Diagnosi del Morbo di Parkinson: Esami e Iter Diagnostico
Quando Rivolgersi al Medico
La diagnosi del morbo di Parkinson è essenzialmente clinica e si basa sulla presenza della tipica sintomatologia (tremore, rigidità e bradicinesia, disturbi posturali ecc.), rilevabile durante una accurata visita neurologica.
I pazienti con sospetta malattia di Parkinson dovrebbero consultare innanzitutto il medico di famiglia alla comparsa dei primi sintomi e segni; sulla base dei disturbi riferiti e della storia clinica, egli deciderà se indirizzare il paziente verso ulteriori controlli da uno specialista neurologo (esperto delle malattie del sistema nervoso) oppure a un geriatra (esperto delle malattie dell'anziano).
Segni significativi per la diagnosi di malattia di Parkinson sono:
- L'inizio della sintomatologia unilaterale;
- Il decorso progressivo, ma lento;
- La presenza del classico tremore a riposo;
- La risposta positiva al trattamento con Levodopa.
Esami per la Diagnosi
Diagnosi Differenziale
Prima di considerare la diagnosi di morbo di Parkinson, i medici prendono in considerazione altre ipotesi: la depressione maggiore, per esempio, rende flebile la voce e induce cambiamenti nell'andatura, che diventa lenta e rigida, riduce la mimica facciale e rende il viso privo di espressioni.
Nell'iter esistono altre condizioni da escludere, come il morbo di Alzheimer e gli effetti indesiderati di alcuni protocolli terapeutici a base di certi antipsicotici (es. aloperidolo, clorpromaziona, flufenazina) e antipertensivi (es. reserpina, alfa-metil-dopa).
Come viene formulata la Diagnosi?
La diagnosi del morbo di Parkinson è basata prima di tutto su una visita neurologica, che prevede:
- Anamnesi(raccolta della storia clinica passata e presente, personale e familiare);
- Esame obiettivo con valutazione dei sintomi e dei segni neurologici riscontrati.
Quest'ultima parte si basa su scale di valutazione di tipo internazionale. Una delle più utilizzate dai medici per monitorare la progressione dei sintomi e nella ricerca è la UPDRS (Unified Parkinson's Disease Rating Scale) costituita da 4 parti in sequenza:
- Valutazione delle capacità cognitive, comportamento ed umore del paziente;
- Autovalutazione della attività quotidiane;
- Valutazione di tipo clinico per quanto riguarda le abilità motorie dell'individuo colpito da Parkinson;
- Tiene in considerazione le possibili complicanze motorie.
Ad ogni parte, viene assegnato un punteggio che varia tra 0 e 4; alla fine si ottiene un valore numerico che indica la progressione della malattia e monitora l'efficacia clinica del trattamento con i farmaci anti-parkinson.
Indagini Strumentali e Test per il Morbo di Parkinson
Dopo l'esame neurologico, seguono le indagini di laboratorio, gli esami strumentali e quelli funzionali per completare l'iter diagnostico e differenziare il morbo di Parkinson da altre patologie del sistema extrapiramidale.
I test farmacologici sono spesso necessari per la diagnosi di morbo di Parkinson, anche se generalmente ciò che risulta significativo è una buona risposta alla terapia con L-dopa.
Per effettuare questi test, vengono generalmente utilizzati l'apomorfina, la L-dopa dispersibile e la L-dopa metilestere. Generalmente, quando si usa l'apomorfina si ha una buona indicazione per quanto riguarda l'attività dei recettori dopaminergici nello striato. L'apomorfina è in grado di stimolare, infatti, questi recettori direttamente; dopo 15 minuti dalla sua somministrazione sottocute, si effettua il primo rilevamento. Questo test si definisce positivo quando si ottiene un miglioramento maggiore del 20% sulle prove motorie effettuate con la scala di valutazione internazionale UPDRS.
Con il test della L-dopa, si osserva invece l'assorbimento intestinale, la capacità dei neuroni residui di convertire la L-dopa in dopamina e l'efficienza dei recettori. Anche per questo test, si esegue lo stesso protocollo del test precedentemente descritto.
Per quanto riguarda i casi dubbi, in cui la diagnosi di morbo di Parkinson risulta complicata dalla presenza di segni clinici atipici, risultano molto utili gli esami strumentali come la TAC e la RM (risonanza magnetica), metodiche di neuroimaging funzionale come la PET (tomografia ad emissione di positroni) e la SPECT (tomografia ad emissione di fotoni singoli).