Risultati Colposcopia: Leggerli e Interpretarli

Ultima modifica 12.02.2020

Cos'è la Colposcopia

Semplice e indolore, la colposcopia è l'esame di screening di secondo livello, effettuato per accertare il reale significato di lesioni pre-cancerose emerse dal Pap-test e riconducibili a un tumore della cervice uterina.
ColposcopiaRispetto al Pap-test, la colposcopia consente una visione diretta della superficie interna del collo dell'utero, quindi permette di valutare visivamente eventuali aree “anormali”.
Per l'esecuzione della colposcopia, i ginecologi si servono di uno strumento dotato di lenti a vari ingrandimenti, simile a un binocolo, che prende il nome di colposcopio; in molti casi, poi, in aggiunta al colposcopio, ricorrono anche all'impiego di due specifiche soluzioni - l'acido acetico o il liquido di Lugol - che, applicate sulla superficie interna della cervice uterina, ne consentono una visualizzazione migliore, attraverso il suddetto colposcopio.


Tipi di tumore della cervice uterina

In genere, il tumore della cervice uterina è o una neoplasia del tipo carcinoma (80% dei casi) o una neoplasia del tipo adenocarcinoma (15% dei casi).
I carcinomi sono i tumori maligni che originano dalle cellule dei tessuti epiteliali; gli adenocarcinomi, invece, sono una loro sottoclasse e, per la precisione, sono i tumori maligni che si sviluppano a partire dalle cellule epiteliali degli organi ghiandolari esocrini o dei tessuti con proprietà secretorie.

PUNTI CHIAVE - COSA SAPERE

  1. Il Pap-test NON ha significato diagnostico: si limita, infatti, a suggerire la presenza di una lesione pre-cancerosa e non fornisce in alcun modo una diagnosi precisa.
    Lo scopo del Pap-test, pertanto, è quello di operare - tra le donne a rischio di tumore della cervice uterina - una prima cernita dei soggetti che potrebbero prima o poi sviluppare la malattia; in altre parole, il Pap-test serve a distinguere le donne prive sicuramente di anomalie da quelle donne con anche una remota possibilità di predisposizione al tumore della cervice uterina.
    È doveroso precisare che la positività di un Pap-test non rende necessario alcun intervento chirurgico, ma impone soltanto di approfondire la situazione con esami più specifici.
  2. La conferma diagnostica a un Pap-test positivo circa la presenza di possibili lesioni pre-cancerose o cancerose spetta ad altri esami, primo fra tutti la colposcopia. Come detto, la colposcopia rappresenta l'esame di screening di secondo livello, eseguito per accertare o meno la presenza della lesione pre-tumorale e determinarne sede e gravità; ma non è tutto: l'esame colposcopico, infatti, consente anche la raccolta mirata di un campione di tessuto cervicale sospetto, da sottoporre successivamente a specifiche analisi microscopiche di laboratorio (vedi biopsia cervicale). Queste analisi sono indispensabili per confermare o escludere anche dal punto di vista istologico la presenza della malattia.
  3. La diagnosi istologica sul campione tissutale, raccolto durante la colposcopia, permette di classificare la donna sottoposta alle procedure di screening come affetta o meno dal tumore della cervice uterina e di impostare, in caso di malattia, il trattamento più adeguato.

Risultati

La colposcopia può fornire risultati negativi (colposcopia negativa o colposcopia normale) oppure positivi (colposcopia positiva o colposcopia anomala).

  • Quando i risultati della colposcopia sono negativi significa che l'aspetto del collo dell'utero è normale, oppure presenta segni d'infiammazione o di carenze ormonali.
    In ogni caso, nulla di ciò che il ginecologo ha osservato mediante colposcopio presentava lesioni cancerose, pre-cancerose o altre anomalie significative in tal senso.
    Possibili risvolti terapeutici: se il collo dell'utero è normale, l'unica disposizione dello specialista alla paziente è ripetere il Pap-test dopo un certo lasso di tempo (è lo stesso specialista a decidere quando); se invece ci sono segni d'infiammazione o di carenze ormonali, è prevista una terapia farmacologica adeguata, pianificata dal ginecologo in base a quanto osservato.

Al contrario

  • Quando i risultati della colposcopia sono positivi significa che la cervice uterina presenta lesioni sospette, che potrebbero avere una natura pre-cancerosa o addirittura cancerosa.
    Tale riscontro rende necessario effettuare una piccola biopsia cervicale (si veda punto 2 del parte “PUNTI CHIAVE - COSA SAPERE”) delle aree presentanti le alterazioni lesive più significative, in modo da stabilirne il significato e giungere a una diagnosi precisa.
    Possibili risvolti terapeutici: in base alla natura e alle caratteristiche delle lesioni sospette - informazioni queste che emergono dalla biopsia cervicale - il medico ginecologo decide qual è il trattamento più adeguato. In caso di lesioni pre-cancerose o cancerosa, la scelta terapeutica rientra tra le cosiddette metodiche escissionali (conizzazione con bisturi, conizzazione con laser, conizzazione con ansa diatermica e conizzazione con ago a radiofrequenza) e le cosiddette metodiche distruttive (diatermocoagulazione, crioterapia, termocoagulazione e laser vaporizzazione).

Quindi, come avviene generalmente in ambito medico, una colposcopia dai risultati negativi indica assenza di gravi patologie, mentre una colposcopia dai risultati positivi indica la presenza di condizioni patologiche che richiedono una terapia ben specifica.


Curiosità: per quante donne è negativa la colposcopia e per quante invece è positiva?

Secondo alcuni interessanti studi statistici anglosassoni, la colposcopia è negativa per 4 donne su 10, mentre è positiva per le restanti 6.

Biopsia cervicale

La biopsia cervicale prevede il prelievo di frammenti di tessuto cervicale dalle aree che, alla colposcopia, sono apparse anomale; tale prelievo è poi seguito dall'analisi microscopica, in laboratorio, del campione così prelevato, a opera di un medico patologo.
Il prelievo dei campioni bioptici avviene mediante l'utilizzo di piccole pinze, generalmente senza anestesia e senza causare dolore alla paziente.

A prelievo avvenuto, l'invio al laboratorio analisi è immediato.
In genere, i risultati della biopsia cervicale, post-colposcopia, sono a disposizione delle pazienti nel giro di alcune settimane (massimo 6, ma molto dipende dall'urgenza di avere una diagnosi definitiva).

RISULTATI DELLA BIOPSIA CERVICALE

La biopsia cervicale effettuata a completamento di una colposcopia può evidenziare:

  • Assenza di alterazioni significative (biopsia cervicale negativa): in disaccordo con quanto evidenziato dagli esami precedenti (Pap-test e colposcopia), significa che il collo dell'utero è sano.
    Risvolti terapeutici: la paziente deve continuare a effettuare i periodici esami di screening previsti, in modo tale da mantenere sotto controllo la situazione.
  • Presenza di condiloma, o verruca genitale: questo risultato sta a significare che è in corso un'infezione sessualmente trasmissibile a carico del collo dell'utero, causata all'agente virale noto come Papilloma Virus Umano (il fattore di rischio principale del tumore della cervice uterina).
    Associata talvolta a displasia lieve o CIN I (si veda di seguito), la suddetta infezione regredisce spontaneamente in una percentuale molto alta di casi,senza provocare danni o altre conseguenze.
    Risvolti terapeutici: in base a specifici fattori, in primis la gravità dell'infezione, il ginecologo può optare per il controllo periodico della condizione, attraverso Pap-test ed eventualmente un'altra colposcopia (casi meno gravi), oppure per un intervento di chirurgia mini-invasiva (casi più gravi), finalizzato all'eliminazione/asportazione dell'area anomala visualizzata in corso di colposcopia.
  • Presenza di displasia cervicale, o CIN (Cervical Intra-epethelial Neoplasia, in inglese, e Neoplasia Intra-epiteliale Cervicale, in italiano): displasia è il termine medico-oncologico che indica una variazione in senso tumorale (variazione pre-tumorale o pre-cancerosa) di un tessuto solitamente di tipo epiteliale; tale variazione può includere alterazioni qualitative, morfologiche e talvolta anche quantitative delle cellule costituenti il suddetto tessuto.
    Pertanto, con displasia cervicale o CIN, i medici intendono la presenza di variazioni in senso tumorale a carico delle cellule costituenti i tessuti epiteliali del collo utero.
    La displasia cervicale rappresenta il possibile preludio al tumore della cervice uterina del tipo carcinoma (carcinoma cervicale).
    Come per ogni forma di displasia, anche per la displasia cervicale esistono 3 livelli (o gradi) di gravità crescente, identificati come lieve (o CIN I), moderato (CIN II) e severo (CIN III):
    • Displasia lieve, o CIN I: le alterazioni pre-cancerose a questo grado di displasia cervicale riguardano solo il terzo inferiore dello spessore di cellule che riveste il collo dell'utero; pertanto, il numero di cellule epiteliali interessate è esiguo.
      In genere, questo grado di displasia rimane invariato nel tempo (cioè difficilmente evolve in tumore) oppure regredisce in modo spontaneo.
      Risvolti terapeutici: di fronte a tali circostanze, i ginecologi optano per una condotta conservativa e di attesa, fondata sul monitoraggio periodico della situazione attraverso appropriati esami diagnostici; quindi, tendono a escludere l'intervento terapeutico.
    • Displasia moderata, o CIN II: le alterazioni a questo grado di displasia cervicale riguardano la metà dello spessore di cellule che riveste il collo dell'utero; pertanto, il numero di cellule epiteliali interessate è più che discreto.
      Rispetto alla displasia lieve, la displasia cervicale moderata tende più frequentemente a persistere o a evolvere in carcinoma
      Risvolti terapeutici: tali circostanze impongono un intervento terapeutico, finalizzato all'asportazione della lesione displastica. In genere, i medici eseguono tale asportazione impiegando una metodica escissionale.
    • Displasia severa, o carcinoma “in situ o CIN III: le alterazioni a questo grado di displasia cervicale interessano tutto lo spessore di cellule che riveste il collo dell'utero, membrana basale esclusa; pertanto, il numero di cellule epiteliali coinvolte è elevato.
      Questo tipo di displasia ha un'alta probabilità di persistere o evolvere in carcinoma.
      Risvolti terapeutici: la displasia cervicale severa necessità assolutamente di un intervento terapeutico mirato all'asportazione della lesione displastica. Di norma, i medici eseguono tale asportazione ricorrendo a una metodica escissionale.
Tabella di approfondimento. Trattamento dei vari gradi di displasia cervicale.
Grado di displasia cervicale

Trattamento più indicato

CIN I

Se il medico reputa necessario intervenire (caso assai remoto), ricorre quasi sempre alle già citate metodiche distruttive (diatermocoagulazione, crioterapia, termocoagulazione e laser vaporizzazione).
Queste metodiche eliminano l'area anomala sfruttando il calore o il freddo.
Conseguenze: il ricorso a tali trattamenti comporta la distruzione del tessuto anomalo, il che non consente di eseguire un esame istologico su tale tessuto.

CIN II

In simili circostanze, i medici tendono a preferire le già nominate metodiche escissionali o ablative (conizzazione con bisturi, conizzazione con laser, conizzazione con ansa diatermica e conizzazione con ago a radiofrequenza).
Queste metodiche comportano l'asportazione di un piccolo cono di tessuto appartenente al collo dell'utero, mediante anse elettriche, laser o bisturi.
Conseguenze: il ricorso a tali metodiche terapeutiche permette di eseguire un esame istologico su quanto rimosso.

CIN III


  • Presenza di adenocarcinoma “in situ o CGIN (Cervical Glandular Intra-epithelial Neoplasia, in inglese, e Neoplasia Ghiandolare Intra-epiteliale Cervicale, in italiano): è una lesione pre-tumorale (o pre-cancerosa), confinata all'epitelio ghiandolare del collo dell'utero; con il tempo, questo tipo di anomalia può invadere le cellule dell'endocervice e trasformarsi in un tumore delle cellule ghiandolari del collo dell'utero, ovverosia in un tumore della cervice uterina del tipo adenocarcinoma (adenocarcinoma cervicale).
    Risvolti terapeutici: in presenza di un adenocarcinoma “in situ”, vige la necessità di asportare la lesione con interventi escissionali (o ablativi), i quali, nelle pazienti giovani e desiderose di una gravidanza, tendono a essere il più possibile conservativi, al fine di preservare la possibilità di avere figli.
  • Presenza di adenocarcinoma cervicale: è il tumore delle cellule ghiandolari del collo dell'utero (per la precisione dell'endocervice), a cui si è fatto riferimento poc'anzi. È l'esito più grave e temuto di una biopsia cervicale in corso di colposcopia.
    Nell'adenocarcinoma cervicale, la lesione è di tipo canceroso e risiede, oltre che nel rivestimento ghiandolare epiteliale del collo dell'utero, anche negli strati cellulari più profondi.
    Più l'adenocarcinoma cervicale si è insinuato in profondità (processo di infiltrazione) e più è elevato il rischio di metastasi.
    Risvolti terapeutici: in presenza di un adenocarcinoma cervicale, è indispensabile rimuovere il tumore mediante intervento chirurgico. Quando il tumore è ai primi stadi, tale intervento consiste, in genere, in una metodica escissionale (conizzazione); quando invece il tumore è a stadi medio-avanzati, il suddetto intervento può consistere nell'asportazione parziale o nell'asportazione totale dell'utero malato (rispettivamente, isterectomia parziale e isterectomia totale). Da quanto appena affermato, quindi, è possibile evincere che tanto più grave è l'adenocarcinoma cervicale e tanto più cruento dev'essere l'intervento chirurgico per l'asportazione del tumore.

È importante ricordare ai lettori che...

Dal momento dell'infezione sostenuta da ceppi oncogenici di HPV al momento in cui insorge il cancro al collo dell'utero sussiste un periodo di latenza di diversi anni, quantificabile in almeno un decennio (si veda figura).
Pertanto, lo screening mediante Pap-test e colposcopia permette di scoprire i tumori della cervice uterina agli stadi iniziali (microinvasivi) o addirittura quando sono ancora allo stadio pre-canceroso.
Tutto ciò offre l'importante possibilità di effettuare cure semplici, efficaci e poco aggressive, che consentono quasi sempre la conservazione dell'utero e delle sue funzioni. 


CIN I, CIN II, CIN III

Figura: come evidenziato nell'immagine, l'eventuale trasformazione in tumore avviene in un lasso di tempo molto lungo, misurabile in anni. Pap-test e colposcopia permettono di agire prima che avvenga tale trasformazione.



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Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza