Ultima modifica 15.07.2019
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos’è
  3. Cause e Fattori di Rischio
  4. Sintomi e Complicazioni
  5. Diagnosi
  6. Trattamento

Generalità

Il dito insaccato è un infortunio piuttosto comune, soprattutto in ambito sportivo.

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Quest'evento traumatico consiste in una distorsione di lieve entità, causata da un impatto molto violento dell'estremità del dito stesso. Ciò comporta gonfiore e dolore quando si cerca di estendere o flettere l'articolazione falangea coinvolta. La limitazione che ne consegue è spesso in funzione del grado della tumefazione articolare.

Il dito insaccato tendenzialmente guarisce da solo, senza l'esigenza di particolari trattamenti, anche se esistono delle accortezze che possono alleviare i sintomi ed accelerare i tempi di guarigione. Solitamente, queste comprendono l'immobilizzazione della parte lesa mediante bendaggio o tutori e l'applicazione di impacchi di ghiaccio per alcuni giorni. Solo in determinate circostanze, il dito insaccato necessita di un trattamento medico o chirurgico (come l'aspirazione del liquido sinoviale o la riparazione endoscopica di un componente articolare danneggiato), per riportare alla normalità la funzione del dito e recuperare in pieno il movimento.

Cos’è

Il dito insaccato è una delle più comuni lesioni traumatiche che si verificano a livello delle dita.

Più precisamente, si tratta di una distorsione dovuta dall'impatto violento dell'estremità delle mani o dei piedi (articolazioni falangee). Questa condizione può essere conseguenza, ad esempio, dell'impatto della palla sulla punta del dito stesso, giocando a basket oppure a pallavolo.

Cos'è una distorsione?

  • Il dito insaccato è una distorsione di lieve entità (normalmente di 1° o 2° grado).
  • Quest'infortunio a carico dell'apparato locomotore è causato da un trauma indiretto. La distorsione si viene a determinare quando una forza costringe la parte colpita ad eseguire un movimento improvviso e brusco, oltre i limiti fisiologici, con un meccanismo di leva o di torsione.
  • Lo spostamento dell'articolazione verso una direzione "innaturale" provoca, quindi, una perdita momentanea e parziale del contatto tra i capi articolari, con o senza lacerazione dei legamenti (nota: se la perdita dei rapporti tra le strutture capsulo-legamentose è permanente, si parla di lussazione).

Cause e Fattori di Rischio

Il dito insaccato è causato da un evento traumatico che colpisce l'estremità delle mani e dei piedi.

Questo genere di infortunio è determinato dalla flessione forzata delle articolazioni falangee: durante una partita di pallacanestro o pallavolo, ad esempio, può capitare che la mano aperta dell'atleta impatti con il pallone nel tentativo di afferrarlo, deviarlo o fare muro.

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Il dito insaccato è uno degli infortuni di "minore entità" che possono occorrere durante l'attività sportiva; l'iperflessione del tendine estensore vicino alla sua inserzione sulla falange distale può essere correlata, infatti, a traumi importanti, quali una rottura tendinea o una frattura ossea, con coinvolgimento - più o meno grave – di varie componenti articolari (legamenti, capsula articolare, cartilagine, superfici articolari ecc.).

Dito insaccato: chi è più a rischio

Il dito insaccato è molto frequente tra gli sportivi, specialmente tra chi pratica pallavolo, rugby, pallacanestro e pallanuoto.

Nell'ambito della mano, l'articolazione interfalangea distale del 5° dito (cioè del mignolo) è la zona più colpita, seguita da quella delle dita centrali e dall'articolazione metacarpo-falangea del pollice.

Sintomi e Complicazioni

I principali sintomi del dito insaccato sono:

  • Dolore a livello dell'articolazione interessata, che si accentua con il movimento - cioè all'estensione ed alla flessione dell'estremità della mano o del piede coinvolta dal trauma - e con una pressione in corrispondenza dei legamenti o delle loro inserzioni sull'osso;
  • Gonfiore che aumenta gradualmente dopo il trauma;
  • Incapacità motoria o difficoltà ad estendere totalmente il dito, da cui consegue un deficit funzionale.

Dopo un trauma alla mano o al piede, i segni del dito insaccato compaiono entro breve tempo. Il dolore è vivo ed immediato, ma diminuisce dopo 2-3 minuti dopo la distorsione, permettendo generalmente la ripresa dell'attività. La limitazione articolare è causata il più delle volte dal gonfiore, quasi sempre presente in caso di dito insaccato. Nella mano, non è possibile la chiusura del pugno. Successivamente, possono comparire anche ematomi e versamento a livello dell'articolazione coinvolta.

Nei casi più severi, si può verificare una parziale lacerazione dei legamenti o un distacco di questi dalle loro sedi di inserzione, con instabilità articolare.

Possibili complicanze

Un trauma alla mano o al piede può provocare lesioni di varia entità. Il dito insaccato è, infatti, uno delle conseguenze più comuni di tale evenienza, ma possono verificarsi, con modalità simili, anche:

  • Stiramento o rottura del tendine per la flessione forzata dell'articolazione interfalangea distale;
  • Rottura della parte dell'osso dove questo tendine si inserisce (condizione denominata "frattura da avulsione").

Se il trauma appare complesso e, soprattutto, quando si associa a lesioni di altri tessuti (come nervi o tendini), è opportuno consultare un medico per i dovuti accertamenti. Ritardare il trattamento di eventuali problematiche associate al dito insaccato può causare danni funzionali permanenti o rendere più difficile la guarigione.

Pertanto, qualora il trauma fosse particolarmente violento, è opportuno immobilizzare l'area interessata e rivolgersi il prima possibile al proprio medico, affinché sia valutata l'entità della lesione: prima il dito insaccato e le conseguenze a questo correlate sono trattate, migliore sarà il recupero.

Dito insaccato: quando rivolgersi al medico

Dopo l'infortunio responsabile del dito insaccato, è opportuno consultare il proprio medico o rivolgersi al pronto soccorso qualora si verificassero le seguenti situazioni:

  • L'unghia appare danneggiata e/o in procinto di distaccarsi;
  • In corrispondenza del dito insaccato, il dolore è molto forte;
  • Si verifica una perdita ematica che non si arresta dopo 10 minuti di compressione della parte colpita;
  • Il dito insaccato è molto gonfio;
  • Il paziente non riesce a distendere o a piegare neppure minimamente un'articolazione delle dita;
  • La pelle del dito insaccato presenta una lacerazione e/o nella ferita è presente della terra o dell'altro materiale estraneo che è impossibile rimuovere.

Queste manifestazioni possono indicare la presenza di condizioni che possono complicarsi in patologie più gravi, quali, ad esempio, la perdita permanente dell'unghia o la possibilità di incorrere in infezioni. Inoltre, può accadere che un dito insaccato trascurato correli ad importanti rigidità articolari oppure a precoci degenerazioni artrosiche.

Diagnosi

La diagnosi del dito insaccato si basa sulla valutazione clinica, ma la prassi prevede di eseguire un controllo radiologico per escludere la presenza di un frammento osseo, che potrebbe essersi staccato in prossimità dell'inserzione del tendine, a seguito di un trauma molto violento.

Come anticipato, infatti, i traumi a livello delle articolazioni delle dita possono causare lesioni più o meno gravi, come, ad esempio, lussazioni o fratture. Quest'ultime due evenienze vanno trattate con un'adeguata immobilizzazione e, a volte, con una terapia chirurgica. Per tale motivo è sempre consigliato un controllo medico, anche se il trauma è stato di lieve o modesta entità.

Le caratteristiche del dito insaccato permettono di definire l'approccio terapeutico più adeguato da adottare.

Dito insaccato: quali esami servono per la diagnosi?

  • Esame obiettivo. L'estremità della mano o del piede viene ispezionata durante l'esame obiettivo. La diagnosi di dito insaccato è confermata per l'evidente presenza dei segni clinici sopra descritti.
  • Radiografia. Un esame radiografico consente di stabilire che la causa del dito insaccato sia una distorsione, escludendo, al contempo, altre lesioni (stiramento o rottura del tendine) e la presenza di un eventuale frammento osseo alla base della falange distale (frattura da avulsione).
  • Ecografia ed indagini associate. A seconda dei casi, il paziente che presenta un dito insaccato può essere sottoposto ad un'ecografia per osservare lo stato dei tendini; quest'esame può essere associato a doppler o elettromiografia per verificare il funzionamento dei vasi sanguigni o dei nervi.

Trattamento

La gestione del dito insaccato varia in base all'entità della distorsione e della sintomatologia che ne consegue. Le strategie per alleviare questa lesione traumatica prevedono misure di primo intervento e trattamenti nelle settimane successive all'infortunio.

Impacchi freddi e riposo

Subito dopo l'incidente, per ridurre il gonfiore, è utile applicare degli impacchi freddi sul dito insaccato, immergendo la parte dolorante in acqua e ghiaccio o avvolgendo qualche cubetto in un asciugamano o un panno per proteggere la pelle. Il medico può consigliare anche il riposo dell'articolazione per 2-3 giorni e, se il trauma è recente, un'immobilizzazione, con un bendaggio elastico compressivo, allo scopo di ridurre al minimo la tumefazione del dito insaccato.

Tutore e bendaggio funzionale

Per necessità agonistica, può essere effettuata la legatura del dito infortunato insieme a quello adiacente, per proteggerlo adeguatamente dai contatti accidentali. Ciò consente un sollievo dai sintomi e, talvolta, rende possibile il ritorno in campo immediato dell'atleta.

Se il dolore ed il gonfiore persistono, il medico può indicare l'uso di tutore (o splint), cioè un'apposita stecca di plastica rigida (o di alluminio), che mantiene il dito in posizione dritta e con l'estremità leggermente rivolta all'indietro (cioè con l'ultima falange più estesa).

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L'immobilizzazione del dito insaccato consente di mantenere l'articolazione interfalangea terminale in estensione e, durante la guarigione, permette il riposo delle strutture coinvolte dal trauma.

Il trattamento conservativo può essere adottato per periodi di tempo diversi:

  • Se il dito insaccato è interessato da una distorsione semplice (cioè il tendine non è lacerato o danneggiato in altro modo) dovrebbe guarire in circa 4 - 6 settimane, indossando un tutore per tutto il tempo. Se l'instabilità del dito insaccato è di grado elevato, l'immobilizzazione avrà maggiore durata e, successivamente, è possibile iniziare la riabilitazione.
  • Se il tendine è strappato oppure è presente un piccolo distacco osseo: il tutore deve essere indossato giorno e notte per 6 - 8 settimane per consentire alle due estremità del tendine lacerato o alla frattura ossea di guarire. Trascorso questo periodo, è necessario indossare tale supporto per altre 3 - 4 settimane, solo durante il pernottamento. Qualora si attendesse ad iniziare il trattamento, potrebbe essere necessario indossare il tutore più a lungo.

Uso corretto del tutore in caso di dito insaccato

Le indicazioni all'uso del tutore per il dito insaccato e le istruzioni per il posizionamento dovrebbero essere fornite dal medico o da un professionista qualificato. Per garantire la più rapida guarigione, infatti, è importante assicurarsi che il supporto si adatti correttamente alla parte della mano o del piede coinvolta dal trauma. In pratica, il tutore deve essere abbastanza aderente da mantenere il dito nella giusta posizione, ma non così stretto da interrompere il flusso di sangue (nota: se la pelle è bianca quando si toglie il dispositivo, potrebbe significare che quest'ultimo costringe troppo la zona). Per il tempo indicato dal medico, il tutore dovrebbe essere rimosso dal paziente soltanto per le quotidiane operazioni di pulizia.

Quando si riprende l'attività sportiva, per 7-10 giorni, è possibile ricorrere ad un bendaggio funzionale (taping) per evitare sovraccarichi dannosi a livello dei legamenti danneggiati dal trauma e prevenire ulteriori recidive.

Farmaci ed altri rimedi sintomatici

  • Nonostante sia ancora possibile utilizzare il dito insaccato, è importante ricordare di non muoverlo troppo, in quanto si potrebbe ritardare la guarigione e causare danni permanenti.
  • Per il sollievo dal dolore si possono assumere, sempre su indicazione medica, farmaci antidolorifici come il paracetamolo, l'ibuprofene o il naproxene.
  • Anche ricorrere ad un impacco di ghiaccio per 10-20 minuti, 3 volte al giorno o secondo necessità, può aiutare a ridurre il gonfiore.

Esercizi di riabilitazione

Terminata la fase della immobilizzazione (quindi alla rimozione del tutore), si iniziano, il prima possibile, degli esercizi di mobilizzazione articolare e di rinforzo dei muscoli intrinseci della mano o del piede. Questo trattamento riabilitativo consente di recuperare la piena efficienza e forza delle dita insaccate, con l'obiettivo della ripresa del movimento delle articolazioni danneggiate e scongiurare la comparsa di limitazioni o rigidità articolari.

In questa fase di recupero è importante non eccedere con i movimenti, per evitare di danneggiare nuovamente le articolazioni, i legamenti o la capsula articolare.

Dito insaccato: Cosa fare (in breve)

  • Per alleviare il dolore e ridurre il gonfiore, si consiglia di immergere il dito insaccato in acqua e ghiaccio, per 10-20 minuti.
  • Assumere un farmaco analgesico, come il paracetamolo, per alleviare il dolore.
  • Per qualche giorno, legare con un cerotto il dito colpito a quello vicino allo scopo di proteggerlo dai contatti accidentali.
  • Rivolgersi al proprio medico se il dolore non migliora entro 2-3 giorni o qualora non si riacquistasse la normale funzionalità del dito insaccato entro una settimana.
  • Se il dito insaccato è un problema ricorrente, proteggere con cerotto a nastro o un bendaggio funzionale (taping), le dita sensibili prima dell'allenamento o della partita, per almeno 3-4 settimane.

Segnali a cui prestare attenzione

Il paziente dovrebbe consultare il medico se:

  • Il dito insaccato è ancora gonfio al termine del trattamento;
  • Il dolore tende a peggiorare;
  • All'estremità del dito si sviluppano intorpidimento o formicolio e la pelle cambia colore.

Nei casi più gravi di dito insaccato, potrebbero risultare necessari interventi come l'aspirazione del liquido sinoviale o la chirurgia con tecniche endoscopiche mininvasive.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici