Insonnia: cos'è, sintomi e cause
Ultima modifica 16.01.2023
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Il termine insonnia deriva dal latino insomnia e letteralmente significa "mancanza di sogni". Nel linguaggio comune esso indica un'insufficiente durata del sonno, ma nella definizione clinica all'insufficiente durata ed alla ridotta continuità del sonno - che possono anche essere misurate obiettivamente attraverso esami specifici chiamati polisonnografie - si deve associare anche una soggettività di scarso ristoro derivante dal sonno notturno. Questo vuol dire che un individuo è insonne non solo se dorme poche ore ma se da queste poche ore non ottiene un ristoro adeguato al mantenimento della sua funzionalità sociale e lavorativa nelle ore diurne.

L'insonnia molto raramente è una patologia primaria del sonno, ma spesso è la conseguenza di svariate condizioni patologiche psichiche o fisiche, oppure il risultato di cattive abitudini riguardo all'alimentazione, all'attività fisica ed ai ritmi di vita in generale (Sudhansu Chokroverty., 2000). Non necessarimente in queste situazioni si devono eseguire esami polisonnografici che devono comunque essere sempre preceduti da una valutazione clinica da parte di uno specialista di medicina del sonno. Quando si eseguono esami strumentali in un paziente che riferisce insonnia in genere si osservano un tempo di addormentamento prolungato, un numero di risvegli più elevato, o un risveglio molto precoce al mattino. (Bergonzi P. et Al., 1992; Ferri R., 1996).

La distribuzione temporale della maggior difficoltà con il sonno è quella che definisce la tipologia di insonnia:

  • Si parla di insonnia iniziale quando la difficoltà prevalente riguarda l'addormentamento serale;
  • Di insonnia intermedia quando a prevalere sono i risvegli a metà nottata seguiti da difficoltà a riprendere sonno;
  • Di insonnia terminale quando invece è presente un risveglio molto precoce seguito dall'impossibilità di riprendere sonno.

Negli insonni in genere risulta diminuita la percentuale di sonno trascorsa nello stadio 4, cioè nello stadio più profondo e riposante del sonno che, insieme alla diminuzione del sonno REM, determinano un incremento degli stadi meno profondi di sonno, cioè lo stadio 1 e, ancor di più, lo stadio 2. (Ferri R, Alicata F., 1995; G. Coccagna., 2000). 

Come accennato in precedenza, l'inquadramento clinico di partenza da parte di un esperto è fondamentale sia per evitare delle terapie inadeguate e che possono comportare effetti collaterali e dipendenze farmacologiche senza un beneficio sostanziale, sia perchè lo specialista può rilevare sintomi e segni fondamentali ad indirizzare il sospetto diagnostico e quindi a programmare gli eventuali accertamenti strumentali successivi.  Gli insonni non sono infatti una popolazione omogenea né per quanto riguarda le cause del disturbo, né per quanto riguarda le manifestazioni, né di conseguenza per quello che riguarda la terapia (G. Coccagna., 2000; Sudhansu Chokroverty., 2000) (Mancia M., 1996; C. Barbui., 1998).

Un'importante diagnosi da effettuare di fronte ad un paziente con difficoltà in addormentamento, talvolta anche in quelli con risvegli infraipnici, è quella della sindrome delle gambe senza riposo, un disturbo caratterizzato dalla comparsa al momento di sdraiarsi a letto di un fastidio prevalente agli arti inferiori che viene alleviato solamente dal movimento, rendendo quindi difficoltoso l'addormentamento o il riaddormentamento dopo dei risvegli nel cuore della notte.

Possiamo suddividere le insonnie in:

  • Iinsonnia psicofisiologica;
  • Insonnia associata a disturbi psichiatrici;
  • Insonnia associata all'uso di farmaci, droghe ed alcol;
  • Insonnia associata a disturbi respiratori indotti dal sonno;
  • Insonnia associata al mioclono notturno e alla sindrome delle gambe senza riposo;
  • Insonnia associata a malattie, a intossicazioni e a condizioni ambientali sfavorevoli;
  • Insonnia a esordio nell'infanzia;
  • Insonnia associata a quadri polisonnografici inusuali;
  • Pseudoinsonnia: i brevi dormitori;
  • Insonnia soggettiva senza corrispondenti reperti polisonnografici.

In molti casi l'insonnia evolve parallelamente alla condizione che l'ha innescata e può essere transitoria, ricorrente o di lunga durata (G. Coccagna., 2000).

In non pochi casi diviene un disturbo cronico indipendentemente dalle condizioni che ne hanno determinato l'esordio o addirittura senza che sia possibile identificare evidenti elementi causali. Una volta che si è stabilita, l'insonnia può cambiare significativamente la qualità di vita del soggetto che ne soffre e può avere ripercussioni familiari e sociali importanti che talvolta possono, di per sé perpetuare il disturbo stesso. Come per ogni affezione cronica, anche per l'insonnia è quindi scorretto prendere in considerazione unicamente la malattia e attribuire tutta la sintomatologia ai fattori che l'hanno innescata. Quando un'insonnia diventa cronica, è in gioco una complessa interazione di fattori che vanno al di là di quelli originariamente responsabili del disturbo che vanno quindi correttamente identificati, analizzati ed affrontati dal punto di vista terapeutico farmacologico e non farmacologico (Lungaresi E., 2005; G. Coccagna., 2000; Sudhansu Chokroverty., 2000).

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