Ultima modifica 19.10.2017

Fobia specifica

Vedi anche: aracnofobia


Le fobie sono i disturbi psichici più comuni: hanno una prevalenza dell'11% e sono più frequenti (del doppio) nei maschi rispetto alle femmine. L'esordio coinvolge il giovane adulto, anche se alcune fobie esordiscono nell'infanzia, come per esempio la paura del sangue. Le fobie dei bambini sono frequentissime (ad esempio quella del buio, dei fulmini e degli animali), tanto da essere considerate quasi normali se si apprezzano tra i 2 ed i 5 anni.
Una fobia è la paura intensa, marcata, irragionevole e persistente di un oggetto o di una situazione che sono invece privi di una reale oggettiva pericolosità, e proprio in questo senso la fobia si distingue dalla paura, che è un sentimento che l'individuo manifesta di fronte ad una minaccia reale. Anche nella fobia specifica, come conseguenza del disturbo, può instaurarsi un'ansia anticipatoria con relative condotte di evitamento e, in casi particolari, l'ansia può raggiungere la portata dell'attacco di panico, perché l'esposizione allo stimolo fobico provoca quasi sempre una risposta ansiosa immediata.
Esistono un numero pressoché illimitato di fobie, dato che qualsiasi oggetto o situazione possono risultare coinvolti. Le forme più comuni sono le fobie per: animali, sangue, altezze, luoghi chiusi, buio, morte, mezzi di locomozione, sporco, malattie, agenti atmosferici. I soggetti colpiti, tranne i bambini, sono consapevoli di come il problema che li affligge sia irragionevole od eccessivo; nonostante ciò, il disturbo compromette più o meno significativamente la loro esistenza.
Perché si possa parlare di fobia specifica nell'adulto, le manifestazioni fobiche devono avere una durata minima di almeno sei mesi.
L'evitamento sviluppato da questi soggetti diviene duraturo e difficile da eliminare: ciò dipende dal fatto che la riduzione dell'ansia, che viene ottenuta evitando oggetti e situazioni temute, porta ad un rinforzo stabile di tali strategie proprio perché esse sono efficaci nel prevenire l'attacco ansioso. Se l'evitamento diviene un'abitudine, il soggetto arriverà allora a sviluppare dei veri e propri tratti di carattere fobico.
Generalmente le fobie subiscono una netta riduzione dopo l'infanzia; i casi che persistono nell'adulto sono meno favorevoli dal punto di vista della guarigione, perché essa si verifica solo nel 20% di essi. Una possibile conseguenza della fobia è l'interferenza che essa crea nella vita lavorativa ed in quella di relazione perché, soprattutto nelle forme più gravi, la persona deve modellare il suo comportamento in base alle cose od alle situazioni da evitare, andando incontro a limitazioni della propria carriera e nei legami affettivi.
La cura di questa malattia si fonda essenzialmente sulla psicoterapia. Qualche vantaggio può aversi con i farmaci, come i b-bloccanti (che riducono la tachicardia, la sudorazione e la dispnea) ed alcuni antidepressivi, ma si tratta di vantaggi marginali. La tecnica psicoterapeutica più efficace sembra quella di esporre il soggetto "dal vivo" o "in immaginazione" agli oggetti ed alle situazioni temute in maniera graduale o massiva, in modo da consentirgli di imparare a gestire l'ansia e la paura.

Fobia sociale

Ha una prevalenza di circa l'8% ed interessa maggiormente le donne, con un esordio che si situa più frequentemente tra i 10 ed i 20 anni.
La fobia sociale consiste nel timore di manifestare ansia, fino all'attacco di panico, quando ci si trova insieme a persone, di solito non familiari, in situazioni potenzialmente imbarazzanti, dal semplice stare con gli altri, ad eventi sociali in cui al soggetto viene richiesta una prestazione. La paura di questi individui è quella di manifestare, in simili circostanze, a causa dell'ansia, comportamenti che determinino il giudizio negativo delle persone presenti. Come conseguenza di ciò si instaurano delle condotte di evitamento, di ansia anticipatoria o di disagio, in concomitanza delle situazioni sociali o delle prestazioni temute, come per esempio arrossire in pubblico o provare un notevole senso di tensione. Tra i quadri clinici che caratterizzano la fobia sociale vi sono: il parlare in pubblico, cioè la cosiddetta "paura del palcoscenico", che sembra essere la forma più comune; il parlare con persone importanti; sostenere esami; partecipare a feste o pranzi; resistere alle pressioni od esprimere disaccordo rispetto a persone non poco conosciute, per esempio venditori; guardare gli altri negli occhi; lavorare o scrivere mentre si è osservati.
La cura consiste nella psicoterapia o, anche se meno efficacemente, nell'utilizzo di farmaci antidepressivi o b-bloccanti.



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