Generalità
Il mobbing è un comportamento ostile e persecutorio messo in atto nei confronti di un dipendente o di un collega di lavoro, allo scopo di emarginarlo o privarlo delle funzioni esercitate nell'ambito dell'organizzazione lavorativa.
I protagonisti del mobbing sono almeno due: la parte attiva (mobber) e la vittima (mobbizzato).
La dinamica di base del fenomeno consiste in un atteggiamento di molestie psicologiche o di vessazioni finalizzate ad isolare la vittima, impedendole di svolgere pienamente la sua normale attività lavorativa.
Il mobbing può essere distinto in:
- Orizzontale: praticato dai colleghi per motivi diversi, tra cui la competizione, l'arrivismo, la carriera, l'invidia o la differenza razziale, culturale, religiosa e politica.
- Verticale: attuato dal datore di lavoro o dai superiori, talvolta per indurre il dipendente a licenziarsi.
Tale forma di emarginazione rappresenta una delle principali cause di stress nell'ambiente di lavoro e può avere ripercussioni molto dannose sulla salute della persona mobbizzata, come ansia, panico, isolamento, depressione, alterazioni del ritmo sonno-veglia, vertigini, cefalea e disturbi comportamentali.
Il lavoratore vittima di mobbing può sviluppare, quindi, vere e proprie patologie fisiche o psichiche, che possono essere indennizzate attraverso una richiesta di risarcimento dei danni.
Mobbing: Definizione
“Mobbing” deriva dal verbo inglese “to mob”, che significa “aggredire in massa”.
Nella sua trasposizione in ambito lavorativo, il termine assume il significato di pratica vessatoria, persecutoria o, più in generale, di violenza psicologica perpetrata dal datore di lavoro o da colleghi nei confronti di un individuo per costringerlo alle dimissioni o, comunque, ad uscire dall'ambito professionale, per ragioni di concorrenza, invidia, gelosia o cattivi rapporti interpersonali.
Gli elementi identificativi del mobbing sono:
- La presenza di almeno due soggetti (mobber e mobbizzato) che entrano in contrasto tra loro nell'ambiente lavorativo;
- L'attività vessatoria continua e duratura (i comportamenti ostili si verificano con una frequenza settimanale, per almeno sei mesi);
- Lo scopo di isolare la vittima sul posto di lavoro per allontanarla definitivamente o impedirle di esercitare un ruolo attivo sul lavoro.
Questa forma di violenza psicologica non è un evento stabile e improvviso, ma risulta essere un vero e proprio processo articolato, che evolve gradualmente nel tempo attraverso diversi stadi. Affinché sussista il mobbing, quindi, non è sufficiente un singolo atto, ma è necessaria una pluralità di situazioni.
Curiosità: il mobbing in etologia
Nello studio del comportamento animale, il termine “mobbing” viene utilizzato per descrivere il comportamento di alcune specie animali, consistente nell'accerchiare minacciosamente un predatore, un intruso o un membro del branco o dello stormo stesso per allontanarlo.
Fattori scatenanti
Prima di assumere rilevanza giuridica, il mobbing è stato oggetto di vari studi in ambito medico, da parte di psicologi e sociologi.
Sul lavoro, il fenomeno assume la forma di terrorismo psicologico che implica un atteggiamento ostile e situazioni di conflittualità sistematica da parte di una o più persone (collocate in posizione superiore, inferiore o di parità rispetto al mobbizzato), con lo scopo di causare danni di vario tipo e gravità nei confronti dell'individuo preso di mira.
Il lavoratore vittima di mobbing diventa oggetto di continue attività vessatorie e persecutorie, che ricorrono con frequenza sistematica nell'arco di un periodo di tempo non breve, causandogli considerevoli sofferenze mentali, psicosomatiche e sociali.
La volontà di danneggiare la vittima può essere motivata da uno scopo politico e di strategia aziendale, ma anche da fattori emozionali inconsci, come componenti caratteriali o sentimenti di rivalsa e invidia favoriti da alcuni tratti di personalità.
Attenzione!
Una situazione di mobbing si viene a definire solo in presenza di persecuzioni sistematiche ripetute e oggettivamente documentate. Il fenomeno non dev'essere confuso, quindi, con le generiche forme di disagio o le controversie che si verificano quotidianamente nell'ambito della sfera lavorativa.
La condizione viene distinta, inoltre, dal “bullismo” studentesco o dal “nonnismo” militare: queste ultime forme di aggressione sono fortemente caratterizzate da atti di violenza o minaccia fisica, mentre il mobbing raramente sfocia in tali comportamenti.
Tipologie di mobbing
Mobbing Verticale
La violenza psicologica viene attuata dal datore di lavoro o da un superiore gerarchico. Nella terminologia anglosassone, questa forma viene anche definita “bossing” o “bullying”.
- Bossing: viene praticato dai superiori e si configura come una strategia aziendale per eliminare dipendenti divenuti “scomodi”, senza determinare dei casi sindacali o legali. Tale fenomeno - detto anche mobbing pianificato - si verifica spesso nel corso di ristrutturazioni aziendali o di fusioni.
- Bullying: indica una serie di comportamenti messi in atto da un singolo superiore nei confronti del dipendente.

Mobbing Orizzontale
L'attività vessatoria e discriminatoria è compiuta da colleghi di lavoro o addirittura da soggetti subordinati gerarchicamente al lavoratore mobbizzato; in quest'ultimo caso, alcuni autori parlano di mobbing ascendente o dal basso verso l'alto.
In base al numero di lavoratori colpiti dal comportamento persecutorio, si distingue:
- Mobbing individuale: quando l'obiettivo è un singolo dipendente;
- Mobbing collettivo: se l'oggetto dell'attività vessatoria è un gruppo di lavoratori (come può accadere, ad esempio, in corso di ristrutturazioni aziendali, prepensionamenti, cassa integrazione ecc.).
In base alla motivazione, invece, è possibile identificare:
- Mobbing emozionale: correlato a motivazioni personali e cattivi rapporti interpersonali (gelosie, arrivismo, pratiche illecite, personalità paranoiche ecc.).
- Mobbing strategico: corrisponde a una precisa strategia di esclusione di un lavoratore dall'azienda, che, con tale azione premeditata e programmata, intende realizzare un ridimensionamento delle attività di un determinato soggetto o il suo allontanamento.
Protagonisti del mobbing
Il mobbing coinvolge due principali categorie di persone:
- MOBBIZZATO: è l'obiettivo di sistematiche, frequenti e continue pratiche, attuate allo scopo di privarlo delle funzioni esercitate nell'ambito dell'organizzazione lavorativa. Al soggetto vengono designati compiti dequalificanti e le sue capacità personali e professionali sono messe in discussione. Le umiliazioni e le offese riguardano non solo la vita lavorativa, ma vanno a investire anche la vita privata della vittima. Il mobbizzato viene spesso criticato o sabotato.
- MOBBER: è colui che inizia e perpetra l'attacco. Le motivazioni per attuare il mobbing possono essere diverse e comprendono la paura di perdere il lavoro o la posizione duramente guadagnata, la semplice antipatia verso qualcuno con cui è costretto a convivere diverse ore al giorno, oppure la preoccupazione di essere surclassato ingiustamente da qualcun altro più giovane.
La condizione di mobbing prevede che ci sia un dislivello di potere tra i due protagonisti della vicenda conflittuale, nella quale la vittima si viene a trovare sempre in una condizione di svantaggio.
Comportamenti del mobbing
Le forme che il mobbing può assumere sono diverse e possono consistere in:
- Pressioni o molestie psicologiche;
- Calunnie sistematiche;
- Maltrattamenti verbali e offese personali;
- Atteggiamenti miranti ad avvilire o a intimorire ingiustamente, anche in forma indiretta;
- Critiche immotivate e comportamenti ostili;
- Marginalizzazione delle mansioni del lavoratore senza motivo apparente;
- Attribuzione di compiti eccessivi, in grado di provocare seri disagi in relazione alle condizioni fisiche e psicologiche del lavoratore;
- Esercizio esasperato di forme di controllo nei confronti del lavoratore.
I comportamenti ostili determinanti il processo di mobbing possono riguardare:
- Possibilità di comunicare: il lavoratore mobbizzato subisce una forte e costante limitazione alle possibilità di interagire con i colleghi, oltre a un impedimento sistematico e immotivato all'accesso ad informazioni necessarie all'ordinaria attività di lavoro.
- Relazioni sociali: il dipendente viene escluso fisicamente con il trasferimento in luoghi isolati o distanti, impedendogli di comunicare con altri colleghi di lavoro e privandolo dei mezzi quali telefono, computer e posta.
- Immagine sociale: il mobbizzato è oggetto di ripetute offese, discriminazioni e atti vessatori correlati sia al piano lavorativo, sia alla sfera privata, che ne screditano la reputazione. La delegittimazione dell'immagine può verificarsi anche di fronte a colleghi e a soggetti estranei all'impresa.
- Qualità della situazione professionale: il dipendente riceve direttive prive di senso o notevolmente al di sopra della propria qualifica professionale. In altri casi, al soggetto mobbizzato vengono attribuiti incarichi dequalificanti in relazione alle sue competenze. Il lavoratore può essere escluso in maniera non motivata da iniziative di formazione e di aggiornamento professionale. Il mobber può simulare errori professionali, avanzare continue critiche alle prestazioni o alle capacità professionali della vittima, mettere in atto azioni di sabotaggio e affidare compiti volutamente confusi e/o contraddittori.
- Salute: si costringe il mobbizzato a svolgere attività che possono compromettere il suo stato di salute (es. negazione di periodi di ferie o di congedo, attribuzione di mansioni gravose o pericolose o con turni massacranti ecc.). Molto raramente, il lavoratore può essere oggetto di violenza o molestie sessuali.
Occorre ricordare che molte di queste azioni, se isolate e non ripetute, possono avere luogo anche in condizioni normali; si parla, però, di mobbing quando una o più di queste azioni diviene sistematica e a lungo termine.
Possibili conseguenze
Le conseguenze del mobbing si ripercuotono essenzialmente sulla vittima, che subisce i danni maggiori in termini di perdite economiche e problemi alla salute.
A lungo andare, il lavoratore mobbizzato può accusare disturbi psicosomatici, relazionali e dell'umore, che possono portare anche a invalidità psicofisiche permanenti. Il nervosismo dovuto alla situazione causa spesso difficoltà respiratorie, tachicardia, cefalea, vertigini, problemi nell'espressione e nelle facoltà comunicative, disturbi gastro-intestinali, manifestazioni dermatologiche e disfunzioni della sfera del sonno e della sessualità.
Il mobbing può indurre nella vittima anche disturbi alle funzioni intellettuali, difficoltà di concentrazione e problemi nei contatti sociali. In diversi casi, inoltre, la situazione occupazionale vissuta come avversa può determinare la comparsa del “disturbo post‐traumatico da stress”, che si accompagna ad una serie di disturbi di ordine psichico (quali ansia, stato di tensione continuativo e depressione) che sono soliti manifestarsi dopo un trauma psichico acuto o cumulativo.
Altre conseguenze psicopatologiche frequentemente riscontrate sono il disturbo dell'adattamento, l'ansia e le alterazioni del comportamento (es. disturbi alimentari, alcolismo, tabagismo, aggressività ecc.). Il soggetto mobbizzato può manifestare, inoltre, ossessioni, isolamento e depersonalizzazione.
Oltre ad arrecare problemi alla salute, il mobbing causa danni finanziari di entità considerevole, in seguito al ricorso a visite mediche ripetute e alla perdita del lavoro come esito finale del processo persecutorio. Anche per l'azienda il mobbing ha effetti sul piano economico: i dipendenti mobbizzati riducono notevolmente la loro prestazione lavorativa, oltre ad obbligare l'azienda ad investire tempo e denaro su sostituti durante le assenze per le visite ed i periodi di malattia.
A livello nazionale, non esiste una legislazione specifica rivolta a disciplinare il fenomeno del mobbing. Tuttavia, esistono però, norme costituzionali, civilistiche e penali che permettono di tutelare i lavoratori dagli atti vessatori in ambito professionale. Il lavoratore vittima di questo comportamento, nel suo complesso non lecito, infatti, può ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non, ovvero a livello esistenziale, biologico e morale.