervello:
- Direttamente, quale reazione del cervello all'azione del Coronavirus;
- Indirettamente, per gli effetti sistemici dell'infezione, come l'insufficienza respiratoria e lo stato infiammatorio (in altre parole: il danno al cervello potrebbe essere correlato alla risposta immunitaria sviluppata dall'organismo in risposta al virus).
Le citochine sono sostanze prodotte dalle cellule immunitarie quando un agente infettivo aggredisce l'organismo; la loro funzione è duplice:
- Sostenere il sistema immunitario;
- Produrre infiammazione, condizione che rappresenta un meccanismo di difesa poiché rende la zona del corpo in cui si sviluppa "inospitale" ai patogeni.
In alcune persone, il numero di citochine prodotte è sufficiente per favorire il compito del sistema immunitario, ma non così significativo da creare un danno. In altre persone, invece, la produzione di citochine è talmente massiccia da determinare un'infiammazione così importante da estendersi a vari organi e apparati. Una volta che le citochine attraversano la barriera ematoencefalica, attivano le cellule gliali, che poi secernono mediatori dell'infiammazione che aumentano la sensibilità dei recettori e potenzialmente inducono problemi cognitivi, persino allucinazioni. L'infiammazione può anche portare ad una diminuzione del rilascio di neurotrasmettitori, che potrebbe causare cambiamenti di umore.
In pratica, le citochine contribuiscono ad eliminare il virus, ma possono causare talvolta dei danni collaterali.
A livello del cervello, le citochine possono effettivamente mettere a repentaglio la struttura e la funzione delle cellule cerebrali: è allora che s'iniziano a vedere i sintomi neurologici e psichiatrici. Apatia, mancanza di energie mentali, pensieri ossessivi e certe forme depressive - non riconducibili allo stress psicosociale indotto dalla pandemia - sono alcune delle manifestazioni che possono essere indotte dall'infiammazione del cervello.
Da Ricordare: SARS-CoV-2 danneggia il cervello anche senza mai entrarci
Il cervello non solo può rilasciare citochine su sollecitazione del virus: anche quando non raggiunge direttamente l'encefalo, SARS-CoV-2 può causare infiammazione per azione delle citochine provenienti da altre organi e trasportate dal sangue.
Danno Diretto alle Cellule: Ruolo dei Recettori ACE 2
Oltre all'infiammazione, l'infezione da SARS-CoV-2 può provocare, in qualche caso, un'emorragia cerebrale, rappresentata da una perdita di sangue che invade i tessuti che costituiscono il cervello. Il problema è indotto da danni ai vasi sanguigni che irrorano il cervello per l'aumento eccessivo della pressione, a sua volta determinata da un cattivo funzionamento dei recettori ACE 2.
Quest'ultimi sono presenti in vari organi (tra cui mucosa orale, naso, gola, polmoni, stomaco, intestino, fegato, cuore, vasi sanguigni e cervello) e SARS-CoV-2 li sfrutta per entrare nelle cellule dell'organismo umano e stabilire l'infezione da cui esiterà COVID-19. In particolare, è la proteina Spike, situata sulla superficie esterna del Coronavirus ad agganciarsi al recettore ACE 2. Vari studi hanno dimostrato che, nel momento in cui questo succede, l'ACE 2 va incontro ad una down regulation, quindi inizia a funzionare in maniera difettosa. Questo fenomeno biologico ha come diretta conseguenza l'aumento della pressione del sangue, fattore di rischio per la comparsa di un danno ai vasi sanguigni che irrorano il cervello.
Naturalmente, l'emorragia celebrale è un evento che può essere causato da altro, ma la relazione con il COVID trova spiegazione proprio in questo meccanismo d'azione.
COVID e Coaguli di Sangue
Quando il virus SARS-CoV-2 entra nelle cellule endoteliali del cervello e guida l'infiammazione, incoraggia anche la produzione di trombina, un enzima del plasma che può causare coagulazione del sangue. Quest'effetto tossico diretto del virus può causare molti problemi.
Altri Fattori da Considerare
Il virus COVID-19 non solo può portare a nuovi sintomi neuro-psichiatrici (come ansia, depressione o psicosi), ma ha anche il potenziale per peggiorare le condizioni preesistenti. In altre parole, l'infezione può agire come fattore scatenante o esacerbante.
Cosa Significa per la Salute Mentale
Se si manifestano complicanze psico-neurologiche nuove o queste risultano in peggioramento dopo aver contratto COVID-19, è importante informare il medico. La ricerca sta dimostrando che i cambiamenti nel cervello nelle persone che hanno avuto il virus possono portare a nuovi sintomi psichiatrici o peggiorare una condizione mentale preesistente, quindi è importante sottoporsi a cure, non appena si notano i sintomi.
A Cosa Prestare Attenzione: alcuni sintomi come affaticamento, insonnia e cambiamenti nell'appetito sono comuni quando una persona è malata di COVID-19 e durante il recupero. Tuttavia, altri sintomi sono segnali d'allarme, come pensieri suicidari o sentimenti di apatia verso la vita. Si dovrebbe prestare attenzione anche ai segni di paranoia che possono interferire con la loro funzione quotidiana. Questa rappresenta un'indicazione per cercare il supporto di un medico.
Infine, è possibile che ad innescare i disturbi neurologici non sia stato unicamente il Coronavirus, ma la concomitanza di fattori poco favorevoli come immobilità e privazione di ossigeno delle forme di COVID gravi. Sebbene non sia correlato al danno cerebrale diretto, poi, alcuni farmaci utilizzati per la gestione dei pazienti COVID-19 possono causare sintomi neurologici, persino psicosi. Per esempio, i corticosteroidi usati in alcune persone per ridurre la mortalità o la necessità di intubazione in terapia intensiva possono provocare simili effetti collaterali, che tendono comunque a risolversi una volta sospesa l'assunzione.
COVID-19: Sintomi Neurologici
I sintomi neurologici e psichiatrici possono comparire prima, durante e dopo i sintomi respiratori di COVID-19.
COVID: Sintomi Neurologici DURANTE e DOPO la Malattia
Nei pazienti positivi all'infezione da SARS-CoV-2 possono manifestarsi alcuni o buona parte dei seguenti sintomi neurologici:
- Ipogeusia (ridotta capacità di percepire i sapori) o ageusia (perdita del gusto);
- Iposmia (percezione limitata degli odori) o anosmia (perdita dell'olfatto);
- Ipoestesie;
- Mialgie;
- Mal di testa;
- Vertigini.
Alcuni riferiscono alterazioni dell'attenzione e sintomi riferibili ad una fatica mentale e fisica cronica, che durano mesi dopo l'inizio della malattia.
Nell'elenco delle possibili conseguenze di COVID-19, pubblicate sulla rivista scientifica Brain da un team di neurologi dell'Università di Liverpool, trovano posto anche gravi disturbi, come:
- Allucinazioni;
- Ictus;
- Encefalite letargica;
- Psicosi;
- Stati confusionali;
- Crisi epilettiche;
- Disturbi della memoria.
Inoltre, è stato osservato un coinvolgimento del sistema nervoso periferico con polineuropatie, come:
- Sindrome di Guillain–Barré: si manifesta con paralisi progressiva agli arti, di solito prima le gambe e poi le braccia;
- Sindrome di Miller-Fisher: variante rara della sindrome di Guillain-Barré, che interessa i nervi cranici.
Un sondaggio condotto nel 2021 e pubblicato dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha evidenziato che quasi due terzi degli americani risultati positivi hanno riportato almeno un sintomo a lungo termine più di quattro mesi dopo essere stati infettati: il 55,5% includeva "disfunzioni cognitive", come difficoltà di concentrazione o perdita di memoria.
Danni al Cervello da COVID
In che modo COVID-19 colpisce il Cervello?
Una pubblicazione del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche dell'Università di Oxford (Douaud, G., Lee, S., Alfaro-Almagro, F. et al. SARS-CoV-2 is associated with changes in brain structure in UK Biobank. Nature, 2022) dimostra come COVID-19 possa avere un impatto deleterio sul cervello misurabile in:
- Danni ai tessuti in alcune aree cerebrali, soprattutto in quelle correlate all'olfatto;
- Perdita di materia grigia quanto un invecchiamento di 10 anni.
La ricerca ha coinvolto 785 persone sottoposte a scansioni cerebrali sia prima di contrarre l'infezione da SARS-CoV-2, sia alcuni mesi dopo, oltre che ad alcuni test cognitivi di base. Dallo studio, è stato possibile osservare, nei soggetti di età compresa tra 51 e 81 anni, una generale restrizione di volume cerebrale e danni localizzati per lo più su neuroni olfattivi, mentre altre regioni (ad esempio legate alla memoria) non hanno mostrato alcuna alterazione a livello funzionale. Coloro che avevano contratto l'infezione avevano perso tra lo 0,2% e il 2% in più di materia grigia, in diverse regioni del cervello, dei partecipanti non colpiti da COVID.
Non è chiaro quali siano davvero le implicazioni dei cambiamenti nel volume di materia grigia e non sono state dimostrate da questo studio correlazioni causa-effetto con danni permanenti o disfunzioni di pensiero, memoria o altre funzioni cerebrali. Al contempo, resta d'approfondire se questi effetti del COVID sul cervello possano essere invertiti o se persisteranno nel lungo termine.
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