Ultima modifica 26.03.2020
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos'è la Vena Safena?
  3. Anatomia
  4. Funzione
  5. Patologie
  6. Uso Clinico

Generalità

La vena safena è il grande vaso venoso sottocutaneo che, a partire dal piede, percorre tutto l'arto inferiore, fino alla zona inguinale.

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Rappresentante la vena più lunga del corpo umano, la vena safena scorre, durante il suo tragitto all'inguine, nelle vicinanze del malleolo mediale, lungo la porzione mediale della gamba, dietro al ginocchio e lungo la faccia anteriore della coscia.
Nel risalire dal piede all'inguine, la vena safena riceve il sangue da numerose vene tributarie.
A segnalare la conclusione del decorso della vena safena lungo l'arto inferiore è la confluenza nella vena femorale comune.
La vena safena è importante sia in ambito patologico sia in ambio clinico terapeutico.

Cos'è la Vena Safena?

La vena safena, o vena grande safena, è il grosso vaso venoso sottocutaneo (quindi superficiale) che percorre l'intero arto inferiore, dal piede fino all'inguine.
Elemento anatomico pari (cioè presente sia nell'arto inferiore destro che nell'arto inferiore sinistro), la vena safena detiene il primato di "vena più lunga del corpo umano".

È più corretto "vena safena" o "vena grande safena"?

Tra i termini "vena safena" e "vena grande safena", il più preciso e corretto è il secondo, anche se il primo è non solo universalmente accettato ma anche il più impiegato.

L'aggettivo "grande" servirebbe a evitare un'eventuale confusione con le altre vene dell'arto inferiore, il cui nome anatomico comprende la parola "safena" (vena piccola safena e vena safena accessoria).

Origine del nome

L'origine del nome "vena safena" è incerta. Secondo qualcuno, infatti, il termine "safena" deriverebbe dal vocabolo greco antico "safaina", il cui significato è "facilmente visibile"; secondo qualcun altro, invece, deriverebbe dalla parola araba "safin", che significa "nascosta".

Anatomia

Premessa: in anatomia, la descrizione del decorso di vene e arterie, nel corpo umano, si basa sulla direzione di scorrimento del sangue; in termini pratici, questo vuol dire che la descrizione del tragitto di una vena inizierà dalla periferia (il sangue venoso va dalla periferia al cuore), mentre la descrizione del tragitto di un'arteria inizierà dall'estremità più vicina al cuore (il sangue arterioso scorre dal cuore alla periferia).

La vena safena inizia in quella regione del piede, in cui la cosiddetta vena dorsale dell'alluce confluisce nella cosiddetta arcata venosa dorsale del piede (o arco venoso del piede).

L'arcata venosa dorsale del piede risiede all'altezza della porzione distale dei metatarsi; i metatarsi sono le ossa del piede situate tra il gruppo osseo del tarso (porzione scheletrica prossimale del piede) e le falangi (porzione scheletrica distale del piede).

Da qui, prosegue in direzione del malleolo mediale (o malleolo interno) e, poco prima di raggiungere quest'ultimo (quindi mantenendosi davanti), svolta verso la gamba, orientandosi verso l'inguine.

Nelle persone normopeso o comunque non obese, la porzione di vena safena che transita davanti al malleolo interno è visibile e anche palpabile.

Lungo la gamba, la vena safena si mantiene in posizione mediale (quindi, scorre all'interno della gamba), fino al ginocchio. All'altezza del ginocchio, si sposta leggermente dietro quest'ultimo, transitando per la precisione dietro l'epicondilo mediale del femore (o epicondilo interno del femore).

L'epicondilo mediale del femore è la particolare eminenza ossea posta sopra il cosiddetto condilo mediale del femore, il quale, assieme al condilo laterale del femore, partecipa all'articolazione del ginocchio.

Superato il ginocchio, la vena safena assume un orientamento che la porta a transitare sempre più sulla faccia anteriore della coscia; qui – cioè sulla coscia – termina il suo percorso quando è a circa 3-4 centimetri dal cosiddetto tubercolo pubico (si veda pube).
A segnare la conclusione del percorso della vena safena, è la sua confluenza nella vena femorale comune, all'altezza del cosiddetto triangolo femorale (o triangolo di Scarpa).
Il punto di confluenza della vena safena nella vena femorale è detto giunzione safeno-femorale.

Compreso tra fascia lata (anteriormente) e i muscoli pettineo, adduttore lungo e ileopsoas, il triangolo femorale è il particolare spazio anatomico cavo della coscia, che ospita al proprio interno l'arteria femorale, la vena femorale, il nervo femorale, la guaina femorale, i vasi linfatici inguinali e i linfonodi inguinali profondi.

Laddove confluisce nella vena femorale comune, la vena safena forma un arco caratteristico, chiamato arco safenico, e attraversa un'apertura sulla fascia lata, denominata apertura safena o fossa ovale.

Altre particolarità anatomiche della vena safena

  • Durante il suo percorso lungo la gamba, prima, e lungo la coscia, poi, la vena safena è compresa in uno spazio anatomico denominato compartimento safeno. Il compartimento safeno presenta, come limite posteriore, la cosiddetta fascia crurale (nella gamba) e la già citata fascia lata (nella coscia), e, come limite anteriore (o superficiale), la cosiddetta fascia safena.
  • Per l'intero suo decorso lungo l'arto inferiore, la vena safena è dotata di valvole che impediscono al sangue di tornare indietro. In altre parole, è fornita di appositi elementi che spingono il sangue in un'unica direzione (che, come per ogni vena, è dalla periferia verso il cuore).
    In genere, le valvole in questione sono tra le 10 e le 20 unità.
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  • Delle 10-20 valvole che percorrono la vena safena, una è quasi sempre (in 99 casi su 100) localizzata a 1-3 millimetri dalla giunzione safeno-femorale.
  • Soltanto nel tratto al di sotto del ginocchio, la vena safena confina, anteriormente e posteriormente, con i rami del cosiddetto nervo safeno.

Tributarie della vena safena

Premessa: in anatomia, prendono il nome di vene tributarie le vene che confluiscono in un altro vaso venoso, generalmente più importante.

Le più importanti vene tributarie della vena safena sono:

  • Nel piede, la vena marginale mediale.
  • Nella gamba, la piccola vena safena, le vene perforanti delle vene tibiali anteriori e posteriori (vene perforanti di Cockett) e le vene cutanee presenti in tale regione anatomica.
  • All'altezza del ginocchio, la vena perforante della vena poplitea (vena perforante di Boyd)
  • Nella coscia, le vene perforanti della vena femorale profonda (vene di Dodd), la vena safena accessoria, la vena epigastrica superficiale, la vena circonflessa iliaca superficiale e la vena pudenda esterna superficiale.

Cosa sono le vene perforanti?

In anatomia, le vene perforanti sono i vasi venosi che mettono in comunicazione i vasi venosi superficiali con quelli profondi, attraversando le fasce muscolari profonde.

Funzione

La vena safena ha il compito di raccogliere il sangue venoso fluito nel piede, nella caviglia, nella gamba, nel ginocchio e nella coscia, e scaricarlo nella vena femorale comune. Dalla vena femorale comune, quindi, questo sangue proseguirà in direzione della vena iliaca esterna.

Patologie

In ambito patologico, la vena safena è protagonista di due condizioni mediche, entrambe alquanto frequenti e – ma solo a patto che siano isolate – non pericolose per la vita di chi ne è affetto; le condizioni in questione sono: le cosiddette vene varicose e la tromboflebite.

Vene varicose e vena safena

Le vene varicose (o varici) sono dilatazioni abnormi e sacculari dei vasi venosi, correlate a un fenomeno di ristagno di sangue venoso (stasi venosa).
La vena safena, come tutti gli altri vasi venosi superficiali dell'arto inferiore, rappresenta una delle sedi più comuni delle vene varicose.

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CAUSE

Gli esperti ritengono, con un certo grado di sicurezza, che a causare le vene varicose lungo i vasi venosi come la vena safena sia una disfunzione del sistema di valvole deputate ad assicurare lo scorrimento del sangue in direzione del cuore (si ricorda che, per le vena safena, questo sistema di valvole comprende tra i 10 e i 20 elementi). La disfunzione di queste valvole, infatti, permetterebbe al sangue di tornare indietro, ristagnando nei vasi venosi interessati (è il fenomeno di ristagno sopraccitato) e dando luogo alle dilatazioni sacculari osservabili tipicamente in occasione delle vene varicose.

Fattori di rischio della vene varicose lungo la vena safena:

Stitichezza

Obesità

Stazione eretta prolungata, mantenuta in ambiente caldi

Alterazioni congenite delle vene

Età  tra i 30 e i 50 anni

Sesso femminile

SINTOMI E DIAGNOSI

Le vene varicose a carico di vasi venosi come la vena safena possono provocare sintomi e segni, quali:

  • Sensazioni di gambe pesanti;
  • Dolore e crampi agli arti inferiori;
  • Comparsa di vene ingrossate molto visibili;
  • Aumento della temperatura laddove risiede il problema delle vene varicose;
  • Teleangectasie in prossimità di dove localizza il problema delle vene varicose;
  • Gonfiore alle caviglie e/o ai piedi;
  • Arrossamento, prurito e secchezza cutanea lungo il tratto inferiore della gamba o a livello della caviglia (sono tre problematiche associate alla cosiddetta dermatite da stasi).

La diagnosi delle vene varicose, soprattutto in vasi venosi importanti come la vena safena, è semplice e veloce; richiede, infatti, soltanto l'esame obiettivo e il racconto dei sintomi da parte del paziente.

TERAPIA

Tra i trattamenti per le vene varicose ai danni di un vaso venoso come la vena safena, figurano:

  • Rimedi conservativi, come la terapia elastocompressiva (basata sull'uso di calze elastiche) e la terapia farmacologica (fondata sull'impiego di sostanze flebotoniche, antiedemigeni, profibrinolitici e antinfiammatori);
  • Terapie mini-invasive, come la scleroterapia e le terapie endovascolari con laser o a radiofrequenza;
  • Terapie invasive, come la terapia chirurgica finalizzata alla rimozione di una porzione di vaso venoso.
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Tromboflebite e vena safena

La tromboflebite è l'infiammazione della parete di una vena degli arti superiori o inferiori, dovuta alla formazione, nella stessa vena vittima del processo infiammatorio, di un coagulo di sangue anomalo (il cui nome specifico è trombo).
La tromboflebite ai danni della vena safena è un esempio di tromboflebite superficiale, in quanto interessa un vaso venoso superficiale.

CAUSE

Tra le cause di tromboflebite a un vaso venoso come la vena safena, rientrano:

  • Le malattie e i disturbi della coagulazione del sangue;
  • La gravidanze;
  • Le vene varicose;
  • La riduzione del flusso ematico lungo il sistema venoso;
  • Le lesioni a carico delle pareti del vaso venoso interessato (in questo caso, le lesioni possono essere di origine traumatica o infettiva oppure possono dovute all'uso improprio di cateteri);
  • L'uso di farmaci antitumorali o contraccettivi.

SINTOMI

Quando interessa un vaso venoso come la vena safena, la tromboflebite è responsabile, in corrispondenza della sede dell'infiammazione, di sintomi quali: dolore, senso di rigidità, gonfiore, edema e arrossamento cutaneo. Inoltre, sempre quando riguarda un elemento vascolare come la vena safena, può sfociare in una complicanza – la cosiddetta trombosi venosa profonda – meritevole di cure immediate, a causa delle possibili gravi conseguenze a cui può dar luogo.

DIAGNOSI

Per formulare la diagnosi di tromboflebite a una vena come la vena safena, sono sufficienti le informazioni provenienti da: l'anamnesi, l'esame obiettivo e il racconto dei sintomi da parte del paziente.

TERAPIA

Tra i trattamenti indicati in caso di tromboflebite alla vena safena, figurano:

  • L'uso locale di pomate a base di esperidina, ruscogenina o rutina;
  • L'utilizzo di calze elastiche;
  • L'assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS);
  • L'assunzione di un anticoagulante come l'eparina o il warfarin;
  • L'assunzione di farmaci trombolitici, all'instaurarsi di una complicanza come la trombosi venosa profonda.

Uso Clinico

La vena safena ha un ruolo di una certa rilevanza anche in ambito clinico-terapeutico; la vena safena, infatti, può servire sia nel campo della cosiddetta chirurgia cardiovascolare sia nel campo della cosiddetta medicina d'emergenza.

Uso nella chirurgia cardiovascolare

Nel campo della chirurgia cardiovascolare, la vena safena rappresenta una possibile risorsa di sezioni vascolari (chiamate innesti vascolari) da utilizzare come autotrapianti, durante le operazioni di bypass aorto-coronarico.

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Ovviamente, un siffatto utilizzo della vena safena richiede l'esecuzione di un intervento chirurgico a livello dell'arto inferiore, finalizzato al prelievo di un tratto della vena in questione (ovviamente, al termine del prelievo, è previsto il ripristino della continuità vascolare lungo l'arto inferiore).
Se sana (quindi se non soffre di vene varicose o altre patologie), la vena safena fornisce innesti vascolari molto più apprezzati, da parte dei medici, degli innesti vascolari sintetici.

Condizioni che, in un contesto di bypass aorto-coronarico, obbligano al prelievo di un innesto vascolare dalla vena safena:

  • Assenza di validi innesti vascolari di tipo arterioso;
  • Necessità di inserire più innesti nel corso dello stesso intervento di bypass aorto-coronarico.

Uso nella medicina d'emergenza

Nel campo della medicina d'emergenza, la vena safena rappresenta una sede d'iniezione di farmaci per la rianimazione alternativa alle sedi standard, quando queste sedi standard sono inagibili a causa di un collasso venoso.

Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza