Morbo di Alzheimer - Cure e Trattamenti

Morbo di Alzheimer - Cure e Trattamenti
Ultima modifica 05.04.2021
INDICE
  1. Introduzione
  2. Come si Cura
  3. Farmaci
  4. Altri Trattamenti
  5. Altri articoli su 'Morbo di Alzheimer'

Introduzione

Cos’è l’Alzheimer: un breve ripasso

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Il morbo di Alzheimer è la più comune forma di demenza.
Tipica dell'età avanzata, questa condizione è una sindrome neurodegenerativa, che comporta una graduale e irreversibile perdita delle funzioni cognitive.
I sintomi più caratteristici dell'Alzheimer consistono in deficit di memoria, problemi di linguaggio, cambi di personalità, alterazioni dell'umore (episodi di aggressività, psicosi, paranoia ecc.), mancanza d'iniziativa, confusione, disorientamento e perdita delle capacità di ragionamento e di giudizio.
Gli esperti ritengono che a causare il morbo di Alzheimer contribuiscano fattori genetici e ambientali, più un certo stile e, talvolta, la familiarità per la malattia.
Sulla fisiopatologia di questa forma demenza le evidenze sono chiare: il cervello del malato subisce un processo di atrofia e a livello extra- e intracellulare accumula aggregati proteici, che sembrano pregiudicare la sopravvivenza e la funzione dei neuroni.

Per approfondire: Morbo di Alzheimer: Cos'è, Cause e Sintomi

Come si Cura

Alzheimer: esiste una Cura?

Attualmente, purtroppo, non è disponibile una cura specifica per il morbo di Alzheimer, dove per cura specifica s'intende una terapia in grado di guarire dalla malattia.

Esistono però diversi trattamenti sintomatici, farmacologici e non, che riescono a rallentare la progressione della demenza e a migliorare la qualità di vita dei pazienti.

La terapia sintomatica del morbo di Alzheimer mira ad arginare tutte le principali manifestazioni della patologia: deficit di memoria e attenzione, difficoltà di apprendimento, episodi di aggressività, paranoia e/o aggressività, cambi di personalità ecc.

È bene precisare da subito che l'efficacia dei trattamenti sintomatici per l'Alzheimer tende a decrescere di pari passo con la progressione della demenza.

Alzheimer: importanza di una Cura Tempestiva

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Sebbene non permetta di bloccare l'evoluzione dell'Alzheimer, il trattamento sintomatico di questa demenza quando ancora è agli esordi aiuta a mantenere più a lungo le funzioni cognitive del paziente.

Una gestione terapeutica tempestiva della malattia di Alzheimer si basa sulla diagnosi precoce della patologia; per una diagnosi precoce, è fondamentale conoscere e non sottovalutare le prime avvisaglie classiche della demenza: una qualche amnesia di troppo, un'insolita difficoltà di calcolo o un problema di comunicazione verbale sono tutti potenziali campanelli d'allarme, che devono essere tenuti in considerazione a partire da una certa età e a maggior ragione in presenza di una storia familiare di Alzheimer.

Trattamento dell'Alzheimer: Ruolo della Famiglia

La vicinanza e il supporto della famiglia giocano un ruolo fondamentale nella gestione terapeutica della morbo di Alzheimer.
Soprattutto a partire da una certa fase della malattia, infatti, il paziente non è più autosufficiente e questo gli impedisce di seguire le terapie, lamentarsi un eventuale disturbo, esprimere un bisogno ecc.

Farmaci

Farmaci per il Morbo di Alzheimer: Quali sono?

Esistono due categorie di farmaci per il morbo di Alzheimer:

  • I medicinali rivolti prevalentemente al miglioramento della sintomatologia cognitiva, con però effetti anche a livello comportamentale, e
  • I medicinali mirati al controllo dei sintomi riguardanti prettamente la sfera psichiatrica, quali per esempio l'aggressività, gli episodi psicotici ecc.

Alla prima categoria appartengono gli inibitori dell'acetilcolinesterasi e la memantina; nel secondo gruppo, invece, rientrano gli antipsicotici e gli antidepressivi (usati più raramente).

Inibitori dell’Acetilcolinesterasi

Gli inibitori dell'acetilcolinesterasi trovano solitamente impiego quando l'Alzheimer è allo stadio iniziale o moderato.

Questi farmaci bloccano l'enzima che degrada l'acetilcolina (acetilcolinesterasi), un neurotrasmettitore importante nel favorire la comunicazione tra neuroni.
L'effetto finale che deriva dal blocco dell'acetilcolinesterasi è l'aumento dei livelli di acetilcolina.

L'utilizzo degli inibitori dell'acetilcolinesterasi si fonda sull'idea che mantenere buoni livelli di acetilcolina compensi, senza arrestarla, la progressiva e inevitabile perdita di neuroni dovuta alla malattia di Alzheimer.

I benefici derivanti dall'impiego degli inibitori dell'acetilcolinesterasi dovrebbero apprezzarsi a livello di memoria, attenzione, reattività e comportamento.

Gli inibitori dell'acetilcolinesterasi classicamente indicati in presenza di morbo di Alzheimer sono:

Come la maggior parte dei medicinali, anche questi farmaci presentano alcuni effetti collaterali; in particolare, si segnalano per problematiche come diarrea, nausea, perdita di appetito e disturbi del sonno.
Inoltre, è doveroso segnalare che richiede cautela la loro somministrazione in pazienti con determinate cardiopatie, poiché in questi potrebbe favorire la comparsa di aritmie cardiache.

Infine, un'ultima precisazione: gli inibitori dell'acetilcolinesterasi sono farmaci che necessitano di prescrizione medica e che il paziente dovrebbe assumere solo su indicazione del medico curante.

Memantina

La memantina (nome commerciale Ebixa) trova generalmente impiego quando l'Alzheimer è allo stadio intermedio o avanzato.

Agendo da antagonista non competitivo, questo medicinale blocca i recettori NMDA per il glutammato; il glutammato è un importante neurotrasmettitore, con un ruolo di spicco nei processi di memoria e apprendimento, che però, in quantità eccessive, è tossico per la cellula nervosa, al punto da causarne la morte.

A giustificare l'utilizzo della memantina nei malati di Alzheimer è una serie di evidenze secondo cui la patologia sarebbe associata anche a un eccesso di glutammato a livello cerebrale, eccesso dovuto a un malfunzionamento dei meccanismi recettoriali e di trasmissione glutammatergica (cioè del glutammato).

La memantina sembra avere effetti sia quando usata in monoterapia (cioè da sola), sia quando combinata a una terapia a base di inibitori dell'acetilcolinesterasi.
La possibilità di usarla anche da sola è vantaggiosa, perché ne consente la somministrazione in pazienti che non tollerano gli inibitori dell'acetilcolinesterasi (es: pazienti con problematiche cardiache).

Come ogni farmaco, anche la memantina può avere effetti collaterali; in particolare, si segnala soprattutto per mal di testa, vertigini, insonnia, agitazione e allucinazioni.

La memantina è un medicinale che necessita di prescrizione medica e che il paziente dovrebbe assumere solo su indicazione del medico curante.

Antipsicotici

A partire da una certa fase, la malattia di Alzheimer provoca anche sintomi comportamentali e psichiatrici, quali per esempio:

  • Agitazione;
  • Paranoia;
  • Ansia;
  • Aggressività;
  • Deliri e allucinazioni;
  • Comportamento ossessivo-ripetitivo.

Queste manifestazioni complicano la gestione del malato da parte dei familiari o di chi se ne prende cura, malato che, quando la demenza è giunta a tal punto, è incapace di badare a sé stesso (quindi ha bisogno degli altri).

Per far fronte alle suddette difficoltà, il medico curante potrebbe prescrivere alcuni farmaci antipsicotici, tra cui l'aloperidolo e il risperidone, i quali si sono dimostrati efficaci soprattutto nel controllo dell'aggressività e dei comportamenti psicotici (es: ansia, deliri, allucinazioni).

È doveroso segnalare che l'utilizzo di antipsicotici è previsto solo se strettamente necessario e solo su indicazione del medico curante, in quanto si tratta di farmaci che presentano anche gravi effetti collaterali.
A riguardo, inoltre, occorre un'ulteriore precisazione: i medici intraprendono una terapia a base di antipsicotici solo dopo aver tentato un percorso di terapia comportamentale per l'Alzheimer e solamente se tale trattamento si è dimostrato inefficace.

Antidepressivi

Con la perdita della propria indipendenza e autonomia, il malato di Alzheimer tende a sviluppare anche sintomi riguardanti la sfera emotiva, come depressione e sbalzi d'umore.

In questi frangenti, il medico curante potrebbe prescrivere, in combinazione a un percorso di terapia comportamentale, una terapia a base di antidepressivi (es: inibitori selettivi del re-uptake della serotonina) o stabilizzanti dell'umore.

Per approfondire: Alzheimer: Trattamenti per i Disturbi del Comportamento

Altri Trattamenti

Seppur molto importante, la terapia farmacologica è soltanto una parte dei trattamenti sintomatici per il morbo di Alzheimer.

Tra le opzioni terapeutiche, infatti, figurano anche approcci non farmacologici, tra cui la fisioterapia, la terapia occupazionale, la terapia comportamentale, la stimolazione cognitiva, la terapia del linguaggio e la terapia di reminiscenza.

Fisioterapia

In presenza di morbo di Alzheimer, la fisioterapia ha lo scopo di alleviare i disturbi motori e di equilibrio del paziente.

Terapia Occupazionale

Nei malati di Alzheimer, la terapia occupazionale ha due obiettivi principali: rendere il paziente il più possibile indipendente dagli altri e re-inserirlo in un contesto sociale.

Terapia Comportamentale

Nei pazienti con malattia di Alzheimer, la terapia comportamentale  ha lo scopo di ridurre i comportamenti problematici indotti dalla malattia (aggressività, psicosi, depressione ecc.).

Come anticipato in un passo precedente dell'articolo, nella gestione dei disturbi del comportamento è prassi dei medici dare precedenza alla terapia comportamentale e solo in caso di fallimento di quest'ultima (o di un suo effetto limitato) sostituirla con (o combinarla a) l'uso di farmaci antipsicotici e/o antidepressivi.

Stimolazione Cognitiva

La stimolazione cognitiva consiste nel far eseguire ai malati di Alzheimer esercizi mirati al miglioramento della memoria, del linguaggio e della cosiddetta capacità di problem solving.

Terapia del Linguaggio

In presenza di Alzheimer, la terapia del linguaggio si prefissa di limitare i deficit del linguaggio parlato e alleviare i problemi di comunicazione.

Terapia della Reminiscenza

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La terapia della reminiscenza è un approccio riabilitativo psicosociale, fondato sul concetto del recupero dei ricordi passati.
Nel malato di Alzheimer, serve sostanzialmente a mantenere viva nella mente la propria biografia.

La terapia della reminiscenza si basa sul rievocare episodi del passato vissuti dal paziente, osservare foto dell'infanzia e di tempi più recenti, rileggere appunti, lettere ecc. del passato e così via.
Un'ottima strategia sarebbe quella di raccogliere il tutto in un libro fisico o digitale e consultarlo di tanto in tanto.

Da alcuni studi è emerso che la terapia della reminiscenza abbia effetti positivi sull'umore e il benessere dell'individuo con Alzheimer.

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Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza