Ultima modifica 09.01.2020

A cura della Dott.ssa Francesca Fanolla


« prima parte


Ero il capitano della mia squadra, eravamo forti, ero forte, promettente, dalle grandi potenzialità, giocavo con tutta la passione e l'anima, vivevo per quella palla, per quel campo. Ricordo l'orrenda sensazione di panico che mi prese quando mi accorsi che dopo soli 10 minuti di corsa di riscaldamento ero già stremata, col fiatone e le gambe tremanti. Non ero io. Non potevo esser io, la sportiva del paese, la pallavolista promettente della squadra, la ragazza forte, veloce, scattante di sempre. Non potevo esser io... eppure... ero proprio io. Debole, fiacca, stremata senza neanche cominciare l'allenamento, apatica, demotivata. Durò poco quella mia condizione, quel 'modus vivendi' che mi ero auto-imposta pur avendo sempre disprezzato certe 'fissazioni' adolescenziali, matura com'ero, rispetto alle ragazzine della mia età. Da quel giorno cominciai a guardarmi allo specchio con i miei occhi, quelli veri, quelli che scrutano non solo il corpo deteriorato e maltrattato ma anche l'anima, lo spirito, alla ricerca di quel qualcosa che non funziona o che non ha funzionato nel percorso 'sano' della vita e soprattutto di una persona sportiva e salutista come me. Fui ferita dalla mia stessa debolezza nell'orgoglio, vedendomi piccola, fragile, inutile in quel campo dove tutte correvano veloci mentre io mi trascinavo le gambe stanche. Bastò solo quello. Bastò veder andare in frantumi il mio sogno ed in cenere la mia passione per la quale avevo tanto sudato e faticato per scuotermi e farmi capire che stavo sbagliando.
Ripresi a mangiare, anche abbastanza velocemente, recuperando qualche kg, il colorito di una persona sana, forze ed energie. Tornai ad esser il capitano degno di quel titolo e quella breve, seppure pericolosa parentesi, divenne presto solo un ricordo.
In quegli anni, come del resto tutt'oggi, i modelli proposti dalla società erano i soliti: ragazze sotto la taglia 40, modelle scheletriche dove non esiste forma ma solo ossa piatte, uniformi, fredde. E come me, tante erano le adolescenti a sfiorare quel tunnel, molte, purtroppo, ad entrarvici completamente.
Solo in seguito, quando conobbi la sala pesi ed il Body Building, il mio concetto di corpo, il mio modello di fisicità mutò totalmente. Tutt'ora contemplo estasiata la simmetria scultorea dei corpi delle atleti come centometriste, saltatrici, nuotatrici e le stesse pallavoliste, un po' meno muscolose ma comunque ammirevoli. Cominciai ad intendere il Body Building, quella noiosissima scheda di allenamento da ripeter ogni volta, come un'arma vincente per ottenere tutto ciò che desiderassi dal mio corpo. Sicuramente le emozioni dell'agonismo vissuto con la pallavolo non sono e mai saranno paragonabili alla ripetitività individuale che l'allenarsi coi pesi comporta, ma Anoressia e sportvi assicuro che appena vidi i primi risultati, il primo tono muscolare nelle braccia, nelle gambe esili e nelle spalle mi innamorai follemente di quella sala maleodorante e fredda. Sono trascorsi quasi dieci anni da quando presi in mano il primo bilanciere da 8kg e mi accinsi a sollevarlo sulla panca, osservando incuriosita e compiaciuta i muscoli possenti (ma non troppo) dei ragazzi che si allenavano da tempo.
Mi colpì la simmetria delle forme e la forma stessa dei muscoli, la capacità del corpo di svilupparne la massa, nei soggettivi limiti, partendo da un fisico praticamente a-tonico per giungere, dopo mesi, ad un corpo bello da guardare, agile, forte, potente, quasi in grado di poter fare tutto ciò che volesse. In questi anni di allenamenti, corsi di specializzazione e lavoro come istruttrice di questa disciplina, il modello di fisicità a cui continuo ad aspirare è quello tonico, muscoloso ma senza eccessi (e rigorosamente 'natural'!), sciolto, scattante, simmetrico, direi armonico nel suo apparire e 'melodico' nel suo muoversi, frutto di allenamenti duri, impegnativi, frutto di costanza, caparbietà, sacrificio e massimo profitto dalle proprie potenzialità.
Questa è la mia personale esperienza, il racconto ed il mettersi 'a nudo' di una operatrice del settore 'Fitness e Benessere' , che spero possa esser d'aiuto a chi, come me, si trova in questa condizione.

L'anoressia ed il suo corpo scheletrico è solo un bruttissimo e lontanissimo ricordo... oggi sono molto attenta non tanto al mio peso corporeo (dato da più fattori, come massa grassa, massa magra, acqua), bensì alla forma ed alla sostanza di esso, monitorata semplicemente ponendomi dinanzi allo specchio o facendo caso ai carichi che riesco a sollevare durante gli allenamenti. Un corpo femminile nelle forme che lo rendono tale, ma muscoloso, solido, di certo non fragile. Il mio. E quello che tutte le ragazze e le donne dovrebbero ricercare, abbandonando il desiderio di denutrirlo e trascurarlo, di condurlo inesorabilmente alla morte della bellezza, dell'armonia e del benessere che la natura ci ha incredibilmente donato, dandoci alla luce.

Fate sport, guardatevi allo specchio, amate la vostra carne, i vostri muscoli, nutrite il vostro spirito ed il vostro corpo, che è il mezzo che vi permette di vivere ed esser nel mondo, di percorrere strade, scalare sentieri tortuosi, tagliare traguardi. Amatevi e curatevi, voi prima di ogni altra cosa, costruite il vostro corpo come la vostra vita, vogliategli bene e cercate nello sport il fedele compagno per il raggiungimento ed il mantenimento del vostro benessere.

Parola di Personal Trainer ;-)