Influenza aviaria: come si tramette all’uomo? È sicuro mangiare uova e latte?
Influenza aviaria: cos'è?
La recente epidemia di virus dell'influenza aviaria tra le mucche da latte negli Stati Uniti ha suscitato preoccupazioni circa la potenziale trasmissione del virus all'uomo.
L'influenza aviaria è una malattia infettiva causata da vari ceppi del virus dell'influenza di tipo A che si diffonde normalmente tra gli uccelli, ma può avere un impatto anche su altri animali.
Dal 2022, secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), l'influenza aviaria causata dal ceppo influenzale H5N1 ha colpito oltre 90 milioni di polli, 9.000 uccelli selvatici e 36 allevamenti di bovini da latte.
Con un numero crescente di uccelli e animali infettati, è possibile che si verifichi una maggiore trasmissione umana? Ecco cosa sapere.
Influenza aviaria: punti chiave
- L'influenza aviaria si diffonde tipicamente tra gli uccelli e altri animali, ma in rari casi può diffondersi all'uomo. Ogni salto di specie è un segnale di un potenziale aumento del rischio.
- L'uomo può contrarre l'aviaria attraverso il contatto stretto o prolungato con animali infetti o con il loro ambiente. Le persone possono essere infettate dopo l'esposizione alla saliva, al muco o alle feci di un uccello malato.
- I sintomi nell'uomo possono variare da una lieve infezione delle vie respiratorie superiori (febbre e tosse) a una grave polmonite, sindrome da distress respiratorio acuto (difficoltà respiratoria), shock e persino la morte.
Come si trasmette agli esseri umani?
Il contatto con uccelli malati – o con i loro escrementi, saliva o piume – è risultato essere il principale fattore di rischio per contrarre l'influenza aviaria, anche se non è ancora noto l'esatto meccanismo con cui il virus salta da una specie all'altra.
Per approfondire: Perché avviene il Salto di Specie?Influenza aviaria: come si trasmette dal pollame all’uomo?
L'influenza aviaria è una malattia infettiva che interessa per lo più gli uccelli selvatici. I volatili acquatici – in particolare, anseriformi (anatre, oche, cigni e germani reali), gabbiani, cormorani, aironi e cicogne – fungono da serbatoi di infezione.
Occasionalmente, quando il contatto è più facile, l'infezione virale è trasmessa dai volatili selvatici a quelli domestici (come tacchini, galline ovaiole e polli), nei quali può anche causare epidemie a elevata mortalità (fino al 90-100%). Il contagio tra uccelli suscettibili avviene più comunemente per via oro-fecale, tramite ingestione e/o inalazione di materiale infetto.
Negli allevamenti situati lungo le rotte migratorie naturali dei volatili selvatici si osservano ciclicamente focolai di influenza aviaria.
I virus influenzali di tipo A, responsabili dell'influenza aviaria, possono infettare sporadicamente alcuni mammiferi (maiali, cavalli ecc.), nonché l'uomo, a seguito di contatti con animali infetti (vivi o morti) o con superfici contaminate da materiale fecale aviario infetto, urine, saliva e secrezioni respiratorie.
Non c'è alcuna evidenza scientifica di trasmissione, invece, attraverso il consumo di carni avicole o uova cotte adeguatamente (>70 °C). La manipolazione sicura della carne cruda e di altri ingredienti alimentari, una buona cottura e un'attenta igiene della cucina possono comunque prevenire o ridurre i rischi posti dai cibi contaminati. Finora, i focolai di influenza aviaria nel pollame italiano si sono dimostrati poco pericolosi per l'uomo. Nei Paesi in cui si sono verificati gravi casi di malattia umana, la trasmissione è avvenuta per il contatto prolungato e ravvicinato tra uomo e volatili domestici infetti. Il rischio di esposizione è considerato più alto durante la macellazione, lo spiumaggio, la lavorazione della carne e la preparazione del pollame per la cucina. Nei paesi asiatici, il virus si diffonde spesso nei mercati in cui viene venduto il pollame vivo oppure si trasmette da un'azienda all'altra tramite attrezzi, gabbie e mangimi contaminati.
Come si prende l'influenza aviaria?
- L'influenza aviaria si verifica naturalmente in uccelli acquatici selvatici migratori e può diffondersi nel pollame domestico, come polli, tacchini, anatre e oche.
- La malattia si trasmette attraverso il contatto con le feci di un uccello infetto o secrezioni provenienti da naso, bocca e occhi.
- Le modalità di trasmissione più comuni sono la trasmissione orale-fecale, oro-nasale e congiuntivale.
- Mercati all'aperto o fattorie, dove le uova e gli uccelli sono venduti in condizioni di sovraffollamento e igiene precaria, possono rappresentare focolai di infezione e possono diffondere la malattia nella comunità più ampia.
- L'infezione può essere ripartita semplicemente toccando le superfici contaminate. Gli uccelli che sono stati infettati con questa influenza possono continuare a rilasciare il virus nelle loro feci e saliva per la durata di 10 giorni.
L’influenza aviaria si può prendere mangiando le uova o latte?
Dato che il virus può essere presente nel pollo e nelle mucche, esiste un potenziale, anche se improbabile, di esposizione all'influenza aviaria attraverso latte crudo o uova. Tuttavia, gli esperti suggeriscono che la probabilità che gli esseri umani contraggono il virus consumando carne, latticini o uova è bassa.
Secondo la Food and Drug Administration (FDA), l'influenza aviaria non si trasmette mangiando uova di volatili infetti o carne di pollame cotta correttamente e latte pastorizzato.
Il consumo di carne di pollame è sicuro se il metodo di cottura consente il raggiungimento di una temperatura interna di almeno 74°C. Le uova devono essere cotte fino a quando il tuorlo e l'albume sono completamente rappresi.
Come fanno i bovini a prendere l'influenza aviaria?
I bovini e altri animali contraggono l'influenza aviaria nello stesso modo in cui la possono contrarre gli esseri umani: respirando il virus dalla polvere contaminata negli habitat animali o dal contatto diretto con i fluidi corporei di animali infetti.
Secondo l'Organizzazione Mondiale per la Salute Animale, i virus dell'influenza aviaria possono sopravvivere per lunghi periodi a basse temperature su superfici come le attrezzature agricole, il che consente loro di diffondersi da un allevamento all'altro.
Per approfondire: Influenza Aviaria: Cos'è, Sintomi e RischiE' possibile il contagio da uomo a uomo?
L'influenza aviaria è contagiosa?
Allo stato attuale, l'influenza aviaria molto raramente si trasmette da persona a persona, ma si sono verificati alcuni casi di diffusione tra esseri umani. Finora, quasi tutti i casi di infezioni umane da influenza aviaria sono dovuti al contatto con animali infetti.
L’influenza aviaria può causare una pandemia?
Non è probabile, ma se una versione dell'influenza aviaria avesse una mutazione genetica che le permettesse di diffondersi facilmente tra le persone, potrebbe causare una pandemia.
Finora, tuttavia, non si ritiene che il virus si sia evoluto o mutato a sufficienza per passare facilmente tra i mammiferi che infetta. I primi casi umani sono stati segnalati a Hong Kong nel 1997 e la diffusione globale del virus è stata relativamente lenta: durante i primi 13 anni solo 800 persone sono state dichiarate infette, con i lavoratori del pollame e dei macelli a maggior rischio.
Cronologia dell'H5N1
- 1996: rilevato nel pollame nel Guangdong, Cina
- 1997: prime morti umane a Hong Kong
- 2005: si riversa in larga misura sugli uccelli selvatici; emergono nuovi ceppi.
- 2020: emerge un ceppo che può sopravvivere nelle popolazioni di uccelli selvatici tutto l'anno
- 2020-22: diventa endemico nelle popolazioni di uccelli selvatici
- 2021: arriva in Nord America
- 2022: rilevato in Sud America
- 2024: confermato in Antartide
Cosa aumenta il rischio
Influenza aviaria: cosa aumenta il rischio di contagio?
Il più grande fattore di rischio per l'influenza aviaria sembra essere uno stretto contatto con uccelli malati o con superfici contaminate dalle loro piume, saliva o escrementi. Il significato di "stretto contatto" differisce da cultura a cultura. Alcune persone hanno contratto il virus dell'influenza aviaria mentre pulivano o spennavano volatili infetti. In Cina, ci sono state segnalazioni di infezione per inalazione di materiali dispersi nell'aerosol nei mercati di animali vivi. È anche possibile che alcune persone siano state infettate a seguito della balneazione in acque contaminate con gli escrementi di uccelli infetti.
In pochi casi, l'influenza aviaria è stata trasmessa da un essere umano infettato ad un altro, mediante un contatto diretto, ma, finora, non c'è stata alcuna trasmissione particolarmente sostenuta. Persone di ogni età possono contrarre l'influenza aviaria. Se un individuo o un animale suscettibile viene infettato contemporaneamente con il virus dell'influenza aviaria e dell'influenza umana potrebbe verificarsi una ricombinazione genica.
Anche senza scambiare i geni, i virus dell'influenza aviaria può mutare in una forma che infetta più facilmente gli esseri umani e potrebbe diffondersi rapidamente in tutto il mondo. Non è escluso che le autorità sanitarie potrebbero essere in grado evitare la pandemia: H5N1, ad esempio, è sensibile ai farmaci antinfluenzali più recenti ed un vaccino già è stato creato e stoccato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.
Quanto è resistente il virus dell'influenza aviaria?
La resistenza nell'ambiente dei virus che causano l'influenza aviaria dipende fondamentalmente dalla temperatura e dal pH del mezzo in cui si trova. Il virus dell'influenza aviaria, infatti, può sopravvivere nei tessuti e nelle feci degli animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (può resistere per circa un mese a 4°C). Anche il congelamento non è efficace nel distruggere il patogeno eventualmente presente in prodotti avicoli alimentari (precisando che le carni di animali infetti non sono mai commercializzate). L'esposizione alla luce solare porta all'inattivazione dell'agente virale dopo 40-48 ore.
Al contrario, il virus è sensibile all'azione del calore e viene completamente distrutto durante la cottura degli alimenti (ad almeno 70°C; a 100°C sopravvive per meno di 2 minuti). Inattivano il virus dell'influenza aviaria anche l'esposizione ai raggi ultravioletti, i pH fortemente acidi (<3) e alcalini (>10) e l'azione di comuni disinfettanti (es. etanolo al 70% e ipoclorito di sodio allo 0.01%) e solventi organici (etere, cloroformio e acetone).
Il virus dell'influenza aviaria (H5N1) ha dimostrato di riuscire a sopravvivere nell'ambiente (oltre 30 giorni a 0°C) per lunghi periodi, mentre può restare vitale per un tempo indefinito in materiale congelato. Il virus può essere inattivato immediatamente dai raggi UV, dai comuni disinfettanti ed è sensibile al calore.
Cani e gatti possono prendere l'influenza aviaria?
I cani hanno contratto ceppi di influenza aviaria in passato, ma poiché non sono generalmente in contatto con uccelli infetti come lo sono gli animali selvatici, il rischio è basso. Lo stesso vale per i gatti. Tuttavia, meglio evitare che cani o gatti vengano a contatto con le carcasse di volatili morti.
Rischi per i viaggiatori
Influenza aviaria: quali rischi per i viaggiatori?
Al momento, non vi sono indicazioni per limitare i viaggi in Paesi dove si sono sviluppati focolai di influenza aviaria. È necessario, però, tener presente alcune raccomandazioni di ordine precauzionale, come lo scrupoloso rispetto delle regole igienico-alimentari. I viaggiatori devono prestare attenzione, quindi, a non consumare carni e uova crude o poco cotte. Ricordarsi di lavare spesso le mani con acqua calda e sapone.
In generale, andrebbero evitati i contatti con animali vivi e con le loro carcasse), nonché la frequentazione di fattorie, mercati e fiere, dove vi sia commercio o esposizione di pollame e suini. Se al ritorno da una zona affetta da influenza aviaria si dovessero presentare sintomi di tipo simil-influenzale (febbre, mal di gola, dolori ossei e articolare, malessere generale) si consiglia di consultare il proprio medico.
Indipendentemente dall'influenza aviaria, è importante comprare pollame garantito per origine e provenienza (queste informazioni devono essere riportate in etichetta), assicurarsi che la cottura della carne sia completa e separare nel frigo gli alimenti crudi da quelli cotti per evitare contaminazioni incrociate con altri cibi.