Tumore alla Prostata: Diagnosi e Trattamento
Ultima modifica 23.08.2023
INDICE
  1. Tumore alla Prostata: punti chiave
  2. Diagnosi
  3. Stadiazione
  4. Trattamento

Tumore alla Prostata: punti chiave

  • Il tumore alla prostata è caratterizzato dalla crescita incontrollata di cellule anomale nella ghiandola prostatica.
  • In molti casi, il decorso è lento e la malattia può non causare sintomi per diversi anni. In altri casi, le neoplasie prostatiche possono evolvere in modo aggressivo e dare origine a metastasi. I sintomi si manifestano nelle fasi più avanzate della malattia e possono essere simili a condizioni diverse dal tumore, come la prostatite e l'iperplasia prostatica benigna.
  • L'insorgenza del tumore alla prostata correla ad alcuni fattori di rischio, che possono favorire la trasformazione neoplastica delle cellule; primo fra tutti l'età superiore ai 50 anni. L'estrema diffusione del tumore alla prostata dopo questa età, e le ottime possibilità di eradicazione nelle fasi precoci, sottolineano l'importanza di una diagnosi precoce.
Prima parte dell'articolo: Tumore alla Prostata: Cause, Fattori di Rischio e Sintomi
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Diagnosi

Esplorazione rettale digitale (DRE)

L'esplorazione rettale è la procedura diagnostica più semplice per controllare lo stato di salute della prostata e identificare, al tatto, eventuali alterazioni. Con un dito guantato e lubrificato, il medico esegue la palpazione della prostata e dei tessuti circostanti, attraverso la parete del retto.
L'esame permette di valutare:

  • Dimensioni, compattezza e consistenza della ghiandola prostatica;
  • Eventuale dolore causato dal contatto o dalla pressione sulla prostata;
  • Zone dure o noduli, che possono suggerire la presenza di uno o più tumori.

Va comunque sottolineato che il tumore potrebbe provocare alterazioni difficilmente riscontrabili alla palpazione. Per questo motivo, la determinazione del livello ematico di antigene prostatico specifico (PSA) è un test complementare all'esplorazione rettale digitale.

Test del PSA (antigene prostatico specifico)

Il PSA è un enzima prodotto dalla ghiandola prostatica, la cui funzione consiste nel mantenere lo sperma fluido dopo l'eiaculazione. Normalmente presente in basse concentrazioni, può essere dosato a livello ematico tramite un comune esame del sangue.

Valore diagnostico dell'esame

Le cellule neoplastiche producono quantità elevate di antigene prostatico specifico; pertanto, determinare i livelli di PSA nel sangue aumenta le possibilità di rilevare la presenza del tumore, anche nelle fasi precoci. Dopo il trattamento, il test del PSA è spesso utilizzato per verificare la presenza di eventuali segni di recidiva.

Limitazioni del test del PSA

Il test non è sufficientemente accurato per escludere o confermare la presenza della malattia. I livelli di PSA possono essere aumentati da vari fattori, anche diversi dal tumore alla prostata, tra cui: iperplasia prostatica benigna, prostatite, età avanzata ed eiaculazione nei giorni precedenti il prelievo di sangue (entro 48 ore della prova). Un valore di PSA elevato, pertanto, segnala una probabile anomalia alla prostata, ma da solo non può in alcun modo essere considerato indice sicuro di carcinoma prostatico.

Per approfondire: Antigene Prostatico Specifico - PSA

Ecografia Prostatica

Se dalla visita urologica e dai valori di PSA emerge un sospetto clinico di carcinoma prostatico, è probabile che il medico richieda un'ecografia prostatica transrettale. Questo esame permette di ottenere dati più precisi sulla morfologia della prostata, ma ancora una volta NON può essere considerato un test diagnostico del tutto affidabile. L'ultima parola, in tal senso, spetta alla biopsia prostatica, unico strumento attualmente validato per la diagnosi del tumore.

Biopsia della prostata

Se i sintomi e i risultati dei test fanno sorgere il sospetto di tumore, un urologo può eseguire una biopsia della prostata. Questa indagine è in grado di determinare con certezza la presenza di cellule tumorali nel tessuto prostatico. La procedura, eseguita in anestesia locale, consiste nel prelievo di piccoli campioni (almeno 12), provenienti da diverse aree della ghiandola prostatica. La guida ecografica viene inserita nel retto e vengono effettuati, con un ago speciale, prelievi per via transrettale o transperineale (regione tra retto e scroto). Il patologo analizza i campioni bioptici al microscopio per ricercare le eventuali cellule neoplastiche e stabilire il grado del tumore.

Se una biopsia è positiva

Un risultato positivo conferma la presenza di un tumore alla prostata. Un patologo attribuisce un punteggio di Gleason alle cellule neoplastiche riscontrate nel campione bioptico, in base al loro aspetto microscopico. Il grado varia da 2 a 10 e descrive quanto è probabile che la neoplasia metastatizzi. Più basso è il punteggio di Gleason, meno aggressivo è il tumore e meno è probabile che diffonda.

Se una biopsia è negativa

La presenza di cellule tumorali non può essere esclusa al 100%. Pertanto, il paziente entrerà in una fase di sorveglianza con ulteriori controlli periodici.

Tumore alla Prostata: ulteriori indagini

Se esiste una significativa probabilità che il tumore si sia diffuso dalla prostata ad altre parti del corpo, possono essere raccomandate ulteriori indagini diagnostiche. Quando le neoplasie prostatiche metastatizzano, le cellule tumorali si trovano spesso nei linfonodi vicini; se il cancro ha già raggiunto queste sedi, potrebbe essersi esteso anche alle ossa o ad altri organi.
Le indagini che consentono di definire quanto il tumore sia diffuso possono comprendere:

  • Scintigrafia ossea: utilizza basse dosi di una sostanza radioattiva, iniettata per via endovenosa, che si accumula nelle ossa danneggiate dall'estensione del tumore. Uno scanner rivela, allora, la quantità di materiale radioattivo accumulato nelle sedi metastatiche riscontrate.
  • Risonanza magnetica e tomografia computerizzata: consentono di acquisire una serie di immagini dettagliate della parte inferiore dell'addome o di altre parti del corpo, quindi possono individuare l'esatta posizione del cancro che si è diffuso oltre la prostata.

Stadiazione

Tumore alla Prostata: stadiazione

I medici analizzano i risultati dell'esplorazione rettale, della biopsia e dell'imaging allo scopo di definire la stadiazione del tumore. Questo sistema, relativamente complesso, riflette le molte varietà di carcinoma della prostata e permette di determinare quale tipo di trattamento è più indicato.
La stadiazione del tumore alla prostata dipende principalmente da:

  • Capacità del tumore di invadere i tessuti limitrofi, come la vescica o il retto;
  • Capacità del tumore di metastatizzare ai linfonodi o altre parti del corpo, come le ossa;
  • Grado (punteggio di Gleason);
  • Livello di PSA.

I medici identificano lo stadio del cancro alla prostata utilizzando il sistema TNM (tumore, linfonodi e metastasi):

  • "T" descrive le caratteristiche del tumore;
  • "N" indica se il tumore si è diffuso ai linfonodi regionali (si trovano accanto alla prostata nella regione pelvica).
  • "M" è riferito alla diffusione del tumore ad altre parti del corpo(metastasi).

L'insieme di questi parametri (TNM, Gleason e PSA) consente di attribuire alla malattia tre diverse classi di rischio: basso, intermedio e alto rischio.
A volte, viene utilizzato un più semplice sistema numerico di stadiazione.
Le tappe del tumore alla prostata sono:

  • Fase I - tumore in stadio precoce, molto piccolo e completamente all'interno della ghiandola prostatica; potrebbe non essere riscontrato durante un esame rettale digitale.
  • Fase II - la massa neoplastica è più grande, ma rimane confinata all'interno della prostata.
  • Fase III - il tumore si estende oltre la prostata, potrebbe aver invaso le vescicole seminali o altri tessuti limitrofi, ma le cellule neoplastiche non hanno ancora metastatizzato ai linfonodi.
  • Fase IV - cancro avanzato, diffuso ai linfonodi o ad altre parti del corpo, tra cui vescica, retto, ossa, polmoni o altri organi (circa il 20-30% dei casi sono diagnosticati in questa fase).

Se il cancro alla prostata è diagnosticato in una fase precoce, le probabilità di sopravvivenza sono generalmente buone. Circa il 90% dei pazienti nelle fasi I e II vivrà almeno altri cinque anni e il 65-90% vivrà per almeno altri 10 anni. La fase III correla a 70-80% di possibilità di vivere per almeno altri cinque anni. Tuttavia, se il tumore alla prostata viene diagnosticato quando ha raggiunto la fase IV, il paziente presenta una probabilità del 30% di vivere per almeno altri cinque anni.

Trattamento

Il trattamento per il tumore alla prostata dipende dalle circostanze individuali, in particolare: dallo stadio del tumore (da I a IV), dal punteggio (score) di Gleason, dal livello di PSA, dai sintomi, dall'età del paziente e dalle sue condizioni di salute generale. Per molti casi di cancro alla prostata, il trattamento può non essere subito necessario.
Lo scopo della terapia è di curare o controllare il tumore, in modo da non ridurre l'aspettativa di vita del paziente.

Sorveglianza attiva

Se il tumore alla prostata è in una fase molto precoce, cresce molto lentamente e non causa sintomi, il paziente può decidere di ritardare il trattamento. La sorveglianza attiva prevede un periodo di osservazione, che mira ad evitare trattamenti non necessari dei tumori innocui (e le relative complicanze), pur fornendo un intervento tempestivo per gli uomini che ne hanno bisogno La sorveglianza attiva implica regolari test di follow-up per monitorare la progressione del tumore alla prostata: analisi del sangue, esami rettali e biopsie. Quando le prove dimostrano che la malattia sta progredendo, si può optare per un trattamento, come la chirurgia o la radioterapia.

Prostatectomia radicale

La prostatectomia radicale comporta la rimozione chirurgica della ghiandola prostatica, di alcuni tessuti circostanti e di alcuni linfonodi (per questo il nome corretto della procedura è prostatectomia radicale e linfadenectomia pelvica bilaterale). Questo trattamento è un'opzione per la cura del tumore prostatico localizzato e del carcinoma localmente avanzato.
La procedura di prostatectomia radicale può essere eseguita mediante:

  • Chirurgia laparoscopica robotica: gli strumenti sono collegati a un dispositivo meccanico (robot) e inseriti nell'addome attraverso piccole incisioni. Il chirurgo siede ad una consolle e utilizza i controlli manuali per guidare il robot, il quale consente movimenti più precisi con strumenti chirurgici.
  • Intervento chirurgico retropubico: la prostata viene asportata attraverso un'incisione nella parte inferiore dell'addome. Rispetto ad altri tipi di intervento chirurgico, correla ad un minor rischio di danni ai nervi, che potrebbero portare a problemi di controllo della vescica e disfunzione erettile.
  • Chirurgia perineale: per accedere alla prostata, viene eseguita un'incisione tra l'ano e lo scroto. L'approccio perineale per la chirurgia può consentire tempi di recupero più rapidi, ma è più difficile evitare danni ai nervi.
  • Prostatectomia laparoscopica: il medico esegue un intervento chirurgico attraverso piccole incisioni nell'addome, con l'assistenza di un laparoscopio.

La prostatectomia radicale, come qualsiasi operazione, comporta alcuni rischi ed effetti collaterali, tra cui l'incontinenza urinaria e la disfunzione erettile. In casi estremamente rari, i problemi post-operatori possono provocare il decesso del paziente.

Avendo rimosso completamente la prostata e le vescicole seminali, il paziente diverrà sterile e avrà un orgasmo senza eiaculazioni, ma - in assenza di complicazioni - potrà riprendere una vita sessuale pressoché normale. La riduzione o l'assenza dell'erezione sono effetti collaterali comuni dell'intervento, per i quali esistono comunque delle soluzioni farmacologiche appropriate.

In molti casi, la prostatectomia radicale permette di eliminare le cellule neoplastiche. Tuttavia, il tumore alla prostata può recidivare dopo l'operazione.

Per approfondire: Intervento di prostatectomia radicale

Radioterapia

La radioterapia comporta l'uso di radiazioni per uccidere le cellule neoplastiche. La fonte di radiazioni può essere esterna od essere inserita direttamente all'interno della prostata del paziente opportunamente anestetizzato. In quest'ultimo caso si parla di brachiterapia, intervento indicato soprattutto nei pazienti in classe di rischio bassa od intermedia.

La radioterapia è un'opzione per la cura del cancro prostatico localizzato e del carcinoma prostatico localmente avanzato. La radioterapia può anche essere usata per rallentare la progressione del cancro della prostata metastatico e alleviare i sintomi.

La radioterapia è normalmente somministrata in regime ambulatoriale, nel corso di brevi sessioni per cinque giorni alla settimana, per 1-2 mesi. Gli effetti collaterali della radioterapia possono includere stanchezzaminzione dolorosa e frequente, incontinenza urinaria, disfunzione erettile, diarrea e dolore durante la defecazione. Come con la prostatectomia radicale, c'è la possibilità che il tumore possa recidivare.

Brachiterapia

La brachiterapia è una forma di radioterapia "interna", in cui un certo numero di piccole sorgenti di radiazioni vengono impiantate chirurgicamente nel tessuto prostatico. Questo metodo ha il vantaggio di fornire una dose di radiazioni direttamente al tumore, riducendo i danni ad altri tessuti. Tuttavia, il rischio di disfunzioni sessuali e problemi urinari è lo stesso della radioterapia, sebbene le complicanze intestinali siano di minore entità.

Terapia ormonale

La terapia ormonale viene spesso usata in combinazione con la radioterapia, per aumentare le possibilità di successo del trattamento o per ridurre il rischio di recidive. Inoltre, può essere usata negli uomini con carcinoma della prostata avanzato per alleviare i sintomi, ridurre la massa tumorale e rallentare la proliferazione delle cellule neoplastiche.

Gli ormoni controllano la crescita delle cellule prostatiche. In particolare, il tumore ha bisogno del testosterone per crescere. La terapia ormonale può:

Limitare la disponibilità degli ormoni può indurre la morte delle cellule tumorali o la loro più lenta proliferazione. I principali effetti collaterali della terapia ormonale sono causati dai loro effetti sul testosterone e includono la riduzione del desiderio sessuale e la disfunzione erettile. Altri possibili effetti indesiderati comprendono: vampate di caloresudorazioneaumento di peso e gonfiore del seno.

Orchiectomia

In alternativa, è possibile optare per la rimozione chirurgica dei testicoli (orchiectomia).

L'efficacia dell'orchiectomia nel ridurre i livelli di testosterone è simile a quella ottenibile mediante l'approccio farmacologico, ma l'intervento può abbassare i livelli di testosterone più rapidamente.

Crioterapia e ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU)

La crioterapia (o crioablazione) comporta il congelamento dei tessuti prostatici per uccidere le cellule tumorali: prevede l'inserimento di minuscole sonde nella prostata attraverso la parete del retto, quindi cicli di congelamento e scongelamento consentono di uccidere le cellule tumorali e alcuni tessuti sani circostanti. Allo stesso modo, l'HIFU prevede l'uso di ultrasuoni ad alta intensità focalizzati per riscaldare punti precisi nella prostata.

Queste procedure sono utilizzate in alcune occasioni, soprattutto per trattare pazienti con carcinoma della prostata localizzato. Tuttavia, il trattamento HIFU e la crioterapia sono ancora in fase di valutazione e la loro efficacia a lungo termine non è ancora stata provata.

Chemioterapia

La chemioterapia è principalmente usata per trattare il cancro metastatico e i tumori che non rispondono alla terapia ormonale. Il trattamento distrugge le cellule tumorali, interferendo con il modo in cui si moltiplicano. I principali effetti collaterali della chemioterapia sono causati dai loro effetti sulle cellule sane e comprendono: infezioni, stanchezza, perdita di capellimal di golaperdita di appetitonausea e vomito. A volte, se il tumore alla prostata è già diffuso, lo scopo non è quello di curare, ma controllare e ridurre i sintomi (come il dolore), oltre a prolungare le aspettative di vita del paziente.

Consulta anche: Farmaci per la cura del Cancro alla Prostata

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici