Ultima modifica 23.10.2019

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Terapia

Deve proporsi la normalizzazione dei livelli plasmatici di prolattina. In alcuni casi questo obiettivo può essere facilmente raggiunto, per esempio nell'ipotiroidismo, con un opportuno trattamento sostitutivo con ormoni tiroidei e, nelle forme di iperprolattinemia dovute all'utilizzo di farmaci, interrompendo la somministrazione degli stessi.
Più complesso appare invece il problema terapeutico nelle forme da microadenoma e nelle forma cosiddette "idiopatiche" che, tuttavia, nella maggior parte dei casi sono provocate da microadenomi la cui esistenza non è dimostrabile con gli attuali mezzi diagnostici.
Non c'è ancora un accordo sulla necessità di trattare, dal momento che molti studi dimostrano che la loro evoluzione a lungo termine è verso la stabilizzazione e non verso la crescita. È comunque opportuno abbassare i livelli dell'ormone qualora l'iperprolattinemia si associ ad una serie di disturbi della funzione riproduttiva (irregolarità mestruali, mancata ovulazione ecc.), della vita sessuale (frigidità, dolore avvertito durante l'attività sessuale) e della mineralizzazione ossea (osteoporosi). La terapia, in questi casi, può essere medica, chirurgica o radioterapica.
La terapia medica rappresenta quella di prima scelta sia nelle forme di iperprolattinemia da micro e macroadenomi ipofisari, sia nelle forme idiopatiche. La terapia medica utilizza una serie di farmaci dotati di un'azione stimolante sui recettori che vengono attivati dalla dopamina (un ormone del cervello). I farmaci ipoprolattinemizzanti più utilizzati sono:

la cabergolina (nome commerciale Dostinex) e la bromocriptina (Parlodel). Altri sono il lisuride, il lergotrile, il pergolide, la metergolina e la diidroergocriptina.

I farmaci determinano una rapida riduzione dei valori di prolattina e conseguente remissione dei sintomi clinici nel 95% dei casi. Essi portano anche ad una riduzione del volume dei macroadenomi nel 60-70% dei casi ed alla completa scomparsa della lesione nel 10-15% dei casi di microadenoma. L'ampia scelta di questi farmaci dopaminergici permette di superare fenomeni di intolleranza che si possono verificare con un farmaco sostituendolo con un altro.
La carbegolina e la bromocriptina inibiscono la sintesi ed il rilascio della prolattina agendo sia a livello ipotalamico sia a livello ipofisario. Inoltre esse sono in grado di ridurre le dimensioni degli adenomi ipofisari prolattino-secernenti. La carbegolina ha una durata d'azione molto lunga, per cui è sufficiente una singola dose alla settimana. La bromocriptina, invece, deve essere somministrata più volte nell'arco della stessa giornata. Gli effetti collaterali della carbegolina sono inoltre notevolmente minori di quelli della bromocriptina. Quando presenti, si manifestano sin dalla prima somministrazione e consistono nel calo della pressione arteriosa, soprattutto durante la stazione eretta, nausea e vomito, disturbi neuropsichiatrici, talora allucinazioni. Per ridurre al minimo la possibilità di andare incontro a questi effetti è necessario iniziare il trattamento col Dostinex a dosi ridotte: mezza compressa da 0,5 milligrammi ogni settimana per due settimane fino a raggiungere il dosaggio di 1-2 milligrammi alla settimana.
La sospensione del trattamento, di solito, è seguita dalla ripresa della crescita del tumore, per cui la terapia deve essere continuata indefinitamente.
In alcuni casi di iperprolattinemie fisiologiche (non dovute ad adenomi dell'ipofisi), soprattutto quelle da stress e da sonno, nelle donne che non desiderino una gravidanza, è preferibile somministrare una pillola contraccettiva estro-progestinica per regolarizzare il ciclo mestruale, poiché i suoi effetti collaterali risultano di solito inferiori a quelli dati dai farmaci dopaminergici appena descritti.
La terapia chirurgica consiste nella rimozione chirurgica degli adenomi ipofisari prolattino-secernenti. Viene effettuata per via transfenoidale e si utilizza un endoscopio (piccolo tubo flessibile dotato di una telecamera al suo apice) che viene introdotto in una delle due narici del paziente, precedentemente anestetizzato. La telecamera è collegata ad un sistema video digitale. L'endoscopio deve arrivare al senso sferoidale, e da qui alla sella turcica, dove verrà individuato ed asportato l'adenoma. L'indicazione alla chirurgia va posta solo in caso di intolleranza o resistenza più o meno totale al trattamento medico, che si verifica in un terzo dei casi di microadenomi.
La radioterapia ha oggi un ruolo del tutto secondario ed indicazioni eccezionali. Il suo utilizzo è limitato al trattamento degli insuccessi della chirurgia.

Monitoraggio degli adenomi ipofisari

Le pazienti con microadenoma, data la lenta crescita del tumore, vanno controllate una volta l'anno con misurazione dei livelli plasmatici di prolattina e con una TC della sella turcica; in assenza di crescita, la TC può essere effettuata ogni 2-3 anni. Controlli più sofisticati e più frequenti sono invece necessari in presenza di un aumento dei livelli di prolattina, della comparsa di cefalea o di disturbi visivi, oppure di modificazioni della TC. Le pazienti con macroadenoma richiedono una sorveglianza più stretta, annuale o meglio ancora semestrale, associando gli esami sopra indicati ad una risonanza magnetica (RM) o ad una tomografia a risonanza magnetica (TRM).



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