L’equilibrio del microbiota intestinale è fondamentale per la salute

L'importanza del microbiota intestinale
Buona parte della salute psico-fisica dell'individuo dipende dall'equilibrio del microbiota intestinale, ovvero dalla salute dell'insieme di batteri, miceti e virus che colonizzano l'intestino.
Il patrimonio genetico degli organismi che colonizza il nostro intestino, infatti, condiziona attivamente diverse funzioni dell'organismo.
Cos'è il microbiota intestinale
Quando si sente parlare di salute intestinale, i termini più ricorrenti sono microbiota e microbioma. Considerati spesso ed erroneamente sinonimi, in realtà non lo sono.
Con microbiota, infatti, si intende la popolazione di microrganismi che colonizza un determinato luogo, in questo caso l'intestino. Il microbioma, invece, indica la totalità del patrimonio genetico del microbiota.
Quest'ultimo pesa circa 1 kg e mezzo ed è composto da oltre 500 specie di batteri diversi, divisi in generi e famiglie. Alcune di loro sono fondamentali, come quella dei Bacteroides thetaiotaomicron, che aiuta l'organismo a metabolizzare i carboidrati.
Non sono gli unici però, visto che, il microbiota, oltre a contribuire alla corretta funzionalità intestinale, fa molto altro.
A cosa serve
Nello specifico coopera con il sistema immunitario fungendo da barriera contro i patogeni, incide in diverse funzioni metaboliche, sintetizza vitamine altrimenti carenti nella nostra dieta, rilascia molecole che contribuiscono al benessere intestinale.
Non solo, come confermato dalla professoressa Patrizia Brigidi, docente di Biotecnologia delle Fermentazioni presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche di Bologna, sembra incidere anche sull'umore. «Sempre più studiato e caratterizzato è infatti il cosiddetto asse intestino-cervello, che si riferisce al ruolo che metaboliti prodotti dai batteri intestinali hanno su attività del sistema nervoso centrale, inclusa la regolazione dell'umore, dello stress e del senso di sazietà».
Le alterazioni e possibili conseguenze
Il microbiota è un'entità plastica e dinamica, soggetta a variazioni e alterazioni.
Ogni individuo ha il proprio, unico e differente da quello degli altri, esattamente come lo è un'impronta digitale e proprio per questo tale fenomeno è chiamato fingerprint batterico.
Questa impronta però non è statica ma cambia nel corso della vita, dall'infanzia all'età adulta, adattandosi alle diverse fasi e necessità dell'individuo.
I mutamenti possono avvenire in meglio ma anche in peggio, ad esempio a causa di alimentazione scorretta, sedentarietà, stress o terapie antibiotiche; portando a uno squilibrio microbico noto come disbiosi, le cui conseguenze possono essere importanti.
«Un microbiota alterato può avere un ruolo importante nell'insorgenza e nella progressione di una serie di patologie dismetaboliche quali obesità, diabete, disturbi cardiovascolari. - continua la professoressa Brigidi – Ma anche in patologie neuro degenerative associate all'invecchiamento in salute e a diverse malattie autoimmuni. Recenti studi evidenziano anche come un microbiota intestinale alterato possa impattare anche sulla risposta immunitaria al vaccino antiinfluenzale».
Poca informazione tra le persone
Secondo un'indagine di mercato condotta da EMG-YOVIS, sebbene più del 77% degli intervistati affermi di sapere cosa sia la flora batterica, pochissimi sanno cosa siano invece microbiota (il 40,2%) e microbioma (il 31%). Il 49,5% degli intervistati, inoltre, pensa che ogni essere umano abbia gli stessi batteri intestinali e il 75,7% non ha mai sentito la definizione di fingerprint batterico.
Quasi l'88% di coloro che hanno preso parte al sondaggio non sa nemmeno cosa sia la disbiosi e, una volta individuata, le cause vengono attribuite a infezioni intestinali (dall'85,4%), dieta scorretta (84,1%), stress (82,2%), intolleranze alimentari (79,6%) e terapie farmacologiche (78,7%).
Comportamenti dannosi come la sedentarietà o il fumo sono addirittura rispettivamente all'11 esimo e al 12 esimo posto come possibile causa di disbiosi secondo gli italiani.
Molti italiani soffrono di disturbi gastrointestinali
«Non sorprende che il 47,8% del campione soffra di disturbi gastrointestinali. – commenta la professoressa Brigidi – Ma la cosa che lascia più perplessi sono i rimedi adottati: se da una parte si risolve seguendo un'alimentazione corretta ed equilibrata (47,2%) o assumendo farmaci e/o probiotici (46,1%), quasi un italiano su 3 non fa nulla per contrastarla (il 27,4% del campione), esponendosi a un rischio che a lungo andare può essere importante».
Sempre secondo Patrizia Brigidi «seguire un'alimentazione corretta più che un rimedio è una basilare e buona abitudine, da applicare nel quotidiano. In caso di disbiosi, invece, siamo davanti a uno squilibrio microbico più importante e per rimodulare il microbiota intestinale verso il ripristino di uno stato di eubiosi, l'assunzione di probiotici può essere un valido aiuto. I probiotici, soprattutto quelli multiceppo, multispecie e multigenere, aiutano a ripristinare l'equilibrio della microflora batterica intestinale, contrastando la proliferazione dei batteri patogeni e integrando i microorganismi mancanti. Inoltre ceppi e specie diversi si coalizzano, si aiutano a vicenda, favorendo la colonizzazione di consorzi microbici a beneficio dell'ospite umano».
Per chi soffre di costipazione, esistono alcuni massaggi che possono alleviarla.
Come scegliere il probiotico adatto
«Se è vero che la maggior parte degli italiani cerca un prodotto che sia pratico al consumo, sono ancora pochissimi, neanche il 30%, coloro che sono a conoscenza della caratteristica fondamentale che devono avere i probiotici per essere efficaci, ovvero contenere diversi miliardi di cellule vive di specie, di generi e di ceppi diversi», conclude Chiara Francini, Brand Manager Yovis.
Inoltre, esistono differenze tra prebiotici e probiotici.