Appendicite: perché l'appendice s'infiamma? Sintomi e Cura
Cos'è l'Appendicite?
Appendicite: cos'è?
L'appendicite è una malattia infiammatoria a carico di un piccolo diverticolo, chiamato appendice vermiforme, che diparte dal tratto iniziale dell'intestino crasso.
Questo esile prolungamento intestinale, lungo circa dieci centimetri per un diametro medio di 6 mm, non sembra avere alcuna funzione nell'uomo; nonostante ciò, quando viene colpita da un processo infiammatorio, l'appendice può mettere a repentaglio la salute dell'intero organismo, come ben sapranno tutti coloro che hanno dovuto farsela asportare con carattere d'urgenza.
L'appendicite ha una netta prevalenza nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima età adulta, anche se ciò non la esenta dal creare grossi problemi a tutte le età.
Appendice: cosa sapere
Appendice: cos'è? A cosa serve?
L'appendice vermiforme è una piccola e sottile formazione, lunga in media dai 5 ai 10 cm. Come ricorda il nome stesso, l'appendice è vermiforme, assomiglia cioè ad un lombrico, ma a differenza di questo risulta cava al suo interno.
L'appendice è costituita da tessuto linfatico e durante i primi anni di vita funziona come parte del sistema immunitario. In pratica, svolge l'azione di un filtro, allo stesso modo delle tonsille; per questo, è nota anche come "tonsilla addominale".
Dove si trova l'Appendice?
L'appendice si localizza nel quadrante inferiore destro dell'addome, quindi appena sotto l'ombelico dallo stesso lato del fegato. Più precisamente, l'appendice origina dalla prima porzione dell'intestino crasso, chiamata cieco, di cui rappresenta un prolungamento.
Appendicite Acuta: quando se ne parla?
Si parla di appendicite acuta quando l'appendice s'infiamma. Tale infiammazione può essere provocata da tutto ciò che irrita od ostruisce il lume appendicolare, cioè la cavità interna dell'appendice.
Il processo infiammatorio acuto si accompagna tipicamente a un forte dolore localizzato a destra, nella parte bassa dell'addome, mentre fanno da contorno sintomi come nausea, inappetenza e febbre. Questi segnali non si devono mai sottovalutare: l'appendicite rappresenta infatti un'emergenza medica, il cui trattamento richiede, in genere, la rimozione chirurgica dell'organo.
Appendicite: chi è più colpito?
L'appendicite acuta è una malattia piuttosto comune, che interessa annualmente circa lo 0,2% della popolazione ed un individuo su sette nell'arco della vita. Di raro riscontro al di sotto dei due anni e nell'età geriatrica, interessa soprattutto i giovani fra i dieci ed i trent'anni.
Maggiormente diffusa nei Paesi occidentali e industrializzati, probabilmente a causa del pessimo binomio tra sedentarietà e dieta squilibrata, l'appendicite colpisce soprattutto i giovani soggetti di sesso maschile, mentre prima della pubertà e dopo i trent'anni il rischio tra i due sessi si equivale.
Appendicite: cause
Quando s'infiamma l'Appendice e perché?
Il lume dell'appendice è tubulare e presenta un calibro ridotto, quindi è predisposto all'ostruzione. Di solito, i problemi originano dall'intrappolamento di materiali come muco, calcificazioni di feci, dette fecalomi, parassiti intestinali, residui di cibo o altri corpi estranei, compresi noccioli e semi, ad esempio di uva, ciliegie o arance.
Nell'appendice ostruita, la flora microbica rimasta intrappolata comincia a moltiplicarsi, favorendo lo sviluppo di un'infezione locale. A ciò segue una risposta immunitaria che determina il richiamo di globuli bianchi e l'infiammazione locale. Giunti sul posto, i globuli bianchi - in particolare i fagociti, come macrofagi e neutrofili - iniziano a inglobare e digerire, i patogeni con formazione di pus. Quest'ultimo, si accumula all'interno dell'appendice, aumentandone la pressione interna; a lungo andare tale pressione può portare alla perforazione e alla rottura dell'appendice. Si tratta di una vera e propria emergenza, poiché tale rottura apre le porte alla diffusione dell'infezione al peritoneo e agli organi addominali.
L'ostruzione dell'appendice, oltre che da residui di cibo e corpi estranei, può essere determinata anche da una crescita eccessiva di tessuto linfatico o da aderenze o tumori locali. Inoltre, l'infiammazione dell'appendice può essere scatenata da una malattia infiammatoria intestinale, come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa.
Appendicite: quali sono le cause?
Generalmente, l'infiammazione è causata da un'ostruzione interna all'appendice, conseguente al ristagno di materiale indigerito, o all'ipertrofia dei follicoli linfatici appendicolari, che possono aumentare di numero e dimensioni in risposta ad un'infezione locale o sistemica (mononucleosi, morbillo, tifo, morbo di Crohn, gastroenteriti, infezioni respiratorie ecc.). Questa seconda ipotesi eziopatogenica è riservata perlopiù al periodo giovanile, dal momento che dai trent'anni in poi i follicoli linfatici appendicolari si riducono significativamente, fino a scomparire intorno alla sesta decade di vita. Per questo motivo, nell'età adulta l'occlusione dell'appendice è spesso correlata al ristagno di un ammasso solidificato di materiale fecale e sali inorganici (coprolita) o, più raramente, dalla presenza di un corpo estraneo (calcoli biliari, neoplasie o parassiti intestinali, come la Taenia, l'Ascaris e l'Enterobius vermicularis).
Qualunque sia l'origine dell'ostruzione, l'accumulo di muco, che continua ad essere prodotto e riversato in sede intra-appendicolare senza trovare sfogo, aumenta la pressione interna all'appendice. La conseguente stimolazione meccanica dei recettori dolorifici è responsabile dell'insorgenza dei sintomi precoci associati all'appendicite, quali nausea, anoressia (intesa come riduzione o perdita di appetito) e dolori viscerali di media entità e scarsamente localizzati.
L'aumento pressorio ostacola la perfusione dell'appendice, fino a determinare stasi linfo-venosa, compromissione arteriolare e conseguente ischemia tissutale. Il ridotto apporto di sangue e la stasi linfatica favoriscono la virulenza dei batteri che normalmente popolano l'appendice senza causare danno alcuno (appendicite acuta catarrale). Se l'ostruzione si risolve il processo regredisce; al contrario se l'infiammazione persiste, l'ulcerazione batterica della mucosa, associata alla ridotta vascolarizzazione, determina la formazione di materiale purulento (appendicite suppurativa).
Qualora il processo continui la severa compromissione del drenaggio linfovasale si associa alla comparsa di veri e propri focolai gangrenosi (appendicite acuta gangrenosa). Lo stadio successivo è la perforazione del viscere, con possibile estensione del processo infiammatorio al peritoneo parietale (una sorta di foglietto ripiegato in due che avvolge le pareti della cavità addominale); da qui l'infiammazione è potenzialmente in grado di estendersi a tutte le strutture adiacenti (appendicite acuta perforata), anche se spesso l'organismo riesce a circoscrivere il focolaio infettivo. È proprio durante questi ultimi stadi che i pazienti mostrano la tradizionale esacerbazione e migrazione del dolore, che si sposta dalle zone prossime all'ombelico a quelle situate più in basso, verso l'osso dell'anca.
La peritonite generalizzata è la complicanza più grave dell'appendicite e, se non trattata in tempo, può addirittura risultare letale.
Sintomi
Per approfondire: Sintomi Appendicite
Come si manifesta l'Appendicite?
I sintomi iniziali, tipici dell'appendicite acuta, sono rappresentati da:
- Senso di malessere generale, accompagnato a febbre lieve;
- Dolori addominali localizzati intorno all'ombelico.
Nelle 12-24 ore successive, il dolore, che rappresenta il sintomo cardine dell'appendicite, si sposta verso il basso, insidiandosi nella fossa iliaca destra (tra l'ombelico e l'osso dell'anca) in corrispondenza della sede anatomica propria dell'appendice. Talvolta, il dolore è così intenso da spingere il soggetto ad adottare posizioni antalgiche (cosce flesse sul bacino, posizione sdraiata).
Non di rado, la sintomatologia comprende anche disturbi gastrointestinali, che risentono tuttavia di un maggiore grado di variabilità individuale (vomito e, soprattutto nel bambino, scariche diarroiche che precedono una fase di arresto dell'emissione di gas e di feci).
Come si riconosce un episodio di Appendicite
Il sintomo più suggestivo di un'appendicite in corso è la comparsa di un dolore addominale di forte intensità. Questo dolore può nascere nell'area centro-ombelicale, quindi spostarsi entro alcune ore sul lato inferiore destro dell'addome. In tale zona, il dolore persiste e può essere aggravato da colpi di tosse, respiri profondi, movimenti e palpazione dell'area, mentre tende a diminuire sdraiandosi. È molto importante precisare che a volte il dolore associato all'appendicite si localizza in sedi diverse, ad esempio a livello inguinale, lombare o nella parte superiore destra dell'addome. In questi casi il sintomo può essere confuso con una colica biliare o renale.
Ulteriori sintomi che potrebbero suggerire un attacco di appendicite sono nausea, vomito, febbre, fitte estese alla gamba e diarrea, o al contrario stitichezza. La rigidità della parete addominale è un segno tipico di appendicite.
Occorre comunque osservare che l'appendicite acuta non sempre si presenta con segnali tipici. Nel dubbio, il consiglio resta quello di farsi visitare da un medico che, palpando la zona addominale, riuscirà a capire subito se i disturbi possono dipendere o meno dall'appendicite.
In caso contrario, se non si interviene immediatamente, le complicazioni dell'appendicite insorgono normalmente entro 12-24 ore dalla comparsa dei primi sintomi.
Possibili complicanze dell'Appendicite
Un'appendice gonfia e infiammata può rompersi o perforarsi. Se ciò accade, il materiale purulento e infetto rilasciato può contaminare la cavità addominale, provocando ascessi e peritonite. La formazione di un ascesso, ossia una raccolta di pus, può essere trattata con un'adeguata terapia antibiotica o il drenaggio chirurgico. La peritonite è, invece, la complicanza più temuta, in quanto rappresenta un'infezione che mette la vita del paziente in serio pericolo.
Diagnosi e Cura
Appendicite: come viene formulata la diagnosi?
Per un medico esperto, la diagnosi di appendicite risulta abbastanza semplice. Palpando la parete addominale e valutandone la dolorabilità in punti specifici dopo manovre mediche, lo specialista potrà già orientare la propria diagnosi. Ad ogni modo, alcuni esami possono fugare ogni dubbio. In presenza di appendicite, le analisi del sangue mostrano un aumento significativo dei globuli bianchi e degli indici di infiammazione, come la proteina C reattiva. Sul fronte strumentale, invece, una TAC dell'addome potrà meglio definire la situazione in caso di dubbi.
Occorre segnalare che, in attesa dell'esito degli esami, viene generalmente sconsigliata la somministrazione di farmaci antidolorifici e antispastici, poiché potrebbero ostacolare una diagnosi precisa.
Appendicite: qual è il trattamento previsto?
Normalmente, quando la diagnosi è certa e le possibilità di regressione con terapia antibiotica sono scarse, lo staff medico procede con l'asportazione chirurgica dell'appendice infiammata. L'intervento, detto appendicectomia, viene condotto in anestesia generale, e può essere eseguito per via laparoscopica, per assicurare un più rapido recupero dall'operazione.
Nei casi di rottura dell'appendice, viene lasciato un piccolo drenaggio nella cavità addominale per consentire al pus o agli altri fluidi di essere eliminati all'esterno. Dopo l'intervento, è indicato il digiuno per un periodo di tempo che varia normalmente dalle 24 alle 72 ore; in questo arco di tempo viene somministrata una terapia reidratante, spesso associata ad una profilassi antibiotica. Dopo qualche giorno dall'operazione, il paziente viene dimesso, ma per un recupero completo possono essere necessarie 1 o 2 settimane.