Attività Fisica e Mascherine

Attività Fisica e Mascherine
Ultima modifica 06.05.2020
INDICE
  1. Introduzione
  2. Benefici e Vantaggi
  3. Mascherine

Introduzione

La situazione di quarantena per il rischio di contagio da COVID-19 ha imposto l'uso di mascherine in numerose circostanze, tra le quali anche la pratica di attività fisica.

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Va da sé che allenarsi con la mascherina non sia così "semplice"; chi ha già provato lo sa. Ma se l'uso della mascherina è così complicato o fastidioso, perché dovremmo usarle? Quali sono le implicazioni? Sono necessarie anche durante l'attività fisica? Al chiuso o all'aperto?

Benefici e Vantaggi

Tra i principali vantaggi dell'attività fisica motoria troviamo anche la "possibilità" di trascorrere del tempo all'aria aperta; è così che, anche chi non è abituato a farlo, "impara a prendersi sempre più cura di sé stesso".

In molti si chiederanno:

"Perché sarebbe così importante fare moto all'aperto, piuttosto che indoor? Dopo tutto, ciò che importa è lo stimolo allenante. Come se non bastasse, esistono circostanze che impediscono letteralmente di svolgere allenamenti all'aria aperta. La quarantena forzata "anti" COVID-19 ne è un esempio lampante".

Beh, la risposta dipende dalla ragione che sta dietro all'allenamento, anche se siamo certi che la clausura forzata di quasi due mesi abbia messo in luce aspetti dell'allenamento outdoor precedentemente ignorati dalla maggior parte delle persone.

Perché allenarsi all’aperto “è meglio” che allenarsi al chiuso?

Oggi sappiamo che tra gli effetti positivi dello sport, oltre ai già noti benefici cardiovascolari, broncopolmonari, metabolici e muscolari, spiccano anche i vantaggi di natura psicologica, parzialmente supportati da un migliore assetto ormonale.

Non parliamo quindi del giovane powerlifter, o del veterano corridore, ma del soggetto "comune" e quindi della casistica più frequente. L'italiano medio infatti, si approccia all'attività fisica con un'aspettativa in realtà – e paradossalmentepiù complessa del semplice (si fa per dire) miglioramento prestativo, o della "necessità viscerale" di allenarsi.

Al primo posto troviamo la necessità estetica di dimagrimento e rimodellamento muscolare, e subito dopo compare il bisogno di migliorare il proprio stato di salute, certamente fisico, ma indiscutibilmente anche mentale. Quest'ultimo ha molte sfaccettature, dall'aspetto sociale a quello psicologico, fino ai complessi assi ormonali specifici. Insomma, praticare sport al chiuso, da soli, non è assolutamente la stessa cosa che praticarlo all'aperto in compagnia; senza considerare che alcune discipline non possono essere praticate indoor.

Per queste ragioni, dopo le restrizioni della cosiddetta fase 1 della quarantena – che ha costretto tutti a limitare gli spostamenti, in qualsiasi caso muniti di autocertificazione, consentendo l'attività fisica motoria solo a 200 m dalla propria residenza – è ora finalmente possibile riprendere gli allenamenti all'aperto (fase 2 della quarantena).

Fase 2 della Quarantena

Di seguito parleremo di sportivi hobbisti, non di professionisti, nemmeno di atleti di interesse nazionale o riconosciuti dal CONI o dal CIP o dalle federazioni. Facciamo questa precisazione poiché nel decreto ministeriale si fa precisa distinzione tra le due categorie.

Nella maggior parte delle regioni, la fase 2 della quarantena permette di allenarsi all'aperto in forma individuale e rispettando la distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri (è sempre vietato l'assembramento), anche a livello provinciale. Sempre nella maggior parte del territorio, non si rende necessaria l'autocertificazione all'interno del comune di residenza, ma non sempre è chiaro se ciò valga – sempre per l'attività fisica e sportiva – anche per gli spostamenti all'interno della provincia.

Per lo più non si fa cenno dell'uso di mascherine, anche se ricordiamo che la gestione dell'emergenza parte dal ministero, passa per le regioni, le province e termina nei comuni. In alcune zone è imposto l'utilizzo di mascherina durante l'allenamento anche se all'aperto – ricordiamo che al momento sono vietate tutte le forme indoor, con eccezione delle sessioni singole per il nuoto – e nonostante la pratica in forma individuale e rispettando la distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri.

A chi è costretto a praticare attività fisica con le mascherine, o semplicemente preferisce tutelarsi, dedichiamo il prossimo paragrafo.

Mascherine

A cosa servono le mascherine è abbastanza chiaro: evitare di contagiarsi e di contagiare gli altri. Cerchiamo di capire anche i tipi di mascherina e se una o l'altra si possa prestare di più all'allenamento.

Tipi di mascherine

Avendo già trattato in maniera approfondita l'argomento, in un articolo che potere consultare cliccando qui, ci limiteremo a fare un breve riassunto sui tipi di mascherine:

  • Mascherine chirurgiche: sono dispositivi medici che servono a proteggere gli altri e sono monouso;
  • Mascherine FFP1, FFP2 e FFP3 – dispositivi di protezione individuale (DPI) o N95, N99 e N100 nella normativa americana: sono dispositivi di protezione individuale (DPI); quelle con valvola proteggono chi le indossa, mentre quelle senza valvola proteggono chi le indossa e gli altri.

Tutte le mascherine si fissano al volto grazie a due elastici da passare dietro le orecchie e devono coprire sia la bocca che il naso.

Quale mascherina si presta di più all’attività fisica?

In breve.

Le mascherine chirurgiche proteggono solo per il 20% dall'esterno verso l'interno, poiché sono concepite per tutelare il paziente dall'eventuale contagio da parte dell'operatore; quindi non proteggono bene chi le usa. A chi sceglie di indossarla per tutelarsi sono sconsigliate; ricordiamo anche che trattasi di dispositivi usa e getta, con una bassissima vita d'efficacia.

Tra i DPI, le mascherine più sicure sono le FFP3, ma tutti e tre i tipi offrono un'elevata protezione sia di chi li indossa, sia di chi è vicino. Hanno una durata maggiore delle precedenti ma, filtrando di più, presentano lo svantaggio di offrire maggior resistenza all'aria. Inoltre, tendono ad inumidirsi maggiormente, divenendo ancor più occludenti e perdendo d'efficacia.

Per questi ultimi due inconvenienti, sono state concepiti DPI con valvola di filtraggio che permette la fuoriuscita dell'aria calda e dell'umidità facilitando la respirazione. La valvola non incide sulla sicurezza del dispositivo.

Sarebbero pertanto le FFP3 con valvola i dispositivi più sicuri e al tempo stesso i migliori per allenarsi. C'è da mettere in conto che, seppur più resistenti, non sono comunque "eterne". Vanno cambiate con regolarità, soprattutto considerando che l'aumento della frequenza respiratoria, nonché l'effetto impregnante del sudore, tendono a consumarle più velocemente.

Criticità delle mascherine per l’attività fisica

Al di là della sicurezza – si fa per dire ovviamente – sottolineiamo l'importanza del ricambio anche per una implicazione economica. Attenendosi a questa condizione si andrebbero a spendere dai 7,5 € ai 15,0 € per ogni allenamento – dando per scontata la loro disponibilità sul mercato. Attenzione, ciò non significa che si debba evitare di cambiarle spesso, ma al contrario che per evitare di rimanere senza sia necessario fare bene i conti. Rammentiamo che non è possibile rigenerare le mascherine per poterne perpetuare la durata. Nella migliore delle ipotesi, allenandosi 3 volte alla settimana, solo di mascherine spenderemmo in media 120 €.

Leggendo una cifra simile, soprattutto vista la crisi economica dovuta all'emergenza, è probabile che molti sportivi abitanti le "zone più rischiose" saranno obbligati a rivedere la propria tabella di allenamento – magari integrando con progressione l'outdoor.

Parliamo ora di criticità minori, ovvero delle piccole complicazioni che però contribuiscono a rendere poco gradevole il tanto agognato allenamento all'aperto. Prima fra tutte, la difficoltà respiratoria. Più che usare una mascherina con valvola, non è concesso fare. Chi spera di potersela cavare con un fazzoletto o una bandana, regolamento a parte, ha preso un granchio. È pur vero che, nel periodo in cui la disponibilità di mascherine scarseggiava, si invitavano le persone ad utilizzare qualsiasi mezzo che riducesse la liberazione di droplets di saliva nell'ambiente circostante. D'altro canto, tutti sappiamo che si trattava di un ripiego. Quindi, non si scappa. La mascherina, laddove imposta, va indossata e se la difficoltà respiratoria è tale da non poter eseguire l'allenamento, si continuerà in indoor.

Molti lamentano un problema di confort, legato all'abrasione degli elastici dietro le orecchie. Se non sono presenti piccole escrescenze cutanee come ad esempio nei, porri, brufoli o cisti, può essere sufficiente proteggersi con unguenti lubrificati. Vanno bene un po' tutti, a patto che non siano idrosolubili – come l'olio idratante – perché se ne andrebbero con il sudore. Sembra particolarmente efficacie la vasellina, della quale ne basta davvero poca. Nel caso compaia una piccola abrasione, in seguito alla sessione, previa disinfezione, possono essere applicate pomate specifiche, cerotti spray o altri rimedi. Per il semplice arrossamento, ha un buon effetto l'aloe gel. Alcuni preferiscono applicare dei cerotti prima dell'allenamento, in modo che l'elastico della mascherina non strofini direttamente sulla pelle; tuttavia, lo strappo necessario alla rimozione può avere un effetto sovrapponibile alla frizione che si intende eliminare. In caso di patologie cutanee, come micosi, psoriasi ecc, consultare il medico ed evitare il fai da te.

Concludiamo con un altro piccolo inconveniente: la mascherina che scende. Questi dispositivi sono ovviamente concepiti per lo più in taglia unica. Può dipendere molto anche dalle caratteristiche facciali; chi ha un naso importante, ad esempio, si troverà spesso il margine superiore della mascherina a livello del labbro inferiore. È vero soprattutto per le chirurgiche, mentre i DPI hanno un'aderenza e una vestibilità migliore.

Per chi ha il "viso magro", una buona soluzione potrebbe essere quella di fare un piccolo nodo agli elastici accorciandoli; solo in alternativa e come unica possibilità, si possono usare piccoli pezzetti di cerotto per il primo soccorso come punti di fissaggio. Non si tratta di una soluzione piacevole ma, come rimedio saltuario, può essere utilizzato con successo.

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer