Collasso durante l'allenamento: cause, come riconoscerlo e rimedi

Collasso durante l'allenamento: cause, come riconoscerlo e rimedi
Ultima modifica 14.11.2022
INDICE
  1. Cause probabili di collasso durante la performance
  2. Sport di endurance e collasso
  3. Stato di idratazione, crampi muscolari e collasso
  4. Iponatriemia
  5. Ipotermia
  6. Colpo di calore
  7. Ipoglicemia
  8. Atleta collassato: come reperire informazioni utili?
  9. Esaminare l'atleta collassato
  10. Classificare la gravità del collasso
  11. Conclusioni

L'evento di collasso durante l'allenamento è, fortunatamente, una situazione abbastanza rara.

Può tuttavia succedere che, per varie ragioni che vedremo, l'atleta vada incontro a un malore improvviso.

L'accertamento sul campo dell'atleta colpito da collasso inizia con un'analisi rapida del livello cosciente: se l'atleta è sveglio e vigile, le cause del collasso sono probabilmente benigne; se invece viene a diminuire il livello di coscienza, diventa necessario un soccorso cardiaco tempestivo (controllare la bocca, la lingua e le vie respiratorie, la frequenza della ventilazione, il ritmo cardiaco e la pressione, se possibile la temperatura corporea e la glicemia ecc.).

In ogni caso, tuttavia, è consigliabile contattare i soccorsi o quantomeno consultare personale sanitario competente e addestrato.

Di seguito analizzeremo le cause più frequenti del collasso durante l'allenamento, le possibili conseguenze, e spiegheremo anche come comportarsi per prevenirle o come comportarsi.

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Cause probabili di collasso durante la performance

Cause non gravi

Cause gravi

Come trattamento è necessario far sollevare i piedi e il bacino per 10-20' fino a che non è stata ristabilita la normale circolazione.

Agli atleti andrebbero somministrati liquidi da assumere fino alla tolleranza massima.

Soluzioni orali reidratanti o sports drink in grado di ripristinare sali minerali e carboidrati sono sempre da preferir all'acqua.

Ci può essere anche chi necessita di liquidi per via endovenosa se si constatano segni gravi di disidratazione.

Quali farmaci possono interferire?

Molti farmaci possono aumentare il rischio di collasso, agendo su più fronti. Ecco i più frequenti:

Sport di endurance e collasso

E' una cosa molto comune assistere al collasso di atleti nel corso di competizioni di resistenza, soprattutto in condizioni ambientali caldo-umide.

Se l'atleta collassa appena finita la gara e rimane cosciente con regolare battito cardiaco, pressione sanguigna, respiro e stato mentale, la situazione non è grave e probabilmente è una causa dell'eccessivo affaticamento, di una seppur lieve disidratazione che contribuisce al calo della pressione sanguigna quando l'atleta è in posizione eretta, e all'insorgenza di crampi.

Questo tipo di collasso avviene generalmente all'arrivo della gara e raramente si tratta di una cosa seria al punto da necessitare un ricovero ospedaliero.

Probabilmente viene causato dal riversamento del sangue nei vasi dilatati della pelle e delle membra, soprattutto le gambe e dalla perdita dell'azione pompante del muscolo negli arti inferiori dopo la cessazione dell'attività.

La disidratazione e la risultante diminuzione del volume di sangue in circolazione fa aumentare il rischio di ipotensione da posizione eretta, ma non ci sono prove attestate che questo tipo di ipotensione degeneri in colpo di calore. L'ipotensione da posizione eretta diventa il probabile responsabile se la temperatura rettale è minore di 40 °C, la frequenza cardiaca inferiore ai 100 battiti al minuto e la pressione sanguigna sistolica maggiore di 100 mm Hg una volta che l'atleta assume la posizione supina.

Un caso sicuramente più grave è il collasso che si verifica nel corso della competizione o dell'allenamento, soprattutto quando l'atleta presenta segnali vitali instabili e/o perde conoscenza o si comporta in modo bizzarro.

L'ipotensione da posizione (pressione sanguigna bassa in posizione eretta) è stata definita come spossatezza da calore o sincope da calore e rappresenta una delle cause maggiori di collasso.

Stato di idratazione, crampi muscolari e collasso

Lo stato di idratazione dell'atleta può essere stabilito in base alla quantità di liquido ingerito e alla capacità di produrre saliva.

Gli atleti disidratati hanno molta sete e saranno in difficoltà a produrre una quantità di saliva necessaria per sputare.

Inoltre, il turgore della pelle diminuisce di gran lunga in atleti fortemente disidratati; la pelle sembra molle, flaccida e assume la forma di una tenda appena piantata (appunto il fenomeno "a tenda"). Il bulbo oculare è meno adeso all'orbita - lo si può verificare con una manovra specifica.

La disidratazione può avere effetti collaterali molto dannosi per l'atleta, sicuramente danneggia la prestazione e aumenta la probabilità di collasso.

La disidratazione porta a un ridotto volume sanguigno, che rende l'atleta più suscettibile all'ipotensione da posizione eretta e al collasso.

L'abbassamento del volume del sangue è associato anche a una diminuzione della gittata sistolica cardiaca che si traduce in un minor flusso di sangue alla pelle che, al contrario, incide sulla dispersione di calore.

Gli atleti disidratati hanno una temperatura rettale maggiore del normale e la disidratazione riduce il tempo di resistenza a un esercizio prima dell'insorgere della stanchezza e eventualmente del collasso.

Segnali e sintomi di una seria disidratazione sono un'abbondante setesecchezza della bocca e difficoltà a produrre saliva.

Le ricerche relative agli esami fisici compatibili con la disidratazione si basano sull'aumento della frequenza cardiaca, sulla diminuzione della pressione sanguigna, sulla perdita di peso e su un minor turgore della pelle (pelle molle con l'effetto "tenda").

Le cure all'atleta disidratato dovrebbero iniziare con l'assunzione di soluzioni o sports drink se non si stanno verificando episodi di vomito e se ha perduto meno del 5% del peso corporeo.

Liquidi per via intravenosa possono essere utilizzati soltanto nel caso in cui l'atleta non tolleri soluzioni liquide oppure nel caso in cui la perdita di peso supera il 5%.

Attenzione anche all'iperidratazione!

Al contrario, gli atleti iperidratati possono sembrare gonfi. E pertanto anelli, bracciali, scarpe e polsini sembrano più stretti rispetto a come calzavano prima della gara.

In molti casi gravi di iperidratazione, si può verificare anche edema plastico (gonfiore) alle gambe e ciò si associa generalmente all'abbassamento dei livelli di sodio nel sangue (iponatriemia).

Controllare il peso corporeo prima e dopo la competizione può essere d'aiuto per capire il livello di liquidi. Una perdita di peso del 2-5% segnala una disidratazione laddove un aumento di peso è sinonimo di eccesso di liquidi.

Crampi muscolari: quando non sono da sottovalutare?

crampi muscolari si presentano in linea di massima in ogni attività sportiva che comporta grande sforzo fisico.

Possono sopraggiungere durante o dopo ripetute esercitazioni al caldo, al freddo o in acqua.

I crampi diventano più frequenti e seri con un'attività particolarmente intensa in condizioni ambientali calde e umide.

Atleti con anemia falciforme possono andare soggetti a crampi ricorrenti e severi, essi sono più esposti a rischio di morte improvvisa in seguito ad attività fisica.

Due cause piuttosto comuni di crampi collegati allo sport, che possono insorgere sia durante che dopo la prestazione, sono:

La prima provoca, per lo più, crampi meno dolorosi e più localizzati.

La seconda, al contrario, può provocare crampi più dolorosi in ogni distretto.

I crampi muscolari possono quindi rappresentare un sintomo / segno clinico rilevante di disidratazione, condizione che, se ingnorata, aumenta le probabilità di collasso.

La prima cosa da fare in caso di crampi muscolari è quella di tenere il muscolo colpito da crampo in allungamento (stretching).

I crampi come conseguenza di uno sforzo fisico tendono a comparire nella prima fase della stagione sportiva quando gli atleti sono meno in forma o quando sono coinvolti in attività faticose e insolite.

Un'aumentata assunzione di sali può essere molto utile per prevenire i crampi acuti, quelli che coinvolgono l'intero corpo e ricorrono con una certa frequenza.

Iponatriemia

L'iponatriemia è la causa più grave di collasso come conseguenza dell'attività sportiva.

In linea di massima sopraggiunge a seguito dell'assunzione di liquidi ipotonici, che non contengono sodio o in minima parte, per far fronte alla perdita di sudore generalmente ipertonico.

I casi più comuni si verificano nelle gare di resistenza particolarmente lunghe e sono più frequenti fra le donne, i corridori più lenti e tutti coloro che assumono acqua invece di sports drink addizionati con sodio. I sintomi di iponatriemia dipendono dalla gravità della mancanza di sodio.

Una concentrazione normale di sodio nel sangue (eusodiemia) va da 135 a 145 mEq/L. Al di sotto di questi valori, il grado di iponatriemia può essere da leggero a grave:

  1. Leggero (sodio = 131-134 mEq/L), di solito non ha sintomi;
  2. Moderato (sodio = 126-130 mEq/L), possono comparire fastidi, nauseastanchezza, confusione mentale e la cosiddetta "andatura a fantasma" ovvero movimenti involontari e ripetuti delle gambe in fase di riposo);
  3. Grave (sodio <126 mEq/L), può provocare coma, colpo apoplettico e anche la morte.

Si può sospettare l'insorgenza di iponatriemia se la temperatura rettale, la pressione sanguigna e il battito cardiaco sono normali nell'atleta che ha subìto il collasso e mostra segni di instabilità.

Quando benigna, l'atleta è cosciente e vigile.

All'esame obbiettivo del soggetto dovremmo osservare:

I test di laboratorio invece, dovrebbero evidenziare:

Quando severa invece, l'atleta non è cosciente o presenta uno stato mentale alterato.

All'esame obbiettivo del soggetto dovremmo osservare:

  • Temperatura rettale > 40°C
  • Pressione sanguigna sistolica < 100
  • Frequenza cardiaca >100 battiti al minuto
  • Aumento o perdita di peso 0-5%

I test di laboratorio invece, dovrebbero evidenziare:

  • Glucosio nel sangue = <70 o > 180 mg/dl
  • Sodio nel siero <130 or >148 mEq/L.

I sintomi dell'iponatrermia includono:

  • Leggera: (Na 131-135 mEq/L); generalmente nessun sintomo;
  • Moderata: (Na 126-130 mEq/L); malessere, nausea, stanchezza, confusione, "corsa sconnessa";
  • Grave: (Na < 126 mEq/l); colpo apoplettico, coma, morte.

Nella maggioranza dei casi, questo tipo di collasso si cura con riposo, sollevamento delle gambe e del bacino e somministrazione di liquidi per bocca, soprattutto soluzioni reidratanti o sports drink che contengono carboidrati e sodio.

Per quanto concerne la forma di collasso più grave, quando cioè è associato a iponatriemia e colpo di calore, si possono avere serie complicazioni come danni agli organi e anche la morte se le cure non sono appropriate e tempestive.

Negli atleti iperidratati, la somministrazione di grandi quantità di liquidi per via endovenosa dovrebbe essere evitata in quanto si corre il rischio di danneggiare il cuore o provocare la morte.

Quando l'atleta sembra disidratato e si presume abbia un volume sanguigno basso, una somministrazione endovenosa di soluzione salina serve a ripristinare acqua e sali. Nei casi più gravi, si può optare per soluzioni saline altamente ipertoniche (3-5%) da iniettare molto lentamente (meno di 50 ml/h) tenendo sotto continuo controllo le condizioni generali dell'atleta.

Ipotermia

L'ipotermia può essere un'altra causa insolita di collasso negli atleti.

Essa si verifica quando l'atleta rimane troppo a lungo in un ambiente freddo e non riesce a produrre sufficiente calore da compensare la temperatura esterna.

I casi più frequenti si rilevano nel nuoto di fondo in acque libere, o durante la parte di nuoto del triathlon, rispettivamente in acque fredde (soprattutto in primavera o tardo autunno); oppure in alcuni sport invernali come lo sci di fondo.

La gravità dell'ipotermia viene stimata con la temperatura rettale.

Una condizione leggera si stima dai 32 °C ai 35 °C, e si accompagna a confusione mentale e tremori intensi.

La cura del soggetto cosciente è basata sul rapido recupero di una temperatura ottimale, con coperte termiche e bevande calde.

Quando invece la temperatura scende sotto i 32°C, di solito, il tremito (che genera calore) si interrompe; in tal caso diventa necessario portare l'atleta immediatamente in ospedale, dove verranno adottate misure più efficaci di riscaldamento, come la somministrazione di liquidi caldi per via endovenosa, ossigeno caldodialisi peritoneale con liquidi caldi.

Nei casi ancora più gravi, ossia con temperatura < 30 °C, l'atleta può sembrare addirittura apparentemente morto, per poi riprendersi dopo la fase di riscaldamento.

Colpo di calore

Si può parlare di colpo di calore se l'atleta ha una temperatura rettale al di sopra dei 40°C.

Inoltre, gli atleti soggetti a colpo di calore presentano una frequenza cardiaca molto elevata, respiro accelerato e bassa pressione sanguigna.

Se il colpo di calore è conseguente ad attività fisica, l'atleta suderà copiosamente.

La cura per il colpo di calore è un rapido raffreddamento tramite immersione in vasche di acqua ghiacciata, immersione che deve durare almeno 5-10 minuti fino a far rientrare la temperatura rettale al di sotto dei 38 °C oppure fino a quando l'atleta non comincia a tremare.

Al contrario, se si ritarda il raffreddamento e la temperatura si alza sopra i 42 °C, la possibilità di morte si avvicina all'80%.

Il colpo di calore è una vera emergenza medica che possiamo chiamare anche "attacco di calore" e necessita cure tempestive per cui ogni minuto di attesa riduce in modo significativo le speranze di vita dell'atleta.

Ipoglicemia

L'ipoglicemia, fenomeno tipico delle competizioni di resistenza che durano più di quattro ore, è una delle cause meno frequenti di collasso come conseguenza dell'attività sportiva.

Nel soggetto sano, si verifica quando la produzione / liberazione di glucosio da parte del fegato diminuisce, a causa dell'esaurimento delle riserve di glicogeno. In questi casi, si attiva comunque il processo di gluco-neogenesi, il quale tuttavia può non essere abbastanza efficiente da compensare la richiesta calorica dell'organismo.

Nota: il glicogeno muscolare, lo ricordiamo, può essere utilizzato solo dal muscolo stesso, e non viene mai liberato in circolo.

Gli atleti che non riescono ad assumere la giusta quantità di carboidrati nel pre- e peri-allenamento, o che comunque hanno seguito una dieta a ridotto contenuto di carboidrati (low carb), sono quelli più a rischio.

L'ipoglicemia è, infatti, tipica di malattie come il diabete o di altre condizioni patologiche.

I sintomi e i segni dell'ipoglicemia sono tremori corporeistanchezzaansia, irritabilità, sudorazione, difficoltà a parlare e infine anche il coma.

In tal caso, è necessario somministrare immediatamente bevande o alimenti a base di carboidrati. Se tuttavia il soggetto non fose vigile, diverrebbe necessario l'intervento medico - con soluzioni endovenose di glucosio o dosaggi di glucagone.

Atleta collassato: come reperire informazioni utili?

Allenatori, preparatori atletici, amici e altri osservatori possono fornire preziose informazioni. Ecco alcune domande fondamentali da porgli.

Quanti liquidi e che genere di bevande l'atleta ha assunto durante la gara?

La risposta a questa domanda rappresenta un'indicazione importante per capire il possibile livello di idratazione, natriemia e glicemia.

Quanta urina è stata espulsa durante la gara?

Gli atleti molto disidratati solitamente non urinano durante la prestazione.

Si sono verificati vomito o diarrea durante la competizione?

Se sì, è un ulteriore contributo alla disidratazione.

Quanti carboidrati sono stati assunti nel periodo precedente la prestazione? Prima e durante la gara?

Un apporto insufficiente di carboidrati può essere causa dell'abbassamento del livello di glucosio nel sangue (ipoglicemia), soprattutto nelle persone diabetiche.

L'atleta ha avuto malattie o subito interventi che possono avere diminuito la tolleranza al calore o l'equilibrio dei liquidi? Ha donato il sangue?

Ovviamente, se sì, trattasi della prima causa imputabile.

L'atleta era allenato a sufficienza e pronto per la competizione?

Una preparazione inadeguata facilita l'incidenza di collasso.

L'atleta presenta sintomi quali dolori al petto, palpitazioninauseaaffanno, parestesie o paresi, difficoltà nel linguaggio, disorientamento o vertigini?

Essi possono essere un campanello d'allarme di una condizione fisica non perfetta, o addirittura di cardiomiopatia ischemica, TIA o ictus.

Esaminare l'atleta collassato

L'esame dell'atleta che ha subìto un collasso dovrebbe basarsi su un monitoraggio continuo delle condizioni generali.

La frequenza cardiaca e la pressione andrebbero misurate sia in posizione supina che eretta. Quando l'atleta è in posizione eretta, se la frequenza cardiaca aumenta di 20 battiti al minuto oppure la pressione sistolica scende di 20 mm Hg e quella diastolica di 10 mm Hg, allora si può parlare di esaurimento graduale del volume sanguigno e di probabile disidratazione.

La maggioranza degli atleti di resistenza ha una bassissima frequenza cardiaca a riposo e un valore di 80 battiti al minuto a riposo può, per loro, rappresentare tachicardia.

E' necessario misurare la temperatura rettale a quegli atletiche presentano una ridotta funzionalità mentale, per stabilire eventualmente la presenza di colpo di calore. Una temperatura rettale di circa 40°C richiede immediate operazioni di raffreddamento.

Anche l'ipotermia può determinare il collasso, soprattutto quando la temperatura corporea misurata a livello rettale scende sotto i 35 °C.

Nota: misurare la temperatura nell'orecchio e in bocca non è sufficiente per stabilire l'esatta temperatura corporea.

Test di laboratorio

Gli esami di laboratorio più efficaci per un atleta che ha subìto un collasso sono quelli che misurano la concentrazione di glucosio e di sodio nel sangue.

L'iponatriemia è la causa maggiore di collasso in forma grave per l'atleta di resistenza.

Per questo è fondamentale la tempestività nella misurazione dei livelli di sodio al fine di diagnosticare tale condizione e provvedere a un trattamento adeguato.

L'ipoglicemia, sebbene meno comune, può portare a gravi alterazioni del livello cosciente e persino al coma, che può essere prontamente rettificato con la somministrazione di glucosio per via orale o endovenosa.

Classificare la gravità del collasso

La grande maggioranza dei collassi negli atleti è di origine benigna. Le condizioni che lasciano intuire una causa benigna di collasso sono le seguenti:

  • L'atleta è cosciente e vigile;
  • La temperatura rettale è maggiore di 35°C e inferiore ai 40°C;
  • La pressione sanguigna sistolica è maggiore di 100 mmHg e la frequenza cardiaca inferiore ai 100 battiti al minuto;
  • La concentrazione di glucosio nel sangue è 70-180 mg/dl e quella di sodio è pari a 135-148 mEq/L;
  • La percentuale di perdita di peso è inferiore al 5%.

Le cause più comuni di collasso grave nell'atleta includono iponatriemia, ipoglicemia, colpo di calore, arresto cardiaco e altri gravi condizioni mediche, tra le quali ictus, emorragia cerebrale e coma diabetico. Sono state identificate come cause principali per le forme più gravi di collasso le seguenti situazioni:

  • Stato di incoscienza o di confusione mentale (disorientamento, aggressività);
  • Temperatura rettale superiore ai 40 °C o inferiore ai 35 °C;
  • Pressione sanguigna sistolica inferiore ai 100 mm Hg e frequenza cardiaca superiore ai 100 battiti al minuto;
  • Concentrazione di glucosio nel sangue inferiore ai 70 mg/dl o maggiore di 180 mg/dl; concentrazione di sodio nel plasma inferiore ai 130 mEq/L o maggior di 148 mEq/L;
  • Perdita o aumento di peso maggiore del 5% del peso corporeo (la perdita di peso indica disidratazione e l'aumento di peso suggerisce un carico eccessivo di liquidi che presuppone iponatriemia).

Conclusioni

Il collasso associato all'attività sportiva è un avvenimento nel complesso abbastanza raro. Si verifica pressoché esclusivamente negli sport di resistenza.

Dopo la fine della gara, senza perdita di conoscenza, con parametri vitali normali, si tratta di una condizione quasi sempre benigna.

La faccenda si complica quando il collasso sopraggiunge durante la competizione, in particolare nel nuoto, e se il soggetto non riesce a mantenere lo stato di coscienza.

La diagnosi tempestiva diventa necessaria al fine di iniziare il trattamento più idoneo.

La maggior parte dei casi trova giovamento con riposo e assunzione di liquidi - isotonici, energetici.

D'altro canto, le cause più gravi di collasso, come quelle associate ad iponatriemia e colpo di calore (per il quale rimandiamo ad altre letture), possono provocare seri danni e perfino la morte.

E' importante che il personale medico sia specificamente addestrato, e che possa riconoscere più velocemente possibile la causa scatenante; glucosio ematico, sodio ematico e temperatura sono parametri fondamentali per stabilire il tipo di interventi.