Infertilità idiopatica e disequilibrio dell’ambiente vaginale
In questo articolo parleremo della possibile correlazione tra l'equilibrio dell'ambiente vaginale e la fertilità di coppia.
Più nel dettaglio cercheremo di capire se eventuali alterazioni del microbiota (o microflora), del pH, o altre problematiche simili, possano ostacolare il processo di concepimento senza altre cause apparenti.
Cosa si intende per infertilità idiopatica?
In generale, l'infertilità è definita come l'impossibilità per la coppia di ottenere un concepimento dopo un anno (o più) di rapporti sessuali non protetti.
Attenzione! Poiché è noto che la fertilità nelle donne diminuisca costantemente con l'età, alcuni specialisti trattano le donne di età pari o superiore a 35 anni anche solo dopo 6 mesi di rapporti sessuali fallimentari non protetti.
Alcuni specialisti tendono ad attribuire l'aggettivo "idiopatico" alla condizione di infertilità solo dopo due anni, probabilmente a termine di uno specifico iter diagnostico che inizierebbe verosimilmente dopo il primo anno di tentativi fallimentari.
In Italia, questa condizione interessa circa il 15% delle coppie che lamentano ritardi nell'ottenere una gestazione.
Perché parliamo di fertilità di coppia e non della singola capacità riproduttiva?
Perché la difficoltà nel concepimento interessa entrambi i partner, anche nel caso esista un evidente causa legata a uno solo di essi.
Infatti, il naturale processo riproduttivo avviene solo grazie all'interazione dei due apparati e/o di entrambi i gameti – prendendo in considerazione anche il ricorso a tecniche di fecondazione/inseminazione. Non avrebbe senso, pertanto, parlare di tale problema riferendosi al singolo.
Quando l'infertilità è idiopatica, pur "aggirando" possibili ostacoli al concepimento grazie alla scienza medica, è difficile ottenere una gravidanza a termine. Paradossalmente, in alcune coppie che hanno avuto una diagnosi di infertilità dovuta a cause note, la tecnologia si dimostra invece risolutiva.
È interessante notare che, talvolta, coppie infertili idiopatiche, separate e ricombinate ad altri soggetti, non sembrano avere la stessa problematica – anche se i fattori da considerare sono moltissimi.
Non comprendendo la ragione di questa apparente "illogicità", gli scienziati continuano la ricerca di fattori di rischio ad oggi sconosciuti, come eventuali microscopiche alterazioni dell'ambiente vaginale – microbiologiche, immunitarie, infiammatorie, biochimiche ecc.
Quali sono le cause di infertilità idiopatica?
La definizione stessa di infertilità idiopatica esclude la possibilità di conoscerne le cause scatenanti.
Ovviamente, ad ogni nuova scoperta, i casi di infertilità idiopatica diminuiscono, mentre aumentano le cause note.
Il relativamente alto numero di insuccessi nelle coppie apparentemente sane, che ricorrono a strategie come la fecondazione in vitro, l'analisi genetica preliminare e il trasferimento di blastocisti già formate, ha fatto riflettere gli scienziati su possibili cause post-impianto.
Come vedremo meglio nel prossimo paragrafo, queste potrebbero riguardare l'ambiente vaginale e l'area anatomica immediatamente superiore.
Conoscere per comprendere: perché nelle coppie infertili, la donna è sempre maggiormente coinvolta?
La donna è generalmente più coinvolta dalla condizione di infertilità rispetto al partner maschile.
Questo non solo per ragioni emotive – anche se è abbastanza comune che il desiderio di un figlio sia, almeno all'evidenza, superiore o più radicato in essa che nel compagno – ma anche per questioni fisiche.
Infatti, se analizziamo il processo di riproduzione, ci rendiamo conto che senza il grembo materno la riproduzione non può avvenire. Non parliamo del processo di fecondazione (che può avvenire anche esternamente), ma della fase di attecchimento e sviluppo dell'embrione/feto.
Perché è importante specificare questo? Semplicemente perché, anche risolvendo alcune cause di infertilità di uno o dell'altro partner (come un ridotto numero di spermatozoi attivi o la scarsa qualità dell'ovocita), la donna dovrà comunque farsi carico di grosse responsabilità ed affrontare problematiche considerevoli (organiche e psicologiche).
Queste vanno dall'assunzione farmacologica (come le terapie ormonali e non solo), all'eventuale sottoposizione a tecniche di impianto, fino al protrarsi di gravidanze potenzialmente fallimentari.
Cos’è e a cosa serve il microbiota vaginale
La vagina, come ogni altra superficie corporea, è popolata da una microflora (batterica) essenziale al suo stato di salute.
Tra le varie funzioni, è abbastanza nota quella di barriera dagli agenti patogeni (virali, batterici, da lieviti); d'altro canto non è l'unica. Pare infatti che la condizione del microbiota si correli, in qualche modo, al potenziale di fertilità.
Specifichiamo che, al momento, non si conoscono procedure di ricondizionamento del microbiota vaginale che aumentino in maniera dimostrabile le possibilità di concepimento.
Ma, da cosa dipende la condizione del microbiota vaginale?
Fattori che influenzano il microbiota vaginale
Il microbiota vaginale è instaurato e modulato da vari fattori.
La prima impronta avviene alla nascita, attraverso il contatto con il canale vaginale materno.
A seguire, pare eserciti una grossa influenza il cosiddetto "serbatoio intestinale". Dal colon infatti, molti batteri migrano all'esterno fino a popolare l'ambiente vaginale; per questo la salute intestinale della donna è spesso correlata a quella della vagina.
Il microbiota vaginale è inoltre in stretta relazione con l'asse ormonale sessuale (soprattutto estrogeni) e viene influenzato sensibilmente anche dai fattori ambientali e comportamentali – come la dieta, la salute dell'intestino, l'igiene intima, l'uso di assorbenti interni, i comportamenti sessuali ecc.
Con l'aiuto di alcune ricerche scientifiche, che hanno utilizzato come metodo di stima anche l'analisi del microbioma (patrimonio genetico) batterico, cerchiamo ora di capire meglio la relazione tra flora batterica vaginale e fertilità.
Microbiota e fertilità femminile: quali correlazioni?
È un dato di fatto che, per ottenere una gravidanza di successo siano necessari:
- il normale funzionamento del sistema endocrino riproduttivo;
- il pieno stato di salute dell'ambiente vaginale.
Uno studio intitolato "Fertility factors affect the vaginal microbiome in women of reproductive age" si è occupato di comprendere come l'età, i livelli ormonali, la pervietà delle tube e il pH vaginale, influenzino la composizione del microbiota vaginale – a sua volta correlato alla salute dell'ambiente che ospiterà il frutto del concepimento.
Il pH vaginale, i livelli ormonali basali di E2, LH e FSH, hanno mostrato effetti significativi sulle variazioni del microbioma vaginale.
Inoltre, l'abbondanza e la tipologia di specie batteriche vaginali cambiano significativamente in base allo stato riproduttivo endocrino e tubarico dell'ospite. Normalmente, la donna fertile ha una composizione a favore dei lattobacilli (bacilli di Doderlein), che vengono favoriti dagli estrogeni e sono responsabili dell'acidificazione ambientale. Al contrario Escherichia coli, Streptococcus agalactiae e Prevotella intermedia dovrebbero figurare in piccolissime quantità.
Le donne con: ostruzione delle tube, ciclo mestruale prolungato, conteggio dei follicoli antrali > 15 (piccoli follicoli ovarici, del diametro di 2-8 millimetri, che si trovano al secondo stadio di maturazione e presentano al loro interno una cavità denominata antro) e pH vaginale > 4,5 (quindi più basico del normale), hanno tutte una maggiore concentrazione di Escherichia coli nella vagina.
I fattori di fertilità associati all'ambiente riproduttivo endocrino e del tratto genitale influenzano quindi il microbioma vaginale , quindi il microbiota specifico, nelle donne in età riproduttiva; le specie Escherichia coli, Streptococcus agalactiae, Prevotella intermedia, potrebbero essere utilizzate come biomarcatori per riflettere lo stato patologico dell'apparato riproduttivo endocrino e genitale femminile.
Da quanto esposto, pare logico che eventuali alterazioni del microbioma e microbiota siano da considerare un importante "campanello di allarme".
Diversità del microbiota nelle donne infertili
Un altro interessante e recente lavoro scientifico intitolato "Characterization of the Vaginal Microbiome in Women with Infertility and Its Potential Correlation with Hormone Stimulation during In Vitro Fertilization Surgery" ha messo in evidenza che:
- i cambiamenti nel microbioma vaginale sono correlati all'infertilità femminile, confermando quanto sopra;
- l'analisi del microbioma evidenzia che le popolazioni del microbiota nelle donne infertili sono principalmente composte da generi diversi rispetto a quelle fertili;
- valutando il microbioma vaginale, è emerso che le popolazioni microbiche delle donne infertili non si modificano come dovrebbero durante le fluttuazioni ormonali fisiologiche o indotte dalla somministrazione di gonadotropina corionica umana ricombinante (r-hCG) – per la fecondazione in vitro.
Lactobacillus crispatus e fertilità: cosa dicono gli studi
L'equilibrio del microbiota vaginale è un fattore benefico per il benessere femminile, ma si ipotizza che possa anche avere un ruolo positivo sul preservamento delle condizioni ottimali per il concepimento.
E' risaputo che l'alterazione patologica dei microorganismi che popolano l'ambiente vaginale sia un fattore di rischio per la scarsa fertilità di coppia. Ciò che, tuttavia, non è chiaro, è se alcuni batteri benefici possano arrecare dei vantaggi misurabili.
A tal proposito sono stati fatti alcuni studi, che hanno preso in esame soprattutto il Lactobacillus crispatus. Ciò che emerge, è che molte donne che non riescono ad avere una gravidanza hanno una scarsità di lattobacilli e un'abbondanza di ceppi non fisiologici. Inoltre, la dominanza di L. crispatus sembra associarsi a maggior possibilità di riuscita nelle coppie che ricorrono a FIVET di vario genere, così come bassi livelli dello stesso si associano a minori possibilità.
Ovviamente, questi dati vanno "presi con le pinze", e, attualmente, non è possibile stabilire una correlazione causa-effetto nitida e misurabile. Tuttavia, vista la bassa presenza di effetti collaterali, cercare di migliorare il microbiota vaginale potrebbe essere una pratica consigliabile.
Bibliografia
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Conclusioni
La microflora vaginale è un aspetto decisamente importante, dal punto di vista diagnostico e forse anche eziologico.
La prevalenza di organismi lattici è senza dubbio importantissima, perché assicura il giusto pH e impedisce lo sviluppo di ceppi nocivi o comunque indesiderati. Abbiamo visto che essi crescono meglio in determinate circostanze, come la presenza di estrogeni.
Tuttavia è anche vero che l'ambiente vaginale può "non rispondere adeguatamente" alle modifiche ormonali, ripercuotendosi negativamente sulla fertilità; a tal proposito, sarebbe utile capire perché e come intervenire.
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