DPTS - Disturbo Post Traumatico da Stress - Terapia

Come si Cura
DPTS: Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale e Psicofarmaci

Il DPTS (Disturbo Post Traumatico da Stress) può essere affrontato clinicamente in più modi, poiché rientra nella categoria generale dei disturbi d'ansia per i quali la psicoterapia cognitivo-comportamentale ha sviluppato molteplici mezzi.
Nell'immediato vanno affrontati i sintomi ansiosi e le tecniche di rilassamento (Jacobson, Training autogeno ecc.) e l'ipnosi potrebbero essere un sostegno immediato più valido dei farmaci, poiché, sebbene non tutti ne potranno beneficiare, quelli che le potranno sperimentare (e parliamo di numeri dell'ordine delle migliaia) saranno almeno sottratti agli effetti collaterali degli psicofarmaci.
Per coloro per i quali la farmacologia sarà obbligata, si deve, comunque, considerare l'opportunità di sottrarli ai farmaci il prima possibile, magari proprio con l'aiuto di una di queste tecniche, in modo da avvicinare il più possibile l'inizio di una fase terapeutica non di emergenza.
In una fase successiva si possono affrontare gli altri sintomi come l'evitamento. Un primo intervento con la tecnica della "desensibilizzazione sistematica" può aiutare molte vittime a ricordare gli attentati senza sperimentare ansia in misura eccessiva. Questo significherebbe l'apertura di una strada per una psicoterapia medio-lunga che potrebbe produrre una "ristrutturazione cognitiva" del paziente, ossia potrebbe aiutarlo a riconsiderare tutto l'evento sotto una luce più oggettiva.
Il disagio psichico di molti sopravvissuti, per esempio, è legato al senso di colpa per "avercela fatta" mentre tanti altri innocenti sono morti al loro posto per caso; nei parenti, invece, insorge una intensa difficoltà ad elaborare il lutto ossia ad accettare la perdita.
Con una terapia cognitivo-comportamentale che faccia uso almeno delle tecniche indicate si può ragionevolmente sperare di riportare i pazienti ad una vita accettabile in tempi non biblici, poiché questo tipo di terapia è centrata sul problema e non sulle cause profonde dei disturbi psicologici. In casi come il DPTS, difatti, è inutile, se non addirittura dannoso, andare nel profondo, poiché per sperare minimamente di poter intervenire più profondamente è necessario prima di tutto sottrarre rapidamente il paziente alla morsa del disagio psicologico per restituirgli risorse cognitive ed emotive irrinunciabili.
DPTS: Psicoterapia Emotocognitiva
Quando si è recuperato il paziente ad un funzionamento psicologico più vicino ai suoi livelli usuali, allora si può pensare di impegnarlo in una terapia dai tempi più "rilassati" che tenga magari in conto principalmente le sue caratteristiche di personalità e storia individuale.
La terapia psicologica ad orientamento emotocognitivo, rivolta alla persona che presenta già i sintomi del disturbo post-traumatico da stress, si propone di aumentare le possibilità di riorganizzazione funzionale della persona per favorire l'accesso alle risorse personali e sociali in grado di promuovere la risoluzione della sintomatologia, prevenire ricadute o cronicizzazioni, o comunque migliorare la situazione di disagio.
Nel modello della psicologia emotocognitiva, attualmente, ci si riferisce ai disturbi post-traumatico ed acuto da stress come disturbi d'ansia reattivi allo stress o correlati a stress. Infatti, la reazione psicofisiologica allo stress, ossia il tipo di percezione, di rappresentazione, quindi di elaborazione che ne fa il paziente all'interno di un contesto che definiamo bio-psico-sociale, è ciò che va riorganizzato al fine di un tentativo di remissione di quei sintomi che interferiscono anche gravemente con lo svolgimento "normale" di attività sociali, lavorative, scolastiche ed interpersonali.
La terapia del disturbo post-traumatico da stress e del disturbo acuto da stress, in psicologia emotocognitiva, mira a rompere il circolo vizioso, definito loop disfunzionale, che si è instaurato a livello psico-sociale; in altre parole, cercherà di riorganizzare le risorse che il paziente utilizza per evitare e per tentare di risolvere senza successo il problema non più contro se stesso ma a suo favore.
Il disturbo, ricordiamo, non è alimentato e mantenuto soltanto dai comportamenti, dai pensieri e dalle azioni disfunzionali del paziente ma anche dalle reazioni delle persone che ruotano intorno a quello che possiamo definire il "portatore del sintomo".
La terapia psicologica è breve, come per quasi tutti i disturbi del cluster ansioso e altamente efficace. Occorre ovviamente rivolgersi a psicologi esperti in grado di utilizzare le nuove tecniche derivate dalla psicologia emotocognitiva.
Strumenti per la Diagnosi
Dal momento in cui il DPTS è stato definito come entità clinica autonoma, sono stati approntati strumenti standardizzati per la sua diagnosi e per la sua valutazione sia trasversale che seriata:
- DIS (Diagnostic Interview Schedule);
- SCID (Structured Clinical Interview per il DSM-III-R);
- SI-PTSD - Structured Interview for PTSD (Davidson, 1989);
- CAPS - Clinician-Administered PTSD Scale (Blake et al., 1990);
- TOP-8 - Eight-item Treatment-Outcome Post-Traumatic Stress Disorder (Davidson e Colket, 1997);
- Short Screening Scale for DSM-IV PTSD.
Numerose sono inoltre le scale di autovalutazione tra le quali ricordiamo:
- IES - Impact of Event Scale (Horowitz et al., 1979);
- MSS - Mississippi Scale (Keane et al., 1988);
- Purdue Post-traumatic Stress Scale;
- SIP - Self-rating Inventory for Post-traumatic Stress Disorder (Hovens et al., 1994);
- PDEQ - Peritraumatic Dissociation Experiences Questionnaire (Foa et al., 1993) ;
- PDS - Post-traumatic Stress Diagnostic Scale (Foa, 1995);
- DTS - Davidson Trauma Scale (Davidson et al., 1997).
Revised Impact Of Event Scale - IES (da Horowitz et al, 1979, modificata)
Test
Qui di seguito è riportata una lista di affermazioni fatte da persone che hanno vissuto eventi di vita traumatici. Controlli ogni affermazione indicando, per ciascuna, con quale frequenza lo ha pensato anche lei negli ultimi sette giorni. Se durante questo periodo non lo ha pensato, faccia una crocetta nella colonna contraddistinta da "mai".
FREQUENZA | ||||
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso | |
1. Ho ripensato all'evento traumatico sebbene non avessi l'intenzione di farlo. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
2. Ho cercato di non lasciarmi prendere dal turbamento quando ci ho ripensato o l'ho ricordato. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
3. Ho cercato di rimuoverlo dalla memoria. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
4. Ho avuto difficoltà nell'addormentarmi o nel mantenere il sonno, a causa di immagini o di pensieri relativi all'evento traumatico che mi ritornavano alla mente. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
5. Ho provato forti emozioni ricorrenti legate ad esso. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
6. Ho fatto sogni che riguardavano quell'evento. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
7. Ho cercato di evitare ciò che me lo avrebbe potuto ricordare. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
8. Ho avuto la sensazione che non fosse accaduto o non fosse reale. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
9. Ho cercato di non parlarne. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
10. Immagini dell'evento sono entrate improvvisamente nella mia mente. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
11. Altri pensieri mi hanno portato a pensarci. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
12. Mi sono accorto di avere ancora molte emozioni legate ad esso, ma non le ho prese in considerazione. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
13. Ho cercato di non pensarci. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
14. Ogni ricordo mi ha richiamato alla memoria emozioni legate a quell'evento. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
15. Le emozioni legate ad esso erano come una specie di stordimento. |
Mai | Raramente | Qualche volta | Spesso |
Sintomi intrusivi = 1,4,5,6,10,11,14; Sintomi di evitamento = 2,3,7,8,9,12,13,15 |
A cura del Dott. Stefano Casali