Generalità
Il curaro è un estratto vegetale velenoso, ricavato dalle cortecce e dalle radici di diverse specie vegetali tipiche della foresta amazzonica e dell'America del sud. Viene utilizzato dagli Indios come veleno da freccia per la caccia e la guerra.
Usi Tradizionali
Il curaro si ottiene per estrazione dalle fonti vegetali opportunamente triturate, mediante percolazione in acqua fredda seguita da ripetuta ebollizione del percolato, fino a ottenere un concentrato gommoso e nerastro ideale per essere deposto sulla punta di un'esile freccia da cerbottana.
Gli animali colpiti dal dardo avvelenato cadono rapidamente a terra paralizzati e, pur rimanendo coscienti, muoiono dopo pochi minuti per paralisi respiratoria. Nonostante ciò, l'uomo può cibarsi tranquillamente della cacciagione, in quanto il curaro è praticamente inattivo per via orale (la quota assorbita è minima), mentre ha effetto immediato quando entra nel sangue.
Esistono diverse tecniche di preparazione del curaro, così come differenti sono le fonti vegetali sapientemente scelte tra quelle appartenenti al genere Strychnos (fam. Loganiaceae) e Chondodendron (fam. Menispermaceae). Le piante appartenenti a queste due famiglie contengono alcaloidi diversi per struttura ma con un'attività farmacologica molto simile: la paralisi muscolare indotta dal curaro dipende dalla capacità di queste sostanze di bloccare l'interazione tra l'acetilcolina (ACh) ed il suo recettore.
Meccanismo d'azione
La trasmissione dell'impulso nervoso a livello della placca neuromuscolare avviene grazie alla liberazione di ACh dalla terminazione nervosa presinaptica; dopo il suo rilascio, l'ACh si lega ai recettori presenti nella membrana postsinaptica, la cui depolarizzazione scatena la contrazione della fibra muscolare. Bloccando il passaggio dell'impulso nervoso a livello delle placche neuromuscolari, il muscolo si paralizza; la paralisi muscolare indotta dal curaro è progressiva ed interessa dapprima i muscoli brevi del capo e del collo, poi i muscoli brevi degli arti, quindi i muscoli lunghi di gambe e braccia ed infine i muscoli intercostali fino alla paralisi del diaframma, con conseguente asfissia per arresto della respirazione.
Impieghi Terapeutici
Un tempo il curaro veniva utilizzato per attenuare gli spasmi muscolari indotti dal tetano e in epoche più recenti come miorilassante durante gli interventi chirurgici (facilita le manovre operatorie e permette di ridurre la quantità di anestetico impiegata; l'attività respiratoria del paziente dev'essere mantenuta attraverso apparecchiature artificiali).
Oggi, il curaro come tale non è più utilizzato per l'incostanza della sua composizione e per la disponibilità di farmaci più efficaci e meno costosi, alcuni dei quali strutturalmente derivati dai suoi componenti.