Generalità
La cisti di Bartolini è una patologia femminile che coinvolge le ghiandole omonime, situate nella regione vulvare, tra le grandi labbra, in prossimità dell'orifizio vaginale.
Il disturbo si verifica in seguito ad un'ostruzione del dotto di Bartolini, che provoca l'ingrossamento della ghiandola per il ristagno del suo secreto, da cui consegue la formazione di una cisti. Il motivo per il quale il fluido prodotto dalle ghiandole di Bartolini riscontra una difficoltà a defluire normalmente non è sempre identificabile. Raramente, le cisti di Bartolini derivano da un'infiammazione (bartolinite), una malattia trasmessa per via sessuale (come gonorrea e clamidia) o da una malformazione congenita del tratto genitale.
Le cisti di Bartolini più voluminose possono provocare una sensazione fastidiosa, soprattutto durante i rapporti sessuali e la deambulazione.
L'inquadramento diagnostico prevede una visita ginecologica e, talvolta, la biopsia escissionale. Generalmente, la cisti di Bartolini non ha bisogno di un trattamento quando presenta modeste dimensioni e non è oggetto di infezioni ricorrenti. Se la lesione diventa sintomatica o ascessualizza, invece, può essere necessario il drenaggio della ghiandola, con o senza enucleazione completa della stessa (bartolinectomia).
Cos’è
La cisti di Bartolini è una formazione rotondeggiante che si sviluppa nell'estremità inferiore delle pliche cutanee della vulva (piccole e grandi labbra), ai lati del vestibolo della vagina.
Per approfondire: Ghiandole di Bartolini - Anatomia e FunzioniLa cisti di Bartolini si sviluppa in seguito ad un'ostruzione del dotto escretore, che provoca l'ingrossamento della ghiandola per il ristagno o la stasi della sostanza viscosa all'interno dello stesso dotto. Questo fluido è normalmente prodotto per contribuire alla lubrificazione del canale vaginale, quando una donna è sessualmente eccitata.
Lo sapevate che…
Le ghiandole di Bartolini sono coinvolte soprattutto dalle infiammazioni (come la bartolinite) e dalla formazione di cisti; questi problemi sono comuni nelle donne in età riproduttiva, in particolare tra i 20 ed i 30 anni.
Cause e Fattori di Rischio
La cisti di Bartolini rientra nella categoria delle formazioni cistiche vulvari.
Le ghiandole di Bartolini sono due piccole ghiandole di forma ovaloide o rotondeggiante, situate profondamente e disposte in maniera simmetrica (una su ciascun lato) presso la parete laterale e posteriore dell'orifizio vaginale. La loro funzione consiste nel secernere un liquido viscoso e trasparente, deputato a lubrificare il canale vaginale durante i rapporti sessuali. Talvolta, i dotti escretori da cui fuoriesce normalmente questo fluido si ostruiscono, provocando la formazione di una cisti di Bartolini. Il motivo per il quale si verifica questo fenomeno non è sempre noto.
In qualche caso, la cisti di Bartolini è correlata a lesioni traumatiche, infezioni e processi infiammatori. Meno spesso, l'affezione risulta dallo sviluppo anomalo dei tessuti del tratto genitale (malformazione congenita) o da una malattia trasmessa per via sessuale, come gonorrea e clamidia.
Chi è più a rischio
Le cisti di Bartolini rappresentano le formazioni cistiche vulvari più comuni: quest'affezione colpisce circa il 2% delle donne, solitamente tra i 20-30 anni d'età. Con l'avanzare del tempo, invece, l'affezione si manifesta con minore probabilità.
Nelle donne in peri-menopausa, infatti, le ghiandole di Bartolini vanno incontro ad una fisiologica involuzione. Per tale motivo, l'eventuale comparsa di un nodulo o una massa vulvare rende necessaria la biopsia escissionale, allo scopo di escludere la presenza di un tumore maligno.
Lo sapevate che…
Le ghiandole di Bartolini modificano la loro struttura con l'età: nelle ragazze giovani, presentano piccole dimensioni (poiché in tale periodo non sono ancora funzionanti), mentre nelle donne adulte sessualmente attive raggiungono il loro massimo volume. Queste strutture vanno incontro, poi, ad un'involuzione progressiva e, dopo la menopausa, risultano atrofiche.
Sintomi e Complicazioni
La maggior parte delle cisti di Bartolini non provoca sintomi, ma se si ingrossano possono essere fastidiose nel sedersi, nel camminare o durante il rapporto sessuale.
Cisti di Bartolini: come si presentano
La maggior parte delle cisti di Bartolini è monolaterale. Accanto all'orifizio vaginale, è possibile notare un rigonfiamento, simile ad un nodulo, indolore e palpabile.
La cisti di Bartolini modifica o, addirittura, deforma il normale aspetto dei genitali esterni: quando sono di grandi dimensioni, queste formazioni distendono le grandi labbra del lato interessato e provocano un'asimmetria vulvare.
Se le cisti di Bartolini sono interessate da un processo infettivo, inoltre, si possono manifestare gonfiore, arrossamento, dolore molto intenso e febbre.
Cisti di Bartolini: sintomi più comuni
Quando presenta dimensioni contenute, la cisti di Bartolini può rimanere per lungo tempo asintomatica.
Tuttavia, se diventa molto voluminosa, la lesione può provocare irritazione vulvare, dispareunia e dolorabilità durante la deambulazione. Anche la minzione può diventare difficoltosa.
Talvolta, alla presenza della cisti di Bartolini si associa la produzione di secrezioni vaginali (solitamente, di colore giallastro).
Complicanze e patologie concomitanti
Quando il liquido contenuto all'interno di una cisti di Bartolini si infetta, può formarsi un ascesso (raccolta di pus dovuta alla penetrazione di alcuni germi, più frequentemente Escherichia coli, Neisseria gonorrhoeae e Chlamydia trachomatis). In questo caso, è possibile la comparsa di qualche linea di febbre e dolore molto intenso.
Gli ascessi della ghiandola di Bartolini sono sensibili al tatto, diventano molto voluminosi (possono raggiungere le dimensioni di una noce) e provocano un arrossamento della pelle che li sovrasta.
Diagnosi
La valutazione della cisti di Bartolini prevede una visita medica specialistica. Con l'esame obiettivo, il ginecologo può effettuare il corretto inquadramento diagnostico ed indicare il trattamento più adeguato al caso.
Nelle donne di età superiore ai 40 anni, viene eseguita quasi sempre una biopsia escissionale, per escludere un eventuale cancro vulvare.
Esame pelvico
Se la cisti di Bartolini è abbastanza voluminosa o provoca dei sintomi, il medico riesce ad osservarla o a palparla durante la visita ginecologica. Dal suo aspetto, inoltre, egli può stabilire se è infetta.
In caso di infezioni
Se sono presenti delle secrezioni, il medico può inviare un campione al laboratorio, per accertare o meno la presenza di infezioni, tra cui le malattie sessualmente trasmesse. Nel caso si sia sviluppato un ascesso, il medico esegue anche la coltura del relativo liquido.
Biopsia
In qualche caso, i segni del tumore della vulva mimano quelli della cisti di Bartolini. Pertanto, il medico può eseguire un esame bioptico per esaminare al microscopio un campione della lesione e caratterizzarla.
Di solito, si procede alla biopsia se la donna ha superato i 40 anni di età e la cisti appare di forma irregolare o presenta delle protuberanze.
Diagnosi differenziale
La diagnosi differenziale viene posta con altre lesioni cistiche e solide della vulva, come:
- Cisti epidermiche da inclusione (rigonfiamenti rotondi e asintomatici localizzati nelle grandi labbra);
- Idroadenoma papillare (neoplasia benigna che deriva dalle ghiandole sudoripare, localizzato soprattutto a livello delle piccole labbra);
- Fibroma;
- Lipoma;
- Cisti dei dotti di Skene.
Raramente, i tumori della vulva originano per la trasformazione in senso neoplastico delle componenti epiteliali della ghiandola di Bartolini. Va segnalato che questa patologia può essere correlata con l'infezione da papilloma virus umano.
Il tumore delle ghiandole del Bartolini si presenta, di solito, come una neoformazione vulvare palpabile irregolare, nodulare e persistentemente indurita. Tardivamente, compaiono segni clinici come escoriazioni, dolore e prurito. La lesione può diventare necrotica o ulcerata, causando a volte sanguinamento o secrezioni vaginali acquose.
Trattamento e Rimedi
In linea generale, la cisti di Bartolini non necessita di un trattamento quando presenta modeste dimensioni, non provoca fastidio e non è oggetto di infezioni ricorrenti.
Se la lesione è sintomatica oppure ascessualizza, invece, il medico può indicare il ricorso alla terapia chirurgica mediante il drenaggio, con o senza enucleazione completa della ghiandola (bartolinectomia).
Cisti di Bartolini asintomatica
Quando la cisti di Bartolini non provoca sintomi o comporta disturbi lievi e sopportabili, è possibile effettuare dei semicupi locali, con acqua calda. Questa pratica ha un effetto calmante e può essere utile per diminuire la congestione della zona. In alternativa, è possibile immergersi in una vasca da bagno, riempita di acqua calda per pochi centimetri.
Cosa sono i semicupi?
I semicupi sono dei bagni che si effettuano in un recipiente di forma particolare, che permette l'immersione del bacino. In base alle necessità, l'acqua può essere a temperature variabili, ferma o corrente: in caso di pruriti vulvari, ad esempio, sono utili i semicupi tiepidi, mentre quelli freddi e di breve durata producono un effetto eccitante a livello nervoso.
I semicupi locali vanno effettuati 3 o 4 volte al giorno e, per essere utili, devono durare 10-15 minuti ciascuno. A volte, con questo trattamento, le cisti scompaiono dopo pochi giorni. Qualora i semicupi fossero inefficaci, invece, è opportuno consultare il medico.
Quando consultare un medico
- La cisti di Bartolini continua ad ingrossarsi o persiste dopo diversi giorni, nonostante le immersioni in acqua calda (nella vasca oppure mediante semicupi).
- La cisti di Bartolini è dolorosa e compare la febbre (queste manifestazioni possono indicare l'evoluzione della lesione in un ascesso).
- La cisti di Bartolini interferisce con la deambulazione o non permette di stare seduti.
Cisti di Bartolini sintomatica: chirurgia
Il trattamento chirurgico è indicato nelle donne di età inferiore ai 40 anni, che presentano delle cisti di Bartolini sintomatiche.
Di solito, lo svuotamento della formazione cistica è inefficace, in quanto tende a riformarsi.
Preferenzialmente, è indicata la creazione di un'apertura dal dotto della ghiandola alla superficie della vulva, così che, se la cisti di Bartolini si riempie di nuovo, può essere svuotata.
Il chirurgo può procedere in uno dei seguenti modi:
- Drenaggio chirurgico con catetere di Word: viene eseguita una piccola incisione nella cisti, in modo da potervi inserire un piccolo tubicino (catetere) con all'estremità una sorta di palloncino. Una volta posizionato, quest'ultimo si gonfia ed il catetere rimane in sede per 4-6 settimane in modo da formare un'apertura permanente, prima di essere rimosso. La presenza del catetere non preclude le normali attività della donna, benché il rapporto sessuale possa risultare fastidioso.
- Marsupializzazione: consiste in una piccola incisione della cisti e nell'esteriorizzazione delle sue pareti (in pratica, i margini interni della lesione vengono suturati alla superficie della vulva). Questa procedura può richiedere l'anestesia generale.
A seguito di questi interventi, la paziente può osservare delle perdite sulla biancheria intima; queste altro non sono che le secrezioni provenienti dalla cisti di Bartolini nel corso del suo svuotamento. Eseguire più volte al giorno dei semicupi tiepidi può contribuire ad alleviare il fastidio ed accelera la guarigione.
In qualche caso, il trattamento può prevedere la completa asportazione chirurgica della cisti di Bartolini (bartolinectomia) e la ricostruzione della normale anatomia del labbro affetto.
Oltre i 40 anni di età
Nelle donne che hanno superato i 40 anni di età, tutte le cisti vulvari devono essere rimosse. Il trattamento prevede l'asportazione chirurgica completa della formazione cistica e la biopsia di un campione tissutale per escludere che la lesione sia tumorale.
Recidive e gestione delle complicanze
- Se la cisti di Bartolini si è complicata in un ascesso, viene prescritta dal medico un'adeguata terapia antibiotica, seguita dal drenaggio per favorire la fuoriuscita del materiale purulento, con o senza resezione della ghiandola colpita. Quest'approccio consente un miglioramento repentino del dolore vulvare. Dopo l'intervento, le pareti della cisti si retraggono, lasciando un nuovo orifizio per le secrezioni. In alternativa, è possibile procedere con l'asportazione chirurgica della cisti di Bartolini infetta mediante bartolinectomia.
- Indipendentemente dal trattamento, talvolta la cisti di Bartolini si riforma. In caso di recidive, può essere indicata la marsupializzazione, ossia la ghiandola interessata dal processo patologico viene incisa e lasciata aperta per consentire un drenaggio continuo ed impedire che il liquido non possa ristagnare all'interno.
Prevenzione
La più importante regola di prevenzione delle cisti di Bartolini è il mantenimento di una buona igiene genitale: pertanto, occorre fare attenzione ad un'accurata e quotidiana pulizia locale e, soprattutto in estate, cambiare frequentemente la biancheria intima.
Un'altra buona abitudine per ridurre il rischio di incorrere in infezioni genitali, è evitare l'abuso di assorbenti e salvaslip per l'intero arco della giornata, se non necessario. Questi ostacolano, infatti, la corretta traspirazione cutanea. Per lo stesso motivo, è sconsigliato l'uso di indumenti sintetici e biancheria stretta: lo sfregamento continuo del tessuto sulla pelle può predisporre alle irritazioni locali.
Altra misura di prevenzione utile per la prevenzione della cisti di Bartolini è l'uso di un preservativo ogni volta che si hanno rapporti coitali con il proprio partner. Praticare sesso sicuro può contribuire, infatti, a ridurre le probabilità di sviluppare l'infezione di una cisti e la formazione di un ascesso delle ghiandole di Bartolini.