Covid-19: Vaccino a DNA Plasmidico per tutte le varianti, cos'è e come funziona
Introduzione
A due anni e mezzo dall'inizio della pandemia di Covid-19, c'è ancora molto fermento, a tutti i livelli: continuano a emergere nuove varianti, l'ultima delle quali è la sottovariante Omicron Ba.2.75, più conosciuta come Centaurus.
Il mondo della ricerca continua a lavorare per rallentare la corsa del virus grazie all'impiego di farmaci e vaccini. L'ultimissima novità riguarderebbe un vaccino a DNA plasmidico, che potrebbe essere in grado di agire contro tutte le varianti.
Tuttavia, al momento, tale vaccino sarebbe stato testato unicamente sui topi.
Come funziona il nuovo vaccino
Il nuovo vaccino anti COVID-19 è stato sviluppato da un'equipe di ricercatori della Facoltà di Medicina di San Diego, in California, ed è stato oggetto di uno studio pubblicato sulla rivista "Plos Pathogens".
Il nuovo farmaco si differenzia da quelli attualmente disponibili - i vaccini Pfizer mRNABNT162b2 (Comirnaty) e COVID-19 Vaccine Moderna mRNA -1273 (Spikevax) - perché non si basa sull'uso dell'mRNA (RNA messaggero), bensì su quello del DNA batterico modificato.
I due vaccini COVID-19 a mRNA approvati per la campagna vaccinale, infatti, utilizzano le molecole di acido ribonucleico messaggero (mRNA) che contengono le istruzioni affinché le cellule del soggetto vaccinato sintetizzino le proteine Spike, che stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici in grado di bloccare le proteine Spike con cui il virus si aggancia alle cellule umane e infetta l'organismo.
Il vaccino allo studio, invece, utilizza DNA batterico modificato in modo tale da indurre la produzione di anticorpi contro una parte della proteina Spike che pare essere uguale in ogni variante. Nel dettaglio, si avvale di plasmidi (molecole di DNA a doppia elica presenti nelle cellule di gran parte dei batteri) che sono stati modificati in laboratorio per contenere frammenti di materiale genetico capaci di agire su una vulnerabilità della proteina spike del virus SARS-CoV-2, fondamentale per legare e infettare le cellule, che sembra conservarsi in ogni variante.
I vantaggi
I plasmidi sono piccole molecole di DNA a doppia elica, solitamente circolare, presenti nei batteri, che possono essere utilizzati dagli scienziati per trasferire materiale genetico da una cellula all'altra. Il materiale genetico così introdotto è in grado di replicarsi nella cellula ricevente.
In pratica, i ricercatori hanno costruito in laboratorio un plasmide che contiene le informazioni necessarie al sistema immunitario per produrre anticorpi specifici contro la chiave che SARS-CoV-2 usa per entrare nelle cellule. Al momento è stata condotta una sperimentazione in laboratorio sui topi, che ha dato risultati soddisfacenti. Il vaccino a DNA plasmidico alterato, infatti, è riuscito a bloccare l'infezione cellulare in tutte le varianti di virus testate (varianti Beta, Delta e Omicron).
Sembra che rispetto ai farmaci attualmente disponibili, questo potrebbe generare una risposta più duratura ed efficace contro il COVID-19. "Questo vaccino enfatizza la qualità rispetto alla quantità e ha concentrato la sua attenzione sull'induzione di anticorpi che bloccano preferenzialmente il legame del virus al suo recettore cellulare e alla sua trasmissione" ha dichiarato Maurizio Zanetti, autore senior dello studio, professore di Medicina presso la Uc San Diego School of Medicine e capo del Laboratory of Immunology presso l'Uc San Diego Moores Cancer Center. "Un vaccino di questo tipo dovrebbe produrre una risposta anticorpale più specifica, che quindi bloccherà in modo migliore il virus".
Prima di avere un nuovo farmaco servirà del tempo
I risultati ottenuti in questa sperimentazione sono molto importanti, ma serviranno ulteriori studi per sviluppare un vaccino adatto all'uso umano. L'intento è creare un farmaco sotto forma di pillola e/o spray da inalare, ma la strada è ancora molto lungo e impervia: è importante, dunque, non alimentare facili entusiasmi. Quel che è certo è che i vaccini mRNA sono stati fondamentali per modificare l'evoluzione della pandemia: infatti, hanno contribuito in modo sensibile a migliorare la situazione, mitigando in modo drastico la gravità della malattia, i ricoveri e i decessi. Ora, però, servirebbero dei farmaci in grado di bloccare la trasmissione del virus, in tutte le sue varianti e il nuovo vaccino va proprio in questa direzione.
La situazione in Italia
In attesa di nuovi possibili vaccini, al momento si continuano a usare i farmaci già disponibili, che si sono rivelati efficaci nel contrastare l'ondata di COVID-19 e nel contenere la pandemia. In Italia, con Circolare 11 luglio 2022 il Ministero della salute ha ampliato la platea di soggetti destinatari della seconda dose di richiamo, chiamata anche seconda booster o quarta dose. Oggi, questa dose è raccomandata, per:
- le persone di 60 anni e più,
- gli ospiti dei presidi residenziali per anziani,
- le persone (a partire dai 12 anni) con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti (come scompenso cardiaco in classe avanza, fibrosi polmonare idiopatica, sclerosi multipla, diabete di tipo 1).
La quarta dose va somministrata dopo un intervallo minimo di almeno quattro mesi (120 gg) dalla prima dose di richiamo o dall'ultima infezione successiva al richiamo (fa fede la data del test diagnostico positivo). Ecco maggiori informazioni su come prenotare la quarta dose del vaccino.