Analisi del sangue dello sportivo: perchè alcuni valori sono alterati?

Il presente articolo non può e non deve sostituire l'opinione del medico. Qualsiasi interpretazione del profilo ematologico dev'essere opportunamente eseguita dalla figura sanitaria di riferimento, che valuterà la pertinenza di ulteriori approfondimenti diagnostici.
È risaputo che la pratica sportiva induca profonde modificazioni dell'organismo, a loro volta responsabili di una maggior funzionalità generale.
Queste sono differenti in base all'attività e al carico allenante ma, soprattutto, in base al tipo di impegno muscolare, metabolico e cardio-respiratorio.
Migliorando l'efficienza cardio-circolatoria, il cuore pompa più sangue ed esegue meno battiti al minuto; parallelamente, la pressione di abbassa. Gli scambi gassosi migliorano, i bronchi si dilatano più facilmente e gli atti respiratori diminuiscono nell'unità di tempo. Si ha quasi sempre una buona omeostasi glicemica, una lipemia nei margini di sicurezza ecc.
A primo acchito, sembrerebbe che le analisi del sangue dello sportivo debbano risultare "sempre perfette". In realtà non è così.
L'esercizio motorio, soprattutto intensa e/o prolungata, può alterare diversi fattori del sangue e delle urine. A causa dell'aumentata attività metabolica, infatti, certi parametri "escono dal range di normalità"; non per questo, tuttavia, devono essere considerati come marcatori patologici.

Com'è comprensibile tuttavia, la prima reazione è sempre di "paura". Segue il consulto medico di base, che purtroppo non sempre è in grado di tranquillizzare il mal capitato, ulteriormente indirizzato ad uno specialista. Nella migliore delle ipotesi, il professionista identifica rapidamente "la circostanza", e può stabilire se la o le alterazioni devono essere ragione di allerta o, viceversa, se trattasi di una normale conseguenza dell'esercizio fisico.
Fermo restando che, pur "macchinoso all'apparenza", l'iter diagnostico descritto costituisce il corretto percorso di approfondimento medico, in questo breve articolo cercheremo di fornire le giuste informazioni per "tranquillizzare" gli sportivi ingiustificatamente ed eccessivamente preoccupati per la propria salute.
Perché le analisi del sangue dello sportivo possono risultare alterate?
Le analisi del sangue dello sportivo possono risultare alterate soprattutto per due ragioni:
- Modificazioni emoreologiche esercizio indotte in acuto e nell'immediato post-esercizio. Rappresentano un cambiamento immediato di vari parametri, situazione per la quale si consiglia sempre di eseguire gli accertamenti programmati in condizioni di assoluto riposo;
- Presenza di metaboliti e cataboliti che permangono anche nel lungo post-esercizio. Trattasi di alterazioni fisiologiche che "dovrebbero" rientrare nei valori di normalità a distanza di circa 1-2 giorni (ma dipende dal carico allenante applicato). Va da se' che, ravvicinando le sedute, questi parametri risulteranno cronicamente alterati – ma, ribadiamo, non per questo patologici.
Modifiche emoreologiche esercizio indotte
L'apporto ottimale di ossigeno ai tessuti è essenziale per una corretta prestazione atletica di resistenza (e non solo).
Un'adeguata ossigenazione dipende anche dalla capacità di perfusione – quindi dalle proprietà emoreologiche* – e dal microcircolo.
* l'emoreologia è lo studio delle caratteristiche reologiche del sangue (grado di viscosità, velocità di flusso ecc.), in condizioni normali e patologiche.
L'esercizio fisico regolare è un elemento benefico per lo stato reologico; l'impatto può tuttavia variare a seconda del tipo, dell'intensità e della durata dello stimolo.
Esso determina modificazioni sia macro-, sia micro-reologiche, soprattutto negli esercizi brevi e ad alta intensità.
In un recente studio datato 2021 (Alterations of Selected Hemorheological and Metabolic Parameters Induced by Physical Activity in Untrained Men and Sportsmen) queste alterazioni sono state osservate in atleti professionisti (giocatori di calcio e hockey su ghiaccio) e individui non allenati.
L'esercizio è stato eseguito su un tapis roulant in concomitanza dell'analisi spiroergometrica.
Sono stati prelevati campioni di sangue prima e dopo l'esercizio, per analizzare:
- concentrazione di lattato;
- parametri ematologici;
- viscosità del sangue e del plasma;
- deformabilità e l'aggregazione dei globuli rossi (RBC).
La pratica di esercizio ha determinato un incremento del numero dei leucociti, dei globuli rossi e delle piastrine, e la viscosità del sangue, con massima entità nel gruppo non allenato.
Nel post-workout è leggermente diminuita la deformabilità dei globuli rossi, ma ha mostrato valori migliori nell'hockey su ghiaccio rispetto ai giocatori di calcio.
L'aggregazione dei globuli rossi è aumentata con l'esercizio, soprattutto nei giocatori di hockey su ghiaccio.
Il lattato è aumentato principalmente nei giocatori di calcio e il tasso di scambio respiratorio è stato il più basso nei giocatori di hockey su ghiaccio.
Complessivamente, l'esercizio breve e ad alta intensità ha alterato i parametri macro e microreologici, soprattutto nel gruppo non allenato.
Eseguire le analisi del sangue nel post-allenamento non è la migliore delle idee.
Valori alterati non patologici: quali sono, quando e perché
CPK o creatinfosfochinasi
Primo fra tutti i marker ematologici, in grado di terrorizzare sia gli sportivi non adeguatamente informati, sia i medici di base lasciati all'oscuro sulle abitudini sportive del paziente, troviamo la CPK (creatinfosfochinasi).
La CPK è un enzima implicato nella formazione di ATP, cioè la molecola energetica che sta alla base della contrazione muscolare, ma che si trova abbondantemente sia nel cervello che nel cuore.
Livelli alti di CPK in soggetti che hanno i sintomi tipici dell'infarto del miocardio o dell'ictus cerebrale, possono essere considerati un marker patologico molto attendibile. Anche la persona che lamenta un fortissimo dolore muscolare, osservando una CPK elevata, può dedurre che si sia verificata una lesione franca al distretto interessato.
Tuttavia, soggetti con masse muscolari maggiori, hanno livelli di CPK circolanti superiori a soggetti magri. Inoltre, se per mantenere una massa del genere, sono portati ad allenarsi in maniera dura e costante nella pratica di pesistica – o comunque di altra attività intensa – è naturale che la CPK si alzi ulteriormente a causa delle micro-lesioni muscolari esercizio-indotte.
Creatinina
Anche la creatininemia, quando troppo elevata, è responsabile di numerosi allarmismi tra gli sportivi che si sottopongono alle analisi periodiche del sangue.
La creatinina è il residuo ultimo – ottenuto per via non enzimatica – del metabolismo della creatina (riserva muscolare di fosfageni). Essedo uno "scarto", di norma viene eliminata con le urine grazie al lavoro renale.
Nel soggetto con problematiche ai reni, pertanto, la creatinina plasmatica risulta più elevata del normale a causa di una compromessa funzionalità escretoria.
Ciò detto, soprattutto nello sportivo, la sola creatininemia non può essere considerata un valido marker di funzionalità renale. Questo non significa che si tratti di un dato trascurabile o che non vada indagato, ma semplicemente che la sua importanza dipende sia dal livello di attività sportiva, sia dall'entità di questo esubero nel plasma.
Chi pratica attività motoria intensa e prolungata – soprattutto quando disidratato – ha spesso e volentieri valori di creatininemia leggermente alterati.
Azoto ureico
L'azoto ureico (BUN) è ciò che rimane dal catabolismo proteico; esso deriva soprattutto dalle proteine assunte con la dieta.
Anch'esso, come la creatinina, dovrebbe essere eliminato grazie ai reni; pertanto, valori BUN troppo alti riscontrati nel sedentario avente un quadro clinico "problematico" (ad es. con creatininemia francamente alterata), possono dare forza al sospetto di una ridotta funzionalità renale.
Tuttavia, i soggetti che assumono "più proteine" di quante ne servirebbero per "pareggiare" il bilancio proteico (dieta iperproteica), soprattutto quando disidratati, possono mostrare un azoto ureico più elevato del normale – con reni perfettamente sani.
Transaminasi e altri enzimi cellulari
Le transaminasi AST (GOT) e ALT (GPT) sono enzimi cellulari deputati al metabolismo degli amminoacidi.
Si trovano in moltissimi tipi di cellule, tra le quali soprattutto di fegato, cuore e muscolo.
Nel soggetto sedentario, alti livelli di transaminasi vengono correlati a un danno tessutale; ad esempio uno strappo muscolare, l'infarto del miocardio e una sofferenza epatica (steatosi grave, cirrosi, epatite virale, carcinoma, ostruzione delle vie biliari ecc.). Anche a posteriori di grosse bevute alcoliche, o dell'ingestione di micotossine specifiche, si può osservare un aumento di questi marker.
Come altri parametri di cui sopra, anche l'aumento delle transaminasi va contestualizzato. Trovarle elevate nella persona sedentaria ed asintomatica non è mai un buon segno, ma non è detto che indichi una condizione molto grave – anzi, il più delle volte è il risultato di gozzoviglie troppo ravvicinate.
Diverso sarebbe se il soggetto presentasse anche iperbilirubinemia e ittero; a quel punto, sarebbe bene recarsi velocemente in ospedale – l'interesse del fegato è certo, anche non conoscendone la causa. Oppure se comparissero i sintomi e i segni clinici, anche lievi, dell'infarto miocardico.
Per quanto riguarda gli sportivi non traumatizzati invece, l'aumento delle transaminasi e di altri enzimi cellulari (CK, LDH, o Gamma-GT) è in genere legato ai microtraumi delle fibrocellule muscolari.
Consigli pratici
In conclusione, le analisi del sangue dello sportivo dovrebbero essere valutate in maniera più "elastica" rispetto al sedentario.
L'aumento di certi marker plasmatici, come CPK, creatinina, BUN, transaminasi e altri enzimi cellulari, nell'atleta è spesso riconducibile alla pratica allenante.
Rimane pertanto fondamentale contestualizzare i valori fuori range, valutando anche lo stato di salute generale, la presenza di sintomi o segni clinici utili, la storia clinica della persona e, non di meno, altri marker più indicativi.
Questo, i medici, dovrebbero saperlo. Ciò detto, anche la professione medica si articola in vari rami.
In caso di notizie "non esattamente rassicuranti" da parte del professionista sanitario, soprattutto essendo in buona salute, è sempre buona norma cercare un ulteriore riscontro – meglio se da uno specialista del settore.
Volendo evitare qualsiasi problematica del genere, chi si allena potrebbe adottare due accorgimenti essenziali per "normalizzare" i marker di cui abbiamo discusso sopra, rendendoli quindi più utili nella valutazione della salute basale:
- Non sottoporsi mai a prelievo nel post-esercizio e, possibilmente, lasciar passare almeno 2-3 (o anche 4) giorni di riposo assoluto dagli allenamenti;
- Seguire una dieta sufficientemente ricca di liquidi e non sbilanciata sui macronutrienti; lo stato di idratazione è essenziale a rendere indicative le indagini ematologiche, così come una dieta bilanciata sulle proteine e sulle calorie totali (e priva di alcolici) consente di valutare con maggior precisione la salute epatica e la funzionalità renale.