Debolezza Muscolare: Cause e Rimedi

Debolezza Muscolare: Cause e Rimedi
Ultima modifica 18.01.2022
INDICE
  1. Cos’è
  2. Cause
  3. In Terza Età
  4. Diagnosi
  5. Rimedi
  6. Bibliografia

In questo breve articolo parleremo della debolezza muscolare.

Dopo una breve definizione, cercheremo di analizzare le possibili cause, descriveremo la differenza tra debolezza e fatica, offriremo una classificazione scientificamente approvata e giungeremo infine ai rimedi utili.

Cos’è

Cosa si intende per debolezza muscolare?

Si definisce debolezza muscolare una mancanza "reale" di forza muscolare.

Il termine miastenia deriva da my- + -astenia.

Può costituire un sintomo, un segno clinico e/o una complicanza primaria o secondaria.

Prossimale o distale, vera o percepita, acuta o cronica, e di gravità variabile, la debolezza muscolare può avere numerose cause e molto diverse tra di loro.

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Affaticamento muscolare

L'affaticamento muscolare (fatica) può essere classificato come centrale (cervello), nel quale la minor capacità motoria è una sorta di "ripercussione" di problematiche manifeste sul "drive" cerebrale, o periferico (costituito da nervoso periferico / neuromuscolare + muscolare-metabolico), quando invece il problema è francamente localizzato sulle unità motorie.

Fatica centrale

L'affaticamento centrale consiste in una riduzione del comando motorio e/o della spinta neurale sui muscoli bersaglio, che determina un calo della forza prodotta.

Una ridotta spinta neurale durante l'esercizio può tuttavia costituire un meccanismo protettivo / preventivo l'insufficienza d'organo.

Il meccanismo ipoteticamente responsabile dovrebbe essere quello della serotonina, ormone-neurotrasmettitore che aumenta significativamente durante l'attività motoria.

Questa, rilasciata dalle sinapsi ai motoneuroni (spillover), legandosi ai recettori extrasinaptici – situati sul segmento iniziale dell'assone dei motoneuroni – sarebbe capace di inibire l'impulso nervoso e quindi la contrazione muscolare.

Fatica periferica nervosa / neuromuscolare

I nervi controllano la contrazione dei muscoli determinando il numero, la sequenza e la forza della contrazione muscolare.

Quando un nervo va incontro ad affaticamento sinaptico diventa incapace di stimolare il muscolo bersaglio.

La maggior parte dei movimenti che compiamo richiede, in realtà, una forza inferiore a quella che un muscolo è in grado di generare. Patologie a parte, l'affaticamento neuromuscolare raramente costituisce un problema.

Solo in caso di contrazioni estreme, vicine al limite superiore della capacità di forza, l'affaticamento neuromuscolare può diventare un fattore limitante negli individui non allenati.

Negli sportivi di forza non ancora opportunamente condizionati, il primo fattore da allenare è la capacità del nervo di sostenere un segnale ad alta frequenza.

Dopo un lungo periodo di contrazione massima, la frequenza del segnale nervoso si riduce e la forza generata dalla contrazione diminuisce.

Non c'è alcuna sensazione di dolore o disagio, il muscolo sembra semplicemente "smettere di obbedire" e, gradualmente, tende a regredire allungandosi.

Talvolta, nei neofiti, lo stress sui muscoli e sui tendini risulta perfino insufficiente a generare i DOMS.

Detto ciò, i progressi iniziali di chi si allena nella "forza pura" sono generalmente molto elevati. Ciò è merito "dell'allenamento neurale", che si stabilizza quando anche il muscolo riesce a raggiungere il proprio limite fisiologico.

Gli effetti dell'allenamento interesseranno secondariamente l'ipertrofia miofibrillare e, a quel punto, comparirà un ulteriore fattore limitante: quello muscolare-metabolico.

Fatica periferica muscolare-metabolica

L'affaticamento muscolare-metabolico rappresenta la causa più comune di affaticamento nell'ambito sportivo, determinando le classiche sensazioni disagevoli ai muscoli.

L'affaticamento muscolare-metabolico è quindi l'incapacità del corpo di soddisfare la maggiore richiesta energetica del muscolo, provocando una vera e propria disfunzione contrattile.

La teoria di base presuppone il cedimento in uno o più punti della "catena periferica" che permette la contrazione muscolare.

Le cause sono principalmente due:

Teoria dell’acido lattico

L'acido lattico ostacola il Ca2+ nella stimolazione di actina e miosina nella finbrocellula.

L'aumento dell'acido lattico aumenta anche la concentrazione citoplasmatica degli ioni Ca2+, attraverso l'inibizione della pompa chimica che trasporta attivamente il calcio fuori dalla cellula. Questo contrasta gli effetti inibitori degli ioni potassio (K+) sui potenziali d'azione muscolari.

L'acido lattico ha anche un effetto negativo sugli ioni cloruro nei muscoli, riducendo la loro inibizione della contrazione e lasciando il K+ come unica influenza limitante sulle contrazioni muscolari, sebbene gli effetti del potassio siano molto minori che se non ci fosse l'acido lattico per rimuovere gli ioni cloruro.

In definitiva, non è chiaro se l'acido lattico riduca l'affaticamento attraverso l'aumento del calcio intracellulare o aumenti l'affaticamento attraverso la ridotta sensibilità delle proteine ​​contrattili al Ca2+.

Cause

Cause di debolezza muscolare

Le cause di debolezza muscolare sono davvero innumerevoli. Di seguito le statisticamente più rilevanti.

Quando si parla di debolezza muscolare, il pensiero verge subito a gravi miopatie (malattie del muscolo scheletrico), tra cui la distrofia muscolare e la miopatia infiammatoria, oppure ai disturbi delle giunzioni neuromuscolari, come la miastenia grave.

Non di meno, la debolezza muscolare può andare in parallelo alla perdita di tessuto contrattile (catabolismo della massa muscolare) per malnutrizione (energetica e/o plastica) e/o per colpa dell'invecchiamento.

Sono esempi tipici: quadri di sottopeso dovuti a disturbi del comportamento alimentare (DCA), sarcopenia dell'anziano (atrofia e ipoplasia) o cachessia propriamente detta.

Livelli insufficienti di certe vitamine (soprattutto del complesso B) e minerali possono arrecare debolezza non solo muscolare, ma anche generalizzata.

Anche certi farmaci, come i corticosteroidi (ad es. prednisone) e le statine possono ridurre la massa muscolare e indurre debolezza.

L'immobilità prolungata, o comunque un basso livello di attività motoria, favoriscono l'insorgenza di debolezza muscolare.

Può inoltre rappresentare una conseguenza dell'ipokalemia (per vomito, diarrea, patologie delle ghiandole surrenali o all'uso di diuretici) e bassi livelli di altri elettroliti mio-cellulari (fibrocellule).

Attenzione! non bisognerebbe tuttavia confondere la debolezza generale, ad esempio da ipoglicemia, pressione bassa, anemia e febbre, con la debolezza muscolare propriamente detta.

La debolezza muscolare è, inoltre, spesso una conseguenza metabolica secondaria di patologie come l'ipertiroidismo, la sindrome di Cushing, certi tumori, patologie cerebro e cardio-vascolari, il diabete ecc.

Anche certe patologie della sfera psicologica o psichiatriche possono favorire la percezione di debolezza muscolare.

La gravidanza e i disordini del sonno possono promuovere la debolezza muscolare.

Cause di affaticamento nell’attività motoria

In chi affronta sforzi straordinari, la debolezza è riconducibile ad affaticamento del tessuto nervoso centrale o periferico o del tessuto muscolare e del metabolismo.

Trattasi di una conseguenza multifattoriale di: depauperamento delle riserve energetiche (ATP, CP, glicogeno), accumulo di acido lattico (in acuto), deplezione di elettroliti cellulari ed extracellulari, riduzione dei pool enzimatici ecc.

In Terza Età

Debolezza muscolare nell’anziano

La perdita di massa muscolare dovuta all'età che avanza (>60-70 anni) è un processo fisiologico o para-fisiologico o addirittura patologico – se la funzionalità motoria rimane penalizzata in maniera grave.

I medici chiamano questa condizione sarcopenia, nella quale il primo sintomo è proprio la debolezza muscolare – associata a calo ponderale specifico sulla massa magra.

Uno dei test più utilizzati per verificare la presenza di sarcopenia è osservare la capacità di camminare velocemente o il numero di volte che si è in grado di alzarsi da una sedia.

Questo declino può essere rallentato adottando accorgimenti dietetici e comportamentali (attività fisica).

Diagnosi

Gradazione della debolezza muscolare

La gravità della debolezza muscolare può essere classificata attraverso l'assegnazione di "gradi". Con criterio decrescente:

  • Grado 0: nessuna contrazione o movimento muscolare;
  • Grado 1: traccia di contrazione, ma nessun movimento a livello dell'articolazione;
  • Grado 2: movimento dell'articolazione in assenza di gravità;
  • Grado 3: Movimento contro la gravità, ma non contro resistenze esterne;
  • Grado 4: movimento contro resistenza esterna con meno forza del normale;
  • Grado 5: forza normale.

Classificazione della debolezza muscolare

Prossimale e distale

La debolezza muscolare può anche essere classificata come "prossimale" o "distale", in base alla posizione dei muscoli che colpisce.

  • La debolezza muscolare prossimale colpisce i muscoli più vicini alla linea mediana del corpo;
  • La debolezza muscolare distale colpisce i muscoli più lontani degli arti.

La debolezza muscolare prossimale può essere promossa da patologie come la sindrome di Cushing e l'ipertiroidismo.

Vera e percepita

La debolezza muscolare può essere "vera" o "percepita", in base alla sua causa.

La debolezza muscolare vera descrive una condizione in cui la forza esercitata dai muscoli è inferiore a quella che ci si aspetterebbe; si manifesta, ad esempio, nella distrofia muscolare.

La debolezza muscolare percepita descrive una condizione in cui una persona avverte il bisogno di uno sforzo maggiore del normale per esercitare una determinata quantità di forza, ma la forza muscolare effettiva è normale; si manifesta, ad esempio, nella sindrome da stanchezza cronica.

In alcune condizioni come la miastenia grave, a riposo la forza muscolare è normale, ma subentra debolezza dopo che il muscolo è stato sottoposto a sforzo. Questo vale anche per alcuni casi di sindrome da stanchezza cronica, in cui è stato osservato un maggior bisogno di recupero.

Rimedi

Rimedi per la debolezza muscolare

Il giusto rimedio per la debolezza muscolare è quello che agisce sulla causa scatenate.

In caso di malattie gravi, disturbi secondari o condizioni transitorie, è necessaria una diagnosi medica e l'adozione di specifiche terapie o accorgimenti.

Se fossero alcuni farmaci a promuovere tale condizione disagevole, è consigliabile consultare un farmacista o il medico curante per valutare eventuali modifiche del piano terapeutico.

La maggior parte dei casi di debolezza muscolare cronica tuttavia, è dovuta a squilibri nutrizionali o ad un inadeguato livello di attività motoria (poca o troppa).

Per lo più, oltre alla debolezza, in tali circostanze si osserva anche un depauperamento del tessuto contrattile. Questo può essere ostacolato e invertito nei seguenti modi:

  1. Fornire un livello adeguato di amminoacidi essenziali (EAA), contenuti nelle proteine alimentari, e soprattutto in quelle ad alto valore biologico (VB) – l'apporto dipende dal fabbisogno, ma per prevenire o curare il depauperamento muscolare è consigliabile un livello di poco superiore alla norma. Gli integratori e i cibi fortificati possono rivelarsi molto utili;
  2. Se si ha seguito una dieta low-carb, magari durante un periodo impegnativo, ripristinare la giusta quota di carboidrati alimentari - l'apporto dipende dal fabbisogno, ma in genere costituiscono pressappoco la metà delle calorie totali;
  3. Se la dieta complessiva fosse poco equilibrata, consultare un dietista. Nel caso non fosse momentaneamente possibile, assumere quotidianamente un integratore multivitaminico e salino per almeno 3 settimane;
  4. Cimentarsi in un protocollo di attività fisica almeno 3-4 giorni a settimana, in ognuno dei quali inserire esercizi per la forza e l'ipertrofia. Il metodo più semplice ed applicabile è quello del resistance training con pesi liberi, cavi e macchine isotoniche.

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Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer