Anisocitosi: Cos’è? Cause, Sintomi, Diagnosi e Terapia
Generalità
Per anisocitosi s'intende una condizione caratterizzata dalla presenza di globuli rossi (o eritrociti) di varie dimensioni nel sangue periferico.

Quest'alterazione ematologica è frequentemente associata ad alcune forme di anemia, ma può dipendere anche da numerose altre patologie o situazioni fisiologiche. Tra le cause che possono indurre anisocitosi rientrano le sindromi mielodisplastiche, i problemi di origine alimentare (es. carenze vitaminiche o deficit di ferro), le malattie infiammatorie croniche (come celiachia, infezioni e certe neoplasie) e la gravidanza.
La presenza di anisocitosi viene riscontrata sottoponendosi ad un esame del sangue, che valuta, in particolare, il volume corpuscolare medio dei globuli rossi (MCV) e l'ampiezza della distribuzione eritrocitaria (RDW).
Il trattamento dell'anisocitosi dipende dalle cause sottostanti e può prevedere, ad esempio, l'assunzione di integratori a base di ferro o vitamine, la modifica del regime alimentare e le trasfusioni di sangue più o meno ricorrenti.
Cos’è
Cosa s'intende per Anisocitosi?
Anisocitosi è un termine medico con il quale si indica la contemporanea presenza di globuli rossi di varie dimensioni nel circolo ematico, spesso con diverso grado di emoglobinizzazione.
Globuli rossi: forma e dimensioni
- I globuli rossi sono cellule del sangue deputate al trasporto dell'ossigeno dai polmoni ai tessuti. Affinché possano svolgere al meglio la propria funzione, gli eritrociti devono avere forma e dimensioni costanti. Normalmente, un globulo rosso appare come un disco biconcavo con nucleo schiacciato e presenta un diametro medio di circa 7-8 micron. In presenza di alcune patologie, però, questi parametri possono variare e gli eritrociti assumono diverse forme e dimensioni.
- Nell'ambito delle analisi di laboratorio, il parametro ematochimico più utile per stabilire se i globuli rossi sono normali, troppo grandi oppure troppo piccoli, è il volume corpuscolare medio (MCV).
Sulla base delle dimensioni degli eritrociti è possibile distinguere:
- Microcitosi: è caratterizzata da eritrociti microcitici, cioè più piccoli rispetto alla norma;
- Macrocitosi: è la condizione opposta alla microcitosi, nella quale gli eritrociti hanno un volume maggiore del normale.
Per la corretta interpretazione clinica, poi, l'MCV va rapportato con gli altri indici eritrocitari.
In presenza di anisocitosi, i globuli rossi di un paziente non sono di uguali dimensioni. Conseguentemente, anche l'emoglobina in essi contenuta può variare. L'anisocitosi si riscontra generalmente in varie forme di anemia, ma si può constatare anche in condizioni patologiche e problematiche di altra origine (es. carenze vitaminiche, gravidanza ecc.).
Quando all'esame dello striscio periferico, i globuli rossi risultano di forme diverse, talvolta bizzarre, si parla di poichilocitosi.
Cause e Fattori di Rischio
L'anisocitosi può dipendere da un'insufficiente o una difettosa eritropoiesi (linea di differenziazione e maturazione della serie rossa del sangue), che comporta l'immissione in circolo di globuli rossi di dimensioni diverse.
Come anticipato, l'anisocitosi si può riscontrare nel quadro clinico di numerose condizioni. Nella maggior parte dei casi, questa dipende dalla presenza di microciti (cioè di globuli rossi più piccoli rispetto alla norma) e macrociti (eritrociti di dimensioni maggiori) nel sangue.
Le patologie nel corso delle quali si riscontra anisocitosi sono:
- Sindromi mielodisplastiche: condizioni patologiche che si caratterizzano per la presenza di un difetto nel midollo osseo che lo rende incapace a produrre alcune linee cellulari del sangue (eritrociti, leucociti e piastrine) in quantità adeguata;
- Anemia sideroblastica: malattia correlata ad un utilizzo non adeguato del ferro disponibile;
- Talassemie: alterazioni ereditaria a carico del sangue, nella quale è presente una deficitaria sintesi di una o più catene che costituiscono l'emoglobina
- Leucemie: patologie tumorali che interessano le cellule staminali emopoietiche, il midollo osseo ed il sistema linfatico.
L'anisocitosi si può osservare anche nel quadro clinico di:
- Anemie sideropeniche (o anemie da carenza di ferro);
- Anemia emolitica di origine autoimmune o traumatica;
- Anemie aplastiche;
- Sostituzione midollare (mieloftisi);
- Malattie infiammatorie croniche;
- Epatopatie (patologie a carico del fegato, come la cirrosi);
- Alcune patologie tumorali e metastasi (es. cancro del colon);
- Chemioterapia citotossica;
- Emorragie;
- Gravidanza.
Anisocitosi con microcitosi: cause più comuni
L'anisocitosi con microcitosi è solitamente associata a:
- Carenza di ferro cronica, secondaria a:
- Apporto di ferro basso;
- Diminuito assorbimento di ferro;
- Perdita di ferro eccessiva;
- Anemia falciforme;
- Talassemie;
- Infiammazione o malattie croniche:
- Malattie infiammatorie croniche (es. artrite reumatoide, morbo di Crohn ecc.);
- Vari tipi di neoplasie e linfomi;
- Infezioni croniche (tubercolosi, malaria ecc.);
- Diabete, scompenso cardiaco e BPCO.
- Avvelenamento da piombo (sostanza che provoca l'inibizione della sintesi dell'eme);
- Deficit di vitamina B6 (piridossina).
Anisocitosi con macrocitosi: principali disturbi correlati
L'anisocitosi con macrocitosi può dipendere da:
- Anemia da carenza di folati;
- Anemia da deficit di vitamina B12 (o anemia perniciosa);
- Anemia megaloblastica;
- Anemie emolitiche;
- Patologie mieloproliferative (es. mielofibrosi, trombocitemia e policitemia vera);
- Epatopatie croniche;
- Ipotiroidismo;
- Gastroenteriti, sindromi da malassorbimento ed altre patologie dell'apparato gastrointestinale (es. morbo di Crohn o celiachia);
- Patologie ostruttive croniche dell'apparato respiratorio (es. BPCO);
- Splenectomia;
- Alcolismo cronico;
- Esposizione cronica al benzene;
- Iperglicemia grave.
Sintomi e Complicazioni
A seconda della causa che l'ha determinata, l'anisocitosi comporta quadri clinici variabili.
Oltre alle manifestazioni correlate alle specifiche malattie causali, si riscontrano spesso anche segni e sintomi determinati dal fatto che le dimensioni dei globuli rossi presenti nel sangue sono diversi fra loro.
Da ciò consegue una riduzione dell'attività di trasporto dell'ossigeno che comporta più frequentemente:
- Pallore della cute (accentuato soprattutto a livello del viso);
- Affaticamento e debolezza;
- Palpitazioni;
- Bassa temperatura corporea;
- Perdita di appetito;
- Mal di testa;
- Vertigini;
- Fragilità delle unghie e dei capelli;
- Fiato corto.
Diagnosi
Anisocitosi: come viene stabilita la diagnosi?
L'anisocitosi viene riscontrata nell'ambito di esami del sangue di routine e può essere sospettata in presenza di una sintomatologia indicativa di un'anemia, tra cui ricordiamo pallore e stanchezza continua. Talvolta, però, la diagnosi può avvenire in modo del tutto casuale, in quanto il paziente è asintomatico.
Dopo aver raccolto le informazioni anamnestiche, il medico di base prescrive una serie di indagini di laboratorio per stabilire le cause dell'anisocitosi.
Anisocitosi: esami del sangue

Per una migliore caratterizzazione dell'anisocitosi, è utile l'esecuzione delle seguenti analisi del sangue:
- Esame emocromocitometrico completo:
- Numero dei globuli rossi (RBC): la conta eritrocitaria è generalmente, ma non obbligatoriamente diminuita nell'anemia macrocitica;
- Indici eritrocitari: forniscono indicazioni utili riguardo la dimensione dei globuli rossi (anemie normocitiche, microcitiche o macrocitiche) e la quantità di Hb contenuta al loro interno (anemie normocromiche o ipocromiche). I principali indici eritrocitari sono: Volume Corpuscolare Medio (MCV, consente di stabilire le dimensioni medie dei globuli rossi), Emoglobina Corpuscolare Media (MCH, coincide con il contenuto medio di emoglobina per ciascun globulo rosso) e Concentrazione Emoglobinica Corpuscolare Media (MCHC, dato apparentemente simile al precedente, ma importantissimo, poiché fornisce un'indicazione del rapporto tra il volume di globuli rossi ed il loro contenuto in emoglobina);
- Conta dei reticolociti: quantifica il numero di globuli rossi giovani (immaturi) presenti nel sangue periferico;
- Piastrine, leucociti e formula leucocitaria;
- Ematocrito (Hct): percentuale del volume totale di sangue costituito da globuli rossi;
- Quantità di emoglobina (Hb) nel sangue;
- Variabilità delle dimensioni dei globuli rossi (ampiezza della distribuzione dei globuli rossi o RDW, dall'inglese "Red Cell Distribution Width").
- Esame microscopico della morfologia eritrocitaria e, più in generale, dello striscio di sangue periferico;
- Sideremia, TIBC e ferritina sierica;
- Bilirubina e LDH;
- Indici di infiammazione, tra cui la proteina C reattiva.
Eventuali anomalie riscontrate nel corso della definizione di questi parametri possono mettere in allerta il personale di laboratorio circa la presenza di anomalie a carico dei globuli rossi; il campione di sangue potrebbe essere sottoposto ad ulteriori analisi per individuare la causa dell'anisocitosi. Raramente, potrebbe essere necessario l'esame di un campione prelevato dal midollo osseo.
Nell'ambito di un esame emocromocitometrico completo, l'analisi dell'MCV permette di conoscere la "qualità" dei globuli rossi del sangue. MCV è la sigla di "Mean Cell Volume" o "Mean Corpuscular Volume". Quest'acronimo è utilizzato per indicare il volume corpuscolare medio, vale a dire il volume medio dei globuli rossi. In sostanza, l'MCV permette di sapere se gli eritrociti sono troppo piccoli, troppo grandi o, semplicemente, normali.
Quando è necessario stabilire con maggior precisione il significato patologico dell'aniscocitosi o di un'altra alterazione dell'MCV, è utile incrociare tale valore con altri parametri, come RBC, MCH e MCHC. Il valore di MCV ha importanza clinica anche quando viene interpretato alla luce di un altro parametro del sangue: l'RDW. Quest'ultimo fornisce informazioni sulla distribuzione dei globuli rossi e permette, tra l'altro, la distinzione tra l'anemia ipoproliferativa (caratterizzata dalla presenza di reticolociti, cioè eritrociti immaturi) e l'anemia emolitica (dovuta ad un aumento della distruzione dei globuli rossi).
Trattamento
Il trattamento dell'anisocitosi varia a seconda della causa: la corretta gestione delle patologie responsabili di tale condizione ematologica migliora la sintomatologia e determina, di solito, la risoluzione del quadro clinico. Va segnalato, però, che alcune forme di anisocitosi dipendono da patologie congenite, pertanto non sono curabili.
In ogni caso, il medico saprà consigliare al paziente i migliori interventi per la propria condizione.
Interventi possibili: qualche esempio
In presenza di forme lievi e transitorie, l'anisocitosi non compromette la qualità di vita e non sono richiesti particolari provvedimenti. Tuttavia, qualche accortezza può risultare utile.
Ad esempio, il medico può raccomandare di assumere per via orale integratori di Vitamina B12 e di acido folico, per aumentare la produzione di normociti. Qualora l'anisocitosi fosse mantenuta da un'anemia sideropenica, può essere indicato l'uso di integratori di ferro per via orale (o endovenosa, quando il paziente è sintomatico ed il quadro clinico è severo) e vitamina C (contribuisce ad aumentare la capacità del corpo di assorbire il ferro).
Nei casi più gravi, invece, la gestione dell'anisocitosi può prevedere:
- Trasfusioni di sangue per sopperire alla carenza di globuli rossi normali ed evitare complicanze come l'insufficienza cardiaca;
- Splenectomia, se la malattia provoca una grave anemia o un eccessivo ingrossamento patologico della milza;
- Trapianto di midollo osseo o di cellule staminali da donatori compatibili.
Oltre alle terapie specifiche, grande importanza nel trattamento dell'anisocitosi ricoprono l'attività fisica praticata regolarmente e l'adozione di un regime alimentare sano e bilanciato.